BIBLIOGRAFIA
Gli scritti di Galiani
somo corredati da notizie intorno ai manoscritti, alle edizioni, alle
traduzioni:si rimanda il lettore ai Preliminari alle singole opere. Utile la Nota
bibliografica di O. Nuccio, in Collezione Custodi. Scrittori classici
italiani di economia politica, parte moderna, tomo VI, ristampa anastatica
dell'edizione originale del 1803-16, con l'aggiunta di un'appendice di analisi
del pensiero e bibliografia, a cura del dott. O. Nuccio, Roma, Bizzarri, 1967,
pp.LV sgg.; manca una bibliografia del tutto soddisfacente delle opere edite di
Galiani. Per quanto riguarda i manoscritti conservati alla B.S.N.S.P.,
moltissimi dei quali sono ancora inediti, cfr. F. Nicolini, I manoscritti
dell'abate Galiani, in «Archivio storico per lr province napoletane» XXXIII
(1908), pp. 171-93 (anche in estratto: I manoscritti dell'abate Galiani.
Catalogo sistematico, Napoli, Ricciardi, 1908); in tale catalogo, pur
preziosissimo, esistono però inesattezze ed omissioni.
L'unica raccolta
importante di scritti galianei (a prescindere dalle antologie, la più nota è
quella del Nicolini, più volte citata nel corso del volute Opere di Ferdinando
Galiani a cura di Furio Diaz e Luciano Guerci
Illuministi Italiani Tomo VI Riccardo Ricciardi Editore Milano-Napoli
1975) è a tutt'oggi la raccolta di Pietro Custodi: cfr. Scrittori classici
italiani di economia politica, parte moderna, tomi III-VI, Milano,
Destefanis, 1803 (per la ristampa anastatica cfr. supra). Il tomo III
comprende il Della moneta fino a tutto il libro II; il tomo IV contiene
la continuazione e la fine Della Moneta; Il tomo V comprende i Dialogues
sur le commerci des bleds fino a parte del settimo dialogo; il tomo VI
comprende il resto del settimo dialogo, l'ottavo, alcune lettere di GALIANI e
un estratto della Perfetta conservazione del grano.
Gli Opuscoli editi
ed inediti dell'abate F. Galiani, Napoli, Seguin, 1825, contengono: la Spaventosissima
descrizione, i Componimenti per il boia Iannaccone, Le
donne.Dialogo, L'Orazione sui cicisbei e le cicisbee, il Delle
lodi di papa Benedetto XIV, la Storia universale, o sia Indice
astrologico (che non è di Galiani), il Socrate immaginario.
Ad integrazione di quanto viene detto nel citato tomo sui Doveri
de'Principi neutrali si aggiunge che il manoscritto di buona parte dell'opera è
nel codice XXXI, C. 5 della B. S. N: P.; frammenti manoscritti anche ivi, XXIX,
E.13.*
Il punto di partenza
per una valutazione critica dell'opera e della personalità di Ferdinando
Galiani è costituito dalla biografia di L. Diodati, Vita dell'abate
Ferdinando Galiani, Regio consigliere etc., Napoli, presso Vincenzo Orsino,
1788, apparsa anonima l'anno successivo alla morte dell'abate. Condotta con
palese intento apologetico, l'opera del Diodati era tuttavia ben documentata, e
aveva il merito di porre l'accento sul Galiani serio, nulla concedendo
all'immagine dell'abate giocoso e pulcinellesco, quale s'andava accreditando
attraverso certi aspetti delle testimonianze dei contemporanei (Voltaire,
Diderot, Grimm, Marmontel, Gleichen, Baudouin, Gorani, Mazzei ed altri), che
l'avevano visto brillare nei salotti parigini, o l'avevano inteso bavarder,
ormai inacidito e disincantato, negli anni dell'«esilio napoletano». A
proposito di quest'ultima immagine, non sarà utile ricordare che proprio taluni
scritti galianei contribuirono a fissarla e convalidarla: dai giovanili Componimenti
per il boia Iannaccone al Dialogues sur les femmes, alla Spaventosissima
descrizione. Al Socrate immaginario, all'Orazione sui cicisbei.
Il libretto del Diodati sarà variamente sfruttato da altri biografi, che poco
aggiungeranno al quadro d'insieme; ricordiamo: P. L. Ginguené, articolo Galiani
(Ferdinand), in Biographie universelle, ancienne et
moderne, XVI, Paris, Michaud, 1816, pp.300-9; G. Boccanera, Abbate
Ferdinando Galiani, nell'opera di vari autori Biografia degli uomini
illustri del Regno di Napoli ornata de'loro rispettivi ritratti, compilata da
diversi letterati nazionali…, Napoli, Gervasi, 1817, IV, ad nomen; D.
Vaccolini, articolo Galiani (Ferdinando), in Biografia degli
italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII, e
de'contemporanei, compilata da letterati italiani di ogni provincia e
pubblicata per cura del professore E.De Tipaldo, I, Venezia, dalla tipografia
di Alvisopoli, 1834, pp.60-5 (quest'ultimo autore non disdegna di inserire
qualche spunto aneddotico). Nel 1803 Pietro Custodi, facendosi editore del Della
moneta, dei Dialogues e della Perfetta conservazione del grano
nei citati Scrittori classici italiani di economia politica, consacrava
la fama del Galiani economista. A questa raccolta di scritti erano premesse
delle brevi Notizie su Ferdinando Galiani, dove il discorso, mantenuto
tra il ritratto psicologico e l'esame delle opere, non era né particolarmente
approfondito né particolarmente originale: molto lodati, comunque, erano il
Della moneta (sulla cui attribuzione a Galiani il Custodi, riprendendo
opinioni che si erano manifestate fin dall'apparire del trattato, avanza però
dei dubbi), i Dialogues sur le commerce des bleds, il De'doveri
de'Principi neutrali.
Nell'orazione
inaugurale Dell'origine e dell'ufficio della letteratura, recitata
all'università di Pavia il 22 gennaio 1809, Ugo Foscolo citava Galiani tra le
glorie letterarie nazionali: «lo stile assoluto e sicuro del libro De'delitti
e delle pene,» scriveva «e l'elegante trattato del Galiani Su le monete
vivranno nobile ed eterno retaggio tra noi; e mille italiani sanno difenderlo
dalla usurpazione e dalla calunnia (U.Foscolo, Lezioni, articoli di
critica e di polemica, 1809-1811, edizione critica a cura di E.
Santini, Firenze, Le Monnier, 1933: è il VII volume dell'Edizione nazionale
delle opere del Foscolo).
stesso autore: vedilo
in Della letteratura Se le (Euvres d'Horace,
traduites par MM. Campenon et Després, Accompagnées du Commentaire de l'Abbé Galiani
(Paris, L. de Bure, 1821, voll.2) riesumavano il Galiani studioso di Orazio, e
se la citata raccolta di Opuscoli editi ed inediti riproponeva il
Galiani scherzoso, G. Pecchio, qualche anno dopo, tornava ad occuparsi dell'economista
nel suo compendio Storia dell'economia pubblica in Italia, ossia epilogo
critico degli economisti italiani, preceduto da un'introduzione, Lugano,
G.Ruggia e Comp., 1829, pp. 89-97. Non va dimenticato il
giudizio che Say aveva formulato sulla Della moneta: «Ce que ouvrage a
de singulier, c'est qu'on y trouvequelques-uns des fondemens de la doctrine de
Smith, et entre autres que le travail est le seul créateur de la valeur des
choses, c'est-à-dire des richesses; principe qui n'est pas rigoureusement vrai,
comme on le verra dans cet ouvrage, mais qui, poussé jusqu'à ses dernières
conséquences, aurait pu mettre Galiani sur la voie de découvrir et d'expliquer
complètement le phénomène de la production» (cfr. J.B. Say. Traité
d'économie politique ou simple exposition de la manière dont se forment et se
distribuent et se consomment les richesses, Paris, Renouard, 1814, I, Discours
préliminaire, pp. XXXVII-XXXVIII; un accenno ai Dialogues è ivi, p. XLII, nota
I). Un profilo complessivo tracciava
C.Ugoni, Della letteratura italiana nella seconda metà del secolo XVIII,
II, Brescia, Bettoni, 1821, pp. 217-67 (lo scritto su Galiani sarà in seguito
ampliato e rimaneggiato dallo italiana nella seconda metà del secolo XVIII.
Opera postuma, I Milano, Bernardoni, 1856, pp. 191-357). Interessante
l'approccio del Tommaseo, il quale scorgeva in Galiani (oltre che in Genovesi e
Pagano) «i germi del San-Simonismo»; cfr. l'aricolo pubblicato in «Antologia.
Giornale di scienze, lettere e arti», gennaio 1832, pp. 19 sgg. (ristampa in N.
Tommaseo, Dizionario estetico, parte antica, Milano, Reina, 1852, pp.188
sgg.).
Si andavano così
delineando, tra la fine del Settecento e i primi decenni dell'ottocento, i «due Galiani» che saranno
all'origine di due distinte tradizioni critiche (non senza, peraltro,
contaminazioni variamente configurate): il Galiani studioso di problemi
economici, funzionario alacre e zelante, lucido osservatore della realtà
contemporanea, e il Galiani scanzonato, dalla battuta pronta, «bouffon» e «joli
petit arlequin». Lo si può notare anche scorrendo le modeste Notices
historiques premesse alle due edizioni del 1818 della Correspondance;
mentre la Notice di Ginguené riproduceva l'articolo della Biographie
universelle (il Saffi aggiunse delle note precise ed accurate), quella del
Mercier de Saint-Léger recava delle aggiunte del Sérieys che scopertamente
indulgevano al gusto dell'aneddoto e del pettegolezzo. Ma più di queste
superficiali note biografiche che contavano le edizioni stesse, che, our
largamente insoddisfacenti, suggellarono la fama di Galiani, facendolo
conoscere ad un più ampio pubblico e contribuendo a tener desta l'attenzione
intorno a lui. E' attraverso le lettere che il Sainte-Beuve diceva di essere
stato «conduit vers l'abbé Galiani». Nella causerei del
26 agosto 1850 il celebre critico francese esaminava sia il Galiani serio sia
il Galiani «bouffon» e, con un atteggiamento che vedremo ripreso da altri
autorevoli studiosi, scriveva che «Galiani n'avait pas attendu l'éveil et le
coup de tocsin de la Révolution française pour se méfier des hommes d'État
optimistes et rationalistes, de ces honnêtes gens comme on en a vu sous Louis
XVI et depuis, qui oublient trp les vraies, les réelles et toujours périlleuses
conditions de toute société politique» (C.-A. Sainte-Beuve, Causeries du
Lundi,II, Paris, Garnier, 1851, p. 407; riguardano Galiani le pp. 395-415).
Nel
corso dell'ottocento il Galiani economista fu sommariamente liquidato da
Jérôme-Adolphe Blanqui (fratello di Auguste) sul fondamento della grande
ammirazione dell'autore per i fisiocrati («cette généreuse famille d'amis du
genre humain»), e della conseguente polemica contro i loro detrattori: sebbene
Galiani sia «un des économistes les plus connus de l'Italie […] ses deux
ouvranges sont loin de justifier la réputation dont ol a joui»; i Dialogues
hanno il torto di opporsi alla libertà d'esportazione, il Della moneta è
ormai invecchiato: cfr. Histoire de l'économie politique en Europe, depuis
les anciens jiusqu'à nos jours, sui vie d'une bibliographie raisonnée des
principaux ouvrages d'économie politique, par A. Blanqui (aîné), Paris,
Guillaumin, 1837, II, Bibliographie, p. 434. Apprezzò molto il
Galiani, invece, Alessandro Manzoni, che postillò il Della moneta (e
ancora di recente è stata sottolineata l'incidenza di tutta la produzione
galianea sulla «prosa di pensiero dei Promessi sposi»; cfr. G.
Compagnino, Gli illuministi italiani, Bari, Laterza, 1974, p.18): A. Manzoni, Opere
inedite o rare, pubblicate per cura di P. Brambilla da R. Borghi, II,
Milano, Richiedei, 1885, pp. 213 42. Prestarono attenzione al pensiero
economico dell'abate anche L. Bianchini, Della scienza del ben vivere
sociale e della economia degli stati. Parte storica e di preliminari dottrine,
Palermo, Lao, 1845, pp. 193-5 (Galiani era esaltato come precursore di Smith);
A Marescotti, Sulla economia sociale. Discorsi, I, Firenze, Barbèra,
Bianchi e Comp., 1856, pp. 123-4, 135-8, 180-2, 199-200, 210-2 e passim;
F.Ferrara, Della moneta e dei suoi surrogati, prefazione al vol.VI della
Biblioteca dell'Economista, Torino, Unione Tipografico-Editrice, 1857,
pp. LXXXIX-XCII, ora in F. Ferrara, Opere complete, a cura di B.Rossi
Ragazzi e F. Caffè, V, Prefazioni alla Biblioteca , dell'Economista,
parte IV, Roma, 1961, pp. 100-3 (il Ferrara si mostrava scandalizzato delle
idee di Galiani circa la svalutazione); W Roscher, System der
Volkswirtschaft…, Die Grundlagen der Nationalökonomie, Stuttgart,
Cotta, 1864, p. 191.
Di particolare
interesse i riferimenti al Della moneta fatti da Marx nel libro primo
del Capitale (1867) e negli scritti postumi pubblicati per la prima
volta dal Kautsky tra il 1905 e il 1910 con il titolo Theorien über den
Mehrwert: cfr. K. Marx, Il Capitale, libro I, Roma, Editori Riuniti,
1964, all'indice dei nomi, e Storia delle teorie economiche, III, Da
Ricardo all'economia volgare, Torino, Einaudi, 1958, p. 289. Il riferimento
più esteso è però nei Grundrisse: cfr. K. Marx, Lineamenti
fondamentali della critica dell'economia politica (1857-58), a cura di E.
Grillo, II, Firenze, La nuova Italia, 1970, pp. 595-7 (cfr. anche il
vol. I, ivi, 1968, p.78, nota 33). Cfr. anche K. Marx, Per la critica
dell'economia politica, Roma, Editori Riuniti, 1969³, all'indice dei nomi
(I edizione, 1859).
Quanto al Galiani
motteggiatore, s'incaricava di farlo rivivere una mediocre antologia del
Ristelhuber: Un napolitain du dernier siècle, Contes, lettres et pensées de
l'abbé Galiani. Avec introduction et notes par
P.Ristelhuber, Paris, Librairie centrale, 1866.
In Italia, di Galiani
fece menzione anche il Gioberti nel Gesuita moderno, del 1846-47, e in Degli
errori filosofici di A. Rosmini, del 1841 (cfr. Pensieri e giudizi di V.
Gioberti sulla letteratura italiana e straniera, raccolti da tutte le sue
opere ed ordinati da F. Ugolini, Firenze, Barbèra, Bianchi e Comp., 1859, pp.18
e 103). Per il Settembrini, Galiani fu «uno dei pià forti pensatori italiani»
(cfr. L. Settembrini, Lezioni di letteratura italiana dettate all'Università
di Napoli, III, Napoli, Morano, 1886, pp. 53-8; I edizione, 1866-72).
Intanto si venivano
saggiando altri campi dell'attività dell'abate; il Vidari si occupava del
Galiani studioso di diritto internazionale (E. Vidari, Ferdinando Galiani,
G. M. Lampredi e A. D. Azuni, in «Archivio giuridico», vol. I, 1868, pp.
210-41), mentre qualche notizia sul Galiani studioso del dialetto napoletano
forniva P. Martorana, Notizie biografiche e bibliografiche degli scrittori
del dialetto napoletano, Napoli, Chiurazzi, 1874, alla voce Galiani,
pp. 215-20 (ristampa anastatica, Bologna, Forni, 1972). Molti anni, tuttavia,
dovranno ancora passare perché appaiano lavori soddisfacenti (o meno affrettati
di quelli che abbiamo testé citato) su questi aspetti della produzione
galianea. Negli ultimi decenni del secolo XIX si assiste all'intensificarsi
dell'interesse per Galiani: ne sono testimonianza anche le opere mediocri e di
seconda mano, che non staremo a citare (qualche attenzione merita C.Pascal, Sulla
vita e sulle opere di Ferdinando Galiani, Napoli, Morano, 1885).
Appartengono a questo periodo talune ricerche erudite volte a meglio precisare
episodi importanti della vita del personaggio: cfr. G. Ferraioli, Un fallo
diplomatico dell'abate Galiani, in «Archivio storico per le province
napoletane», v (1880), pp. 690-8; A. Ademollo, Bartolomeo Intieri, l'abate
Galiani e mons. Bottari nel 1754, «Rivista europea», N. S., X (1879), pp.
310-8; ID., L'abate Galiani e l'obelisco solare, in Raccolta di
scritti varii inviati per nozze Beltrani-Fatta, pubblicati dall'avv. Festa
Campanile, trani, Vecchi, 1880, pp. 75-115; La famiglia e l'eredità
dell'abate Galiani, in «Nuova Antologia», a. II, vol. XXIII (1880), pp.
640-67; ID., L'abate Galiani in articulo mortis, in «Fanfulla della
Domenica», Roma, 23 ottobre 1881.
Caricatura
dell’abate Ferdinando Galiani
La questione del Socrate era affrontata
da Michele Scherillo - in pagine informate ed equilibrate - e da Gaetano Amalfi
(quest'ultimo credette opportuno impegnarsi in un ridimensionamento tanto
accanito quanto labilmente fondato della parte avuta da Galiani
nell'elaborazione e nella stesura delle sue opere più note): cfr. M. Scherillo,
Il «Socrate immaginario». Saggio critico, in F Galiani e G. B.
Lorenzi, Socrate immaginario, Commedia per musica, preceduta da un saggio
critico e con note del dottor M. Scherillo, Milano, Sonzogno, 1886, pp. 5-20;
M. Scherillo, L'Opera buffa napoletana durante il Settecento. Soria
letteraria, Palermo, Sandron, s. d. (1916), pp. 396 sgg. (I edizione,
1883); G. Amalfi, Dubii sul Galiani. Il Socrate immaginario. Della moneta.
Del dialetto napoletano. Dialogues sur le commerci
des bleds, Napoli, Tip. Priore, 1888, e Torino, Bocca, 1888.
A riprova dell'accentuarsi
dell'interesse per Galiani stanno l'edizione Buzzoni di una scelta delle
lettere a Tanucci, lettere già apparse tra il 1869 e il 1880 (con una
sospensione negli anni 1870-73) sull'«Archivio storico italiano» (cfr. Lettere
di Ferdinando Galiani al Marchese Bernardo Tanucci, Firenze, Vieusseux, 1880),
e le due edizioni del 1881 della «corrispondenza francese», l'una a cura di
Lucien Perey e Gaston Maugras, l'altra a cura di Eugène Asse. Perey e Maugras,
curatori dell'edizione meno difettosa tuttora esistente del carteggio galianeo
a partire dal 1769, inserirono nel primo volume delle Lettres un saggio
introduttivo (pp. XI-LXXIV) dal titolo Galiani, ses amis et son temps,
superficiale, ma utile per i documenti inediti utilizzati. E più nei documenti
inediti recati alla luce che nella ben scarsa novità di prospettive critiche
sono da individuare le acquisizioni positive degli studi galianei degli anni
ottanta-novanta. Più famoso che illuminante, per esempio, è il saggio che
Brunetière dedicò a Galiani prendendo spunto dalle già menzionate edizioni dei
carteggi (cfr. F. Brunetière, L'abbé Galiani, in «Revue des Deux
Mondes», LI, tome 45, 1881, pp. 924-45, poi ristampato in Études critiques
sur l'histoire de la littérature française. Deuxieème série, Paris, Hachette, 1889, pp. 252-94). Se notevole era l'osservazione - che troveremo
sviluppata nel più accreditato filone interpretativo posteriore - secondo la
quale «L'un des hommes qui paraîtraient avoir exercé sur Galiani le plus
d'influence, directement ou indirectement, et quoique sa voix, mal écoutée de
ses compatriotes, ne dût prendre quelque autorité que de nos jours seulement,
c'est l'auteur de la Scienza Nuova, l'illustre Jean-Baptiste Vico»,
sfuggiva completamente al Brunetière - che insisteva sulla grossolanità e la
volgarità di molti punti della corrispondenza, oltre che degli aneddoti
attribuiti all'abate - il valore di opere come Della moneta e i Dialogues.
Tutt'al più - noto per la sua avversione al siècle des lumières - era
disposto a concedere «volontiers» che Galiani «se distingue du gros
encyclopédistes par une ceratine connaissance de l'homme. Le propre en effet
d'un véritable encyclopédiste, - le propre de Diderot, de d'Alembert, de Grimm,
de Marmontel, de Morellet - c'est d'ignorer l'homme, et de l'ignorer
complètement»: osservazioni simili erano state fatte, come abbiamo visto, dal
Sainte-Beuve, e saranno presenti in gran parte delle interpretazioni
novecentesche. Neppure i lavori del Torraca (che definì il saggio del
Brunetière «un tessuto di inesattezze e di malignità») contribuirono molto al
progresso degli studi galianei (cfr. F. Torraca, L'abate Galiani e Per
l'abate Galiani, nel volume dello stesso Torraca Saggi e rassegne,
Livorno, Vigo, 1885, pp. 149-75 e 359-71).
Nuovi orientamenti
sono piuttosto da ricercarsi presso gli studiosi di economia, sia pure soltanto
attraverso spunti e accenni. Negli anni ottanta-novanta si inaugura
un'interpretazione destinata ad avere larga fortuna. Si tratta
dell'interpretazione secondo la quale Galiani sarebbe un precursore della
teoria dell'utilità marginale e della teoria psicologica del valore, di
Jevons, Menger e Walras (le cui opere fondamentali, uscite negli anni settanta,
erano state salutate come una rivoluzione nel campo della scienza economica).
Si veda a questo proposito A. Loria, La teoria del valore negli economisti
italiani, in «Archivio giuridico», vol. XXVIII (1882), pp. 3-66, passim
(l'autore individuava però Galiani, anche la teoria del valore-lavoro);
A Graziani, Storia critica della teoria del valore in Italia, Milano
Hoepli, 1889, pp. 99-106; M. Pantaloni, Principii di economia pura,
Firenze, Barbèra, 1889, p. 97, nota, p. III, nota, p. 118, nota 2, p. 124, nota
I, p. 272, nota 3 (II edizione, Milano, Treves, 1931; ristampa, Padova, CEDAM,
1970; L. Cossa, Introduzione allo studio dell'economia politica: Terza
edizione interamente rifatta della Guida allo studio dell'economia politica,
Milano, Hoepli, 1892, pp. 267, 300-1, e passim. In
Francia è sulle stesse posizioni A. Dubois, Les théories psycologiques de la
valeur au XVIII siècle, in «Revue d'économie politique», XI, (1897), pp.
849-64 e 917-30, passim. Qualcosa su Galiani è anche in opere storiche, come
quella di G. Ricca-Salerno, Storia delle dottrine finanziarie in Italia col
raffronto delle dottrine forestiere e delle istituzioni e condizioni di fatto.
Seconda edizione intieramente rifatta, Palermo, Reber, 1896, passim
(ristampa a cura di S. Gruccione, Padova, CEDAM, 1960; la prima edizione fu
pubblicata in «Atti della R. Accademia dei Lincei», CCLXXVIII, 1880-81, s.III,
«Memorie della classe di scienze morali, storiche e filologiche», vol.
IX, pp. 3-286). Dell'abate discorre più a lungo - in un'opera ampia ed accurata
nellìinformazione, ma carente sul piano critico - T. Fornari, Delle teorie
economiche nelle province napoletane dal MDCCXXXV al MDCCCXXX. Studi storici,
Milano, Hoepli, 1888, pp. 124-56, 189-92, 465-83.
Mentre anche il
Galiani geografo veniva fatto conoscere dalle ricerche di Aldo Blessich
(Galiani a Parigi aveva collaborato alla incisione della carta geografica del
Regno di Napoli con Giovanni Antonio Rizzi-Zannoni.che fu pubblicata nel 1769),
nel 1889 veniva pubblicata la prima indagine di una certa ampiezza volta a
collocare i Dialogues sur le commerci des bleds nel contesto dei problemi
politici, economici e sociali della Francia settecentesca: E. Gaudemet, L'abbé
Galiani et la question du commerci des bléds à la fin du règne de Louis XV,
Paris, Rousseau, 1899. Opera che, nonostante i suoi limiti,, aveva il merito di
indirizzare gli studi su Galiani verso un terreno concreto e storicamente
precisato. Nello stesso senso si mosse E. Dessein, Galiani et la question de
la mannaie au XVIII siècle, Langres, Imprimerie champenoise, 1902 (si
tratta però di un lavoro modesto). Molti riferimenti a Galiani nell'opera
fondamentale di G. Weulersse, Le mouvement physiocratique en France de 1756
à 1770, Paris, Alcan, 1910, 2 voll., passim. Qualche
riferimento anche nelle due opere postume dello stesso Weulersse, La
physiocratie sous les ministères de Turgot et de Necker (1774-1781), Paris,
P.U.F., 1950, passim, e La physiocratie à la fin du règne de Louis XV
(1770-1774), ivi, 1959, passim. Cfr. Pure C.-J. Gignoux, L'abbé
Galiani et la querelle des grains au XVIII siècle, in «Revue d'histoire
économique et sociale», X (1922), pp. 17-37.
In tutt'altra
atmosfera ci conducono le osservazioni di Nietzsche. Mettendo in rilievo la
grande utilità che, al fine dello «studio dell'uomo medio», ha per
«l'uomo superiore» l'incontro con «ogni più rozzo e più sottile cinismo», con
«lo spudorato pagliaccio o il satiro della scienza», il filosofo tedesco dava
un'inflessione personale all'opinione dei due Galiani «pétris ensemble» che,
risalente allo stesso abate napoletano, già era stata di Voltaire, di Diderot,
di Marmontel: «Si danno persino dei casi» scriveva Nietzsche «in cui alla
nausea si mescola la fascinazione: tutte le volte, cioè, in cui il genio sia
legato, per un capriccio della natura, a un si fatto indiscreto caprone e scimmia,
come è accaduto per l'abate Galiani, l'uomo più profondo, più acuto e forse più
sporco del suo secolo - egli era assai più profondo di Voltaire e quindi anche
notevolmente meno loquace» (cfr. Al di là del bene e del male, cap. II,
in Opere di F. Nietzsche. Edizione italiana diretta da G. Colli e M.
Montanari, vol. VI, tomo II, Milano, Adelphi, 1968, p. 34. Un altro accenno a
Galiani è Al di là del bene e del male - Fenseits von Gut und Böse - è
del 1886). Le sorprendenti osservazioni di Nietzsche testimoniano della
costante fortuna incontrata da Galiani nel mondo tedesco a partire dai Dialogues.
Questi ultimi, tradotti nel 1777, erano stati lodati dallo Hamann fin dal loro
apparire (cfr. PH. Merlan, Parva Hamanniana:
Hamann and Galiani, in «Journal of the History of Ideas», XI, 1950, pp.
486-9). Anche I Doveri de'Principi neutrali ebbero
una traduzione nel 1790 Das Recht der Neutralität, aus dem Italienischen
(des Herrn Galiani ) übersetzt, und mit einem Kommentar versehen von K. A.
Cäsar, Leipzig, Waltherische Buchhandlung. Già si sono ricordati gli accenni fatti da Marx.
Tra gli studiosi successivi cui non sfuggì l'importanza del pensiero economico
galianeo va segnalato E. Von Böhm-Bawerk, Kapital und Kapitalzins, I,
Geschichte und Kritik der Kapitalzins-Theorieen, Innsbbruck, Verlag der
Wagner'schen Universitäts-Buchhandlung, 1884, passim. Più tardi Galiani attirò l'attenzione del Brentano e del Sombart: cfr. L.
Brentano: cfr. L Brentano, Die Entwickelung der Wertlehre, in «Sitzungsberichte
der Königlich Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-philologische und
historische und historische Klasse», 1908, 3 · Abhandlung, pp. 30-2, 47, 82-4;
W. Sombart, Der moderne Kapitalismus. Historisch-systematische Darstellung
des gesamteuropäischen Wirtscaftslebens von seinen Anfängen bis zur Gegenwart,
München und Leipzig, Duncker und Humblot, 1922, vol. II, èarte, II,
pp.816-991 (il testo riproduce quello della II edizione, 1916). Nel corso del
novecento ad essere studiato è stato in primo luogo l'economista: cfr. W. E.
Bierman, Der Abbé Galiani als Nationalökonom, Politiker und Philosoph nach
seinem Briefwechsel, Leipzig, Veit und Comp., 1912; M. Ruben, Ferdinando
Galiani. Der politiche Ökonom des Ancien
Régime. Inaugural-Dissertation, Leipzig 1936; e soprattutto E.
Ganzoni, Ferdinando Galiani. Ein verkannter
Nationalökonom des 18. Fahrhunderts, Zürich, Girsberger, 1938.
C'è chi
ha preferito fermarsi sukk'arguzia e lo spirito dell'abate: è il caso di F.
Bleiu, Die galante Zeit und ihr Ende. Piron, Abbé Galiani, Rétif de la
Brétonne, Grimod de la Reyniere, Choderlos de Laclos, Berlin, Bard, 1904, pp.
14-27 il Blei scrisse anche una biografia di Galiani, inserita nella traduzione
dei Dialogues del 1895). Anche altri aspetti della produzione galianea sono
stati esaminati dagli studiosi di lingua tedesca; cfr. H. Morf, Aus Dichtung
und Sprache der Romanem. Vorträge und Skizzen, herausgegeben von E. Seifert, 3 Reihe, Berlin und Leipzig 1922, pp.
192-242; W. Stumpf, Ferdinando Galiani als Kritiker. Inaugural-Dissertation,
Dresden, Dolff, 1925. Il Weigand, curatore dell'edizione tedesca
dell'epistolario ha scritto una mediocre opera complessiva: W. Weigand, Galiani.
Ein Freund der Europäer,
Bonn, Rörscheid, 1948. È stata pubblicata un'antologia delle lettere: Abbé
Galiani, Briefe an Madame d'Épinay und andere in Paris, 1769-1781,
übersetzt von H. Conrad, mit einer Einleitung von E. Weigand, München, Kösel,
1970. Altro
scritto di E. Du Bois-Reymond, del 1876, si avverte che non si tratta,
propriamente di un saggio su Galiani: l'apologo galianeo dei Dés pipés
offre all'autore semplicemente il pretesto per esaltare il darwinismo contro la
concezione finalistica ravvisabile nell'apologo stesso; cfr.la versione
italiana Darwin versus Galiani. Conferenza del dott. E. Du Bois-Reymond,
prof. di Fisiologia nell'Università di Berlino. Traduzione del dott. V. Meyer,
Napoli, Detken, 1890. Ai primi del novecento una svolta negli studi
galianei si opera mediante l'inizio
delle ricerche del Nicolini, venuto in possesso delle carte dell'abate (cfr. in
proposito, I manoscritti dell'abate Galiani, in «La critica», I, 1903, pp.
393-400). Tali ricerche si svolgeranno, fino alla morte dello stesso Nicolini,
nella duplice direzione del contributo erudito e dell'interpretazione del pensiero
galianeo. I materiali fatti conoscere dal Nicolini a partire dal 1903
(particolarmente importanti le edizioni delle lettere di Tanucci e della
d'Épinay a Galiani) permetteranno di analizzare il pensiero di Galiani in
maniera estremamente più approfondita e solleciteranno ad una più ricca e
matura riflessione sui molteplici aspetti dell'attività dell'abate. Sul
principio le indagini di Fausto Nicolini, avviate dietro le affettuose
insistenze di Benedetto Croce, che ospitò sulla «Critica» i primi saggi
nicoliniani, hanno un carattere prevalentemente filologico-erudito: si vedano Dal
carteggio dell'abate Galiani, 1903-4, L'abate Galiani Epigrafista,
in «Napoli nobilissima», vol.XIII (1904), pp.27-30, 42-4, e vol. XIV (1905),
pp. 12-4, 73-7, 109-10. e soprattutto Intorno a Ferdinando Galiani a
proposito di una pubblicazione recente, in «Giorn. Stor. d. lett. Ital.»,
XXVI (1908), vol. LII, pp. 1-55, dove veniva dimostrata in maniera esemplare la
falsità di talune lettere fino ad allora ritenute autentiche. Nello stesso
filone s'inseriscono l'antologia Il pensiero dell'abate Galiani, Barim
Laterza, 1909, dove trovano posto numerosi inediti galianei, e il citato
prezioso catalogo dei Manoscritti dell'abate Galiani, dell'anno
precedente.
Un'incidenza decisiva
sugli orientamenti interpretativi del Nicolini ebbe il breve saggio di
Benedetto Croce, Il pensiero dell'abate Galiani, in «La critica», VII
(1909), pp. 399-404 (ripubblicato nel volume Saggio sullo Hegel seguito da
altri scritti di storia della filosofia, Bari, Laterza, 1913, pp. 325-34).
Prendendo spunto dalla citata antologia del Nicolini, il Croce procedeva ad una
caratterizzazione essenzialmente per via negativa del pensiero («la mente»)
dell'abate napoletano, nel quale sottolineava l'assenza di «spirito religioso»
e di «sentimento del sublime», e la presenza, invece, di «calcolo edonistico»,
segno di «animo piccolo, di intelletto non grande»: pierre de touche era
il grande, solitario Vico, del quale Galiani riecheggiava certo taluni motivi,
ma il cui «profondo pensiero speculativo» fu incapace di comprendere. Grande
scienziato, grande storico e grande filologo mancato, privo della passione
riformatrice di un Giannone, di un Tanucci, di un Filangeri, Galiani ebbe
tuttavia una «straordinaria chiaroveggenza circa le passioni utilitarie», erede
in ciò della lezione del Machiavelli e, «segnatamente», del Guicciardini. Il
Croce indicava così alcuni punti fondamentali intorno ai quali si sarebbero
cristallizzati pressoché tutti gli studi su Galiani (in primis quelli
del Nicolini) fino a tempi recentissimi: rapporto Vico-Galiani, angustia di
fondo del pensiero galianeo (angustia che risultava, appunto, dal confronto con
l'autore sommo della Scienza Nuova), acutezza nell'analisi dei moventi
utilitari dell'agire umano e conseguente critica ai sogni di palingenesi degli
illuministi. Con il che, il Croce perdeva di vista le connessioni dell'attività
di Galiani con i concreti problemi del Regno di Napoli e della Francia, la
pregnanza politica di opere come il Della moneta e i Dialogues sur le
commerci des bleds, che a quei problemi tentavano a modo loro di rispondere
(il Della moneta era menzionato dal Croce - indirettamente - in quattro righe,
e soltanto per sottolineare l'apporto alla «teoria del valore economico»), finendo
per trascurare il fatto che Galiani, lucido osservatore della realtà del suo
tempo, polemista, riformatore ai suoi bei giorni, non volle essere filosofo
alla maniera del Vico: la sua problematica è politica ed economica, non
filosofica striato sensu, si ché, ricondotta a quella vichiana - tanto
diversa -, essa veniva misconosciuta nella sua specificità ed autonomia.
Il Croce tornerà ad
occuparsi di Galiani in brevi scritti espressamente dedicati all'abate o,
incidentalmente, in opere storiche e filosofiche: cfr. Don Onofrio Galeotta
poeta e filosofo napoletano, in Aneddoti di varia letteratura, III,
Bari, Laterza, 1954, pp. 150-62; Libri ideati dal Galiani ed eseguiti da
altri, in Conversazioni critiche, serie III,ivi, 1932, pp. 320-3; Una
lettera inedita della signora d'Épinay e il «Dialogue sur les femmes»
dell'abate Galiani, in Varietà di storia letteraria e civile, serie
prima, ivi, 1935, pp. 119-34; Opuscoli e disegni giocosi dell'abate Galiani,
in La letteratura italiana del Settecento, ivi, 1949, pp.287-9; I
Teatri di Napoli dal rinascimento alla fine del secolo decimottavo, nuova
edizione, ivi, 1916, passim (I edizione 1891; ristampa, Napoli, Berisio,
1968); Problemi di estetica e contributi alla storia dell'estetica italiana,
ivi, 1910, p. 391, nota; La filosofia di G. B. Vico, ivi,1962, passim
(I edizione, 1911); Filosofia della pratica, Economia ed etica, ivi,
1950, p.72; Conversazioni critiche, serie IV, ivi, 1932, p.100, nota I; Storia
del Regno di Napoli, Bari, Laterza 1966, passim (I edizione, 1925). Galiani
è menzionato anche nella Bibliografia vichiana curata dal Croce e rifatta dal
Nicolini.
Se, dunque, i
contributi del Croce su Galiani non si limitarono al breve saggio del 1909, fu
tuttavia quest'ultimo a tracciare la via maestra agli studiosi. E nient'altro
che variazioni - appoggiate a documenti inediti e no - su temi messi a fuoco
dal Croce sono spesso i saggi e le note del Nicolini: è il caso delle
considerazioni fatte in occasione dell'edizione Laterza Della moneta
(1915), considerazioni che sottolineavano quanto ampiamente Galiani
avesse attinto da Vico, una fonte che l'abate, poco correttamente, celò
peraltro «con speciale cura»; è il caso anche di Giambattista Vico e
Ferdinando Galiani. Ricerca storica, in «Gior. stor. d. lett. Ital.», XXXVI
(1918), pp. 137-207 (poi ripubblicato, con ritocchi non essenziali, in «Banco
di Napoli. Bollettino dell'Archivio storico», n.4, 1951, pp. 49-123), dove si
poteva leggere che la Scienza Nuova («quel libro meraviglioso» restò
chiusa in gran parte, per Galiani, «a settuplice sigillo»). Sono studi in cui
alla deplorazione dell'incomprensione del geniale pensiero vichiano
s'accompagna l'apprezzamento per quel che di vichiano c'è tuttavia in Galiani,
e in cui la constatazione dell'insufficiente impegno riformatore s'unisce al
compiacimento per la demistificazione dell'astrattezza dei philosophes.
Di qui l'ambiguità dell'immagine elaborata: «Immagine dove l'affetto - unito
talvolta a una punta d'orgoglio - » ha scritto ottimamente Alberto Caracciolo «per
il grande spirito meridionale che non si lascia irreggimentare nelle
costruzioni e nei miti dell'illuminismo francese, non nasconde la delusione dei
posteri per quell'organico contributo e quella "scuola" ch'egli mancò
di dare alla Scienza». Il Nicolini ha tenuto fermo alla sua interpretazione
(anche soltanto con spunti ed accenni) lungo tutti i suoi scritti su Galiani,
fino a quello in forma di dialogo Galiani adversus illuministas (Napoli
1956, estratto da «Il Fuidoro», gennaio-marzo 1956), il cui titolo già mette in
rilievo la recisa opposizione dell'abate al mondo dei «lumi». Qui la coupure
tra Galiani e gli enciclopedisti è segnata davvero troppo nettamente, ché non
possono essere trascurati i nessi che collegano il pensiero galianeo a quello
(del resto assai differenziato) dei philosophes: pensiero dal quale
certo per molti aspetti il petit abbé si discostò, ma che gli fu tutt'altro che
estraneo, e che permette di render ragione di molti suoi atteggiamenti. Del
Nicolini, oltre ai lavori ricordati in questa Bibliografia e a quelli segnalati
nei Preliminari alla scelta dell'epistolario, si vedano: Gli studi sopra
Orazio dell'abate Galiani, in «Atti della Accademia Pontaniana», vol. XXXIX
(serie II, vol. XIV), 1909 (si tratta della memoria n° 8. Ogni memoria ha una
numerazione propria. L'introduzione del Nicolini è alle pp. I-XVI; il testo di
Galiani è alle pp. 1-157; La famiglia dell'abate Galiani, in «Archivio
storico italiano», LXXVI (1918), pp. 136-57; La puerizia e l'adolescenza
dell'abate Galiani 1735-1745). Notizie, lettere, versi, documenti, in
«Archivio storico per le province napoletane», N. S., IV (1918), pp. 105-32;
Introduzione a F. Galiani, Del dialetto napoletano, Napoli, Ricciardi,
1923, pp. I-LIV; L'abate Galiani e il ministro Acton, in Scritti
storici per le nozze Cortese-De Cicco, Napoli, Ricciardi, 1931, pp.67-77;
voce Galiani Ferdinando, in Encyclopaedia of the Social Sciences,
VI, New York, Macmillan, 1931, pp.546-7, e in Enciclopedia Italiana,
XVI, Roma 1932, pp. 271-2; Su Ferdinando Galiani e Francesco Fuoco.
Divagazioni in margine a un recente volume di Luigi Einaudi, in «Banco di
Napoli. Bollettino dell'Archivio storico», n.8, 1954, pp. 255-73; Un inedito
dell'abate Galiani, in «Biblio», I (1959), pp. 139-156 Archivio di Stato di
Torino; F. Nicolini e F. Venturi, Inedito dell'abate Galiani, in «Giorn.
Stor. d. lett.ital.», LXXIII (1956), pp. 67-73 (alle pp. 69-73 è pubblicato il
frammanto Dell'idea di Dio). Le indagini del Nicolini si estesero a
tutti i campi della produzione di Galiani: quest'ultimo fu, con Vico, l'autore
intorno al quale maggiormente si esercitarono le fatiche dell'illustre
studioso.
Non s'allontanarono
sostanzialmente dalla linea Croce-Nicolini le pagine su Galiani del De Ruggiero
e del Gerbi, così come quelle del Natali (G. De Ruggiero, Il pensiero
politico meridionale nei secoli XVIII e XIX, Bari, Laterza, 1954, pp. 52-7;
I edizione, 1922; A. Gerbi, La politica del Settecento. Storia di un'idea,
Bari, Laterza, 1928, all'indice dei nomi; G. Natali, Il Settecento, I,
Milano, F.Vallardi, 1964, pp. 278-9 e 316-7). Diverso invece (ed è una rara ma
non felice eccezione) l'orientamento di Erminio Trailo, che, nell'intento di
«rivalutare» il pensiero galianeo, lo forzava in senso sistematico fino a
fargli assumere significati che non ebbe (cfr. E Trailo, Considerazioni sul
pensiero filosofico dell'abate Galiani, in «Atti del R. Istituto Veneto di
scienze, lettere ed arti», anno accademico 1930-31, tomo XC, parte II, pp.
258-83).
Se il Galiani serio
riceveva, dalle ricerche del Nicolini, sempre nuove conferme, tali ricerche
offrivano qualche appiglio anche alla riproposta del Galiani giocoso, ché il
Nicolini era tutt'altro che alieno dal soffermarsi compiaciuto sull'estrosità,
sul brio, sull'irriverente vivacità dell'autore della Moneta. Ora, se
questi aspetti della personalità galianea potevano essere oggetto di
ammirazione e di apprezzamento, poteva anche accadere che l'insistere su di
essi potesse alimentare una valutazione negativa, o comunque fortemente
limitativa, inducendo a sottovalutare il profilo engagé della
riflessione dell'abate. Ciò che da alcuni era ritenuto grazia scintillante e
raffinata plaisanterie (cfr. ad esempio l'opinione del Lanson) diventava
facilmente, per altri, fatuità e superficialità. Sulle orme del Taine e del
Brunetère, il Sorel, discorrendo della letteratura del XVIII secolo, aveva
parlato di Galiani come un clown da salotto, erede del «ruolo che
avevano giocato i buffoni nelle corti medievali» (cfr, G. Sorel, Le
illusioni del progresso, in Scritti politici, a cura di R.
Vivarelli, Torino, UTET, 1963, p. 525; la I edizione francese di Les
illusion du progrès è del 1908; per gli accenni del Taine cfr. H. Taine, Les
origines de la France contemporaine, I, L'Ancien Régime, tome
II, Paris, Hachette, 1928, pp.84 e 112; I edizione, 1876). Nel 1927 Francesco
Flora, utilizzando largamente gli inediti pubblicati dal Nicolini, metteva
insieme un'antologia preceduta da una superficiale introduzione nella quale
negava a Galiani ogni serietà e profondità di pensiero: l'«esprit» è «il
tono dominante» dell'abate, sì che questi «non è da giudicare nella storia
delle idee, ma in quella dei costumi e dell'arte» (cfr. Le più belle pagine
di F. Galiani scelte da F. Flora, Milano, Treves, 1927, pp. I-XIII). Peggio
ancora fece R. Palmarocchi con il suo florilegio di aneddoti Ferdinando
Galiani e il suo secolo, Roma, Formaggini, 1930.
Tuttavia, nonostante
la persistenza di quell'immagine parziale e deformata, il Galiani economista
veniva via via emergendo con precisione e nettezza di contorni. Si vedano in
proposito soprattutto gli studi di G. Arias, Ferdinando Galiani et les
physiocrates, in «Revue des sciences politiques», XXXVII (1922), pp.
346-66; Il pensiero economico di Galiani, in «politica», pp. 193-210; Il
pensiero economico italo-francese nel secolo XVIII. Galiani e Turgot, in
«Cooperazione intellettuale», VI (1936), pp. 41-52. Cfr. poi: G. Tamagnini, Il
sistema di Law nel giudizio dell'abate Galiani, in «Rassegna italiana
politica, letteraria e artistica», s. III, XVIII (1935), pp. 499-510; J.
Griziotti Kretschmann, Il valore nelle dottrine classica e subbiettiva,
in «Giornale degli economisti e rivista di statistica», s. IV, LIII (1938, pp.
185-205; A. Lanzillo, Relazioni fra il Cantillon e il Galiani, in «Rivista
di storia economica», IV (1939), pp. 201-18; G. Rossetti, Galiani e la
teoria dei grandi finali di utilità, ivi, VII (1942), pp. 112-6.
Tra questi saggi che,
riprendendo in modo più ricco ed articolato gli spunti già emersi verso la fine
dell'Ottocento, presentavano Galiani come un precursore del marginalismo e
della teoria psicologica del valore, spiccano quelli di Luigi Einaudi, che
diede il contributo più notevole alla conoscenza del pensiero economico di
Galiani. L'Einaudi, che aveva significativamente ospitato nella sua «Rivista di
storia economica» alcuni dei saggi sopra citati, e che già aveva fatto oggetto
di acute osservazioni l'autore Della moneta in Teoria della moneta
immaginaria nel tempo da Carlo Magno alla Rivoluzione francese (in «Rivista
di storia economica», I, 1936, pp. 1-35, passim, ora in Saggi
bibliografici e storici intorno alle dottrine economiche, Roma, Edizioni di
storia e letteratura, 1953, pp. 229-65, e in Scritti economici, storici e
civili, a cura di R. Romano, Milano, Mondatori, 1973, pp. 425-73), si
occupò specificamente dell'abate nel saggio Galiani als Nationalökonom,
apparso nel 1945, presentato come comunicazione all'Accademia dei Lincei nella
seduta del 9 aprile 1949 e raccolto poi con il titolo Galiani economista
nei citati Saggi bibliografici e storici intorno alle dottrine economiche,
pp. 267-305.Nonostante qualche concessione al topos della pigrizia
galianea e del rapporto Galiani-Vico, egli mostrava le geniali intuizioni e gli
audaci precorrimenti dell'abate napoletano. Dopo aver sostenuto la necessità di
studiare Galiani al di fuori di ogni tentativo di classificarlo in queta o
quella scuola, così come si deve fare per Cantillon, l'Einaudi si domandava
«Che cosa egli ci dice ancora oggi», «Che cosa è ancora vivo» del suo pensiero,
e rispondeva segnalando la presenza, nei Dialogues sur le commerci des bleds,
di considerazioni metodologiche di straordinaria modernità: «Galiani, in
verità,» scriveva l'Einaudi «ha impostato l'indagine ad occasione di un
problema concreto […] Ma il Galiani guarda al di là del problema concreto. Egli
vede il problema metodologico di principio, il contrasto che esiste fra le
grandi leggi di prima approssimazione e le correzioni che ad esse occorre
apportare per tener conto di fattori diversi da quelli che il teorico considera
quando tratta di equilibri generali e statici. Egli, per fermo, discorre con
altre parole da quelle moderne, ma sa di porre problemi generali. Quando si
trascurano i fattori contingenti e particolari "le théorème va bien, le
problème va fort mal". Non perciò è inutile la conoscenza delle leggi
naturali, generali, astratte». Nuova, poi, era la tesi einaudiana della non
eccessiva distanza tra le posizioni di Galiani e quelle degli économistes
(Galiani, in fondo, «con altre parole riafferma il concetto fisiocratico che
l'ordine essenziale delle società umane sia quello nel quale l'uomo riesce a
indirizzare e piegare le forze naturali in modo adatto alla preservazione ed al
perfezionamento delle società medesime»), e suggestiva la sottolineatura della «metodologia dei
modelli» esposta «in modo sorprendente» nel capo primo del libro II della Moneta.
Dopo aver affermato che «Se il Galiani metodologo è sorprendente, non lo è meno
il Galiani teorico puro», l'Einaudi passava ad esaminare le osservazioni
dell'abate intorno al prezzo, al valore, all'interesse e
al cambio, alla svalutazione monetaria (la trattazione della
quale l'Einaudi definiva «splendente»), mettendo in rilievo come si fosse di
fronte ad «alcuni dei teoremi fondamentali della scienza economica».
Particolarmente significativa era l'affermazione che in Galiani «si trovano i
germi delle teorie gosseniane della gerarchia dei beni, della loro
sostituzione, della decrescenza della utilità delle successive dosi di un bene
e della uguaglianza nei gradi ponderati marginali della utilità dei beni
acquistati. Germi e non formulazioni piene. Ma eravamo nel 1751 e Galiani aveva
meditate queste verità fra i 21 ed i 23 anni dell'età sua».
Per quante riserve si
possano fare su questo «precursionismo» einaudiano, resta nondimeno di
fondamentale importanza, per la ricchezza di argomentazioni e l'acutezza dei
giudizi, il contributo recato alla precisazione e alla valutazione della
problematica economica di Galiani. Da collocarsi «nel quadro storico dei
precursori della teoria dell'utilità marginale» e da considerarsi «l'unico vero
e cosciente fondatore» della «teoria psicologica del valore», nonché il «vero
ed unico fondatore dell'indirizzo di pensiero del quale è precipuo rappresentante
il Menger», era, secondo Giorgio Tagliacozzo, il Galiani (cfr. G. Tagliacozzo,
Introduzione a Economisti napoletani dei secoli XVII e XVIII, Bologna Cappelli,
1937, pp. XVI-XX e XL-LVIII).
Poco meno che
entusiastici i giudizi dello Schumpeter, che di Galiani metteva in rilievo la
«sicura maestria nel procedimento analitico» e la «proprietà nelle […]
costruzioni concettuali accuratamente
definite». Dopo aver lodato Galiani per la persuasiva spiegazione del famoso
«paradosso del valore», lo Schumpeter osservava: «In sostanza, Galiani
differisce da Jevons e da Menger per il fatto che gli mancava il concetto di
utilità marginale (ma il suo concetto di scarsità relativa s'avvicina molto a
questo) e per il fatto che non applicò la sua analisi ai problemi dei costi e
della distribuzione». Da inserirsi, per la sua teoria soggettiva del valore,
nella linea di Say, Quesnay, Turgot, Verri, Condillac, l'autore della Moneta
«anticipò anche la teoria del valore dei successivi cento anni (Ricardo e
Marx)», perché, volgendosi «con sorprendente subitaneità» alla «fatica» del
lavoratore, egli eleva quest'ultima «alla dignità di unico fattore di
produzione, la considera l'unica circostanza "che dà valore alla
cosa"» (cfr. J. A. Schumpeter, Storia dell'analisi economica, I,
Torino, Einaudi, 1959, pp. 355-6 e 365-8; L'edizione americana apparve postuma
nel 1954). Sia l'Eimaudi sia lo Schumpeter, dunque, così come il Tagliacozzo e
gli altri citati studiosi novecenteschi del Galiani economista, intendevano
accertare la posizione dell'abate nello svolgimento del pensiero economico,
senza troppo preoccuparsi di situare i testi galianei nell'ambiente politico,
sociale ed economico in cui furono elaborati: l'opera galianea veniva quindi
giudicata alla luce di acquisizioni posteriori; acquisizioni, inoltre, non già
della scienza economica in quanto tale, ma di quel particolare filone della
scienza economica che pone l'accento sulla teoria soggettiva del valore e
avversa quella del valore-lavoro (le osservazioni di Schumpeter circa l'anticipazione
di Galiani rispetto a Ricardo e a Marx restano periferiche ed occasionali e
comunque, dal punto di vista metodologico, sono sullo stesso piano di quelle
relative al Galiani precursore del marginalismo). Contro tali interpretazioni
in chiave di «precorrimenti» si è pronunciato anni fa P. Lebrun, Réflexions
méthodologiques sur l'histoire des Théories et des doctrines économiques. La
soidisant modernità de Ferdinando Galiani, nell'opera miscellanea Studi
in onore di A. Fanfani, VI, Evo contemporaneo, Milano, Giuffré, 1962, pp.
329-58.
Del definirsi e del
consolidarsi dell'interesse che, man mano che ci s'inoltra nel secolo XX, si
manifesta per il Galiani economista è testimonianza il fatto che almeno il nome
dell'abate è presente nelle più importanti storie del pensiero economico, o in
altre opere di carattere generale riguardanti problemi di economia. Cfr.: Ch. Gide-Ch. Rist, Histoire des doctrines économiques depuis les
phisiocrates jusqu'à nos jours, Paris, Larose et Tenin, 1909, I, p. 51 (con
numerose ristampe); R. Gonnard, Histoire des doctrines Economiques, II
Paris, Nouvelle Librairie Nationale, 1922, pp. 142-6 (nuova edizione, 1930); R.
Michels, Introduzione alla storia delle dottrine economiche e politiche,
Bologna, Zanichelli, 1932, pp. 128-37; L. Gangemi, Svolgimento del pensiero
economico, I, Dalle origini alla squola classica, Milano-Roma,
Treves, 1932, pp.115-9 e passim; F.Carli, Studi di storia delle
dottrine economiche, Padova, CEDAM, 1932, pp.19-24, 92-4 e passim;
R. Gonnard, Histoire des doctrines monétaires dans ses rapports avec
l'histoire des monnaies, Paris, Libr.du Recueil Sirey, 1935, II, pp.
155-69; Ch.Rist, Histoire des doctrines relatives au ceédit et à la monnaie,
Paris, Libr. Du Recueil Sirey, 1938, passim; A. Fanfani, Storia delle
dottrine economiche, I, Il volontarismo, Milano-Messina, Principato,
1942, all'indice dei nomi (I edizione, Como, Cavalleri, 1938); C.
Bresciani-Turroni, Introduzione alla politica economica. Torino, Einaudi, 1944,
all'indice dei nomi (I edizione, 1942); G.Prato, Lezioni di storia delle
dottrine economiche, a cura di A. Fossati, Torino, Giappichelli, 1945,
all'indice dei nomi (edizione a stampa di un corso universitario dell'anno
accademico 1924*25); A. Garino-Canina, Dalla moneta «ideale» degli
economisti del secolo XVIII al moderno cartalismo monetario, in Scritti
vari di economia e finanza, Torino, Giappichelli, 1952, pp. 179-80; J.
Griziotti Kretschmann, Storia delle dottrine economiche, Torino, UTET,
1954, pp.194-200 e passim; G. Del Vecchio, Vecchie e nuove teorie economiche,
Torino, UTET, 1956, pp. 144 e 147 (gli scritti che costituiscono la seconda
parte del volume risalgono al 1932); G. Pietranera, La teoria del valore e
dello sviluppo capitalistico in Adamo Smith, Feltrinelli, 1963, passim.
Danno notevole risalto a Galiani A. E. Monroe, Monetary Theory bifore Adam
Smith, Gloucester (Mass.), Smith, 1965, aall'indice dei nomi (ristampa
dell'edizione del 1923; allo stesso Monroe si deve la traduzione inglese di
alcuni passi della Moneta in Early Economic Thought, Cambriddge,
Mass., Harvard University Press, 1924, pp. 279-307): E. Heimann, History of
Economic Doctrines. An Introduction to
Economic Theory, London-New York-Toronto,
Oxford University Press, 1962, pp. 107-8 e passim (I edizione, 1945); G.-H.
Bousquet, Esquisse d'une histoire de la science économique en Italie. Dès origines à
Francesco Ferrara, Paris, Rivière, 1960, pp. 27-38 (il Bousquet - che ha tradotto in
francese con il Crisafulli il Della moneta; cfr aveva già parlato di
Galiani nel suo Essai sur l'évolution de la pensée économique, Paris,
Giard, 1927); E. Kauder, A History of Marginal Utility Theory, Princeton
(New Jersey), Princeton University Press, 1965, all'indice dei nomi; P. Dockès,
Lo spazio nel pensiero economico dal XVI al XVIII secolo, a cura di M.
De Stefanis, Milano, Feltrinelli, 1971, pp. 254-80 (l'edizione francese è del
1969). Abbastanza ampio l'articolo su Galiani di P. R. Toscano, in International
Enciclopedia of the Social Sciences, VI, New York, The Macmillan Company
ande the Free Press, 1968, pp. 45-7. Non più che un cenno, invece, è nei lavori
di E. Roll, Storia del pensiero economico, Torino, Boringhieri, 1966, p.
92 (la traduzione è condotta sulla terza edizione inglese), e di H. Denis,
Storia del pensiero economico, I, Milano, Mondatori, 1973, p. 257 (l'edizione
francese è del 1965).
Negli anni cinquanta
persiste l'influenza della linea interpretativa Croce-Nicolini. Lo si rileva
nel saggio di Umberto Segre, interessante soprattutto per l'attenzione ai
motivi illuministici presenti in Galiani (U. Segre, Il pensiero economico
nell'illuminismo italiano, nel volume miscellaneo La cultura
illuministica in Italia, a cura di M. Fubini, Torino, ERI, 1957, pp.
208-21, in particolare pp. 215-20), e nelle rapide osservazioni di R. Romeo, Illuministi
meridionali. Giannone e Galiani. Un curioso incrocio di motivi crociati e
di motivi gramsciani era invece rintracciabile nelle pagine di Cesare Cases, il
quale delineava un'immagine suggestiva, ma non troppo attendibile, del pensiero
e della personalità di Galiani (egli parlava persino di «esistenzialismo avant
lettre» dell'abate); cfr. C. Cases, Prefazione a F. Galiani, Dialogo sulle
donne e altri scritti, Milano, Feltrinelli, 1957, pp. V-XVII.
L'estenuarsi e lo
scolastico riproporsi dello schema idealistico caratterizzano il «profilo» di
Enrico Malato, non esente neppure da un grossolano errore: i Componimenti
per il boia Iannaccone, che starebbero a provare l'impigrimento e
l'inaridimento del Galiani dopo il Della moneta, sono anteriori al
trattato, e non posteriori, come afferma il Malato (cfr. E. Malato, Ferdinando
Galiani, in La letteratura italiana. I minori, III, Milano,
Marzorati, 1961, pp. 2097-III). Di valore nullo è H. Acton, Ferdinando
Galiani, in Art and Ideas in Eighteenth Century Italy, Lectures Given at
the Italian Institute, 1957-58, Pubblicazioni dell'Istituto italiano di cultura
di Londra, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1960, pp.46-63.
La pubblicazione, nel
1959, dell'edizione nicoliniana dei Dialogues sur le commerce des
bleds , edizione corredata da appendici illustrative che permettevano di
ricostruire la discussione settecentesca intorno agli stessi Dialogues,
offriva a Franco Venturi l'occasione per un breve, denso saggio, in cui si
mostrava come Galiani avesse tentato di incidere, con i suoi scritti, sui
problemi economici che si presentarono al Regno di Napoli e alla Francia negli
anni sessanta; il significato politico del dibattito tra Galiani, gli économistes
e Diderot era individuato con nettezza, così come erano chiarite le posizioni
dei vari interlocutori (F. Venturi, Galiani tra enciclopedisti e fisiocrati,
in «Rivista storica italiana», LXXII, 1960, pp. 45-64, ora nel volume dello
stesso autore, Europe des lumières. Recherches
sur le 18 siècle, Paris-La Haye, Mouton, 1971, pp.
172-92). In
particolare, per meglio definire l'atteggiamento di Diderot nei confronti dei Dialogues,
il Venturi utilizzava l'Apologie de l'abbé Galiani dello stesso Diderot:
un testo assai importante, che, pubblicato per la prima volta dal Benot - in
modo non del tutto ineccepibile - nel 1954 (cfr. Y. Benot, Un inédit de
Diderot, in «La Pensée», N. S., n. 55, mai-juin 1954, pp. 3-35),
sarà edito qualche anno più tardi, con rigoroso scrupolo filologico, da P.
Vernière in Diderot, (Euvres politiques, Paris, Garnier, 1963, pp.
59-124 (sul testo del Vernière è condotta la traduzione italiana che si legge
in D. Diderot, Scritti politici, con le «voci» dell'«Encyclopédie»,
a cura di F.Diaz, Torino, UTET, 1967, pp. 139-96). Lasciatosi alle spalle
l'ormai annosa problematica crocio-nicoliniana, il Venturi giungeva a
riconoscere che «non furono le concezioni filosofiche a guidare la sua [di
Galiani] evoluzione», e, capovolgendo un topos della letteratura
galianea, sosteneva che la «polemica contro l'astrattezza dei fisiocrati è quel
che di meno originale c'è nelle pagine di Galiani»: affermazione, quest'ultima,
che muoveva dalla considerazione che era proprio l'astrazione degli économistes
a rappresentare «il programma generale, la politica basata sui principi, la
volontà di riforma», laddove Galiani, che faceva valere «i fatti, l'empiria, il
caso per caso», «non rappresentava che una espressione d'una più larga
corrente. La sua polemica non era che la formulazione teorica della sua
rassegnazione e rinunzia di fronte agli ostacoli che a Napoli come a Parigi si
erano dimostrati insuperabili sul cammino d'una più profonda trasformazione».
V'è da notare, a questo proposito, che nella sua edizione del Dialogues il
Nicolini aveva esaltato ancora una volta la superiorità del realismo e della
concretezza di Galiani contro il dogmatismo dei fisiocrati, pur non mancando,
sulla scorta del saggio crociano del 1909, di segnalare il conservatorismo
dell'abate. In pratica, il discorso del Venturi, allargandosi dall'opera di
Galiani a tutto un momento cruciale della storia francese, indicava quali
fossero le vie da battere per una riconsiderazione più puntuale ed attenta
dell'attività galianea: attività da esaminare in rapporto ad una precisa
situazione politica, economica e sociale (si vedano, in questo senso, le pagine
che il Venturi ha dedicato a Galiani in Settecento riformatore. Da
Muratori a Beccarla, Torino, Einaudi,1969, pp. 490-509 passim). Ad
ampliare le nostre conoscenze sull'autore del Della moneta il Venturi ha
contribuito anche con la pubblicazione di cinque lettere di Galiani ad Antonio
Cocchi in Alle origini dell'illuminismo napoletano. Dal carteggio di
Bartolomeo Intieri, in «Rivista storica italiana», LXXI (1959), pp. 416-56;
si vedano pure i riferimenti all'abate in L'Italia fuori d'Italia, in Storia
d'Italia, III, Dal primo Settecento all'Unità, Torino, Einaudi,
1973, pp. 1033, 1039, 1068 e nota, 1069, 1072, 1075, 1089, 1091, 1094, 1098.
Nel 1963 Alberto
Caracciolo, in un'accurata esposizione del pensiero economico galianeo,
indicava il carattere «alquanto esclusivo» dell'esame nicoliniano del rapporto
Vico-Galiani, e richiamava opportunamente l'attenzione sul Galiani autore di
consulte, del quale sottolineava la «precisione intellettuale» e l'«asciutta
presa di posizione» (cfr. A.Caracciolo, Introduzione a F. Galiani, Della moneta
e scritti inediti, con introduzione di A. Caracciolo e a cura di A Merla,
Milano, Feltrinelli, 1963, pp-XI-XXXIV). Proprio sulle consulte si sofferma, di
lì a qualche anno, il Diaz, il quale ci ha dato la prima ampia analisi,
condotta su documenti inediti, degli interventi di Galiani su taluni concreti problemi
del Regno di Napoli (F, Diaz, L'abate Galiani consigliere di commercio
estero del Regno di Napoli, in «Rivista storica italiana», LXXX, 1968, pp.
854-909). Del Diaz cfr. anche i riferimenti a Galiani in Filosofia e
politica nel Settecento francese, Torino, Einaudi, 1962, pp. 411-6 e passim,
e le pagine su Galiani in Storia della letteratura italiana, diretta da
E. Cecchi e N. Spegno, VI, Il Settecento, Milano, Garzanti, 1968, pp.
231-5.
Spunti idealistici
erano ancora ravvisabili in Philip Koch ed in Oscar Nuccio. Il primo, editore
del manoscritto autografo dei Dialogues sur le commerci des bleds, ha
premesso all'edizione - che contiene anche due utili appendici -
un'introduzione in cui il nesso Vico-Galiani è senz'altro accettato per buono
sulla base dell'autorità del Nicolini; il secondo ha inserito nella citata
ristampa delle opere economiche di Galiani della Collezione Custodi un
saggio onestamente informativo, nel quale loda «il sano storicismo» dell'abate.
Più che questa lode tradizionale sarà da ritenere, del saggio del Nuccio,
l'invito conclusivo ad accertare «più analiticamente […] il rapporto tra i Dialoghi
e lo specifico contesto storico del Regno di Napoli»; apprezzabile anche il
tentativo di considerare il trattato giovanile di Galiani nell'ambito del
dibattito settecentesco sulle questioni monetarie. Per altri contributi
galianei del Koch cfr.H. Dieckmann e Ph. Koch,
The Autograph Manuscript of Galiani's «Dialogues sur le commerce des
blés», in «Harvard Library Bulletin», vol. IX (1955), pp. 110-8; Ph. Koch, Redating a letter to Sophie Volland, in «Symposium», XI
(1957), pp. 296-302; Id., The Genesis of Galiani's «Dialogues sur le
commerce des blés», in «French Studies», XV (1961), pp. 314-23. Di O. Nuccio cfr.
l'appendice Ferdinando Galiani alla citata ristampa anastatica del tomo
VI (parte moderna) degli Scrittori classici italiani di economia politica
, pp. I-LIV.
Pur non avendo alcun
carattere innovatore, i saggi del Koch e del Nuccio non erano riconducibili tout
court alla linea Croce-Nicolini: segno che non era ormai più possibile non
tener conto di un approccio interpretativo volto alla ricognizione del Galiani
riformatore e alla correlativa assunzione di una problematica politica certo
più rispondente ai peculiari interessi dell'abate. Nel quadro di una
problematica siffatta va considerato il recente saggio di M. Minerbi, Diderot,
Galiani e la polemica sulla fisiocrazia (1767-1771), in «Studi
storici», XIV (1973), pp. 147-84, così come ad essa vanno riferiti gli accenni
a Galiani presenti in lavori non specificamente a lui dedicati. Ricordiamo qui:
R. Villari, Mezzogiorno e contadini nell'età moderna, Bari, Laterza,
1961, passim; P. Chorley, Oil, Silk and Enlightenment. Economic
Problems in XVIIIth Century Naples, Napoli, Istituto italiano per gli studi
storici, 1965, all'indice dei nomi; L. Villari, Note sulla fisiocrazia e
sugli economisti napoletani del'700, nel volume miscellaneo Saggi e
ricerche sul Settecento, Napoli, Istituto italiano per gli studi storici,
1968, pp. 224-51, in particolare pp. 243-6; S. J. Woolf, La storia politica
e sociale, in Storia d'Italia, III, cit., pp. 5-508, passim.
Il problema del rapporto
Vico-Galiani è stato ridiscusso da Nicola Badaloni, il cui esame si diparte da
questa considerazione di fondo: «Le ricerche più recenti sul Galiani si sono
interessate sia del suo rapporto con Vico (Nicolini, Croce), sia di quello
coll'illuminismo francese (Venturi). Ritengo che anche il primo rapporto, e
cioè il posto che il Galiani occupa nella storia del vichismo, sia un elemento
importante per la comprensione del suo stesso pensiero ed anche per capire il
senso più profondo di quella cultura che andava maturando in ristretti ambienti
intellettuali, interamente liberata da motivazioni religiose, tendenzialmente
materialistica e tuttavia permanentemente interessata ai problemi della
struttura di ordine della natura». Anche nei Dialogues il Badaloni ravvisa
la presenza di «un quadro teorico complessivo» entro il quale Galiani colloca i
dati dell'esperienza (è qui ripresa, senza che sia esplicitamente indicata, una
fondamentale osservazione dell'Einaudi, alla quale si è accennato sopra).
Insomma, c'è in Galiani «una visione scientifica che coinvolge […] anche la
struttura dell'uomo». La conclusione a cui giunge il Badaloni - conclusione,
invero, che dà adito a qualche perplessità - è che «La ragione borghese con
splendido colpo d'ala riesce a comprendere il fondamento immaginativo dello
stesso proprio uso controllato della ragione in vista dell'interesse e del
profitto» (cfr. N. Badaloni, La cultura, in Storia d'Italia, III
pp. 697-984, in paricolare pp. 848-62 e 875-7.
Se Galiani è venuto
via via assumendo rilievo e consistenza come economista e riformatore, poco si
è scritto - nonostante le ricerche e i suggerimenti del Nicolini - intorno agli
altri aspetti della sua attività. Sui Doveri de'Principi neutrali cfr.
l'Introduzione di G. M. Monti alla ristampa degli stessi Doveri,
Bologna, Zanichelli, 1942, e dello stesso Monti, La dottrina dell'abate
Ferdinando Galiani sulla neutralità e l'adesione di Ferdinando IV alla Lega dei
neutri, Milano, ISPI, 1942; ma sarà da vedere soprattutto G. F. Miglio, La controversia sui limiti
del commercio neutrale fra Giovanni Maria Lampredi e Ferdinando Galiani.
Ricerche sulla genesi dell'indirizzo positivo nella scienza del diritto delle
genti, Milano, ISPI, 1942. Cfr. ora C. Ghisalberti, Ferdinando Galiani e
il problema istituzionale, in «Clio», VIII (1972), pp. 133-58 (il saggio
riproduce una parte della relazione tenuta dall'autore al convegno Galiani del
1972).
Del Galiani
funzionario si era occupato, prima del Diaz, R. Guariglia, Un trattato di
commercio fra le Due Sicilie e la Francia e un «parere» inedito dell'abate
Galiani, in «Rivista di diritto internazionale», VII (1914), pp. 3-21.
Sull'atteggiamento nei confronti del problema còrso cfr. W. Maturi, La
Corsica nei carteggi del Tanucci, del Galiani e del Caracciolo (1763-1764
e 1768-1769), in «Archivio storico di Corsica», III (1927), pp.
226-52, e G. Nuzzo, Nuovi documenti inediti per la storia delle relazioni
tra la Corsica, Napoli e la Santa Sede, VI (1930), pp. 470-90, in particolare
pp. 488-90, dove sono pubblicate delle interessanti Considerazioni sulla
condotta di Roma nell'affare di Corsica. Per qualche riferimento
all'influenza di Galiani sugli orientamenti della politica estera napoletana
verso la Russia cfr. G. Berti, Russia e stati italiani nel Risorgimento,
Torino, Einaudi, 1957, pp. 57-61 e passim.
Dopo il De Ruggiero e
il Gerbi si sono fermati su Galiani, nel quadro di una storia del pensiero
politico, B. Brunello, Il pensiero politico italiano del Settecento,
Milano-Messina, Principato, 1942, pp. 272-85, e P. Alatri, Lineamenti di
storia del pensiero politico moderno, I, Da Machiavelli ai socialisti
utopisti, Messina, La Libra, 1973, p. 274. In entrambe queste opere.le
osservazioni dedicate a Galiani lasciano molto a desiderare. Interessanti, al
contrario, i rilievi di F. Boiardi, Storia delle dottrine politiche, I, L'assolutismo
europeo da Bodin a Hubner (1575-1780), Milano, CEI, 1974, pp.
978-83.
Sulle idee pedagogiche
del Galiani cfr. il mediocre volume di M. Papa, Pedagogia ed Economia di F.
Galiani, Foggia 1931.
Modesti i contributi
sul Socrate immaginario, a proposito del quale cfr. le Introduzioni -
dovute rispettivamente a M. Rago, D. De'Paoli e A. Consiglio - alle edizioni
uscite a Torino, Einaudi, 1943, Urbino, Istituto d'arte per la decorazione del
libro, 1959, e Roma, Canesi, 1960. Cfr. pure V. Di Marino, Il «Socrate
immaginario» come satira del grecismo settecentesco, Cava dei Tirreni,
Coda, 1940. Qualche osservazione in R. Baccelli e R. Longhi, Teatro e immagini
del Settecento italiano, Torino, ERI, 1954, pp. 16-7. La migliore
trattazione recente delle idee di Galiani sulla musica e del problema della
collaborazione Galiani-Lorenzi è quella di V. Monaco, Giambattista Lorenzi e
la commedia per musica, Napoli, Berisio, 1968, pp. 21-2 e 87-129.
Sulla lingua di
Galiani cfr. A. M. Finoli, Osservazioni sulla lingua degli economisti italiani
del Settecento, in «Lingua nostra», VIII (1947), pp. 108-12, passim, e Note
sul lessico degli economisti del Settecento, ivi, IX (1948), pp. 67-71, passim;
M. Sansone, Studi di storia letteraria, Bari, Adriatica, 1950, pp.
55-93; P. Ciureanu, La lingua dei «Dialogues sur le commerci des blés»
dell'abate Ferdinando Galiani, in «Bollettino dell'Istituto di lingue
estere», Università di Genova, Facoltà di economia e commercio, II (1951-52),
pp. 3-24; G. Folena, Le origini e il significato del rinnovamento
linguistico nel Settecento italiano, in Problemi di lingua e letteratura
italiana del Settecento. Atti del quarto congresso dell'Associazione
internazionale per gli studi di lingua e letteratura italiana (Magonza e
Colonia, 28 aprile - I maggio 1962), Wiesbaden, Steiner, 1965, pp.420-2.
Dopo l'edizione
Nicolini del 1923, è uscita una nuova edizione del Dialetto napoletano:
F. Galiani, Del dialetto napoletano. In appendice, F. Oliva, Grammatica
della lingua napoletana, a cura di E. Malato, Roma, Bulzoni, 1970.
Un cenno alle idee
estetiche di Galiani (con una citazione dagli Studi su Orazio) è in M.
Fubini, Dal Muratori al Baretti, Studi sulla critica e sulla cultura del
Settecento, Bari, Laterza, 1954, pp. 392-3.
Il rapporto con
Montesquieu è stato rapidamente esaminato da L. Dal Pane, Influenze francesi
sui nostri economisti del Settecento, in «Rassegna storica del
Risorgimento», XXIII (1936), pp.275-84; cfr. anche P. Berselli Ambri, L'opera
di Montesquieu nel Settecento italiano, Firenze, Olschki, 1960, pp. 149
sgg. E passim. Dei contatti con Diderot aveva parlato M. D. Busnelli, Diderot
et l'Italie, Paris, Chempion, 1925, pp. 23-50 e passim.
Tra le storie
letterarie Tra le storie letterarie che si occupano di Galiani ricordiamo
quella in corso di pubblicazione presso l'editore Laterza sotto la direzione di
C. Muscetta; nel citato volume di G. Compagnino, Gli illuministi italiani,
riguardano Galiani le pp. 5-19. Il contributo del Compagnino viene qui
ricordato più per la posizione di rilievo conferita a Galiani che per la novità
di vedute. Esso è comunque migliore delle poche convenzionali osservazioni di
D. Consoli, Dall'Arcadia all'Illuminismo, Bologna, Cappelli, 1972, pp.
150-I. Discreta la voce a A. Fabrizi in Dizionario critico della letteratura
italiana, diretto da V. Branca, II, Torino, UTET, 1973, pp. 151-4.
Niente di nuovo
apporta R. Sirri, La cultura a Napoli nel Settecento, in Storia di
Napoli, VIII, Napoli, Società Editrice Storia di Napoli, 1971, pp. 165-310,
in particolare pp. 194-202 e passim. Aggiornate e bene informate,
invece, le pagine di P. Casini, Introduzione all'illuminismo. Da
Newton a Rousseau, Bari, Laterza, 1973, pp. 575-7.
Per una
recente monografia di buon livello si ricorra a K. Żaboclicki, Ferdynand
Galiani (1728-1787). Życie i tωόrczość, Wroclaw-Warszawa-Kraków 1966
(cfr. la recensione di V. Marchetti in «Rivista storica italiana», LXXIX, 1967,
pp. 556-7); dello stesso autore cfr. anche L'abate Ferdinando Galiani nella
carte dell'archivio del Quai d'Orsay, in Problemi di lingua e
letteratura italiana del Settecento. L. Felici e S. Rotta hanno pubblicato
importanti documenti che chiariscono i rapporti di Galiani con Bottari e
Celesta: cfr. L. Felici, Il carteggio Galiani-Bottari (1751-1759),
in «Atti e memorie dell'Arcadia», s. III, vol. V, fasc. 4 (1972), pp. 173-217;
S.Rotta, L'illuminismo a Genova. Lettere di P. P. Celesta a F. Galiani,
tomo I, Università di Genova, Istituto di storia moderna e contemporanea, 1973
(il volume costituisce il n.2 dell'anno III, N. S., della Miscellanea
storica ligure; è previsto un secondo tomo). Si ricorda infine che dal 25
al 27 maggio 1972 si è tenuto a Roma un convegno su Galiani promosso
dall'Accademia dei Lincei, con relazionidi Paul Bédarida, Giuseppe Ugo Papi,
Carlo Ghisalberti, Giovanni Macchia, Furio Diaz, Giovanni Demarca, Jean Fabre,
Walter Brauer, Herbert Dieckmann, Roberto Pane, Norbert Jonard, Alberto
Caracciolo, Giuseppe Galasso, Benedetto Nicolini, Philip Koch, René Pomeau,
Enrico Malato, Ettore Paratore (secondo l'ordine cronologico in cui le
relazioni stesse vennero tenute).
Luciano Guerci
Nessun commento:
Posta un commento