Capo
V.
A
quale giurisdizione sì Ecclesiastica,che
civile
il Villaggio di Casapullo
Appartenne ne’tempi andati ed appartiene tuttavia.
il Villaggio di Casapullo
Appartenne ne’tempi andati ed appartiene tuttavia.
Da tutto ciò, che si è narrato nel Capo IV.
antecedente in rapporto alla Chiesa Parrocchiale di Casapullo, e dagli
Ecclesiastici documenti ivi accennati, che la riguardano, ognuno può ricogliere
di per se senza che io mi affanni di vantaggio a dimostrarlo, che il medesimo
Villaggio fu sempre sottoposto alla spirituale giurisdizione del Vescovo
dell’antica, e nuova Capua e poi del di lei Arcivescovo, e Metropolitano. Se
non chè resta solo l’esaminare a quale de’due Vescovi, costituiti insieme nel
non secolo della Chiesa nella stessa Diocesi Capuana, divisa temporaneamente in
due, egli ubbidito avesse; il che tra poco io farò più giù. Intanto non è men
manifesto per quel che si rileva dal primo, secondo, e terzo Capo, che il
suddetto Villaggio fino da’suoi principj, fu sempre unito all’antica Capua, ed
essendo egli egualmente, che questa, di Etrusca origine, come di sopra abbiam
provato con sode, e ben fondate congetture, fu per conseguente ancor soggetto
alla civile Etrusco Campana polizia, e poscia a quella stessa, che in Capua
nelle varie di lei vicende si praticò. Venne poi alquanto disturbata una
siffatta polizia ne’tempi de’Longobardi, e propriamente dappoichè incendiata
nella maggior parte intorno all’anno 840. l’antica Capua da’Saracini, Ausiliarj
de’Longobardi Beneventani, e fondatasi la nuova nell’anno 856. sulle rovine
dell’antico Casilino alla sinistra riva del Volturno dai figli di Landolfo,
detto il Matico, primo Conte di Capua
indipendente, cioè dal Conte Landone, da Landonolfo, e dal Vescovo Landolfo,
che poi fu Conte anch’esso in quinto luogo, morto che questi fu, si divisero i
di lui nipoti egualmente fra loro nell’anno 879. la vasta Contea Capuana, la
quale allora molte Città comprendea; siccome abbiamo da Erchemperto, num. XI.
Laddove scrive: Videntes autem Nepotes
illius (Landulfi) depositionem, in unum collati, diviserunt inter se sub
jurejurando Capuam (i. e. Comitatum Capuanum) æqua distributione. Pandonulfus
(che fu figlio di Pandone, altro fratello del suddetto Vescovo Landolfo) obtinuit Urbem Teanensem e Casamirtam; Lando
Berealis, e Suessam; alter Lando
Calinium, e Cajaziam: Athenulfus cœpit ædificare Castrum in Calvo ec..
Avendo eglino frattanto lasciata fuori di
divisione la nuova Città di Capua, perché servisse loro di comune abitazione,
non altrimenti, che ai loro rispettivi Padri era servita la Città di Sicopoli
prima che fosse stata anch’essa incendiata dopo lo spazio di anni 30. dalla sua
fondazione. E qui debbesi avvertire, che il Mazzocchi nel suo coment. in mut.
Camp. Amph. Tit. pag. 137. della prima ediz. Dice, che Landone, a cui spettò
Berelai, o Berelasi, e Sessa, sia stato il figlio di Pandonolfo (dovea dir
Landonolfo) il qual Landone per la sua
natural lentezza, ebbe il soprannome di Pigro,
e fu Padre di Landolfo il giovane che poi nello Scisma Capuano, siccome
appresso si vedrà, fu vescovo di Berelai, o Berelasi, come di un luogo, al dir
di esso Mazzocchi, che al Padre si appartenea: ma il Pellegrino nella sua Face alla storia d’Erchemperto, ed il
Rinaldi nelle sue memorie ist. di Capua tom. I. pag. 440. affermano, che
Landone il Pigro, figlio di
Landonolfo, sortì Carinola, e Cajazzo, e che quel Landone, a cui toccò Berelai,
ossia Berelasi, e Sessa sia, stato il figlio di Landone il Vecchio, e nipote
del detto Landonolfo, e cognominavasi il Cirruto dalla sua chioma crespa, e
inanellata; come ben si rileva dal contesto del medesimo Erchemperto. E che sia
così, è da por mente, che dopo fatta la cennata divisione, Atenolfo fratel
germano di Landone il Pigro imprese a
fabbricare un Castello nel luogo deserto, e solitario, appellato Calvo, ove sorgeva un tempo l’antica
Cales, il qual luogo secondo le parole
del Pellegrino nella detta sua Face, era allora per ventura compreso intra fine
Calinii, cioè di Carinola; sed in confinio Capuæ; ma Pandonolfo , a
cui toccata era Casairta, e Teano, che frattanto amministrava la comune Città
di Capua, essendone stato intitolato il VI. Conte dopo la morte del Zio
Vescovo, credendo che quel luogo, detto Calvo
a lui si appartenesse, vi accorse con un esercito, e tentò impedirvi la
fabbrica del Castello già incominciata, imprigionando il medesimo Atenolfo, e
un altro di lui germano. A sì fatto attentato scossosi però Landone il Pigro dalla sua natural lentezza, e
partito che si fu Pandonolfo, adunò un gran numero di Nobili, e di Plebei, e
divisigli in due schiere, impiegò i Plebei nel costruir con gran sollecitudine
il Castello, e nel ben munirlo di valli, e di muraglie, e mise i nobili
coll’armi impugno a proteggerli, e far fronte al nemico, se mai tornato fosse a
disturbarli, e così riuscigli di recare a compimento il medesimo Castello, il
quale poi essendo stato quasi dopo due anni incendiato, egli lo ristorò, e
fornillo di abitatori, come lo stesso Erchemperto riferisce nel num. 45.
Or non avrebbe certamente Landone il Pigro avuto il diritto di ciò fare, se
egli co’suoi Germani sortito avesse il Gastaldato di Berelasi, come pretende il
Mazzocchi, e non già quello di Carinola, tra cui limiti compreso era il luogo,
appellato Calvo. Ma veggiamo un poco
quali luoghi si comprendevano sotto il nome di Berelai, ossia Berelasi, che
dinotava l’anfiteatro; imperciocchè nel suddetto parteggiamento sarebbe stata
una ridicola porzione quella di Landone il Cirruto,
se gli fosse toccato in sorte il solo anfiteatro. Adunque sotto quel nome, come
osserva il Granata nella sua storia civile di Capua tom. I. pag. 364. e il
Pratilli nell’annot. 163. alla cennata storia d’Erchemperto, s’intendevano gli
avanzi dell’antica Capua, di cui l’Anfiteatro era la parte più cospicua, uniti
a tutti questi Villaggi, che gli erano d’intorno: Collectio Veteris Capuæ circumjacentium Pagorum: sicchè Casapullo,
Sanprisco, ed altri Villaggi, circonvicini insieme con quegli avanzi,
consistenti ne’vichi di San Pietro in Corpo, di Santa Maria de’Surj, o de’Surichi, di Santerasmo, e di S. Stefano, ossia di Berelasi, così
propriamente detto, vennero a costituire un particolare Gastaldato, che
ubbidiva a Landone il Cirruto, figlio
del Conte Landone il Vecchio; quindi è, che insorte poi delle guerre civili tra
suddetti fratelli cugini, gli abitatori di questi luoghi, e de’vichi
dell’antica Capua, per ben difendersi da’nemici, si ricoverarono
nell’Anfiteatro, ridotto già in una vasta, e ben munita Cittadella, dove il
nostro Landone co’suoi Germani si era fortificato, siccome avverte anche il
Pratilli nell’annot. 180. al num. XLIV. D’Erchemperto, scrivendo così: Berelais nomen, quod a Longobardis solummodo
usurpari cœpit, destructa jam a Saracenis veteri Capua, Arcem designabat, in
quam, Urbe excisa, qui reliqui fuerunt in Pagis, Vicisque incolæ (qui peculiare
Gastaldatum constituebant) se receperunt, ut ita repellendis hostibus satis essent.
Ma non durò lungo tempo sotto il dominio di
Landone il Cirruto l’Anfiteatro;
poiché Atanasio Vescovo, e duca di Napoli, nipote dell’altro Santissimo Vescovo
di questo nome della medesima Città, ma da lui dissimilissimo ne’costumi,
dappoichè recati ebbe in diverse fiate de’gravissimi danni a queste contrade
co’suoi Napoletani, e spezialmente co’Saracini suoi confederati, fece sembiante
di voler rappaciare i sopraddetti Cugini Fratelli, ma per coglierne soltanto
fraudolentemente il suo vantaggio; e perciò nell’anno 882. indusse il Conte
Pandonolfo, che nella nuova Capua dominava, ad ammettervi di nuovo gli esclusi
cugini, cioè i due Landoni co’loro rispettivi germani, avendosi però egli fatto
prima consegnare da Landone il Cirruto
l’Anfiteatro, che poi mise nelle mani di un tal Guaiferio, diverso dal Principe
di Salerno dello stesso nome, essendo questi già morto in abito claustrale due
anni prima. Ma udiamo su questo fatto le parole d’Erchemperto al num. L. Tunc omnes Fratres in unum adunati, Capuam
adierunt, dato prius Amphitheatro eidem Atanasio, et ille Guaiferio ad
cohabitandum tradidit ad perpetuum capuanorum Jurgium. Il Mazzocchi nel
cennato coment. in mut. Camp. Amph.
Tit. Pag. 138. della prima ediz. È d’avviso, che non il solo Anfiteatro fu dato
da Atanasio a Guaiferio ad cohabitandum,
ma altresi tutti i vichi, che rimasi erano della vecchia Capua, e per conseguente
anche questi villaggi, che con quelli, come di sopra è detto, componevano un
solo Gastaldato; poiché presso gli scrittori di mezza età il dare ad alcun
Magnate delle Città, o Castella ad
cohabitandum, ad habitandum, ad convivendum, significa per lo meno il
dargli l’amministrazione di quei luoghi; ond’è, che dal medesimo Erchemperto il
detto Guaiferio viene appellato Præfectus
Arenarum, i c. Amphitheatri, e Proconsul; perché Atanasio, di cui quegli
tenea la vece, come Duca di Napoli, anche Console
s’intitolava. Ma io non posso neppur qui acchetarmi intieramente a tutto ciò,
che avverte il Mazzocchi, poiché comunque voglia intendersi quella dizione: ad cohabitandum tradidit, non mi pare, che
Landone il Cirruto per rientrare
insieme cogli altri Fratelli a dimorare in Capua, loro Città comune, fosse
stato così balordo, e dappoco da farsi tor di mano da Atanasio l’intiero
Gastaldato di Berelasi, ossia dell’Anfiteatro, o per lo meno la maggior parte
di esso; ma che soltanto, come io m’avviso, si sarà fatto indurre da Atanasio a
depositare in man di lui il solo Anfiteatro, già ridotto in fortezza, o
Cittadella, che poscia questi consegnò a Guaiferio, perché in sua vece lo
custodisse.
Restò poi sotto l’apparente deposito, e vero
dominio di Atanasio, e per esso in mano di Guaiferio l’anfiteatro per lo spasio
di anni 6. cioè dall’anno 882. fino all’anno 888. nel Novembre del qual anno
882. fu discacciato dalla nuova Capua dai fratelli cugini, già pacificamente
colà rientrati, il Conte Pandonolfo, come appresso si vedrà, e ne fu
riconosciuto per VII. Conte Landone il Pigro. Intanto nel mese di Settembre
dell’anno 885. Landone il Cirruto
sorpreso da un assalto di apoplessia se ne morì, e Landonolfo fratel germano
del Conte Landone il Pigro, che ritirossi
in Teano per cagione d’infermità, fece in Capua le veci di esso suo germano per
lo spazio di un sol anno, e mesi quattro, cioè dal Settembre del suddetto anno
885. fino al 6. Gennajo dell’anno 887., e perciò si vuole, che ne fosse stato
l’VIII Conte; a cui finalmente succedette Atenolfo, altro german fratello di
Landone il Pigro, che di Capua
appellar si fece il IX. Conte, e che nell’anno 888. dopo aver riportata
nell’anno avanti una celebre vittoria dell’esercito da sé sconfitto del Vescovo
Atanasio di là dal fiume Clanio nel luogo, detto S. Carsio, ritolse dalle granfie di lui, e del suo luogotenente
Guaiferio l’Anfiteatro, e lo incorporò di nuovo alla Dinastia Capuana.
Ma prima di passar oltre è di mestiere
l’osservare un poco qual sia l’origine più propria della voce Berelai, o Berolasi; giacchè d’intorno ad essa varie sono state le oppinioni
degli Scrittori; fra le quali la più probabile mi sembra quella del dottissimo
Giuseppe Simonio Assemanni, che nel tom. I. Italicæ
Hist. Script. Cap. XII. pag.
348. deduce la parola Berolasis da
due voci arabiche, o sieno saraceniche; cioè da Bir, seu Bera che
significa Ædem rotundam, Amphitheatrum, e da Al-as, che vuol dir forte, munitum, onde Bir-al-as,
seu Beralas (che con latina desinenza
si pronunzia Biralasis, seu Beralasis) val lo stesso, che Amphitheatrum forte, cioè Arx rotunda, Castrum munitum, il qual nome composto ci rappresenta l’anfiteatro
convertito in Rocca, o Cittadella, come di fatto avvenne. Indi poco appresso lo
stesso Autore così soggiugne: Quod vero
ab Arabico sermone id vocabulum arcessiverim, nemo miretur; nam tunc id nomen
exortum tunc inaudiri coeptum, quum Radelchis una cum Saracenis totam
devastavit Siconolfi regionem, Capuamque pimariam redegit in cinerem: E più
sotto: Itaque cum Saraceni Campanas
regiones ab anno 840. infestar cæperint, quumque ab anno 882 usque ad annum
888. iidem una cum Neapolitanis Athanasii copiis amphitheatrum ipsum
insederint, mirum non est arabico illud nomine abiis Birolasim, seu Berolasim
appellatum, patrio scilicet vocabulo; non secus atque iident Saraceni universis
pene Siciliæ Oppidis nomina arabica indidere. Fù poi ne’secoli posteriori
la voce Birolasi, o Berolassi pel facile scambiamento delle
lettere B. e V. dal Volgo accorciata in quella di Virlassi, o di Verlassi,
che poi corrottamente si pronunziò Verlasci.
Ma passiamo all’altro punto da noi di sopra
proposto, cioè a quale de’due Vescovi, nel nono secolo contemporaneamente
costituiti nella stessa Diocesi di Capua, questo Villaggio di Casapullo prestato
avesse ubbidienza; per bene intendere la qual cosa è d’uopo che diamo de’passi
indietro, risalendo al tempo della morte del Vescovo, e Conte di Capua Landolfo
il vecchio. Noi già dicemmo, che i di lui nipoti Pandolfo, Landone il Cirruto, e Landone il Pigro, trapassato, ch’egli fu all’altra
vita nell’anno 879. si divisero egualmente fra loro la Contea Capuana; ora
dobbiamo aggiugnere, che in quel tempo stesso concordemente elessero Vescovo di
Capua il giovinetto Landolfo, figlio di Landone il Pigro, come segue a narrare Erchemperto nel suddetto num. II. in
questi termini: Landulfum autem
adolescentulum Landonis filium alii sacramento, nonnulli assensa unanimiter
Pontificem constituerunt; sed segnitie proprii Genitoris, qua naturaliter
torpet, detentus, non est mox sacratus. Si noti qui di passaggio, che il
cennato Scrittore estima, che l'eletto Vescovo Landolfo per pigrizia del Padre
non fosse stato subitamente consegrato; ma io m’avviso, che ne fù differita la
consegrazione, perché forse non avea età legittima, essendo questi ancor
giovinetto, la qual età per decreto di Siricio Papa dovea essere di anni
quarantacinque, per la Nov. CXXIII. Cap. XIII. dell’Imperator Giustiniano si
volea di anni trentacinque; ma pel can. 17. del Sinodo Agatense, tenuto nell’anno
506. bastava che fosse di anni trenta, e quest’età, richiesta ancora dal
Concilio III. Lateranense C. III. rimase poi invariabile ne’Vescovi; quindi è,
che Rainaldo, eletto Arcivescovo di Capua par nel principio del secolo decimo;
perché non costava se avesse, o nò, la detta età, dal Pontefice Innocenzo III.
con una lettera, indiritta al Capitolo Capuano, e rapportata da Michel Monaco
nel suo Sant. a pag. 241. fu dato in
Procuratorem alla Chiesa di Capua, la qual parola comentando lo stesso
Monaco a pag. 248. dice così: Rainaldus
propter defectum ætatis datus est Ecclesiæ Procurator. Fuit ergo electus, e
confirmatus, non consecratus; ideo in instrumentis anni 1204. e 1207. dicitur
electus, sed in instrumento anni 1210. dicitur Archiepiscopus.
Quale però che fosse la cagione, per cui il
suddetto giovinetto Landolfo non fù subito consegrato dopo la sua elezione,
rottasi non molto stante la concordia tra Landone suo Padre, e Pandonolfo suo
zio Cugino, che la nuova Capua amministrava, fu da costui discacciato dal
Chiostro dell’Episcopio, che il Pellegrino nella sua Face alla storia
d’Erchemperto num. 7. interpreta: Ex
ædibus e domicilio Episcopo, e Canonicis communi, e fu rinchiuso nella
Cella de’Ministerj, che era forse la
Sagrestia, ma egli essendone scappato via, si ritirò in Capua Vecchia
nell’antica sede Vescovile del Protomartire S. Stefano. Intanto l’ambizioso
Pandonolfo dalla di lui assenza da Capua nuova colse l’opportunità di
sustituirgli nel Vescovado Landonolfo suo Germano, tuttochè ammogliato, inducendo
con accorte maniere il Pontefice Giovanni VIII. a consegrarlo Vescovo, onde poi
scoppiar si vide un nuovo incendio di guerra civile in guisa che il medesimo
Pontefice per procurare di smorzarlo si portò due volte in queste parti, e non
trovando altro ripiego più opportuno, divise la Diocesi Capuana in due,
lasciando Landonolfo nel possesso della Cattedra della nuova Capua, e
costituendo Landolfo, eletto già prima di quello, Vescovo di Capua Vecchia,
ossia del Gastaldato di Berolasi; pel quale effetto solennemente il consegrò
nella Chiesa di S. Pietro Apostolo; ma di ciò non pago; anzi vieppiù irritato
il feroce Pandonolfo, per mezzo di una masnada di Saracini, inviatagli dal buon
Vescovo, e duca di Napoli Atanasio, mise a fiamme la cennata Chiesa, che restò
incenerita per metà.
Credono il Pellegrino, il P. Pasquale, il
Mazzocchi, il Pratilli, e il Rinaldi, che questa Chiesa, detta ora di S. Pietro
in Corpo, sia stata la celebre Basilica, edificata nell’antica Capua da
Costantino il Grande in onore de’ SS. Apostoli, che dal nome di lui fu
appellata Costantiniana, e della quale adesso altro non rimane, che pochi
avanzi maestosi, che ne additano l’antica magnificenza, essendosi nel dippiù
ridotta ad una picciola Chiesa Parrocchiale. Per contrario il Monaco, il
Vitale, il Granata, ed ultimamente il Marchese Mauri nelle sue notizie Istoriche e c, per lo patronato
Regio della Chiesa di Capua son d’avviso, che la Chiesa Costantiniana era
l’antica Cattedrale di S. Stefano non lontana dall’anfiteatro, la quale Chiesa
edificata già da Costantino in onore de’ SS. Apstoli, avesse ritenuto questo
titolo fino al sesto secolo; ma che allora le fosse stato cambiato in quello di
S. Stefano, e di S. Agata in occasione, che essendo ito il Capuano Vescovo S.
Germano in Constantinopoli, come accenna il Cardinal Baronio ne’suoi Annali tom. 6. pag. 395, qual Legato del
Pontefice Ormisda all’Imperator Giustino Primo, affine di ristabilir la pace
tra la Chiesa Orientale, e l’Occidentale, nell’accomiatarsi, ch’egli fece da
questo Imperatore, ne avesse ottenute in dono le Reliquie del S. Protomartire
Stefano, e della V. e M. S. Agata, le quali avendo egli trasportate nella sua
Cattedrale, col nuovo, e solenne culto, che ivi riscossero, state fossero
cagione del cambiamento del primo titolo della stessa Chiesa; pretendendo essi
di provare questa loro oppinione con un passo della Cronaca dell’Antonino
Salernitano nel Cap. XIX. ove leggesi così: Quadam
die dum (Arichis) cum suo principe Liutprando in Ecclesia B. Protomartyris
Stephani, quæ sita est in veterrima Urbe Capuæ ab Imperatore Helenæ Filio
Constantino, eamque in honorem omnium Apostolorum dedicari decrevit, licet
postea a Beatissimo Germano ejusdem Episcopo urbis collatas ab Imperatore
reliquias B. Protomartyris Stephani, nec non e B. Agathæ Virginis, proinde eam
in honorem Protomartyris Stephani vocari jussit e c.
Ma questo sconnesso luogo, secondochè
l’interpreta il Pellegrino nelle sue annotazioni, altro non par che suoni, se
non sè: Constantinum Magnum dicare
voluisse omnibus Apostolis Basilicam a se Capuæ constructam, sed propositum non
perfecisse suum: illam vero S. Germanum ejusdem Urbis Episcopum reliquiis
consecrasse S. protomartyris Stephani conlatis sibi ab eodemmet Imperatore,
Sembra dunque, che il suddetto Anonimo riflettendo all’antichissimo costume di
dedicar le Chiese colle reliquie di quei Santi, de’cui nomi si doveano
intitolare, le quali reliquie si procuravano dall’Autore stesso della nuova
Chiesa, insieme con tutto ciò, che era necessario alla Solennità della di lei
dedicazione; si fosse indotto falsamente a credere, che la Chiesa Costantiniana di Capua non avesse
sortito il nome degli Apostoli, che Costantino da principio si era proposto di
darle, perché questi non avesasi per ventura trovate pronte le reliquie di
tutti gli Apostoli, e che perciò in vece di quelle consegnato avesse a S.
Germano delle altre del S. Protomartire Stefano: Laonde eam (Ecclesiam) in honorem illius vocari jussit, Posta questa
interpretazione, che è la più naturale di qualunque altra, che dar si possa ad
un tal passo, ognun ben vede gli spropositi, e gli anacronismi, che racchiude;
e di fatto dice in prima l’Anonimo, che Costantino determinò, che si dedicasse
in Capua la sua Basilica ad onore di tutti gli Apostoli, quandochè Anastasio
Bibliotecario nella vita di S. Silvestro
I., attesta, che il medesimo Imperatore: Fecit intra Urbem Capuam Basilicam Apostolorum, e non già, omnium Apostolorum, essendovi ben
differenza tra l’una, e l’altra espressione, poiché il nome indefinito
Apostolorum non sempre dinota tutti e tredici gli Appostoli, ma alla volte
soltanto i primi due, cioè Pietro, e Paolo. E che sia così, il Pratilli nel suo
coment. al Cap. X. E XIX. della Cronaca del suddetto Anonimo cita una
pergamena, che si serba nell’archivio nel Monistero di S. Giovanni di Donne
Monache di Capua, dell’anno 1093. onde si rileva che la diruta e vecchia Chiesa
di San Pietro in Corpo, che il
Pellegrino, ed altri credono, come di sopra dicemmo, che fosse stata la
Basilica Costantiniana, riteneva ancora nelle fine dell’undecimo secolo
l’antico titolo degli Appostoli, che additar volea soltanto i primi due cioè
Pietro, e Paolo, leggendosi così in quella pergamena: Finis (di un certo orto) murus
veteris Ecclesiæ SS. Apostolorum, seu
S. Petri ad Corpus. Indi par, che l’Anonimo segua a dire nella sua Cronaca,
che Costantino volle poi, che dal Vescovo S. Germano colle reliquie di S.
Stefano, e di S. Agata, dategli da esso Imperatore, si consegrasse la detta
Chiesa in onore di S. Stefano, non intendendosi altrimenti, che in questo modo
le di lui parole secondo il loro suono; poiché quell’Imperatore innominato non può ad altri riferirsi, che a Costantino
dianzi accennato, a cui del pari si rapporta il dedicari decrevit in honorem omnium Apostolorum, ed il, vocari jussit in honorem Protomartyris
Stephani. Or se è così, l’Anonimo fa consegnare da Costantino a S: Germano
due secoli avanti, che questo Santo venisse al Mondo, le reliquie di S.
Stefano, il cui Sacro Deposito non erasi a quel tempo per anche discoverto. Ma
senza più innoltrarci inutilmente in questo gineprajo, conchiudiamo, che dal
descritto passo l’Anonimo altro non si ricoglie, che la di lui grande imperizia
de’veri fatti, ch’egli mesce, e confonde secondo le guaste, e mal intese
tradizioni del Volgo, le di cui favolette, come osserva il suddetto Pellegrino,
ei bene spesso adotta.
Il Marchese Mauri dopo il Vitale, ed il Granata
per fortificare un così logoro, e rovinoso sostegno, che il citato Anonimo
somministra alla loro oppinione, rapporta un luogo della Cronaca Volturnese
presso il Muratori tom. I. Script. Ital. Part. II. pag. 350. in questi termini: In Civitate Capuana Constantinus Augustus Ecclesiam in honorem
Apotolorum encitavit, quæ dicitur Constantiniana, postea S. Stephani
Protomartyris dicta fuit: ma qui egli ci dà piuttosto la sua
interpetrazione, che le parole genuine di quella Cronaca; poiché ivi leggesi
preciasamente, che Costantino edificò: In
Civitate Capuana Ecclesiam in honorem Apostolorum, quæ dicitur Constantiniana, * Stephani Protomartyris; le quai
parole il Mazzocchi nella sua diss. ist.
de eccl. Neapol. Pag. 6. diversamente interpreta così: Extruxit Constantinus in Civitate Capuana Ecclesiam in honorem
Apostolorum, quæ dicitur Constantiniana, * (alteram) Stephani Protomartyris,
e poi soggiugne nella nota (7). At
Capuani recentiore Scriptores Ecclesiam tantum Apostolorum a Costantino factam
Scripserunt; alteram vero S. Stephani
a S. Germano Episcopo ædificatam conjecerunt. Certe
quod eos hujus Chronici locus, quem
adscripsimus, fugerat. Crede
dunque il Mazzocchi, che il Cronista Volturnese abbia voluto dire , che
Costantino oltre alla Basilica principale in onore degli Apostoli, che dal suo
nome si appellò Costantiniana, e che fu la prima pubblica Cattedrale della
vecchia Capua, avesse ancora edificata un’altra Chiesa meno principale in onore
del Protomartire Santo Stefano.
Io però con buona pace del Mazzocchi non meno,
che del Marchese Mauri m’avviso che questa Chiesa di S. Stefano fosse stata in
realtà nel sesto secolo edificata dal Vescovo S. Germano, e dedicata nel tempo
stesso colle insigni reliquie del Lodato S. Protomartire, e della V. e M. S.
Agata, che quegli riportò senza dubbio da Giustino Primo nella sua celebre
legazione allo stesso Imperatore; e perché il cennato S. Vescovo trasferì nella
medesima Chiesa eziandio la sua Cattedra dalla Basilica Costantiniana, ossia di
S. Pietro Appostolo, senza però aver quest’ultima del tutto abbandonata; perciò
l’uso scambievole, che poi si fece di queste due Chiese nell’esercizio delle
sacre funzioni ad una stessa Cattedra appartenenti, siccome venne ad unirle
insieme, ed in un certo modo a consolidarle in una, così dovette ancora dare
occasione dopo più secoli di confonderne i titoli, e i Fondatori al suddetto
Anonimo Salernitano, Scrittore del secol decimo, ed all’Autore del primo libro
della Cronaca Volturnese, che scrisse nel nono; essendo facili a rinvenirsi
presso gli Scrittori de’tempi barbari così fatte confusioni, come possono
esserne d’esempio parecchi Atti di Santi raccolti, o piuttosto rifabbricati in
quella età, ne quali diverse gesta di più Santi dello stesso nome vengono
confusamente ad un sol di essi attribuite. Quindi finalmente è da conchiudere
che sia molto più probabile essere stata la Chiesa di S. Pietro Apostolo la
vera Basilica Costantiniana, dedicata in onore de’ SS. Apostoli, che la Chiesa
di S. Stefano, che poi con quella fu confusa; non potendosi né dalla cronaca
Volturnese, né da quella dell’Anonimo Salernitano, altro più sicuro nostro
proposito arguire, se non chè la cennata Chiesa di S. Stefano fosse stata
infatti, come testè dicemmo, da S. Germano edificata nel VI. Secolo, e dedicata
colle reliquie dello stesso S. Protomartire, e di S. Agata, che dovett’egli
ricevere nella suddetta sua legazione dall’Imperator Giustino I. poiché sebbene
le Cronache de’tempi barbari scritte sieno per lo più senza critica, e senza
discernimento, pur nondimeno vi si ritrova qualche fondo di verità; mal per
altro divisata dagli imperiti loro Autori. Tanto che nel caso nostro vi son
delle fortissime congetture, onde confermasi tutto ciò, che abbiamo detto
intorno alla distinzione di quelle Chiese, tra le quali congetture la più
gagliarda è, che non sembra affatto verisimile, che Costantino abbia voluto
lasciare un sito così nobile, che non lungi era dal mezzo della florida antica
Capua, ove ancor sono in piedi i magnifici avanzi della Basilica di S. Pietro
Appostolo, per fabbricare la sua Chiesa in un luogo così infelice presso al
muro settentrionale della Città trà l’anfiteatro, in cui fino allora eransi
dati gl’infami spettacoli de’Gladiatori, e delle fiere, e ‘l Catabolo, ossia
stalla delle fiere stesse a quegli spettacoli destinate; che se poi da S.
Germano vi si edificò nel sesto secolo la sua Chiesa Stefaniana, della quale
esiste ancora l’intiera apside, e
l’antico muro di più palmi, che l’ampio piano ne racchiude, fu, perché di quei
dì si erano dismessi affatto i detestabili spettacoli gladiatorj, né più nel
Catabolo vi eran le fiere da custodirsi, e da nudrirsi. L’altra congettura non
meno forte, che anche giova al nostro intento, è che nell’atrio della Basilica
di S. Pietro Appostolo si rinvenne il deposito del Sacro Corpo del Capuano
Vescovo S. Rufino, che lo stesso Michel Monaco nel suo Sant. Cap. a pag. 45.
scrive di potersi ben giudicare essere stato ivi fatto prima dell’anno 440.
cioè prima della venuta di S. Prisco il giovane dall’Affrica, il qual corpo
discoverto poi da S. Decoroso ancor Vescovo dell’antica Capua nel settimo
secolo, fu da lui solennemente trasferito nella Cattedrale di S. Stefano; dalla
qual cosa si arguisce, che la basilica di S. Pietro Ap. sia stata Cattedrale
prima di quella di S. Stefano, e per conseguente la Costantiniana.
Al che si aggiunga, che in detta Chiesa di S.
Pietro Ap. Il Pontefice Giovanni VIII. Consecrò l’eletto Vescovo di Berolasi
Landolfo il Giovane, non ostante che fosse in piedi la di lui Cattedrale
Stefaniana, ove si era ricoverato. Né qui deesi tener conto della frivola
congettura, che fa il Vitale nella sua Dissertazione sulla Basilica
Costantiniana dell’antica Capua, cioè che Erchemperto nell’accennare, che
Landolfo, eletto vescovo di Berolasi fu consecrato dal Pontefice Giovanni VIII.
Nella Chiesa di S. Pietro Capuano,
avesse forse piuttosto scritto in
Ecclesia S. Petri Antiniani, poiché, dic’egli, nell’antica Tassa delle
Decime dell’Arcivescovo Stefano si fa menzione d’una Chiesa di S. Pietro del
distrutto Villaggio d’Antignano, dove si fermò il Pontefice quando venne in
Capua a compor lo scisma. Ma appunto, noi rispondiamo, che per distinguere
dalla Chiesa di S. Pietro di Antignano quella di S. Pietro della vecchia Capua
dovette dir l’Erchemperto, come si è letto sempre nella sua storia, in Ecclesia S. Petri Capuani, e
quantunque nella nuova Capua vi fossero delle altre Chiese di S. Pietro;
nondimeno neppure per alcuna di quelle Chiese può intendersi la Chiesa di S.
Petri Capuani, perché in Capua nuova avea già il Pontefice costituito Vescovo
Landonolfo fratel germano del Conte Pandolfo fiero nemico di Landolfo eletto
Vescovo di Berolasi, onde di certo Pandonolfo impedito avrebbe che Landolfo
fosse ivi consegrato. Adunque resta fermo, che nella Chiesa di S. Pietro
Appostolo, detta ora di S. Pietro in Corpo
di Capua vecchia, seguì la mentovata consecrazione. Ma per non più dilungarci
ommettendo a bella posta altri validi argomenti, torniam da questa disgressione
in sul sentiero intralasciato.
Or vuole il Monaco, e con esso anche il
Mazzocchi, che dopo l’incendio della Chiesa di S. Pietro Ap. recatole dal
feroce Pandonolfo, come di sopra si è veduto, il novello Vescovo Landolfo
avesse trasferita la sua Cattedra nella Chiesa di S. Maria delle Grazie, oggi
Collegiata, detta de’Surj, o de’Surichi, che fu edificata dal Vescovo S.
Simmaco intorno all’anno 430.
in più angusta forma di quel che si vede di presente,
sopra l’antica Cripta, ossia Catacomba, ove adunavansi i primitivi
fedeli Capuani in tempo delle persecuzioni per esercitarvi il Divin Culto; e
credono essi di provarlo col titolo dell’epistola del Pontefice Giovanni VIII.
al detto Vescovo Landolfo: Reverendissimo,
ac Sanctissimo Landulfo, Episcopo Suricorum; ma egli era da
avvertirsi, che quell’Epistola fù data nella XIII. indizione, cioè nell’anno 880.
che è quanto dire prima della consegrazione di Landolfo, e prima dell’incendio
della Chiesa di S. Pietro Appostolo accaduto nell’anno 881. e per conseguente
fu data un anno avanti che la supposta translazione fosse addivenuta; né quell’Episcopus Suricorum, vuol dire altro, se
non Vescovo degli avanzi dell’antica Capua, tra quali eravi la contrada
de’Surj, o de’Surichi, non molto lontana dalla prima, e più antica Cattedrale,
che era la suddetta Chiesa di S. Pietro Ap: tanto più, che dopo quell’incendio
il medesimo Landolfo vien appellato Vescovo di Berolasi dallo stesso Pontefice
in un’altra epistola data nel mese di Aprile nella XIV. indizione, ed
indiritta: Omnibus Episcopis Cajetam,
Neapolim, Capuam, Berolasim, e Amalphim, Beneventum, e Salernum incolentibus.
Adunque dobbiam dire che Landolfo non mai rimosse la sua fede dalla Chiesa di
S.Stefano della stessa antica Capua, ove da principio si era ritirato, la quale
non sappiamo, nè dobbiam presumere senza autorità, che sofferto avesse qualche
sciagura, simigliante a quella della Chiesa di S. Pietro Ap., e se in questa
egli fu consegrato, ciò non fu, perché quivi propriamente ei risiedesse; ma
perché essendo stata la prima, e più antica Cattedrale di Capua vecchia, se ne
volle così riconoscere la preeminenza, non altrimente, che suole anch’oggi
costumarsi nelle antiche Cattedrali, che son rimase in piedi in Città dirute, e
disabitate del nostro Regno, come quella di Anglona; nella quale ogni novello
Vescovo di essa prende il possesso del suo Vescovado, tutto chè poi risegga in
altra Chiesa, e di là governi la sua diocesi; non negando (per tornare al
nostro intento) il medesimo Mazzocchi nel suo coment. ad mut. Camp. Amph. tit.
pag. 138. della prima ediz., che la fede del Vescovo di Berolasi, cioè di
Landolfo: in Ecclesia Stephani fuit,
cujus etiam num baud procul Amphitheatro vestigia visuntur. Or premesso
tutto ciò, che è detto, rimane al fine fuor di dubbio, che alla spirituale
giurisdizione di Landolfo Vescovo di Berolasi cioè del Gastaldato di Berolasi, questo
Villaggio di Casapullo fosse stato soggetto, poiché di esso, come di sopra si
osservò, e degli avanzi della antica Capua, e degli altri Villaggi circonvicini
componevasi il medesimo Gastaldato.
Non era però soltanto fra questi limiti
ristretta la Vescovile potestà di Landolfo; ma molto ancora più oltre si
estendeva; imperciocchè vastissima era di quei dì la Diocesi Capuana al dire
del Pratilli nell’annot. (195.) al num. 47. d’Erchemperto, laddove scrive così:
Capuana Diœcesis, quæ tunc temporis multo
amplius protendebatur, totam fere Liburiam, Liternum, Vulturnum, ac Calinium,
Sinuessamque, Theanum usque ab Aquilone, urbes continebat, unde conjici facile
potest Landulfo Episcopo Berolasim, seu Veteris Capuæ agrum illum, totamque
Regionem ab oriente Nolam versus, Acerrarum urbe inclusa, ad occasum Vulturnum
inter e Clanium fluvios sitam: Landonulfo vero eam Diœcesis partem obtigisse, quæ trans
Vulturnum Boream, Occidentemque prospiciebat. Nè dee recar maraviglia, che
si vasta fosse la Diocesi Capuana; poiché, come avverte il medesimo Pratilli,
sotto il dominio de’Longobardi non tutte le Città Vescovili aveano, come prima,
i loro Vescovi; conciossiachè parecchie di esse o erano state da Barbari
devastate, o abbandonate da’loro Pastori per le incursioni de’Nemici. Al che si
aggiunga, che siccome i Vescovi erano allora riputati altrettanti Signori anche
temporali, così i Conti Longobardi per mantenerli a sé subbordinati, non
permetteano, che se ne eleggessero in altri luoghi, fuorchè nelle Città
principali, ov’essi Conti risedevano, come in Teano, in Aquino, in Cajazzo, e
in Capua che di tutte le altre era stimata la Capitale. Ma finalmente questa
vasta Diocesi, divisa in due nella forma sopraccennata, non molto stante si
vide riunita; poiché ammessi di nuovo, come si disse addietro, dal Conte
Pandonolfo nella nuova Capua i suoi cugini fratelli ad insinuazione del Duca, e
Vescovo di Napoli Atanasio, costoro di concerto imprigionarono lo stesso
Pandonolfo, e’l Vescovo Landonolfo di lui germano, e poscia in Napoli gli
rilegarono; ond’è che ‘l Vescovo Landolfo s’impossessò di tutto il Capuano
Vescovado; ignorandosi poi se il detto Landonolfo ne avesse più ricuperata la
sua metà, o ne avesse soltanto ritenuto il titolo. In si fatta guisa questi
Villaggi, e le reliquie della vecchia Capua insieme con Capua nuova riconobbero
in avvenire uno stesso Vescovo, che in quella Città fissò per sempre la sua
residenza; siccome anche dopo alcuni anni colla stessa nuova Capua furono essi
sottoposti ad un medesimo sovrano, che fu il Conte Atenolfo, già di sopra
memorato, sotto i cui successori la Capuana Diocesi divenne celebre, ed
illustre principato, il titolo del quale servì poscia di caratteristica ai
Serenissimi Principi del Sangue della Real Corona delle due Sicilie.
CAPO VI.
ed ultimo
Dal pregio, che ha Casapullo
di costituir con tutti gli altri Villaggi
Capuani
un corpo solo insieme colla Città,
e di
esser quindi considerati come un sol
Comune,
godendo indistintamente da quella,
degli stessi insigni, e numerosi privilegj,
di cui va decorata:
e de’pregi più
particolari di questo medesimo Villaggio.
Ridotti al fine, come già osservammo, questi
Villaggi Capuani insieme colla nuova Città di Capua sotto lo stesso Sovrano
Dominio, vennero a formare colla medesima un sol corpo, e quindi a costituire
anche in quanto all’Economia una sola Università, la qual perciò sin ne’secoli
a noi vicini, siccome attesta Michel Monaco nelle Ricognizioni del suo
Santuario, e propriamente nella ricogniz. 4. pag. 5. non solo era governata da
uno stesso Politico Magistrato, come lo è tuttavia; ma altresì da un medesimo
Magistrato Economico, composto di persone, che nel tempo stesso dalla Città, e
da’Villaggi si eleggevano; per bene intendere la qual cosa è da premettersi,
che la Diocesi, ossia Contado Capuano, da tempo antico si distingue in tre
ampie Regioni, la prima delle quali appellasi Terra Lanei, ossia Terra dell’Agno, la seconda Terra Cancia, la terza Terra
Capuana. Ciascuna di queste terre molti Villaggi abbraccia, e fra quelli della
Terra Lanei si annovera spezialmente
questo Villaggio di Casapullo. Or ciò posto; allorchè elegger si doveva il
cennato Magistrato Economico, i Capi de’villaggi della Terra Lanei si adunavano secondo il Monaco nel Casale di S. Pietro
in Corpo, e quivi eleggevano al reggimento della Città, e della Diocesi uno
de’loro Concittadini; lo stesso si praticava da’Capi de’Villaggi della Terra Cancia, come altresì da quelli
de’Villaggi della Terra Capuana,
eleggeva parimente uno o più de’suoi individui la Città; e così di tutte queste
persone per tal modo elette componeasi il riferito Magistrato, che
indistintamente la Città, e la Diocesi governava. Un governo presso a poco
simigliante osservasi tuttavia nel Reale stato di Caserta. Ma udiamo lo stesso
Monaco nella citata Ricog. 4. pag. 5., egli adunque richiamando quivi ad esame
l’etimologia del Casale di S. Pietro in Corpo, data da esso nella pag. 46. del
suo Santuario, scrive così:
Lin.
4. vers. Ad corpus. Dicimus Ecclesiam
Sancti Petri vocatam ad Corpus, quia erat in corpore, idest in meditullio
Civitatis. Meditullium intelligimus non florentis, sed collabentis Capuæ. At
vero, quia juxta vulgare nostrum idioma FARE CORPO est facere conventum, e ipse
locus dicitur corpus, ut il CORPO DI GUARDIA, locus ubi sunt milites congregati
custodiæ causa: ideo vicus, in quo est Ecclesiæ Sancti Petri, potuit dici
corpus, quia cives eo loco ad colloquia publica congregarentur: id quod maxime
convenit proxime elapsis seculis, quando HÆC EXTANS CAPUA UNAM CUM SUIS
CASALIBUS UNIVERSITATEM CONSTITUEBAT: tunc enim Casalia Terræ Lanei erant
Capuanæ Universitatis una Pars, quæ eligebat ad CONREGIMEN unum ex suis.
Capita-vero Casalium oportuit fecisse corpus, idest conventum in Casali S.
Petri, ut in Florentiore, cum Casale Sactæ Mariæ non esset, ut nunc est,
ampliatum e c.
S’introdusse poi il costume che tanto la Città,
che ciascun Villaggio eleggesse il suo proprio Magistrato economico, da cui
particolarmente fosse governato, essendosi altresì fra l’una, e gli altri
proporzionevolmente i pesi fiscali distribuiti, forse perché cresciute le
Popolazioni, si rendeva incomodo quel governo generale, ne’ ciascun Luogo
poteva esserne per ventura molto ben servito. Ma non per questo cessaron mai i
Capuani Villaggi dall’essere considerati insieme colla Città come una sola e
medesima Università; poiché oltre all’essere universalmente a quella dallo
stesso Politico Magistrato anch’oggi governati, si è sempre in essi, e nella
Città un sol comune riconosciuto da i Sovrani di questo Regno, dai quali e gli
uni, e l’altra sono stati indistintamente decorati degli stessi insigni, e
numerosi privilegi, onde han goduto sino ad ora, e godono tutta via. E per qui
rapportarne alcuni de’principali, i di cui originali documenti si conservano
nella Cancelleria della medesima Città, dico, che Alfonso I. d’Aragona Re di
Napoli, ritrovandosi nella Città di Gaeta nell’anno 1436. spedì di quindi a 4.
Aprile un Real Diploma in favor di Capua egualmente, che de’di lei Casali, in
cui frà le altre molte grazie, che gli concede, vi sono le seguenti, cioè, che
Capua, e i Casali di essa sieno del Demanio, e dominio della sua Real Corona, e
che i loro Uomini a nessuno sieno tenuti ubbidire[1][1],
fuorchè a sua Maestà: inoltre che gli uomini di Capua, e de’di lei Casali sieno
Cittadini in tutto il Regno citra e ultra farum, e godano di tutte le immunità,
esenzioni, e franchigie, di cui godono gli altri veri Cittadini, ed oriundi di
ciascuna Città, Terra, e Castella del detto Regno. Ma veggiamo intorno a
ciò le parole, espresse nel diploma; Item
quod dignetur dicta Regia Majestas ex speciali privilegio suæ immensæ
benignitatis, quod hominem e personæ
dictæ Civitatis Capuæ, e sui
Districtus , e Pertinentiarum sint
Cives in toto Regno Siciliæ citra e ultra Farum, ita quod a die concessionis hujus modi dicti homines Civitatis Capuæ, e ejus Foriæ habeantur e reputentur ut Cives in qualibet Civitate, Terra, Castro, vel Loco Regni
Prædicti tam demaniali, quam ad
quemcunque spectant: e quod dicti
homines dictæ Civitatis, e ejus Foriæ
illismet immunitatibus, exemptionibus, e franchitiis potiantur e gaudeant, quibus
alii veri Cives e oriundi cujuscunque Civitatis, Terræ, Castri, e Loci dicti Regni potiri soliti sunt, e debent, ac potiuntur, e gaudent;
al che segue la Regia decretazione: Placet
Regiæ Maiestati. E appresso: Item
quod dignetur dicta Regia Majestas graciose concedere hominibus dictæ Civitatis
Capuæ, Casalium, Pertinentiarum, e Districtus ejusdem, quod homines ipsi extra
dictam Civitatem Capuæ sint franchi e immunes a solutione omnium e quarumcunque
gabellarum, Passagiorum, Scafarum, Dohanæ, Fravelli in toto Regno Siciliæ citra
e ultra Farum, e in quacunque Civitate, Terra, Castro, e Loco Regni prædicti
tam Demanii, quam quorumcumque aliorum Dominorum. Al che segue pur la Regia
decretazione. Placet Regiæ Maiestati.
Il medesimo Re Alfonso I[2][2]. confermò in Capua di parola in parola
alla stessa Città, ed agli uomini di essa, e de’di lei Casali, Perinenze, e
distretto i suddetti due Capitoli di Cittadinanza, e di esenzione insieme colle
altre grazie sotto il dì 8. Maggio dell’anno 1437. Una simile conferma ne fu
fatta dal Re Ferdinando I. di lui figliuolo mediante lettera Regia, indiritta
al Presidente della Regia Camera della Sommaria Cobello Barnaba, ed al
Razionale della medesima Leonardo Campajuli, spedita il dì 12. di Novembre
dell’anno 1454. la quale conferma fu poi reiterata dallo stesso Re nel Castello
di Capua il dì 15. di Luglio dell’anno 1458. Similmente Carlo VIII. Re di
Francia dopo di essersi impadronito di questo Regno confermò a Capua e a’di lei
Casali mediante Real diploma, spedito dal Castello di Capuana di Napoli il dì
2. di Marzo dell’anno 1495. tutte le grazie, e i privilegi di qualsivoglia
natura, che ad essi erano stati conceduti da’Re antecessori. Pel modo stesso
Federico d’Aragona succeduto al Re Ferdinando II. suo nipote in questi Dominj
con lettera Regia in forma di Privilegio, indiritta a Giovanni d’Andrea di
Pozzuoli, Presidente della Regia Camera della Sommaria, ed al Notaio Marino
Saffo di Nola, e spedita dal Castello Nuovo di Napoli il dì 7.di Decembre
dell’anno 1500. oltre ad altre grazie confermò di parola in parola i
sopraccennati due Capitoli di Cittadinanza, e di estensione a Capua e a’di lei
Casali, e Distretto, e ne ordinò l’esatta osservanza juxta eorum tenorem, e consinentiam pleniorem, e saniorem. E
Ferdinando il Cattolico, terzo di questo nome nella serie de’Re di Napoli, per
mezzo del suo Vicerè Consalvo di Cordova nell’anno 1504. rinnovò fra gli altri
il Privilegio: Che Capua, e i di lei Casali fossero nel Dominio, e nel primo e
perpetuo Demanio della Real Corona; nè si potessero vendere, nè impegnare, nè
commutare, nè donare, etiam pro statu
Regni. E nel caso di qualche contraria concessione, questa s’intendesse
nulla. Indi confermò tutti gli altri Privilegj concedutegli da’Re Aragonesi. Lo
stesso fece l’Imperator Carlo V., il quale oltre ad aver confermato a Capua, ed
a’Casali tutti gli antichi privilegj, gliene concedette ancor de’nuovi. Lo
stesso ancora praticò Filippo II. di lui figliuolo, e lo stesso altri Re
successori, frà quali spezialmente è da rammentarsi Carlo il Grande, Figliuolo
del Re Cattolico Filippo V. ed Augusto Genitore del nostro amabilissimo attual
Sovrano Ferdinando IV., il quale dopo aver gloriosamente conquistato questo Regno,
entrato in Capua il dì 22. di Decembre dell’anno 1734 con dimostrazioni di non
ordinaria benignità, e clemenza confermò alla Città, ed a’Casali tutte le
grazie e i privilegi, onde i Re antecessori gli aveano ricolmati.
Intanto chi vago fosse di sapere oltre agli
accennati, i moltri altri speciosi privilegj, che il Comune Capuano dalla
munificenza de’i Re di Napoli meritò di ottenere mercè la sua fedeltà,
attestava loro col proprio sangue, e con tanti devastamenti de’propri poderi,
sofferti in tempo di guerra, gli potrà riscontrare nella Cancelleria della
Città medesima, ove originalmente se ne conservano i documenti raccolti in un
volume, volgarmente appellato il libro
d’oro; come pure nel tomo 2. della storia Civile di Capua del chiarissimo
Granata, che io qui per iscemar la noja a’miei Lettori di buon grado gli
strasando; se non che a patto alcuno dispensarmi non posso dal far motto di un
altro privilegio in materie ecclesiastiche, che la Città eziandio, e i dilei
Casali egualmente risguarda; affinchè si scorga, che non solo nell’ordine
civile; ma benanche nell’Ecclesiastico l’una, e gli altri una medesima, ed
indistinta università costituiscano. Adunque è da sapersi, che il lodato Carlo
il Grande allor che felicemente dominava in questo Regno, si compiacque di fare
istanza per mezzo del suo Ministro di Roma il Duca di Cerisano al gran
Pontefice Benedetto XIV., che tutti i beneficj Ecclesiastici Residenziali della
Città e della Diocesi di Capua, e le pensioni, che potessero ad essi apporsi,
si fossero in avvenire conferiti a’soli Cittadini nati, ed oriundi della Città,
e della Diocesi medesima; e di fatto il cennato Pontefice accordò benignamente
un tal privilegio con solenne Breve, che incomincia: Quo majores, spedito il dì 15. di Marzo dell’anno 1755., e poi
bentosto esecutoriato dalla Real Camera di S. Chiara; nel qual Breve leggesi
così….. Pro parte Carissimi in Christo
filii nostri Caroli Utriusque Siciliæ, e Hierusalem Regis Illustrissimi nobis
nuper fuit humiliter Supplicatum, ut infrascripta beneficia Ecclesiastica
Capuanæ Civitatis e Diœcesis, nec non pensiones, quas super ipsis, e eorum
fructibus ac proventibus imposterum reservari contigerit, solis Clericis, atque
Præsbyteris ejusdem Capuanæ Civitatis, e Diœcesis, conferri, ac eorum dumtaxat
favore reservari posse statuendo concedere, e indulgendo decernere dignaremur.
Nos itaque caussas, quæ dicti Caroli Regis animum impulerunt, ut nostram super
hac re auctoritatem imploraret, debita consideratione perpendentes,
pensantesque eas æquitati e rationi
consentaneas, illius Votis libenter annuendo ex certa scientia nostra, e
Apostolicæ Potestatis plenitudine statuimus e decernimus, uc deinceps omnes e
singulæ Dignitates, etiam post Pontificalem Major in Cathedrali, e Principales
in Collegiatis, ac ipsius Cathedralis, e Collegiatarum Ecclesiarum Canonicatus,
e Præbendæ, ac Mansionariæ, Cæteraque Beneficia Ecclesiastica in dicta
Cathedrali, e Collegiatis, ac Receptitiis Ecclesiis in dicta Capuana Civitate,
e Diœcesi consistentibus fundata e sita, quæ Chori servitium annexum habeant, e
personarum residentiam requirant, nec non Parochiales Ecclesiæ in eadem
Civitate, e Diœcesi existentes, quotiesque, e quandonque illa e illæ deinceps
per cessum, vel decessum, seu liberam, seu conditionalem resignationem, aut
privationem, seu quamvis aliam dimissionem, vel amissionem, e quovis modo ex quorumvis Personis etiam nostrorum e
successorum nostrorum Romanorum Pontificum pro tempore existentium, vel
cujusvis S. Romanæ Ecclesiæ Cardinalis etiam tunc viventis Familiaribus, e
continuis commensalibus, vel nostris, e Sedis Apostolicæ Notariis,
Protonotariis nuncupatis, aut alias quovis modo qualificatis, e reservationem,
aut affectionem Apostolicam inducentibus, e tam in mensibus Nobis, e
Successoribus nostris prædictis reservatis, quam in aliis ordinariis
nuncupatis, ac etiam apud Sanctam Sedem Apostolicam vacaverint, illorumque, ac
illarum collatio, provisio, ac omnimoda dispositio sive ad nos, e prædictos
nostros successores, sive ad Venerabilem Fratrem nostrum modernum, e pro
tempore existentem Archiepiscopum Capuanum, aut alios Prælatos, e inferiores
Collatores, seu præsentatio Personæ idoneæ, ac alias certis modo, e forma
qualificatio ad aliquas personas Ecclesiasticas, etiam per modum Collegii, e
per secreta suffragia, aut aliquam personam Ecclesiasticam singulariter, dictis
reservationibus, e affectionibus Apostolicis cessantibus, respective spectat, e
pertinet, nonnisi Clericis, seu Presbyteris in eadem Civitate, vel Diæcesi
Capuana ortis, vel oriundis tam per nos e successores nostros Romanos
Pontifices pro tempore existentes, quam per archiepiscopos, aliosque Prælatos e
inferiores Collatores prædictos conferri, e ad illos, e illa per personas seu
personam Ecclesiasticam hujusmodi nonnisi Clerici, seu Præsbyteri, ut
præfertur, qualificati ejusdem Capuanæ Civitatis, seu Diœcesis eligi, nominari,
seu præsentari possint, e valeant. Utque etiam pensiones annuæ super dictarum
Dignitatum, Canonicatuum, e Præbendarum, Mansionariarum, aliorumque
Beneficiorum, Chori servitium annexum habentium, ac personalem residentiam
requirentium, nec non Parochialium Ecclesiarum hujusmodi fructibus, e
proventibus quibuscumque Apostolica auctoritate reservandæ, nonnisi in favorem
Clericorum, seu Præsbyterorum prædictæ Civitatis, vel Diœcesis eadem
auctoritate reservari queant, ita ut ram dictæ Dignitates, * Canonicatus, ac
Præbendæ, nec non Mansiorariæ, Cæteraque Beneficia prædicta servitium chori
annoxum habentia, e personalem residentiam requirentia, dictæque Parochiales Ecclesiæ,
quam pensiones super illorum e illarum fructibus, redditibus, e proventibus
dicta Apostolica auctoritate, ac earumdem tenore præsentium concedimus, e
indulgemus. Ac propterea dicto Moderna, ac pro tempore existenti Archiepiscopo
Capuano, ac Ecclesiæ Capuanæ Præsulibus, seu Administratoribus pro tempore
existentibus; nec non aliis Prælatis, e inferioribus Collatoribus, ad quos
cujusvis ex Dignitatibus, Canonicatibus, e Præbendis Mansionariis, ac
Baneficiis Choralibus e residentialibus, seu Parochialibus Ecclesiis prædictis
Collatio, Provisio, e Dispositio præfata, nec non Personis Ecclesiasticis, ad
quas seu communiter, sen particulariter electio, nominatio, seu præsentatio ad
illas e illa, cessantibus reservationibus, e affectionibus prædictis, spectat,
e pertinet, eisdem auctoritate e tenore districte inhibemus, ne de illis
quandocumque ut præfertur, vacaverint, in favorem Clericorum, e Præsbyterorum
qui prædictæ Civitatis, vel Diœcesis non sint, etiam sub Clypeo quorumcumque
privilegiorum, e indultorum ipsis Præsulibus e Collatoribus ab Apostolica Sede
Prædicta sub quibuscumque tenoribus e formis forsan concessorum providere aut
alias de illis disponere, seu respective ad illa, e illas Clericos, seu
Præsbyteros, qui præfatæ Civitatis, aut Diœcesis Capuanæ non sint, eligere,
nominare, seu presentare audeant, vel præsumant; decernentes ex nunc omnes, e
singulas collationes, provisiones, e quasvis alias dispositiones de prædictis
Dignitatibus, Canonicatibus, e Præbendis, Mansionariis, aliisque Beneficiis Choralibus,
e Residentialibus hujusmodi, dictisque Parochialibus Ecclesiis, nec non ad
illa, e illas electiones, nominationes, e præsentationes, ac Pensionum
quarumvis super eorum e earum fructibus, reditibus, e proventibus reservationes
præter, e contra præsentium litteralem tenorem, eticam per Nos, e sedem
prædictam, seu alios quaslibet faciendas, nullas, e invalidas, nulliusque
roboris, e momenti fore, e esse, nullumque per eas cuique jus acquiri, vel
etiam coloratum titulum possidendi, seu respective pensiones hujusmodi exigendi
tribui posse; præsentes quoque Litteras semper e perpetuo validas e efficaces
esse e fore e c. Datum Romæ apud Sanctam Mariam Majorem anno Incarnationis
Dominicæ 1755. Idibus Martii, Pontificatus nostri anno XV.
Rimane omai per quel, che abbiamo divisato,
fuori d’ogni controversia la generale egualità de’dritti, e delle prerogative,
che competono ad un’ora tanto a Capua, che a’di lei Casali, come constituenti
un sol comune; la quale egualità viemaggiormente si conferma dalla chiara, e
incontrastabile dottrina del celebre Regente Sanfelice nella decis. 189. num. 6. in cui così si legge: Casalenses quamvis extra moenia, e
suburbia Civitatis sint, tamen VERE CIVES ipsius Civitatis sunt, e gaudent
omnibus honoribus, privilegiis, commoditatibus, quibus gaudent ipsimet Cives e
c. Finalmente da i privilegj già rapportati, e più ancora dagli altri
molti, che per amore della brevità ho lasciati nella penna, apparisce altresì,
che la Diocesi, ossia il contado di Capua, fra tutti gli altri del Regno
cotanto contraddistinto insieme colla Città da’Serenissimi Re di Napoli, si sia
renduto per tal verso, piucchè qualunque altro, ragguardevole, e singolare;
quindi è, che non dee recar maraviglia, se molte ricche e nobili Famiglie, che
si veggono in esso dimorar tuttavia con fasto e splendidezza, non curino di
trasferire il loro domicilio in Città laddove al pari di ogn’altra Famiglia
Nobile far potrebbono la stessa luminosa figura; poiché mercè de’sopraddetti
privilegj non van soggette a veruna taccia benchè frivola, ed apparente, che la
Gente di corto pensare suol dare a quelli, che vivono ne’Villaggi; tanto più,
che ci è tra loro l’antico, ed universal costume di educare i proprj Individui
nella Capitale del Regno; ond’è, che poi si ammira in esse la stessa politezza
di maniere, e lo stesso signoril trattamento, che in ogn’altra Nobile Famiglia
delle Città più culte si osserva. Senzachè non v’ha chi possa a buona equità
negare, che il vivere in qualunque Villaggio non reca punto di pregiudizio ai pregi
di Nobiltà, acquistati dalle Famiglie; giacchè vivendo esse anche in Contado,
non le si può contendere a patto alcuno il titolo di Nobili, siccome avverte Gio. Giacomo Dongone, de origine e jure Patriciorum lib. 3. Cap. III. ove scrive così: Accidit mos inveteratus, juxta quem ubique
ferme Locorum obtinet distinctio, ut Nobiles Urbani dicantur Patricii; Campestres vero, sive Ruri degentes Equitum,
sive speciali NOBILIUM nomine veniant,
qui mos pro veritate habendus. Quindi è che nella Francia prima della sua
rivoluzione i Signori più rispettabili non isdegnavano di vivere ne’Villaggi,
ove possedessero de’poderi; anzi si pregiavano talora di aver sortito in quei
Luoghi i lor natali.
Ma è tempo omai di metter fine a
questa, quale che sia, dissertazione; il che faremo conchiudendola con una
breve descrizione del sito di Casapullo, e degli altri pregi particolari, che
gli conciliano un non picciolo riguardo in preferenza degli altri Luoghi. Giace
adunque questo Villaggio di Casapullo nel più bel sito della nostra Felice
Campania, che da Cosmo Anicio presso il Capaccio nel Lib. I. Hist. Neap. vien
chiamata Orbis Sol, Ocellus, e nitor; in mezzo a una pianura più florida e ridente in tutte le
stagioni, e la più feconda di ogni sorta di derrate, di cui Polibio così
favella: Planities circa Capuam (cioè
l’antica) pars est Italiæ totius
nobilissima. Regio bonitate, atque amoenitate præstans; in una comoda
lontananza dalle falde degli ameni Colli Tifatini, ingombri di sceltissimi
oliveti, che a guisa di delizioso teatro gli fan corona; sotto il clima il più
soave, e temperato, che mai vi sia; adorno non solamente d’una Chiesa Matrice,
che ha sembianza di splendida Cattedrale, in cui si veggono fondate insigni, e
decorose Confraternite, e più antichi Beneficj patronati, ma ben anche di altre
esteriori, e nobili Cappelle; di magnifici Palagi; di fruttiferi, e vaghi
giardini (adiacenti ai nobili palazzi); di acque limpide, e sincere, di strade
spaziose, e lastricate di ben commesse selci; abitato da duemila, e più cantinaja
di Cittadini culti, in industriosi, di vivace, e creativo ingegno, e dediti
alle arti ed al commercio, ed oltre a questi da un Clero numeroso, ed erudito,
che in varj tempi ha dati molti Canonici mitrati alla nostra Chiesa
Metropolitana, e parecchi Parrochi alle Parrocchie sì della Città, che di altri
Luoghi della Diocesi; e finalmente abitato da alcune antiche, e Nobili
Famiglie; ragguardevoli e distinte e per gli antichi Giureconsulti, ed altri
Valentuomini, che in esse son fioriti, e per quelli, che tuttavia vi
fioriscono, e pel passesso di antiche Cappelle gentilizie[3][3], fregiate de’loro proprj stemmi, (di
alcuna delle quali, cioè di quella dell’Immacolata Concezione di Nostra Donna,
fondata da’miei maggiori nell’anno 1627. più celebri Canonisti de’secoli scorsi
ne rapportano i privilegj); e per gli antichi, e moderni parentadi, contratti
con famiglie illustri, ed anche originarie da cospicui sedili provinciali, come
è quello di Cosenza, quel di S. Marco di Trani, quello di Capua, quel di Sessa,
e quello dell’antichissima, e nobilissima Città di Messina (che contende il
primato di tutto il Regno di Sicilia di là dal Faro alla Città di Palermo del
pari Nobile, ed antica, intitolandosi la prima: Regni Siciliæ Caput[4][4];
e per lo splendido, e decoroso mantenimento, che mercè le loro antiche rendite
patrimoniali han sempre usato di fare, lasciando io per non più dilungarmi, di
far parola di altri loro pregi anche maggiori degli accennati; i quali in parte
sono a tutti ben noti, e in parte possono rilevarsi da’documenti, che dalle
medesime famiglie si conservano; e qui si noti da passaggio, che le suddette
Famiglie Nobili fra le altre loro prerogative hanno il vanto di essersi sempre,
e costantemente mantenute fedelissime ai lor Sovrani; ed alcuni individui di
esse si sono anche segnalati in così bel pregio, come fu Giulio Antonio
(de)Natale bisavolo del Canonico della nostra Cattedrale D. Francescantonio, e
de’suoi fratelli, il quale Giulio Antonio essendo Alfiere di Cavalleria sotto
il Re Cattolico Filippo IV. d’Austria, Padrone allora di questo Regno di
Napoli, nel tempo dell’antica rivoluzione Popolare, detta volgarmente di Masaniello, mostrò il suo gran valore
nel combattere in difesa del suo Sovrano contra i Ribelli Napoletani, ed i
Francesi, siccome costa dagli onorifici attestati, che ne fecero più Supremi
Officiali di quei tempi, cioè il General Luigi Poderico, il Capitan di Corrazza
D. Pietro Vello-Molina, e ‘l Commissario Generale di nuova leva Cesare Zattara;
e per qui rapportarne alcuno, piacemi di trascrivere l’attestato di Cesare
Zattara, formato in lingua Italiana, essendo gli altri in idioma Spagnuolo
Cesare Zattara, Commissario Generale della Cavalleria della nuova leva di questo Regno di Napoli per S.M.
Fo fede di aver visto servire a S.M. Giulio Antonio di Natale[5][5], Alfiero della Compagnia di Cavalli del Capitano Paolo Murichio in tutte le occasioni, che sono occorse nel tempo della rebulutione di questo Regno, come fu nella intrata della Città di Aversa, nella scaramuzza di Marano, nella rotta, che si diede al Popolo di Napoli a Scaffare, nella presa di S. Anastasio, nella rotta, che se diede al Duca di Guisa en Aversa, in tutte le sortite, che se fecero in Aversa, e Capua, e mi costa marciò colla sua Compagnia a Orbitello in quelle Truppe, che andorno a soccorrere detta Piazza, quando stava sediata da Francesi, e colla sua Compagnia prese una Torre guarnita da Francesi, che fu di molta importantia. Fu impiegato molte volte a riconoscere lo Nemico, e sempre ha dato intiera soddisfazione di tutto quello li fu ordinato. Lo giudico meretevole di quella mercè, che Sua Maestà restarà servita farli. Ed in fede ho la presente firmata di mia mano, segilata con il segilo delle mie armi: data in Napoli a 28. di Ottobre 1648.: Cesaro Zattara” Indi si vede impresso il di lui sigillo.
Né poi (tornando al nostro intento) tutti gli odierni Individui delle suddette Nobili Famiglie hanno punto tralignato dai lor Maggiori; giacchè egualmente, che questi, han di presente lo stesso zelo, attaccamento, e fedeltà dimostrata alla Real Persona del nostro amabile Sovrano Ferdinando IV. nella guerra sostenuta contro dei Francesi nel 1799. e nelle turbolenze di questo Regno che l’hanno accompagnata, e l’han seguita, avendo gl’Individui sopraccennati ben volentieri somministrato non solo alle straniere Reali Truppe in massa, qua capitate, alloggi, viveri, e quanto loro bisognava, ma molto più avendo ciò praticato colla Truppa in massa di Casapullo, in ossequio, e servizio del nostro Re raccolta, e comandata dall’altro Casapullese, e coraggioso Alfiere di Cavalleria Niccolò Jannotta, che cinque, o sei anni addietro essendo marciato di real ordine con altra Cavalleria in ajuto dell’esercito Imperiale, in Lombardia, fece ivi insieme co’suoi commilitoni prodigi di Valore; il che lo stesso general nemico fu costretto mal suo grado a schiettamente confessare, e come poi universalmente lo attestarono i pubblici foglietti di là venuti. E a tal proposito, perché si vegga sempre più qual presenza di spirito, e coraggio nutriscano i guerrieri Casapullesi, io dirò un fatto veramente maraviglioso, ed è, che un giovinetto, chiamato Elpidio Musone, di questo luogo, Trombetta della Real Milizia, essendosi trovato a cavallo, solo in una strada, vide di lontano venir verso Casapullo una Colonna di Francesi, che sortiti erano da Capua col reo disegno di sorprendere, e di saccheggiare questo medesimo Villaggio; ond’egli lasciatigli avvicinare, e scorrendo sù e giù col suo cavallo quella strada, toccò colla sua tromba una strepitosa marcia militare. A quel suono bellicoso, ed improvviso credendo i Francesi, che venisse contro di loro una numerosa Cavalleria, voltate subito le spalle, disordinatamente si misero in fuga per rientrare in Capua, ed evitare il gran pericolo di essere da quella immaginaria Cavalleria circondati, e fatti in pezzi. E così il Musone venne in un certo modo a rinnovare fra noi l’antico esempio di valore di Orazio Coclite, che solo sul ponte Sublicio di Roma, al dir di Livio, di Dionigi Alicarnasso, di Plutarco, e di altri autori, fece fronte ad un intiero esercito di Toscani del Re Porsenna finchè alcuni suoi compagni non ebbero l’agio di rompere il detto ponte dietro alle sue spalle per impedirne il passaggio a quell’esercito, che assalir volea la stessa Roma, ed impadronirsene.
Ma lasciando ciò in disparte, non è egli da tacere, che oltre alle sovraccennate Famiglie Nobili qui esistenti, hanno fatto in questo Villaggio di tempo in tempo anche soggiorno diverse altre rispettabili Famiglie straniere, e fra queste la rinomata famiglia del Balso, che nelle età passate vi possedeva un comodo Casino nella strada detta della Arena di contro alle amene pendici de’colli Tifatini, e la nobilissima famiglia Molina de’Marchesi di Toccanisi, che venuta dalle Spagne in Regno da due secoli e mezzo addietro, o là intorno, fissò qui in Casapullo il suo perpetuo domicilio avendosi edificato un Magnifico Palagio nella stessa strada dell’Arena; ond’è che nelle antiche numerazioni delle Università del Regno ritrovasi connumerata tra le famiglie di questo luogo. Una tal famiglia frà gli altri gran Personaggi, che produsse, diede una Viceregina alla Sicilia; e ‘l Sommo Pontefice Benedetto XIII. Orsini con cui essa famiglia era in qualche grado di parentela, nell’andar che fece la seconda volta in Benevento nell’anno 1729[6][6]. passando per di quà, l’onorò de’suoi colloquj, essendosi fermato colla sua carrozza davanti al di lei Palagio. La medesima famiglia si estinse qui ultimamente in persona del Marchese D. Pietro Molina.
Dimorò inoltre in questo Villaggio per buona parte della sua vita il celebratissimo Camillo Pellegrino, da noi più volte citato addietro, il qual vi ebbe un nobile Casino, o per dir meglio, un famoso Museo, in cui oltre ad una gran quantità di antiche monete, d’idoli, di vasi etruschi, e di altri rari e pregievoli monumenti, vi raccolse quanto mai potè rinvenire nel Contado Capuano, e in altri luoghi di antiche iscrizioni, e specialmente sepolcrali, di teste di marmo antiche, e di bassi rilievi, altri rappresentanti varj giovinetti, ed altri alcuni artieri cogli strumenti dell’arte loro, le quali cose in buon ordine disposte, fece incastrare nelle pareti del medesimo Casino, e dalle quali dopo la di lui morte, quantunque in parte malmenate e distrutte ha ritratto un grato pascolo l’erudita curiosità di Nobili Viaggiatori, che son venuti a bel diletto ad osservarle. Egli adunque qui dimorando solea tenervi frequenti, ed erudite conversazioni con diversi Amici letterati, e fra gli altri con Erennio (de)NATALE il vecchio, rinomato Giureconsulto di questa età. Qui ancora compose i celebri suoi Discorsi della Campania Felice, e compilò la storia de’Principi Longobardi, che già diede alla luce; e qui la di lui serva credendolo in una grave infermità già presso a morte, eseguì l’incauto, e detestabile di lui comando di dare alle fiamme altre stimabilissime opere da lui composte, ma non ancora pubblicate, fra le quali eravi la storia di Capua in tre volumi distribuita, ed un trattato del Capuano anfiteatro. Il suddetto Casino era stato vagamente rimodernato dal di lui Pronipote D. Camillo Pellegrino, Patrizio Capuano, ma dipresente per una fatal disgrazia è quasi ricaduto nelle primiera squallidezza. Similmente è stata usa di far soggiorno in questo Villaggio la Famiglia Granata-Capua, Patrizia Capuana, che vi possiede tuttavia un Comodo Palagio, e fra gli altri di lei individui il fu Monsignor D. Francesco, Vescovo di Sessa, Autore della Storia Civile, e della storia Sacra di Capua, il quale ben volentieri veniva ogn’anno a respirare questo salubre aere per quel tempo, che il suo Sacro Pastoral Ministerio gliel permetteva; anzi la di lui pronipote D. Antonia Granata Capua, Dama di molto onesti, e virtuosi costumi, negli anni addietro qui s’impalmò con D. Erennio (de)NATALE, terzo di questo nome, nipote del Canonico D. Franescantonio, da noi di sopra mentovato. Potrei in ultimo soggiungere esser concorsi a rendere viepiù celebre questo luogo più Consiglieri Governatori di Capua, i quali successivamente per la maggior parte dell’anno qui risiedendo, vi han tenuta pubblica Ragione; ond’è che di continuo si è veduto questo Villaggio frequentato da ogni ceto di persone, che dalla Città non meno, che da tutto il resto della Diocesi qui convenivano pe’loro affari contenziosi. Ma quelche supera finalmente tutti gli altri pregi di questo medesimo Villaggio, è appunto l’essere stato, alcuni anni addietro, spesse volte illustrato dalla Real presenza, e dalla dimora di più ore del Serenissimo Real Principe delle due Sicilie Leopoldo, e delle Reali Principesse di lui Sorelle Maria Cristina, Maria Amalia, e Maria Antonia, le quali vennero mediante la gradevole, e benigna permissione de’loro Augusti Genitori a visitare in casa del Canonico della nostra Cattedrale D. Pietro Paolo di Stasio, e del di lui nipote D. Gianfelice la prima, e savia loro Camerista, volgarmente detta l’Asasatta. D. Maria Luisa Micherou,
che quivi da più tempo si tratteneva a respirare questo salubre aere; in memoria del quale onore ricevuto dalla casa del cennato Canonico, e di suo nipote l’altro eruditissimo Canonico di lui Collega D. Stefano Gaeta compose un elegante iscrizione da solpirsi in marmo, e situarsi in fronte alla scala del Palagio Stasiano, che qui reco per corona di questa mia Opericciuola:
Cesare Zattara, Commissario Generale della Cavalleria della nuova leva di questo Regno di Napoli per S.M.
Fo fede di aver visto servire a S.M. Giulio Antonio di Natale[5][5], Alfiero della Compagnia di Cavalli del Capitano Paolo Murichio in tutte le occasioni, che sono occorse nel tempo della rebulutione di questo Regno, come fu nella intrata della Città di Aversa, nella scaramuzza di Marano, nella rotta, che si diede al Popolo di Napoli a Scaffare, nella presa di S. Anastasio, nella rotta, che se diede al Duca di Guisa en Aversa, in tutte le sortite, che se fecero in Aversa, e Capua, e mi costa marciò colla sua Compagnia a Orbitello in quelle Truppe, che andorno a soccorrere detta Piazza, quando stava sediata da Francesi, e colla sua Compagnia prese una Torre guarnita da Francesi, che fu di molta importantia. Fu impiegato molte volte a riconoscere lo Nemico, e sempre ha dato intiera soddisfazione di tutto quello li fu ordinato. Lo giudico meretevole di quella mercè, che Sua Maestà restarà servita farli. Ed in fede ho la presente firmata di mia mano, segilata con il segilo delle mie armi: data in Napoli a 28. di Ottobre 1648.: Cesaro Zattara” Indi si vede impresso il di lui sigillo.
Né poi (tornando al nostro intento) tutti gli odierni Individui delle suddette Nobili Famiglie hanno punto tralignato dai lor Maggiori; giacchè egualmente, che questi, han di presente lo stesso zelo, attaccamento, e fedeltà dimostrata alla Real Persona del nostro amabile Sovrano Ferdinando IV. nella guerra sostenuta contro dei Francesi nel 1799. e nelle turbolenze di questo Regno che l’hanno accompagnata, e l’han seguita, avendo gl’Individui sopraccennati ben volentieri somministrato non solo alle straniere Reali Truppe in massa, qua capitate, alloggi, viveri, e quanto loro bisognava, ma molto più avendo ciò praticato colla Truppa in massa di Casapullo, in ossequio, e servizio del nostro Re raccolta, e comandata dall’altro Casapullese, e coraggioso Alfiere di Cavalleria Niccolò Jannotta, che cinque, o sei anni addietro essendo marciato di real ordine con altra Cavalleria in ajuto dell’esercito Imperiale, in Lombardia, fece ivi insieme co’suoi commilitoni prodigi di Valore; il che lo stesso general nemico fu costretto mal suo grado a schiettamente confessare, e come poi universalmente lo attestarono i pubblici foglietti di là venuti. E a tal proposito, perché si vegga sempre più qual presenza di spirito, e coraggio nutriscano i guerrieri Casapullesi, io dirò un fatto veramente maraviglioso, ed è, che un giovinetto, chiamato Elpidio Musone, di questo luogo, Trombetta della Real Milizia, essendosi trovato a cavallo, solo in una strada, vide di lontano venir verso Casapullo una Colonna di Francesi, che sortiti erano da Capua col reo disegno di sorprendere, e di saccheggiare questo medesimo Villaggio; ond’egli lasciatigli avvicinare, e scorrendo sù e giù col suo cavallo quella strada, toccò colla sua tromba una strepitosa marcia militare. A quel suono bellicoso, ed improvviso credendo i Francesi, che venisse contro di loro una numerosa Cavalleria, voltate subito le spalle, disordinatamente si misero in fuga per rientrare in Capua, ed evitare il gran pericolo di essere da quella immaginaria Cavalleria circondati, e fatti in pezzi. E così il Musone venne in un certo modo a rinnovare fra noi l’antico esempio di valore di Orazio Coclite, che solo sul ponte Sublicio di Roma, al dir di Livio, di Dionigi Alicarnasso, di Plutarco, e di altri autori, fece fronte ad un intiero esercito di Toscani del Re Porsenna finchè alcuni suoi compagni non ebbero l’agio di rompere il detto ponte dietro alle sue spalle per impedirne il passaggio a quell’esercito, che assalir volea la stessa Roma, ed impadronirsene.
Ma lasciando ciò in disparte, non è egli da tacere, che oltre alle sovraccennate Famiglie Nobili qui esistenti, hanno fatto in questo Villaggio di tempo in tempo anche soggiorno diverse altre rispettabili Famiglie straniere, e fra queste la rinomata famiglia del Balso, che nelle età passate vi possedeva un comodo Casino nella strada detta della Arena di contro alle amene pendici de’colli Tifatini, e la nobilissima famiglia Molina de’Marchesi di Toccanisi, che venuta dalle Spagne in Regno da due secoli e mezzo addietro, o là intorno, fissò qui in Casapullo il suo perpetuo domicilio avendosi edificato un Magnifico Palagio nella stessa strada dell’Arena; ond’è che nelle antiche numerazioni delle Università del Regno ritrovasi connumerata tra le famiglie di questo luogo. Una tal famiglia frà gli altri gran Personaggi, che produsse, diede una Viceregina alla Sicilia; e ‘l Sommo Pontefice Benedetto XIII. Orsini con cui essa famiglia era in qualche grado di parentela, nell’andar che fece la seconda volta in Benevento nell’anno 1729[6][6]. passando per di quà, l’onorò de’suoi colloquj, essendosi fermato colla sua carrozza davanti al di lei Palagio. La medesima famiglia si estinse qui ultimamente in persona del Marchese D. Pietro Molina.
Dimorò inoltre in questo Villaggio per buona parte della sua vita il celebratissimo Camillo Pellegrino, da noi più volte citato addietro, il qual vi ebbe un nobile Casino, o per dir meglio, un famoso Museo, in cui oltre ad una gran quantità di antiche monete, d’idoli, di vasi etruschi, e di altri rari e pregievoli monumenti, vi raccolse quanto mai potè rinvenire nel Contado Capuano, e in altri luoghi di antiche iscrizioni, e specialmente sepolcrali, di teste di marmo antiche, e di bassi rilievi, altri rappresentanti varj giovinetti, ed altri alcuni artieri cogli strumenti dell’arte loro, le quali cose in buon ordine disposte, fece incastrare nelle pareti del medesimo Casino, e dalle quali dopo la di lui morte, quantunque in parte malmenate e distrutte ha ritratto un grato pascolo l’erudita curiosità di Nobili Viaggiatori, che son venuti a bel diletto ad osservarle. Egli adunque qui dimorando solea tenervi frequenti, ed erudite conversazioni con diversi Amici letterati, e fra gli altri con Erennio (de)NATALE il vecchio, rinomato Giureconsulto di questa età. Qui ancora compose i celebri suoi Discorsi della Campania Felice, e compilò la storia de’Principi Longobardi, che già diede alla luce; e qui la di lui serva credendolo in una grave infermità già presso a morte, eseguì l’incauto, e detestabile di lui comando di dare alle fiamme altre stimabilissime opere da lui composte, ma non ancora pubblicate, fra le quali eravi la storia di Capua in tre volumi distribuita, ed un trattato del Capuano anfiteatro. Il suddetto Casino era stato vagamente rimodernato dal di lui Pronipote D. Camillo Pellegrino, Patrizio Capuano, ma dipresente per una fatal disgrazia è quasi ricaduto nelle primiera squallidezza. Similmente è stata usa di far soggiorno in questo Villaggio la Famiglia Granata-Capua, Patrizia Capuana, che vi possiede tuttavia un Comodo Palagio, e fra gli altri di lei individui il fu Monsignor D. Francesco, Vescovo di Sessa, Autore della Storia Civile, e della storia Sacra di Capua, il quale ben volentieri veniva ogn’anno a respirare questo salubre aere per quel tempo, che il suo Sacro Pastoral Ministerio gliel permetteva; anzi la di lui pronipote D. Antonia Granata Capua, Dama di molto onesti, e virtuosi costumi, negli anni addietro qui s’impalmò con D. Erennio (de)NATALE, terzo di questo nome, nipote del Canonico D. Franescantonio, da noi di sopra mentovato. Potrei in ultimo soggiungere esser concorsi a rendere viepiù celebre questo luogo più Consiglieri Governatori di Capua, i quali successivamente per la maggior parte dell’anno qui risiedendo, vi han tenuta pubblica Ragione; ond’è che di continuo si è veduto questo Villaggio frequentato da ogni ceto di persone, che dalla Città non meno, che da tutto il resto della Diocesi qui convenivano pe’loro affari contenziosi. Ma quelche supera finalmente tutti gli altri pregi di questo medesimo Villaggio, è appunto l’essere stato, alcuni anni addietro, spesse volte illustrato dalla Real presenza, e dalla dimora di più ore del Serenissimo Real Principe delle due Sicilie Leopoldo, e delle Reali Principesse di lui Sorelle Maria Cristina, Maria Amalia, e Maria Antonia, le quali vennero mediante la gradevole, e benigna permissione de’loro Augusti Genitori a visitare in casa del Canonico della nostra Cattedrale D. Pietro Paolo di Stasio, e del di lui nipote D. Gianfelice la prima, e savia loro Camerista, volgarmente detta l’Asasatta. D. Maria Luisa Micherou,
che quivi da più tempo si tratteneva a respirare questo salubre aere; in memoria del quale onore ricevuto dalla casa del cennato Canonico, e di suo nipote l’altro eruditissimo Canonico di lui Collega D. Stefano Gaeta compose un elegante iscrizione da solpirsi in marmo, e situarsi in fronte alla scala del Palagio Stasiano, che qui reco per corona di questa mia Opericciuola:
FERDINANDO. IV. ET. MARIÆ. CAROLINÆ
DOMINIS. NOSTRIS.
PIIS. FELICIBVS. AVGVSTIS
QVOD. IPSIS.
ANNVENTIBUS
LEOPOLDVS. CHRISTINA. AMALIA.
ANTONETTA
OPTIMÆ. SPEI. FILII
EX. CASERTANO.
PRÆTORIO. ANIMI. GRATIA
DE. MORE. EGRESSI
IN HANC.
STASIANAM. DOMUM. SÆPE. DIVERTERINT
VT. RARISSIMAM.
FEMINAM. SALUTARENT
M. ALOYSIAM.
MICHERVSIAM. SUAM. EDVCATRICEM
QUÆ. HEIC. E.
CASAPULLENSIS. COELI. SALVBRITATE
RECIPERATÆ. VALETVDINIS. VTILITATEM.
PERCEPIT
PETRVS. PAVLLVS. STASIVS. CANONICVS. CAMP
FELIX. ET.
RELIQVA. STASIORUM. FAMILIA
TAM. INSIGNI.
AVCTI. HONORE
REGIIS. PARENTIBUS. INDVLGENTISSIMIS
DEVOTI. NVMINI. MAIESTATISQVE. EORVM
GRATI.
ANIMI. MONVMENTVM.
AN. CI)I)CCXCV
IL FINE
Cappella di Santa Croce
in Casapulla,
La strada a
sinistra era l'antica via Casa Natale
chiamata dopo il 1627 Via Santissima Concezione dalla chiesa omonima;
chiamata dopo il 1627 Via Santissima Concezione dalla chiesa omonima;
oggi via Giacomo
Stroffolini
il secondo
palazzo a sinistra dopo la strada
è parte del complesso abitativo dei “de Natale”
discendenti da Gennaro de Natale (A.D.1550/1600)
nel quadro sono
rappresentati tutti i ceti sociali
Il vescovo Michele
Natale
non parente dei “de Natale Sifola Galiani”
arringa la folla per sollevarla contro la famiglia di Borbone
non parente dei “de Natale Sifola Galiani”
arringa la folla per sollevarla contro la famiglia di Borbone
anno 1799
dei fratelli Gennaro ed Alicordio
" de
Natale”
ANDATO PERDUTO NELLA CADUTA DEL SOFFITTO DELL'INGRESSO DEL PALAZZO
ANDATO PERDUTO NELLA CADUTA DEL SOFFITTO DELL'INGRESSO DEL PALAZZO
L'emblema dei patrizi de
NATALE è algamonico, cioè parlante in quanto allude al
nome della famiglia che lo spiega. Il campo si dice scudo piano e può essere a volte rosso ed a volte azzurro
indifferentemente. Giovan Battista Vico per quanto riguarda il colore azzurro
in La Scienza nuova prima nel libro III capo XXX alla suddivisione 334
scrive: «...il più nobile di tutti i colori è l'azzurro, significante il
colore dei cielo, dal quale furono appresi i primi auspici cò quali furono
occupate le prime terre del mondo; onde vennero le insegne reali nè secoli
barbari, quali si veggono ornate in capo con tre piume; talché il colore
azzurro significa signoria sovrana ricevuta da Dio». Nel campo sono poste TRE
CORONE D'ORO disposte 2 e 1, che significa la disposizione ordinaria di tre
pezzi, due dei quali verso il capo dello scudo e uno verso la punta[8][8]. Le corone nell'arme furono introdotte
come contrassegno di ricompensa al valore, o di vittorie riportate o di reale
origine. Essendo d'oro le corone sono simbolo di forza, di fede, di ricchezza,
di comando delle più elevate virtù. Sul punto d'onore è posta una COMETA al
naturale, ad otto punte ondeggiante in palo. La cometa è una pezza di
prim'ordine ed è una figura naturale di tipo araldico. Il numero delle punte
della Cometa ha significato di fama; inoltre è simbolo di altezza, splendore, e
gloria. La disposizione della stessa, nello stemma, si dice in Palo, in quanto
disposta verticalmente ed occupa la terza parte di mezzo dello scudo. Si vuole
che il palo rappresenti la lancia del cavaliere oppure il palo che i feudatari
facevano piantare dinanzi al ponte levatoio in segno dì giurisdizione.
Probabilmente la cometa significa che i de NATALE parteciparono alle
Crociate. Tutte le pezze sono sormontate da una bandiera riportante il motto
REGIBUS IPSE PAVOR. Lo scudo è a testa dì cavallo. Esso si
presenta accartocciato, avendo i lembi accartocciati su loro stessi a guisa di
cartoccio; è proprio degli uomini di toga e di lettere, volendo la sua forma
ricordare i rotoli di manoscritti e di legge. Lo scudo è sormontato da una
CORONA D’ORO PRINCIPESCA ARCAICA a cinque
punte di cui la punta centrale riporta un fiorone. Il tutto è posto al
centro di un manto di ERMELLINO che è il più nobile delle pellicce
araldiche; è indizio di alta nobiltà, perché serviva a foderare le vesti dei
personaggi eminenti. L'uso dell'ermellino sulle armi risale al secolo XIII e
non è molto frequente sulle armi italiane. Il Manto di Ermellino a tre
acchiappature due laterali ed una centrale più grande legate ciascuna con un
nastro svolazzante. Il lobo centrale è sormontato da tre grandi penne:
le laterali pendenti verso l'esterno e la centrale ritta che significano
autorità reale[9][9].
Stemma inquartato
dei marchesi
“de Natale”
Secolo XV/XVI
Esso è posto sulla volta di uno degli ingressi del
complesso abitativo di detta famiglia. L'ingresso è il primo voltando a destra
su Via Vetere (oggi via A.Diaz) superata la chiesa della Santissima Concezione
provenendo dalla così detta piazza. (Fotografato A.D. 2010)
Descrizione Emblema
Inquartato al 1° di rosso, a tre
corone d'oro poste due ed una, sormontate in capo da una cometa[10][10] ad otto raggi al naturale posta in palo.
Al 2° d'azzurro con mezzaluna crescente d'oro rivolta a sinistra posta in capo
al cantone sinistro accompagnata a destra da due stelle al naturale ad otto
raggi. In basso il sole[11][11] di rosso figurato dal volto umano
posizionato a mezzogiorno sorgente dal mare azzurro, contornato di 16 raggi
d'oro, metà dei quali diritti e metà serpeggianti. Al 3° d'azzurro, alla banda
d'oro[12][12].calante da sinistra a destra, sormontata
da una cometa al naturale ondeggiante in palo, tra due stelle ad otto raggi
sempre al naturale. Al 4° d'oro alla croce rossa[13][13] caricata da cinque bisanti[14][14].
Gli stemmi dei SIFOLA e dei GALIANI
incorporati in quello dei "de NATALE" sono armi di sostituzione
in quanto furono assunte per l'estinzione delle famiglie di cui si è assunto il
cognome. La famiglia de NATALE SIFOLA GALIANI ebbe origine nella metà
del 1700 nella persona del dott. di legge, cavaliere Gerosolimitano m.se Bernardo
Maria. Detto don Bernardo nacque in Casapulla, diocesi di Capua, il
06/08/1775*[15][15]. Fu battezzato nella cattedrale del
luogo dedicata al vescovo Sant'Elpidio, figlio del m.se Marco Marcello Maria
de NATALE SIFOLA[16][16]e della m.sa Anna Maria GALIANI[17][17]..
Il ramo maschile è "de NATALE", le cui più antiche origini
risalirebbero a Lucera di Puglia, dove godette gli onori della più alta
nobiltà. Dalla metà del XIII del secolo questa
famiglia la troviamo attestata in Casapulla[18], territorio capuano. Apparterrebbero[19][18] a questa famiglia personaggi illustri,
quali: …Costantino NATALE sic dicencium quod excellens dominus Comes
Sinopulis de facto et absque aliqua iusta… ecc; Datum in Terre Sancte Euphemie,
Il iunii prime indictionis 1453[20][19], Alberto cardinale di S.R.C., Pietro
vescovo di Aquileia, Gerardo generale dell'ordine domenicano, Protasio generale
dell'ordine degli olivetani, Girolamo NATALE ossia Hieronymus Natalis
spagnolizzato in NADAL nato a Palma di Maiorca
(1507/1580) da famiglia benestante capuana di Casapulla fu teologo gesuita. Coadiuvò
Sant'Ignazio di Loyola nella compilazione della costituzione della Compagnia di
Gesù e ne curò la divulgazione. Fu teologo del Papa presso la dieta di Augusta
e presso il Concilio di Trento, nonché rettore del Collegio Romano. Illustri
personaggi nella dignità militare furono NATALE(de) JOVE signore in Calabria
che entrò in conflitto col marchese di Crotone della potente famiglia CENTELLY[21][20] e lo sconfisse, Ferdinando signore di
Palate e Tavenne nel contado del Molise, Raimondo che al tempo di Re Roberto e
della Regina Sancia fu da questi mandato al Re di Cipro per negoziati[22][21], Antonio de NATALE delle falangi
moderatore dello stesso Re Roberto[23][22], U.I.D. Giovan Geronimo applicato nella
disciplina legale fu decorato prima della carica di Avvocato Fiscale del Real
Patrimonio di Napoli nell'anno 1610 e poi nel 1617 di Presidente del Tribunale
della Sommaria, sposò l'unica figlia del marchese D'Apice dell'illustre
famiglia GALLUCCIO del Seggio dei Nido[24][23]. Altri avvocati fiscali della stessa
famiglia furono altro Geronimo che si sposò in Veglio provincia di Lecce che fu
fiscale dell’udienza di Lucera città principale di Capitanata. Questi generò
Cesare e Raimondo soprannominato Mondillo, che sposò in Veglio provincia di
Lecce con donna nobile di casa Capece chiamata donna Isabella, don Cesare
divenne uno dei più eruditi ed eccellenti avvocati che si siano veduti nei
tribunali di Napoli e nel 1689 fu decorato da S.M. della carica di Presidente
della Regia Camera della Sommaria. La di lui figlia sposò Matteo Vernassa
Marchese della Terra d'Acaja[25][24]. La famiglia de NATALE fu
imparentata con le nobili famiglie CARAFA, d'ALESSANDRO, FREZZA
e nel 1627 il giorno 17 del mese di novembre fu ascritta al Seggio di San Marco
di Trani. Altro componente della famiglia fu don Orazio de NATALE Barone
di FORCELLE. Per le disavventure che accadono ai regni, alle città ed
alle famiglie i de NATALE passarono altrove, alcuni si trasferirono
nella provincia di Lecce con Giovan Geronimo che godeva gli onori dei sedile di
questa città e da cui discesero molti togati tra cui don Cesare Regio
Consigliere; altri passarono nella stessa provincia di Bari. GENNARO con il
fratello ALICORDIO Canonico della chiesa Metropolitana di Capua continuarono a
risiedere nel territorio di CASAPULLA[26][26]. In una lettera[27][27] indirizzata al Sig. D. Tommaso Jannotta,
parroco della venerabile chiesa di Sant’Elpidio in Casapulla, alla pagina 12 si
legge ... veggo che nella nostra patria
anch’in questo c’è l’ordine, cioè di star né quattro angoli d’essa quattro case
della gente Natale[28][28].
Questa gente trae origine dalla città di
Trani in Puglia, ove godeva gli onori del sedile, che s’appella San Marco,
siccome riferisce il Pacichelli nel suo Prospetto del Regno».
1657, novembre 19 - indizione XI
(lbid. - Notaio Pompeo Sandoli, an. 1657, fol.
114)
AGGREGATIO DOMINORUM U. I.
D. DON HYERONIMI, ABBATIS DON CAROLI, DON ORATIJ, DON CESARIS, ET DON RAYMUNDI
de NATALE, ET EORUM SUCCESSORUM LEGITIME DESCENDENTIUM IN INFINITUM UT INFRA AD
SEDILE SANCTI MARCI TRANEN.
Die decima nona mensis novembris
undecime indictionis millesimo sexcentesimo quinquagesimo septimo in civitate
Trani, et proprie in plathea sedilis nobilium S. Marci dicte Civitatis,
Personaliter coram nobilis constìtuti dominus Jacobus Sifola, dominus Abbas
Hyeronimus Campitelli, dominus Ottavius Fìlingerius, dominus Julius Campitelli,
dominus Abbas Bernardinus Campitelli, dominus Franciscus Antonius Sifola, et
dominus Julius Sifola Patritij, et nobiles complathearij eiusdem sedilis,
agentes ad infrascripta omnia prose ipsis, et quolibet ipsorum eorumque heredum
et succ. etc. et pro expedienti causa dicti sedilis, congregati in unum more et
loco solitis, representantes maiorem partem, in vulgari eloquio pro facilliori
intelligentia, videlìcet: Fu proposto dal detto Sig. Giacomo Sifola decano di
detto Seggio, come li Signori dr. don Geronimo de NATALE, Regio Avocato Fiscale
per sua Maestà della Provincia d'Abbruzzo Citra, al presente esercente detta
carica in questa Regia Audienza provinciale di Bari, in questa città di Trani
residente, l'Abbate don Carolo, et don Orazio de NATALE utile Signore di
Furcella, fratelli utrinque congionti; Don Cesare, et Don Raymundo de NATALE
similmente fratelli utrinque congionti, figli legitimí, et naturali di detto
sig. Don Geronimo, et della Signora Silvia Frezza coniugi, sendosi dato
intendere starno con desiderio d'esser aggregati et fra gl'altri gentil'homini
connumerati in detto Seggio, delle buone qualità, andamenti, virtù et nobiltà
dellì quali già notissime, et informati come meritevoli di questo et maggior
honore, parse alle SS.VV. aggregarli in detto Seggio, mediante privato scritto,
sottoscritto di nostre proprie mani, qual'è del tenor seguente, Videlicet: Noi
ìnfrascripti nobiles Plathee nobilis Sedilis S.i Marci inclite et fidelissime
civitatis Trani, congregati in loco solito nostre plathee, et Sedilis ubi omnes
nobiles, et Patritij eiusdem nostri Sedilis convenerunt et convenire solent:
Universis, et singulis presentes nostras licteras inspecturis notum facímus, et
declaramus, qualiter nuper per dominos U.I.D. don Hyeronimum NATALE Regij fisci
Patronum Aprutij citra, dominum D.Carolum NATALE, et dominum don Horatium
NATALE Furcelle Baronem, fratres utrinque coniunctos; don Cesarem et don
Raymundum NATALE fratres similiter utrinque coniunctos dicti Don Hyeronimi, et
domine Silvie Frizzie coniungum filios legitimos et naturales, nobis expositum
fuisse desiderare velle aggregari in predicto nostro nobili sedili S.ti Marci,
et in eo vocem habere, sicut habent ceteri nobiles dicti nostri sedilis; Nos
vero considerantes et agnoscentes eosdem dominos de NATALE nobiles esser viros,
ac de genere nobilium procreatos, et habere notoriam originem ex Civitate
Luceria, ubi primis gaudet nobilitatis honoribus; dum ex ìpsa preclares vìri
orti sunt, non solum in eccle.ca dignitate ex qua fuit persona Cardinalis
Alberti NATALE d'Aunia, Petri NATALE Aquile episcopi, e Guerardi NATALE III.me
dominicane familie Generalis; Don Protasij NATALE Olivetanorum ordinis
Generalis, et Patris Hyeronimi NATALE ex primis, et preclarissimis divi Jgnatij
preclarissime societatis Jesu fundatoris et Vicarij Generalis eiusdem
Societatis; Verum etiam in Militari dignitate per Illustres fuisse, et precipue
in persona luce NATALE Jovie in Calabria domini, qui adfuit in conflictu
Marchionis Cotroni ex Centella familia et propria persona inserviit suo Regi,
Joannis Ferdinandi NATALE PALATE, et Tavenne in Molisij Contatu domini,
Raymundi NATALI[29][29],qui
tempore Regis Ruberti, et Regine Sancie triremibus Regem Cipri est appulsus
missus a suo Rege ob eius negotia, et ibi Oratoris dignitate functus est,
Antonij NATALE Falangiorum [30][30]moderator
in eiusdem Regis Ruberti servitio ut manifestissime ex scripturis ex dicta
familia de NATALE servatis, et ex Regio Archivio factis videtur; fratri
Raymundi de NATALE, equitis Hyerosolimitani, Joannis Hyeronimi NATALE [31][31]modo
Summarie Camere fisci patroni, modo etiam eiusdem Camere Presidentis, Cesaris
NATALE per Cattolicam Maiestatem fisci patroni in provincijs Comit. Molisij, et
Capitanate, Hyeronimi NATALE per dictam Cattolicam Maiestatem in Aprutij Citra
provintia fisci patroni, et fratris Francisci NATALE equitis Hyerosolimitani,
dicti Hyeronimi fratris, Inspeximus etiam preclara connubia que sepe sepius
dicta familia de NATALE undique fecit, non solum eorurn maiora cum familia de
duce Carafa, ceterisque nobilibus familiis ex sedilibus Neapolitanis, verum
etiam eius attava fuit Laura Carafa, eius Ava Federica de Alessandro, Mater
Silvia Frizzia, ac dederunt eorum sororem Annam Mariam NATALE don Vincentio
Galluccio[32][32]
Apicis Marchioni, alteramque sororem dederunt preclaro Consiliario Joanni Maria
Campana ex Luceria civitate nobili, tandem ex histis generati fuere Cesar et
don Raymundus NATALE, inspeximus etiam Hyeronimi, eiusque fratrum, natorumque
desiderare, et sic in nostrum Santi Marci sedile eos dignissime admisimus, cum
maximo nostrum sedile eos aggregandos afficitur honore, viva omnium voce,
nemine contradicente, eosdem dominos de NATALE, eorumque filios in antea
nascituros, et eorum successores ex illis, et eorum corporibus legitime
descendentibus in infinitum in numero aliorum nobilium eiusdem nostri sedilis
santi Marci unanimiter, et concorditer acceptamus, connumeramus, et aggregamus,
et pro acceptatis, connumeratis, et aggregatis censeri volumus, et mandamus ab
hodie in antea una cum eorum filiis heredibus et successoribus ut supra
legitime ex eiusdem descendentibus, dando, et concedendo eiusdem, eorum filiis,
et heredibus ac successoribus in infinitum in eodem nostro Sedili S. Marci
voces activas, et passivas sicut nos, et ceteri nobiles, et patritij habent,
tenent, et possident, et cum aliis prerogative ac preheminentiis, quibus nostri
predecessores, nos, et ceteri nobiles dicti Sedilis gaudent gavisi sunt, et
soliti sunt gaudere, et potiri; ltaquod de cetero dicti domini de NATALE,
eorumque filij, et eorum heredes, et successores ex eorum corporibus legitime
descendentes in infinitum ut supra, in dicto nostro sedili S.ti Marci sint, teneantur,
et reputentur nobiles ab hodie in antea aggregati, et habeant voces activas et
passivas, aliasque prerogativas, et preheminentias, prout nostri predecessores,
ceteri nobiles eiusdem sedilis habuerunt, et nos etiam, habemus et tenemus;
Inquorum fidem presentes nostras licteras exinde, fieri fecimus et nostris
propriis manibus subscriptas; datas in Civitate Trani in eodem nostro sedili
sancti Marci die 17 mensis novembris undecime indictionis 1657. Giacomo Sifola
decano aggrega ut supra; ab.Geronimo Campitelli aggrega ut supra; Ottavio
Filingieri aggrega ut supra; Giulio Campitelli aggrega ut supra; Berardino
Campitelli aggrega ut supra; Francesco Antonio Sifola tanto nomine proprio come
procuratorio nomine et per parte di don Marcantonio Sifola aggrega ut sopra;
Giulio Sifola aggrega ut supra; Nr. Pompeus Sandoli secretarius: fidem facio
ego n.r Pompeus Sandoli tranen. prescriptas subscriptiones fuisse factas
propriis manibus dictorum nobilium S.ti Marci tranen. in mei presentiam, unde
requisitus signavi: locus signi. Tenor procurattionis abbatis Don Marci Antonij
Sifola nobilis dicti sedilis talis est videlicet.
(Segue la
procura fatta a Bari nel 17 novembre 1657 da Marc'Antonio Sifola, canonico
della Regal Chiesa di San Nicola di Bari, a suo nipote Francesco Antonio
Sifola, per dare favorevole il voto nel l'aggregazione de NATALE).
Qual scritto, et procura ut supra preinserta a
me prefato Regio N.° stipulante originalmente exhibita da detti signori don
Geronimo, Abb. don Carolo, don Cesare, et don Raymundo, etiam in nome di detto
signor Oratio, et a lor medesimi restituita; et acciò di detta aggregattione
siano più cauti, a lor richiesta n'è parso proponerlo alle SS.VV. et insieme
pregarle restino servite confirmarle detta aggregattione mediante pubblico
scritto a futura cautela: Alla qual proposta et dimanda come giusta
voluntariamente consentendono come benissimo impiegata in persona meritevole,
unanimiter, et pari voto nemine discrepante ratificano, omologano, et accettano
detta aggregattione ut supra fatta de verbo ad verbum et di nuovo a maggior
cautela aggregandono, siccome con la presente aggregano al detto seggio li
Signori detti de NATALE, loro figli nascituri, heredi, et successori legitime
descendentino da loro corpi in infinitum et lo connumerano fra gli altri
gentiluomini di quello; Ita che in virtù della presente duplicata aggregattione
li detti sig.ri de NATALE , loro figli, heredi, et successori legitime
descendentino in infinitum possano, et vogliano in ogni futuro tempo godere
tutte le prerogative, preheminentie, honori, lucri, et privileggi in detto
seggio concessi dalli serenissimi Re di questo Regno, con immemorabile
consuetudine acquistati, nella antica possessione nella quale si ritrovano, et
cossì come hanno sempre goduto, et al presente godono dette famiglie, et loro
predecessori in detto seggio: Que omnia predicta et infrascripta solemni
stipulatione promiserunt omni futuro tempore habere rata etc. et contra non
facere etc. aliqua rattione etc. sub obligattione omnium eorum bonorurn etc.
pena dupli etc. auctoritate etc. potestati capiendi etc. ubique promiscrunt et
Juraverunt etc. Presentibus ibidem suprascrittis dominis don Hyeronimo, Abb.
don Carolo, don Cesare[33][33],
et don Raymundo [34][34]de
NATALE, etiam nomine dicti domini don Horatij de NATALE, et acceptantibus
aggregattionem prescrittam, imo de eha ingentes gratias dictis dominis de
Sedile S.ti Marci presentibus, reddendo; ceperunt, et adepti fuerunt, in veram,
realem, actualem, corporalem, et tenutam possessionem dicte aggregattionis
pacificam et quietam nemine contradicente in eodem sedili sedendo, et
deambulando, ac alios actus vere et realis possessionis predicte faciendo; et
de his omnibus fuimus requisiti ut publicum conficere deberemus actum et
instrumentum; nos enim etc. Unde etc.
Presentibus pro testibus:
Francisco Antonio Succhio tranen. Regio ad contractus
ludice; Ill.mo domino fre don Petrantonio de Julijs equite Hyerosolimitano,
prefecto militum, et Preside in hac provintia Bari; Domino U.I.D.don Lorenzo
Binetti Regio Auditore provinciale, Domino U.I.D.don Antonio Ursino de Silva
Regio Auditore Provinciali, domino U.I.D.don Michele de Paz Regio Auditore
provinciali, d.no don Domenico Beltrano Secretario eiusdem Regie Audientie
provinciali, domino don Josepho Alienza Proc.re fiscali eiusdem Reg. Audientie.
Domino Joanne Bapta de Angelis, domino Marco Antonio de Angelis, domino
Hyeronimo de Angelis, domino U.I.D. Andrea Mattheo Staffa, domino Francesco
Acunio, domino Joanne Vincentio Staffa, domino Joanne Luca Staffa nobilibus de
Sedili Campi longobardorum tranen. Domino Joanne Francesco Palagano nobile de
Sedili Portenove Tranen. Domino Francesco Vischi, domino don Carolo Mondello,
Reverendo domino Abbate Joanne de Torres, domino Ferdinando Mondello, domino
U.I.D. Francesco Mondello, domino U.I.D. Nicolao Vischi, et domino Clerico
Petro de Torres nobilibus de Sedili Archiepiscopatus Tranen. Domino U.I.D.
Scipione Alessio; Domino U.I.D. Mario Lanza, domino U.I.D. Francesco Abreù,
domino U.I.D. don Martino Cerdano, domino U.I.D. Hyeronimo Palumbo, domino D.
Joanne Bapta Cannalonga, domino D. Joanne Luca Palumbo, domno Josepho Ungaro
procuratore pauperum Regii Auditoris predicti Bari, domino Jacinto Brunetto,
domino Francisco Chipparo, domino Hylarione Palumbo, et aliis quam plurimis et
innumerabilibus. Tranen, et in ea commorantibus.
1657,
Novembre 29 - Indizione XI.
(Ibid. ‑
N. Pompeo Sandoli, an. 1657, fol. 138 t. )
Procurattio ut infra.
Die ultimo mensis novembris dico mensis
novembris (sic) undecime inditionis millesimo sexcentesimo quinquagesimo
septimo extra porta civit. Trani sub titulo S.ti Nicolai Peregrini propter
suspectum contaggij et cum debitis cautelis, et previa licentia oretenus
mag.rum deputatorum salutis ac similiter habita previe licentia oretenus à
Reverendo domino U.I.D. et Canonico don Donato dello Scalzo Vicario Tranen. Personaliter
Constitutus dominus illmus et Abbas Vincentius Filingerius Nobilis de Sedili
S.ti Marci Tranen. Licet oriundus eiusdem Civitatis, attamen degens de
habitatione in Civitate Canusij et ad presens Trani et extra dictam portam,
agens ad infrascritta omnia pro suis heredibus, et successoribus consentiens,
in nos. qui sponte non vi dolo sed eius mera, pura, et spotanea voluntate, ac
omni meliori modo ad infrascritta vacare, et personaliter interesse non posse,
ob commercium sibi impeditum ingredi ad hanc Civitatem propter dictum
contaggium, sed confisus plenarie ab experto de fide, prudentia, legalitate, et
integritate R.di Domini Abbatis Hyeronimi Campitelli eius patrui, et nobilis
eiusdem Sedilis S.ti Marci; ipsum quidem dominum abbatem Hyeronimum licet
absentem, tamquam presentem omni meliori modo constituit suum procuratorem et
infrascrittorum negotiorum gestorem ac specialem, et generalem Nuntìum, Itaquod
specialitas generalitati non deroget, et sic e contra procuratorio nomine, et
pro parte ipsius domini constituentis, ut possit, et valeat eius nomine
concurrere, eliggere, ascribere, et aggregare in numero nobilium dicti Sedìlis
S.ti Marci dominum U.I.D. Don Hyeronimum de NATALE Regii Fisci patronum Aprutij
Citra, et de presenti dictum officium esercentem in hac Barensi provincia Trani
residentem dominum abbatem D.Carolum NATALE, et dominum don Horatium NATALE
Furcelle Baronem, fratres utrinque coniunctos, ac dominum don Cesarem, et
dominum don Raymundum NATALE similiter fratres utrinque coniunctos, ac filios
legitimos et natureles dicti domini don Hyeronimi, et domine Silvie Frizzie
coniugum eorumque filios in antea nascituros, et eorum successores ex illis et
eorum corporibus legitime descendentibus in infinitum, cum potestatem ut
possint, et valeant ad presens, et inposterum gaudere, uti, et frui omnibus
privilegiis, prerogativìs, honoribus, oneribus, gaggiis, et quibuscumque aliis
dignitatibus, preheminentiis, et exemptionibus spectantibus, et pertinentibus
cum voce activa, et passiva omnibus nobilibus dicti Sedilis, virtute
privilegiorum concessorum a serenissimis Regibus huius Regni, et hoc tam per
scriptum prìvatum, quam per publicum actum,et quatenus dictam aggregattionem
fuisse factam, illam ratificare, omologare, acceptare, et confirmare, juxta
illius seriem, continentiam, et tenorem, ac si et prout ipsimet comparens
ratificat, confirmat, et acceptat, et quodcumque, votum prestare, in
aggregattione et ratificattione predicta ac generali omnia et singula facere,
et exercere, ac si, et prout ipsemet costituens facere posset, et valeat si
prout et presens esset, et si talia foret, que magis speciale mandatum
exigerent, ut supra est expressum, dans omnimodam potestatem etc.
Presentibus.
Bernardino Palumbo
Tranen. Reg.io ad contractus Iudice. Clerico Thoma Caressa. Carolo Campiglia
Tranen. Angelo Terlizzese de Terlitio, et Horatio Sterlich, de Aprutio Citra
Trani commorantibus et habitatoribus.
Cartina Topografica fine 1700 primi 1800
Base del 1815. Aggiornamento ferroviario del 1886. Autore F.G.M. Collocazione Biblioteca Campana, Capua Documenti anteriori al 1870.
Il gli avi di Gennaro ed
Alicordio de NATALE, avevano fissato nel
pago Casa Apollis corrottamente detto Casapulla la loro dimora, dandogli la
fisionomia di una vera corte[35][35].
Di questo Villaggio molto
celebre, la cui chiesa parrocchiale va sotto il titolo di S.Elpidio, si fa
menzione anche nel privilegio di Alessandro III, che assegnò all’Arcivescovo
Alfonso tutte le chiese della Capuana Diocesi: il nome del Santo Titolare corrottamente
si legge, come segue: Ecclesia Sancti
Arpii in loco Casapulli. Alla memoria della medesima ne abbiamo anche sotto
gli antichi Principi di Capua Normanni in un diploma, in cui il Principe Roberto II dona al monastero
di S. Giovanni di Dame Monache la Starza di Majano, che ha per confine il Territorio di S. Elpidio in Casapulla.
di S. Giovanni di Dame Monache la Starza di Majano, che ha per confine il Territorio di S. Elpidio in Casapulla.
Nel 1789 veniva ampliata e restaurata la Chiesa Parrocchiale.
All'interno furono istituiti il semplice Benefizio che va sotto il titolo di S.Eufemiana, il Benefizio
per li suoi Discendenti; il Padronato della Beata Vergine del Carmine della Famiglia Jannotta[38][40]; ed il Benefizio della Santissima Annunziata della Famiglia
Simeone[39][41]; il più antico benefizio detto del Santissimo
Presepio è il più antico e fu fondato da Marc'Aurelio de Natale (fratello di
Marco Marcello antecessore dei m.si de Natale Sifola Galiani) che lo aveva
istituito nel 1648[40][36] e vi legò un beneficio ecclesiastico con
tre Cappellani che anche oggi ne usufruiscono[41]
[37]; Varie Compagnie, o sia
Confraternite assai divote, e ricche si veggono erette nella suddetta Chiesa
Parrocchiale: cioè del Corpo di Cristo,
del Rosario, delli Morti, e di S. Michele.
I Confratelli hanno i loro decorosi Sacchi,
ed esercitano molte opere di pietà: il Cimiterio
è magnifico, e ben tenuto. Fuori della Chiesa Parrocchiale vi sono cinque
cappelline ed una piccola Chiesa. Di quest’ultima (in realtà è una piccola
chiesa) antichissima sotto il titolo dell’Immacolata Concezione di Nostra
Donna, e ne sono compatroni i Dottori di legge Felice de Natale, e Bernardo de NATALE, e loro
discendenti; costruita dal loro antenato Don Gennaro de NATALE col
fratello canonico Alicordio nell’anno 1627. come scorgesi da altro marmo,
D. O. M.
AC
DEIPARÆ VIRGINIS CONCEPTIONI
SACRAM,
QVAM CERNIS ÆDEM
D. ALICORDIVS NATALIS
PIETATE MOTUS
CONTRAXIT, ATQVE
DECORAVIT
ONVS EST REM SACRAM
FACIENDI
SINGVLIS
DE PRÆCEPTO DIEBVS
A.D. M. D. C. XXVII
Altra lapide riporta:
QVAM
AEDEM MATRI DEI A
PRIMA ORIGINE IMMACVLATE
ALICORDIVS
NATALIS SIBI ET IANVARII FRATRIS
FILIIS IOSEPHO V.l.C. ET S METROP ECCL.
CAMPANAE
CANONICO MAIORI POENITENTIARIO
MARCO AVRELIO[42][42] ET MARCO MARCELLO
POSTERISQVE
EORVM A.D. MDCXXVII
EADEM
VETVSTATE SQVALENTEM
FRANCISCUS
ANTONIVS NATALIS
EIVSD
ECCL. METROP CANONICVS
ET
IACOBVS GERMANI FRATRES
DEMORTISQVE
FRATRIS FILIVS HERENNIVS
AB
NEPOTES TRENEPOSQVE M. AVRELI TVM ET
VINCENTIVS
MARIA NATALI SIFOLA V.I.C.
MARCELLVS MARCHIO ET CARMINIVS
IN
NEAPOLIT FORO CAVSSARVM PATRONVS
FRATRES ITIDEM GERMANI
SVPRASCRIPTI
M.
MARCELLI ABNEPOTES
AERE CONLATO LAXATIS SPATIIS
ELEGANTIVS
A FVNDAMENTIS RESTITVERVNT A.D. MDCCLXXXI
Questa Chiesa[43][43], nel primo suo nascere diede occasione
al Parroco di Casapulla D. Antonio della
Valle di promuovere varie pretenzioni, che riguardavano i suoi dritti
Parrocchiali. Onde convenne al Fondatore ricorrere in Roma, ed ottenne dalla Sacra Congregazione de’Riti favorevole
Decisione: Pretese quel Parroco impedire al Fondatore, e suoi successori il jus
della Sepoltura nella Chiesa, sul pretesto, che ritrovavasi fuori della Chiesa
Parrocchiale, al che la Sacra Congregazione de’Riti à 31 Marzo 1629. decise: Curatum Casalis Casapullæ Capuanæ Diocesis
non posse prohibere Alicordio Natali ejusdem Terræ, jus sepulture pro se, e
successoribus in Ecclesia per ipsum ædificata, reservata tamen quarta funerali
proprio Parocho. Dopo di che si dubitò, se fosse lecito seppellire i
Cadaveri nella detta Chiesa, qualora il Parroco invitato, non volesse
intervenire, o pure ricusasse dar la licenza, e la stessa Sacra Congregazione a dì 22. Dicembre 1629.
rescrisse: Si Curatus requisitus
interesse recuset, vel petitam licentiam deneget, posse in dicta Ecclesia tradi
sepulturæ supradictorum corpora sine ipsius interventu, e licentia. Pretese
di vantaggio il Parroco, appoggiando forse tal sua pretenzione all’antico
costume, che in questa Chiesa non si dicesse la Messa ne’ dì festivi, se non dopo celebrata la Messa Parrocchiale nella sua Chiesa Matrice, secondo il Testo nel Capitolo in Dominicis 2. de Parochis,
dove si legge: che nemo in Diebus
Festivis, nisi in propria Paræcia, Missam audire poterat. Ma ciò non
ostante la Sacra Congregazione de’Riti decise: Curatum Casalis Casapullæ non posse prohibere Alicordio Natali ejusdem
Terræ, quod non celebretur Missa in dicta Ecclesia Alicordii Diebus Festivis
ante Missam Parochialem. Finalmente pretese tal Parroco, che non potessero
in questa Chiesa udir le confessioni de’Fedeli i Confessori approvati, e specialmente i Sacerdoti Secolari. Quindi è, che la stessa Sacra Congregazione
rimise una tal’istanza a Monsignor Girolamo
Costanzo [44][44]Arcivescovo
di Capua, il quale dichiarò: licere
approbatis ibi audire confessiones absque licentia Parochi. E perciò vedesi
ora in questa Chiesa, il Confessionale
sito dentro un muro incavato, che da cento, e più anni han goduto i Compadroni
di essa Chiesa, e si amministra giornalmente il Sacramento della Penitenza.
Sulla lapide sepolcrale
vi è la seguente Iscrizione:
IN LVCE TEMPLVM
IN VMBRA SEPVLCRVM
D.
ALICORDIVS NATALIS
SIBI
ET D.JOSEPHO V. J. D.
MAJORIS
PÆNITENTIARIÆ
CANONICO
COMPATRONO
M. AVRELIO M.
MARCELLO
EX JANVARIO
FRATRE NEPOTIBVS
POSTERISQVE EORVM
VIX.ANN.LXXXV
OBIIT ID.IANUARII
AN.
REP.SAL. 1628
ANN.INCARNAT.MDCXXXIV
In questa medesima Chiesa della Concezione si venera un insigne Reliquia di un bel pezzetto della Camicia della Santissima Vergine, che fu donato con Autentico Documento dalle Monache di S. Giovanni di Capua, dalle quali se ne conserva una maggiore quantità, al Canonico D. Gioseppe di Natale[45][45], che fu Maggior Penitenziere della Cattedrale di Capua. Su di questa insigne Reliquia stà ora scrivendo una dotta Dissertazione l’Avvocato de’Poveri di quella Curia Metropolitana D. Francesco Antonio di Natale, Figlio del Dottor D. Felice.
appellato volgarmente da Vienna[47][47]
Padronato di questa stessa Famiglia de Natale, e n’è ora il
Benefiziato D. Vincenzo Maria (de)Natale, Figliuolo del Dottor D.
Bernardo, Sacerdote di buona letteratura, e di esemplarissimo costume.
Sant’Antonio Abate
Detto da Vienna
Altare
Chiesa della SS.Concezione di Nostra Donna
(Casapulla
CE)
Significato della TAU nel quadro di Sant'Antonio Abate
Significato della TAU nel quadro di Sant'Antonio Abate
L'Ordine di Sant'Antonio Abate fu fondato da Gaston de Vienne nel 1095 e approvato da papa Urbano II durante il Concilio di Clermont e successivamente confermato Ordine Ospitaliero da papa Onorio III. Questo Ordine portò lo scudo d'oro alla croce a TAU cioè a tre sole braccia, d'azzurro; Il braccio inferiore più lungo; anche per tale croce si ebbe la consueta evoluzione da piana a patente; L'insegna nel secolo XVIII fu accollata all'aquila dell'Impero. Nella seconda metà del settecento papa Benedetto XIV da facoltà al re di Napoli di incorporare i beni antoniani nell'Ordine Costantiniano di San Giorgio. E questo valse anche per il beneficio posto nella chiesa della SS. Concezione in Casapulla
L’altro altare dedicato a Santo Stefano
Menicillo[48][48], secondo vescovo e patrono della città
di Caiazzo (Caserta).
Santo Stefano Menicillo
Altare
Chiesa della SS. Concezione di
Nostra Donna
detta anche
di Sant'Antuono
detta anche
di Sant'Antuono
(Casapulla CE)
Ciascuno di questi due altari laterali possiede
un dipinto raffigurante il Santo a cui l'altare stesso è dedicato[49][49]. Sopra l’altare di Sant’Antonio abbate
in un ovale in marmo bianco vi è inciso in belle lettere il seguente scritto:
DIVO
ANTONIO ABBATI
CARMINIVS NATALIS SENIOR
VT VOLVNTATI
BEATRICIS de CAPRIO
ABSEQVERETVR
A.D. MDCLXXIX
L’altare fu fatto costruire da Carminio de
NATALE[50][50] per volontà della prima moglie Beatrice di
CAPRIO, dalla quale non ebbe figli, nel 1679.
Sopra l’altare di Santo Stefano
Menicillo in altro ovale in marmo bianco vi è scritto:
DIVO STEFANO
EPISCOPO
CAIANENSI
EX GENTE MENICILLA
COMPATRONI
MAIORVM SVORVM
COGNATO SANCTISSIMO
POSVERVNT A.D. MDCCLXXXIX
Da questa chiesa[51][51] molti celebri canonici dei secoli scorsi
ne rapportarono i privilegi. Con verbale redatto il 30 maggio e 15 giugno 1883
nella cancelleria della Pretura di Santa Maria Capua Vetere, i fratelli: LUIGI,
Vincenzo, Maria Grazia ed Adelina NATALE‑GALIANI[52][52] della linea di Marco Marcello
rinunziarono alla loro quota di eredità a favore della Congregazione
dell'Addolorata, mentre i Signori Alfonso NATALE GALIANI, ed Erenio,
Francescantonio, Giuseppa e Giulia NATALE fratelli germani della linea di Marco
Aurelio ricevettero dalla Congregazione dell'addolorata lire 300 di cui la metà
andò ad Alfonso NATALE GALIANI. Il verbale in forma integrale recita:
COPIA No 996 CESSIONE DIRITTI
REGNANDO UMBERTO PRIMO, PER GRAZIA
DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE, RE D'ITALIA. L'ANNO
MILLEOTTOCENTONOVANTATRE IL GIORNO VENTISEI LUGLIO IN CASAPULLA, NELLA CASA
EREDITARIA DI NICOLA CAPRIO, VIA VETERE N° 14. AVANTI DI NOI, ONOFRIO CAPRIO
DEL FU NICOLA, NOTAIO RESIDENTE NEL COMUNE DI MACERATA MARCIANISE, DISTRETTO
NOTARILE DI S.MARIA CAPUA VETERE, PRESSO IL CUI CONSIGLIO SONO ISCRITTO,
ASSISTITO DA SOTTOSCRIVENTI TESTIMONI, SI SONO COSTITUITI 1 SIGNORI VINCENZO
TREPICCIONE FU PAOLO, ALFONSO TREPICCIONE FU MICHELE, ELPIDIANTONIO BUONPANE FU
ANGELO BERNARDINO, ANTONIO SORBO FU DOMENICO E PRISCO NATALE FU MASSIMILIANO,
DA UNA PARTE E, DALL'ALTRA, I SIGNORI ALFONSO NATALE GALIANI (nato in Casapulla
il 12 gennaio 1843) FU CARMINIO, ERENIO, FRANCESCANTONIO E LE NUBILI GIUSEPPA E
GIULIA NATALE FU FERDINANDO (del ramo di Marc’Aurelio). TUTTI POSSIDENTI, NATI
E DOMICILIATI IN CASAPULLA, PERSONE A NOI NOTAIO COGNITE E FORNITE DI PIENA
CAPACITÀ GIURIDICA A CONTRATTARE. I COSTITUITI SIGNORI NATALE E NATALE-GALIANI
DICHIARANO DI ESSERE ESCLUSIVI E ASSOLUTI PADRONI DELLA CAPPELLA GENTILIZIA DI
LORO FAMIGLIA SOTTO IL TITOLO SANTISSIMA CONCEZIONE E SANT'ANTONIO ABATE, SITA
IN CASAPULLA ALL'ANGOLO DELLE DUE STRADE CONCEZIONE E VETERE, CONFINANTE A
ORIENTE CON LA STRADA VETERE, A OCCIDENTE CON BENI DI CAROLINA MONACO E ANDREA
AMODIO, A MEZZOGIORNO CON STRADA CONCEZIONE E, A SETTENTRIONE, CON BENI
EREDITARI DI NICOLA CAPRIO. SOGGIUNGE ESSO SIGNORE ALFONSO NATALE-GALIANI CHE,
NELLA LINEA DELLA SUA FAMIGLIA, NESSUN ALTRO VI HA DIRITTO, PERCHÉ GLI ALTRI
GERMANI LUIGI[53][53], GIULIA[54][54], VINCENZO[55][55], MARIA GRAZIA [56][56] E ADELINA NATALE-GALIANI[57][57], RINUNZIARONO ALL'EREDITÀ CON VERBALI
REDATTI NELLA CANCELLERIA DELLA PRETURA DI S.MARIA C.V. DEL TRENTA MAGGIO E
QUINDICI GIUGNO MILLEOTTOCENTOTTANTATRÈ. COSÌ DEL PARI DICHIARANO GLI ALTRI
COSTITUITI ERENNIO, FRANCESCANTONIO, GIUSEPPE E GIULIA NATALE, CHE NELLA LORO LINEA NESSUN ALTRO CI
HA DIRITTO, PERCHÉ LE GERMANE GIUSEPPA E GIULIA NATALE E I GERMANI ERENNIO E
FRACESCANTONIO RINUNZIARONO ALL'EREDITÀ PATERNA GIUSTA L'ISTRUMENTO PER NOTAIO
FRANCESCANTONIO STROFFOLINI DEL VENTINOVE MARZO MILLEOTTOCENTONOVANTATRE,
REGISTRATO IN MARCIANISE ADDÌ TRE SEGUENTE MESE DI APRILE, NUMERO 506, PER LIRE
44 E CENTESIMI 40. DI SANI, DICHIARANO ANCORA MEDESIMI ALFONSO NATALE-GALIANI[58][58], ERENIO, FRANCESCANTONIO, GIUSEPPA E
GIULIA NATALE [59][59]CHE LA SU DESCRITTA CAPPELLA TROVASI IN
STATO D'ABBANDONO, AVENDO BISOGNO D'URGENTI, GRAVI E DISPENDIOSE RIPARAZIONI,
OLTRE LA MANUTENZIONE ANNUALE, CHE PER FUNZIONARVI ED ESERCITARVI GLI UFFIZI
RELIGIOSI CI SAREBBE BISOGNO DI UNA ANNUALE SPESA. D'ALTRA PARTE, LA
FRATELLANZA DELLA CONGREGAZIONE DELLA SANTISSIMA ADDOLORATA NON HA CAPPELLA
PROPRIA PER RIUNIRSI ED ESERCITARVI 1 DIVINI UFFIZI E, QUANTUNQUE LA NOMINATA
CONGREGA NON ABBIA BENI PROPRI E PATRIMONIALI, EPPURE, PER OFFERTA VOLONTARIA
DEI CONFRATELLI, SI È FATTA PROPOSTA AI DETTI COMPATRONI DI CEDERE LA CAPPELLA
STESSA, E 1 COMPATRONI, IN CONSIDERAZIONE CHE LA RICHIESTA DI CESSIONE AVREBBE,
NON SOLO, MIGLIORATO LO STABILE, MA VERREBBERO ESERCITATI GLI UFFIZI RELIGIOSI,
PER LA COMODITÀ E UTILITÀ DELLA POPOLAZIONE CON L'INSERIMENTO DEL CULTO
RELIGIOSO, HANNO ACCETTATO LA CESSIONE IN PAROLA, LA QUALE VA REGOLATA DAI
SEGUENTI FATTI E CONDIZIONI:
1 I NOMINATI COMPATRONI SIGNORI
ALFONSO NATALE-GALIANI, ERENNIO, FRANCESCANTONIO, GIUSEPPA E GIULIA NATALE,
VOLONTARIAMENTE, CEDONO ALLA FRATELLANZA DELLA CONGREGAZIONE DELLA SANTISSIMA
ADDOLORATA LA DETTA LORO CAPPELLA GENTILIZIA SOTTO IL TITOLO DELLA SANTISSIMA
CONCEZIONE E SANT'ANTONIO ABATE IN CASAPULLA, NELL'INTERO STATO: ACCESSORI,
DIPENDENZE E DIRITTI ANNESSI, NIENTE ESCLUSO ED ACCETTATO, E GLI ALTRI
CONSTITUITI SIGNORI VINCENZO TREPICCIONE, ALFONSO TREPICCIONE, ELPIDIANTONIO
BUONPANE, ANTONIO SORBO, PRISCO NATALE, QUALI DELEGATI DELL'INTERA FRATELLANZA,
ACCETTANO LA CESSIONE IN PAROLA.
2 TALE CESSIONE, ATTESE LE
CONSIDERAZIONI DI SOPRA ESPRESSE, SI È CONSUMATA PER LA SOMMA DI LIRE TRECENTO,
PER OFFERTA VOLONTARIA RACCOLTA FRA 1 CONFRATELLI DELLA CENNATA CONGREGAZIONE,
E I SIGNORI ALFONSO NATALE-GALIANI, ERENNIO, FRANCESCANTONIO, GIUSEPPA E GIULIA
NATALE, DICHIARANO DI AVERE, PRECEDENTEMENTE DI QUESTO ATTO, RICEVUTO DAI
CONCESSIONARI IL DETTO PREZZO, CIOÈ UNA METÀ IL PRIMO E L'ALTRA METÀ GLI ALTRI
QUATTRO, PERCHÈ, IN TALE PREROGAZIONE, SI VANTANO I DIRITTI DI PROPRIETÀ, E 1
MEDESIMI SIGNORI NATALE-GALIANI E NATALE, NELL'ACCUSARE DI AZIONE DI DETTE LIRE
TRECENTO, NE FANNO AMPIA E FINALE QUIETANZA, SENZA AVERE ALTRO A PRETENDERE PER
COMPENSO DELLA FATTA CESSIONE, RINUNZIANDO A OGNI ALTRA ACCESSIONE IN CONTRARIO
E, IN CONSEGUENZA, LA PROPRIETÀ DELLA CAPPELLA MEDESIMA RESTA FIN DA ORA E IN
PERPETUO DELLA FRATELLANZA DELLA CONGREGAZIONE SULLEVATA.
3 I PATRONI SIGNORI ALFONSO NATALE‑GALIANI,
ERENNIO, FRANCESCANTONIO, GIUSEPPA E GIULIA NATALE SI RISERVANO, ESCLUSIVAMENTE
PER LORO USO PERSONALE E PER 1 FIGLI NATI 0 NASCITURI SOLO IN PRIMA
GENERAZIONE, E MISE DA PARTE, DI SERVIRSI E OCCUPARE IL CORETTO, DURANTE LA
CELEBRAZIONE DELLA MESSA E ALTRI UFFIZI RELIGIOSI PUBBLICI, TENENDO ESSI
SIGNORI NATALE UNA CHIAVE E UN'ALTRA LA FRATELLANZA, LA QUALE PUÒ SERVIRSI DEL CORETTO
SOLO NEL CASO CHE APRISSERO L'ORGANO E DURANTE IL TEMPO CHE DOVESSERO
FUNZIONARVI. ALLA MORTE POI DI DETTI USUARI, LA FRATELLANZA È LIBERA DI
DISPORRE INTERAMENTE DEL CORETTO STESSO. COSÌ, DEL PARI, POSSONO ESSI CEDENTI
E, SOTTO MEDESIME CONDIZIONI DI PERSONE E DI TEMPO, OCCUPARE LE SEDIE SITUATE
AL LATO DESTRO, OSSIA AL LATO DELL'EVANGELO, DELL'ALTARE MAGGIORE, PER SOLO
NUMERO PERSONALE LORO BISOGNEVOLE IN OGNI OCCASIONE: DIRITTO CHE NON PUÒ
TRASMETTERSI DAI CEDENTI AD ALTRI, SOTTO PENA DELLA PERDITA DELLO STESSO,
ESSENDO ESCLUSIVAMENTE, PERSONALE, SENZA PREGIUDIZIO PUÒ, SE ALTRI VI
VANTASSERO POSSIBILI DIRITTI DI USO SU TALI SEDIE, NONCHÈ SI RISERVANO, ESSI
CEDENTI, DI FARE CELEBRARE MESSA NELLA CHIESA STESSA, SEMPRE LIMITATAMENTE ALLA
VITA DI ESSI COSTITUITI PATRONI E LORO FIGLI IN PRIMA GENERAZIONE, RESTA PERO’
LA FRATELLANZA STESSA LIBERA DI PORTARE QUALSIASI MODIFICAZIONE DEL DETTO
CORETTO OVE SI TROVA L'ORGANO, SENZA CEDERE 1 DIRITTI DEGLI USUARI CON
CHIARIMENTO CHE ESSI SIGNORI NATALE‑GALIANI E NATALE E LORO FIGLI NON HANNO
DIRITTO DI OCCUPARE LE SEDIE LORO BISOGNEVOLI SITUATE AL LATO DESTRO
DELL'ALTARE, QUALE LATO PERÒ DEVE RIMANERE SEMPRE APERTO, E SENZA CHE ESSI
USUARI POSSANO OPPORVI SEGNI APPARENTI 0 CATENE PER RISERVARE TALI POSTI, ESSENDO
ESSI LIMITATI ALLE SOLE PERSONE DI SOPRA INDICATE, NEL CASO CHE INTERVENGANO IN
CHIESA; IN MANCANZA, POTRANNO ESSERE OCCUPATE DA ALTRE PERSONE DI CIVILI
CONDIZIONI.
4 SI OBBLIGA LA FRATELLANZA DI DARE
Al DETTI CINQUE COSTITUITI PATRONI NATALE E LORO FIGLI IN PRIMA GENERAZIONE, IN
CASO DI MORTE, SEMPRE CHE AVVENGA IN QUESTO PAESE, L'ACCOMPAGNAMENTO CON GLI
ARREDI OCCORRENTI DI PRIMORDINE, NONCHÉ LA NICCHIA NELLA CAPPELLA AL CIMITERO
PER ANNI 100, IL TUTTO GRATUITAMENTE, NONCHÈ DI DARE GLI ALTRI SUFFRAGI CHE SI
PRATICANO PER I FRATELLI DEFUNTI, DERIVANTI DALLE SACRE FUNZIONI CHE SI
ESRCITANO IN QUESTA CAPPELLA. TALI DIRITTI VANNO ESCLUSIVAMENTE ALLA MOGLIE[60][60] DEL SIGNOR ALFONSO NATALE-GALIANI.
5 PER REGOLAMENTO DEL REGISTRO, SI
DICHIARA CHE IL VALORE DI TALI DIRITTI CONCESSO È DI LIRE DUECENTO.
6 IL POSSESSO LEGALE E MATERIALE A
FAVORE DELLA FRATELLANZA, COME 1 RELATIVI ASSERISCONO, DA QUESTO GIORNO IN
AVANTI.
7 SI PATTUISCE E SI STIPULA
ESPRESSAMENTE CHE, VENENDO IN OGNI FUTURO TEMPO (CHE IDDIO LIBERI), AL
MIGLIORAMENTO DELLA FRATELLANZA, SIA PER LORO CONSENSO SIA PER ORDINE
DELL'AUTORITÀ ECCLESIASTICA O CIVILE, O PER QUALSIASI ALTRA CAUSA, O LA
SOPPRESSIONE, SICCOME LA CESSIONE DELLA CAPPELLA SI È FATTA A SCOPO PRINCIPALE
DI TENERE IN FUNZIONE LA CHIESA PER COMODITÀ, 0 UTILITÀ DEL PUBBLICO RELIGIOSO,
COSI’ TALE CAPPELLA NON POTRÀ MAI ESSERE SOGGETTA A UN MUTAMENTO, MA ANDRÀ IN
BENEFICIO DELLA CONGREGAZIONE DI CARITÀ DI QUESTO COMUNE, SEMPRE PER LO SCOPO
CUI È DESTINATA, E CON GLI ONERI ESISTENTI. RIPRISTINATASI POI LA FRATELLANZA
DELLA CONGREGAZIONE, DOVRÀ RITORNARE AD ESSA LA CAPPELLA, SENZA CHE QUALSIASI
INTERRUZIONE, O TEMPORANEA OCCUPAZIONE, 0 REPRESSIONE, POSSA FARE ACQUISTARE AD
ALTRI QUALSIASI DIRITTO, DISPENSANDO IL CONSERVATORE DI PUBBLICARE ESENZIONE DI
UFFICIO.
8 LE SPESE DI QUESTO ATTO E LE
ANNESSE TUTTE RESTINO A CARICO DELLA FRATELLANZA. 1 CONTRAENTI ELEGGONO
DOMICILIO NELLE LORO CASE DI ABITAZIONE PER L'ESECUZIONE DI QUESTO STIPULATO.
RICEVUTO IL PRESENTE ISTRUMENTO DA INVENTARIO IN PRESENZA DELLE PARTI COSTITUITE
E DEI TESTIMONI SIGNORI RAFFAELE ORSI FU GIOVANBATTISTA AVVOCATO NATO A
CASAPULLA, DOMICILIATO A S.MARIA C.V., QUI DI PASSAGGIO, E ANDREA NATALE DI
MICHELE, "MURATORE", NATO E DOMICILIATO QUI IN CASAPULLA, I QUALI
FIRMANO QUESTO ATTO CON TUTTI I COSTITUITI E NOI NOTAIO, TRANNE LA SIGNORA
GIUSEPPA NATALE, DELLA QUALE NON VENNE FIRMATO PERCHÈ DICHIARANTE DI NON SAPERE
SCRIVERE. L'ATTO STESSO SI COMPONE DI FOGLI DI TRE DA NOI SCRITTO, E LO SCRITTO
ASSEMBRA PAGINE OTTO, COMPRESA LA PRESENTE. DEFINIVANO PRESENTE ATTO: NOI
NOTAIO ABBIAMO DATO LETTURA CHIARA ED INTELLIGIBILE IN PRESENZA DEI DETTI
TESTIMONI ALLE PARTI COSTITUITE, LE QUALI, A SEGUITO DI NOSTRA RICHIESTA,
INDICANDO CHE IL TENORE DI ESSO È CONFORME ALLE LORO VOLONTÀ, CON LETTURA DELLA
POSTILLA VINCENZO TREPICCIONE; ALFONSO TREPICCIONE; ELPIDIANTONIO BUONPANE;
ANTONIO SORBO; PRISCO NATALE. ALFONSO NATALE‑GALIANI, FRANCESCANTONIO NATALE,
GIULIA NATALE. RAFFAELE ORSI, TESTIMONE; ANDREA NATALE, TESTIMONE.NOTAIO
ONOFRIO CAPRIO DEL FU NICOLA, RESIDENTE A MACERATA-MARCIANISE. SPECIFICA IN
LIRE, OLTRE LA COINTESA NOTAR CAPRIO NUMERO 65. REGISTRO A MARCIANISE IL 9
AGOSTO 1893, MAT. I^ VOL. 34. ESATTE LIRE 24. 11 RICEVITORE SARNO. VI È IL
BOLLO DEL REGISTRO. LA PRESENTE COPIA, IN CONFORMITÀ DEL SUO ORIGINALE,
PRESCRITTA DI PERSONA NOSTRA FIRMA PER CARTA VOLUTA DELLA LEGGE, È REGOLARMENTE
FIRMATA E VIENE RELIQUATA A VINCENZO TREPICCIONE, ATTUALE PRIORE DELLA CONGREGA
DELLA SS.ADDOLORATA. OGGI, TRENTA OTTOBRE MILLEOTTOCENTONOVANTATRÈ(1893), NOTAR
ONOFRIO CAPRIO DEL FU NICOLA, RESIDENTE IN MACERATA-MARCIANISE.
Una lapide
in marmo, posta all’interno della Chiesa, riporta l’avvenimento con le seguenti
parole:
PEL TRIONFO DELLA RELIGIONE
PEL CULTO DEI FEDELI
LA FRATELLANZA DEL SODALIZIO
DELLA SS.MA ADDOLORATA
CON PRIVATE OBLAZIONI
QUEST’ANTICA CAPPELLA GENTILIZIA
ACQUISTAVA
CON ROGITO
NOTAR ONOFRIO CAPRIO
DEL XXVI LUGLIO MDCCCXCIII
Il 26 luglio 1993 con una solenne
cerimonia religiosa la comunità casapullese ha festeggiato i primi 100 anni dal
giorno della stesura dell'atto da parte del notaio Onofrio di CAPRIO del rogito
mediante il quale Alfonso NATALE GALIANI, ed i germani Erennio,
Francescantonio, Giuseppa e Giulia NATALE trasferirono, per la somma di
lire 300, la loro quota di
eredità della cappella[61][61].
L'avvenimento fu riportato dal
giornale locale IL PONTE nel numero 65 del dicembre 1993 appartenente
agli Amici dei Ponte del Circolo Amici del Ponte Via Einaudi 23 81020
San Nicola La Strada (Caserta) Anno III n°8. L'articolo steso dal Sig. Pasquale
BELGIORNO di Casapulla recita:
CASAPULLA
CENTO ANNI FA LA CONGREGA
DELL'ADDOLORATA ACQUISIVA LA PROPRIETÀ DELLA CAPPELLA GENTILIZIA DELLA
IMMACOLATA CONCEZIONE. IL 26 LUGLIO SCORSO I CONFRATELLI DELL'ADDOLORATA, CON
UNA SUGGESTIVA CERIMONIA RELIGIOSA, SEGUITA DA UN SIMPATICO RINFRESCO, HANNO
FESTEGGIATO IN UNO - CON UNA STRABOCCHEVOLE PARTECIPAZIONE DI FEDELI, CHE
ANDAVA PARECCHIO DI LA' DA QUEL BUON CENTINAIO DI ANIME CHE LA PIA SEDE PUÒ
AGEVOLMENTE OSPITARE - I PRIMI CENTO ANNI DAL GIORNO DELLA STESURA, DA PARTE
DEL NOTAIO ONOFRIO DI CAPRIO, IL 26 LUGLIO DEL 1893, DEL ROGITO MEDIANTE IL
QUALE LA FAMIGLIA NATALE-GALIANI[62][62] TRASFERIVA LA PROPRIETA' DELLA
SECOLARE CAPPELLA - PER LA SOMMA DI LIRE 300 - ALLA CONFRATERNITA
DELL'ADDOLORATA. IL SEGRETARIO DEL SODALIZIO, NICOLA BUONPANE, DOPO UN CENNO
INTRODUTTIVO DEL MONS. PRISCO VOLPICELLI - CHE OFFICERA' LA S.MESSA - DAVA
LETTURA DEL SUCCENNATO ATTO NOTARILE, DAL QUALE TRASPARIRANNO INTERESSANTI
PARTICOLARI SULLE FORMALITA' E, SOPRATTUTTO, SUI PERSONAGGI CHE, IN QUALCHE
MODO, VI AVEVANO ATTINENZA. NON SI REPUTA SUPERFLUO RAMMENTARE AGLI
ULTRASESSANTENNI (FRA I QUALI FIGURA PURE LO SCRIVENTE) E DI RENDERE NOTO AI
PIÙ GIOVANI, CHE IL SIGNOR ALFONSO NATALE-GALIANI FU CARMINIO, CIOÈ IL
PIÙ AUTOREVOLE COMPATRONO DELLA CAPPELLA, NON POTEVA CHE ESSERE IL
FRATELLO DEL SIGNOR LUIGI[63][63], PADRE DI QUEL SIG.CARMINIO[64][64], DAL TRATTO ALQUANTO ARISTOCRATICO, CHE
CONDUCEVA CON AFFABILE DIGNITA' LA SUA AUSTERA ANZIANITA' VERSO GLI SCORCI
DELLA PRIMA META' DI QUESTO SECOLO. IL NOTAIO ONOFRIO DI CAPRIO ERA
VIRTUALMENTE IL BISAVOLO DEL NOTAIO VINCENZO DI CAPRIO[65][65], IL QUALE È FIGLIO DI UN ALTRO "NOTAR
ONOFRIO". A SUA VOLTA, IL NOTAIO FRANCESCANTONIO STROFFOLINI - CHE
AVEVA FORMALIZZATO LA RINUNCIA DI UNA PARTE DEI GERMANI NATALE-GALIANI ALLA
RISPETTIVA QUOTA DI ASSE EREDITARIO SULLA CAPPELLA - ERA CERTAMENTE IL
PADRE DELL'INGEGNERE GIACOMO E, MOLTO PROBABILMENTE FRATELLO DEL CELEBRE
CANONICO - FILOSOFO - LETTERATO GIACOMO (CUI SI ISPIRAVA EVIDENTEMENTE IL NOME
DELL'INGEGNERE, NATO POCO DOPO LA SCOMPARSA DELLO ZIO), MAGISTRALMENTE
ILLUSTRATO NELL'APPASSIONATO, FASCINOSO OPUSCOLO GLI UOMINI ILLUSTRI DI
CASAPULLA SCRITTO NEL 1930 DALL'AVV. RAFFAELE ORSI, SUO DEVOTO DISCEPOLO
LICEALE. QUESTI ERA NONNO DELL'ATTUALE, OMONIMO NOTARO, CON LO STUDIO A SANTA
MARIA CAPUA VETERE. ERA CERTAMENTE NATO IN FONDO AL VICOLO DELLA LUPA,
DI FRONTE ALLA CAPPELLA DELL'IMMACOLATA. FIGURA IN CALCE AL ROGITO, INSIEME COL
«MURATORE» ANDREA NATALE DI MICHELE[66][66], ENTRAMBI TESTIMONI, BENCHÈ L'AVVOCATO
SI FOSSE DA TEMPO TRASFERITO A S.MARIA
C. VETERE. SI È POTUTO PURE APPRENDERE CHE LA TOPONOMASTICA DELL'EPOCA
DENOMINAVA VIA VETERE L'ATTUALE VIA A. DIAZ, E VIA CONCEZIONE, CON RIFERIMENTO
ALLA CAPPELLA "CONCEZIONE", L'ATTUALE VIA STROFFOLINI. MONSIGNOR VOLPICELLI, NELLA SUA
OMELIA, SEMPRE NITIDA, STRINGATA, PROFONDA, COME NEL SUO PECULIARE STILE,
FORBITO E SEMPLICE A UN TEMPO, DAGLI ACCENTI MODERATAMENTE, DELICATAMENTE
IERATICI, POSE IN RISALTO L'OPERA OLTREMODO BENEMERITA DELLA
"FRATELLANZA" DELL'ADDOLORATA, CHE
PUR PRIVA DI BENI PATRIMONIALI, COL SOLO VOLONTARIO SOCCORSO DEI SOCI, L'ONERE DI "TRECENTO LIRE", PIÙ LE
SPESE DI REGISTRAZIONE A MARCIANISE - IL 9 AGOSTO 1893 ‑ AMMONTANTI A BEN
VENTIQUATTRO LIRE. ANCHE GLI ATTUALI EPIGONI DELLA FRATELLANZA, SULLE ORME DEI
PREDECESSORI, HANNO FATTO RECENTEMENTE ESEGUIRE LAVORI DI RINNOVAMENTO,
INCOMINCIANDO CON LA SOSTITUZIONE DEI
VECCHI, LOGORI CAVI DELL'ILLUMINAZIONE - RUDIMENTALMENTE APPOSTI ALLA RINFUSA SULLE PARETI - CON ALTRI
PIÙ MODERNI, COLLOCATI IN APPOSITI
CONDOTTI, OPPORTUNAMANTE MURATI. HANNO, POI, DATO CORSO ALL'ASPORTAZIONE
DEL VECCHIO, PLURISECOLARE PAVIMENTO[67][67], CON LA POSA IN OPERA DI UN FINE MONOCOTTO GRIGIO PERLA, 40X40, OFFERTO DAL
CITTADINO ELPIDIO SANTILLO, CONCESSIONARIO DELLA "MARAZZI".
SUCCESSIVAMENTE, HANNO PROVVEDUTO PURE ALLA RIMOZIONE DEI FATISCENTI SEDILI[68][68], SOSTITUENDOLI CON DEI NUOVI, LINDI,
SOLIDI E COMODI, FORNITI ‑ A PREZZI DI
LIQUIDAZIONE, SE NON PROPRIO GRATUITAMENTE - DAI FRATELLI TREPICCIONE,
UNITAMENTE AGLI ARMADI E Al TAVOLI, CON LE RISPETTIVE SEDIE, DELLA SAGRESTIA. IN ULTIMO, CIRCA UN
PAIO DI ANNI FA, È STATA FATTA FINEMENTE RITOCCARE L'INTERA DECORAZIONE DELLA
CAPPELLA, DAL CITTADINO LUIGI TECCHIA, IL QUALE AVEVA GIÀ COMPIUTO UN'OPERA
SIMILARE - NELLE DOVUTE PROPORZIONI, S'INTENDE - NELLA CHIESA PARROCCHIALE DI
SANT'ELPIDIO. IN DEFINITIVA LA CAPPELLA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE NOTA ANCHE
CON IL NOME DI SANT'ANTUONO - DA UN SECOLO APPARTENENTE A QUELLA
DELL'ADDOLORATA, È L'UNICA, FRA LE TANTE CAPPELLE GENTILIZIE, DOVE SI CELEBRI
ANCORA - DOMENICALMENTE E NELLE ALTRE FESTIVITA' RELIGIOSE - LA S.MESSA,
OFFICIATA DAL SOLERTE, BRAVISSIMO, PAZIENTE, DISCRETO MONS.VOLPICELLI, COL
CONCORSO DI UN GIOVANISSIMO CORO "STABILE", CHE CONFERISCE UNA NOTA
DI INTIMO APPAGAMENTO SPIRITUALE, DI TENERA, RACCOLTA SERENITA": AUGURALE
"VEICOLO" DI BUONA, FELICE, GIOCONDA DOMENICA, PARTICOLARMENTE PER
QUANTO AFFERISCE I PIÙ ANZIANI.
La cappella della Santissima Immacolata Concezione di Nostra Signora,
viene ricordata dal Vescovo GRANATA nella Storia Sacra della Chiesa
Metropolitana di Capua Napoli MDCCLXVI presso la stamperia Simoniana:
«In Casapulla fuori della chiesa parrocchiale
vi è la cappella antichissima sotto il titolo dell'Immacolata Concezione di
Nostra Signora e ne sono compatroni li dottori di legge Felice e Bernardo de
NATALE e loro discendenti, fondata da Alicordio Natalis nell'anno 1627” come scorgesi nel marmo
che nel frontespizio dei medesimo si legge»:
D. O.
M.
AC
DEIPARAE VIRGINIS CONCEPTIONI
SACRAM,
QUAM CERNIS AEDEM
D.
ALICORDIUS NATALIS PIETATE MOTU
CONTRAXIT,
ATQUE DECORAVIT
ONUS
EST REM SACRAM FACIENDI
SINGULIS DE PRAECEPTO
DIEBUS
A.D. MDCXXVII
Nel 1789 veniva sontuosamente
restaurata dal Comune di Casapulla e con grosse elargizioni delle più nobili
famiglie e del popolo l'antichissima Chiesa Parrocchiale dedicata al glorioso
Sant'Elpidio. Nel l'occasione, all'Abate Vincenzo Maria NATALI SIFOLA[69][69], si richiese da chi per pubblico decreto
all'opera era stato incaricato, di comporre una iscrizione che ricordasse
l’origine del Comune, i lavori eseguiti e ricordasse la provenienza ed il nome
del Santo Titolare. La lapide incisa su marmo fu posta sulla porta centrale
della stessa chiesa parrocchiale con l’ iscrizione citata nella parte iniziale
della presente opera.
Ancora, nella Storia Sacra della Chiesa Metropolitana di Capua
del Vescovo Francesco Granata si legge:
”dentro la chiesa parrocchiale[70][70]
vi è il beneficio del Santissimo Presepio Jus Patronato della famiglia di
Marcantonio de NATALE e lo posseggono tre cappellani, ed il beneficio della
Beata Vergine della Pietà, fondato dal dott. di leggi Bernardo de NATALE[71][71]
per li suoi discendenti[72][72]".
Nella chiesa della SS.Concezione di
Nostra Donna il patronato di Sant’Antonio Abate fu conteso tra l’Arcidiosici di
Capua ed Il Sacro Reale e Militare Ordine Costantiniano il quale ebbe parere favorevole il15 aprile 1847
La famiglia de NATALE SIFOLA GALIANI
contrasse cospicui matrimoni con famiglie illustri facenti parte di importanti sedili
provinciali come quello di Cosenza, San Marco di Trani, di
Capua, di Sessa Aurunca e quello di Messina come appresso
riportato.
In Casapulla, l’altra picciola Cappellina è
sotto il titolo di S.Giuseppe,
padronato del Dottor di Legge D. Giacomo
Buonpane. Ed in questa vi è il Coretto corrispondente alla Casa di essi Buonpane, dimodochè dalla Galleria si va comodamente ad udir la Santa Messa ed assistere all’opere pie, che nella chiesa si
fanno. Qual privilegio è stato alla Famiglia Buonpane concesso con ampio, e
speciale Breve dal Sommo Pontefice Clemente
XII.
Allo stesso Altare vi sono addette le Sante Indulgenze; e nel medesimo si leggono le seguenti iscrizioni:
HOSPES
MATTHIÆ
V.J.D. THOMÆ CLEMENTIS
EX BONPANORVM FAMILIA
ROMANI PONTIFICIS AVTHORITATE
HIC CONDITA SVNT OSSA
NE QVORVM
ANIMAS SANGVINIS
NECESSITVDO
CONJVNXIT
DIVERSA RELIQVIAS SEPVLCHRA
DIVIDERENT CVRANTE
V. J. D. JVLIO ANTONIO BONPANIO
FILIO, NEPOTE, AC FRATRE
ÆDICVLA DE
INTEGRO CONSTRVCTA
AN. CHRISTI 1704
CONCORDIÆ POSTERIS MONVMENTVM
L’altra è del tenore che segue, posta da Giacomo Buonpane in memoria del
Privilegio, concesso dal Pontefice Clemente
XII. dell’ Altare Privilegiato.
CLEMENTI
XII. P. M.QVI
RELIGIONEM, ET PIETATEMJACOBI BUONPANE
SINGVLARI BENEVOLENTIA PROSECVTVS
IV. IDVS JVNIAS ANNO MDCCXXXIII.
INDULSIT
VT SI QVÆ PRO IPSIVS JACOBI
EXPIATIONECVM
JAM TERRENI CORPORIS LABE FVERIT
EXEMPTVSAVT PRO GENTILIUM
EJVS MACVLISELEVANDISIN
ARA S.JOSEPHO A MAJORIBUS POSITAPROPITIATIONIS
HOSTIÆ FIERENTTOTIDEM CŒLO, ET
BEATORVM SEDIBVSANIMÆ
REDDERENTVR
OB MERITA HÆC ERGA SE
ET FAMILIAM VNIVERSAMNVMQVAM INTERITVRAH. M. P,LITERASQVE PONT.
MAX AVTHOGRAPHASIN THECA
PLVMBEA AD TERGVMHVJVS LAPIDIS CONDITAS VERÆ POSTERITATI COMMENDAVIT
La terza cappellina è sotto il titolo della Beata Vergine di Costantinopoli, della
Famiglia Stellato, eretta nell’ anno 1696. dal Dottor Alessandro, e Francesco Stellato, con
Padronato Ecclesiastico della loro Famiglia.
La quarta sotto il titolo della Santa Croce, Padronato del Dottor Domenico, e Canonico Ottavio Giannotta.
La quinta della SS. Vergine Addolorata eretta da Giovanni d’Amico.
La sesta sotto il titolo di S. Niccolò de’ Principi con un semplice Benefizio sotto lo stesso
titolo, a Noi conferito dall’insigne nostro Benefattore Benedetto XIV.
Un’altra cappella, o Chiesa di S. Niccolò de’Principi era nella Città
di Capua, e nel distretto della Parrocchia di S.Martino ad Judaicam; ma fu secolarizzata con Decreto di Monsignor
Cesare Costa nel dì primo Luglio 1594.,
ed ora non apparisce della medesima alcun vestigio.
Presso il Casal di Casapulla verso quell’amena, ed a noi tanto gradita montagna, eravi
un Convento con Chiesa sotto il titolo di S.
Giovanni a Gajano de’Frati, appellati Gesuati,
e per le medesime cagioni, mentovate nella notizia di S. Maria delle Grazie in Bellona, fu soppresso nello stesso tempo,
ed in virtù del medesimo Decreto, ivi accennato. Al presente restano in piedi
le Mura della Chiesa, e del Convento, mezzo dirute. Delle sue rendite se ne
fondò una Cappellania Curata per la
cura della Villa, denominata Coccagna, o Santoria. E tali fabbriche sono costrutte nel terreno, che si
appartiene al Capitolo Capuano.
Il parroco di questo Casale di
Casapulla porta la cura di mille novecento trentadue Anime.
A pagina 12 si legge
[1][1]
A seguito di questo privilegio i de
NATALE, come prima famiglia di Casapulla introdussero nel loro stemma, per
concessione reale, il motto: REGIBUS IPSE PAVOR.
[3][3] Cappella di Santa Croce,fu costruita tra il 1739ed il
1740 su disegno del sanmaritano Giuseppe Aulicino su commissione di Natale
GIANNOTTI 1673-1758, proprietario dell’attiguo palazzo. Papa Benedetto XIV
1740-1758 ne dichiarò privilegiato l’altare, dedicato alla S. Croce di Gesù
Cristo. Nel 1755 il fondatore l’arricchi di forti rendite, riservandosi per
se e per i suoi l’esercizio del culto,
diritto di sepoltura e gli atti di pietà in suffraggio dei defunti di famiglia.
Dal 1858 al 1876 ospitò la confraternita dell’Addolorata. I Giannotti
avanzarono su di essa diritti di patrimoni. Oggi appartiene alla Confraternita
di Sant’Elpidio.
[4][4] I de NATALE discendenti
da Gennaro fratello di Alicordio, canonico metropolitano della Cattedrale di
Capua, discendevano anche per linea femminile dai Patrizi Sifola signori di Trani,
dai conti di Caserta de Racta (ossia della Ratta) e Marzano per
il matrimonio di Berardo GALIANI con Agnese MERCADANTE di Sessa, inoltre dai
feudatari Romano-Colonna di Sicilia e Calabria e da tante altre illustri
famiglie nobili.
[6][6] 4 Aprile 1729
riportato anche nella pubblicazione: BENEDETTO
XIII A CAPUA da un documento inedito, Estratto da “CAPYS” n°.31 – 1998 autore: sacerdote don Felice Provvisto di
Casapulla, parroco della parrocchia di San Tammaro (San Tammaro diocesi di
Capua), dove si legge a pag. 23: Il Papa
ave fatta la solita strada per mezzo delli casali di Capoa S.Pietro in
Corpo, Casapulla, dove si è fermato avanti il palaggio delli
sig.ri di Molina, con quali ave parlato da circa un quarto d’ora, e poi
si è posto in cammino per mezzo il casale di Casanova, e per mezzo la
Torre di Caserta, da dove si è portato in Maddaloni, ed ivi si è fermato.
"Santissima Concezione
di Nostra Donna"da loro edificata nel 1627 in Casapulla diocesi
di Capua. Tra il 1788 ed 1798 fu ampliata a spese dei “de NATALE SIFOLA
GALIANI” e dei Natale discendenti di Marco Aurelio, su disegno del regio
architetto:
[9][9]
Commento secondo il vocabolario ARALDICO UFFICIALE
approvato dal Consiglio dei Ministri Italiano il 06/02/1906.
[10][10]
Significa virtù superiori, perché oltre
all'emblema della stella c'è la luce perenne. Virtù e potenza eterna. Augurio
ai discendenti. Rapida ascensione delle fortune familiari
[11][11]
Dal momento che è posto al centro si dice
nel mezzo meriggio, meridiano o mezzogiorno. Quantunque il suo smalto
particolae sia l'oro, è pure raffigurato con altri colori. E' emblema di
eternità, grandezza, potenza, provvidenza, illustre nobiltà, chiarezza di nome,
magnificenza ecc.
[12][12]
Pezza onorevole posta diagonalmente dal
cantone superiore sinistro dello scudo al cantone inferiore destro occupandone
quasi la terza parte. Simbolo delle antiche famiglie guelfe, rappresenta alti
gradi delle antiche milizie.
[13][13]
La croce fu il primo stemma che i
combattenti in Terra Santa disegnavano sullo scudo e sull'armatura e variava
secondo le nazioni: azzurra per gli italiani, bianca per i francesi, rossa per
gli spagnoli aranciata o nera per i tedeschi, gialla e rossa per gli inglesi,
verde per i sassoni.
[14][14]
Si chiamano bisanti quelle figure tonde
somiglianti a monete d'oro o d'argento quantunque non abbiano alcuna impronta.
I bisanti furono per la prima volta coniati a Bisanzio, e secondo il Cibario,
il bisante valeva £.10,46 circa. Si crede fossero introdotti in Europa dopo la
presa di Costantinopoli fatta dai crociati. Stanno nell'arme ad indicare la
funzione di tesoriere o maggiordomo di corte, o il diritto di batter moneta.
Indicano la ricchezza e si adottano pure come contrassegno di brisura. Sembra
che i brisanti apparissero nell'armi non prima del secolo XIII°
[18] Pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana 1259/1265.
[19][18]
Io Ferdinando de NATALE SIFOLA GALIANI
di Giovanni e di Durantini Caterina, nato a Roma il 09/03/1940, ne parlo al
condizionale perché è uno studio da me ancora non appurato e ne riporto
l’informazione così come alcuni storici asseriscono.
[21][20]
Antonio Ventimiglia-Centelles figlio di
un’erede femmina dei conti di Ventimiglia di Collesano sposata con un cavaliere
iberico Centelles, induceva il discendente di questa ad assumere il cognome
materno. Creato marchese di Crotone da Alfonso V, Antonio Ventimiglia‑Centelles
fu uno dei maggiori protagonisti del colossale sforzo militare per la conquista
del Regno napoletano, ma divenne anche un elemento di forte instabilità quando
si schierò contro il sovrano per la caratterizzazione antiangioina della
famiglia, facendo ribellare gran parte della Calabria appena conquistata. La
repressione della rivolta segnò la definitiva scomparsa dei Ventimiglia dalla
parte più occidentale dei domini montani siciliani. I Ventimiglia per linea
femminile risalivano alla dinastia normanna degli Altavilla e per via maschile
alla famiglia di Re Manfredi. I Ventimiglia avevano origine fuori del Regno di
Napoli e nella Riviera Ligure alla metà del 1300 i conti di Geraci conservavano
ancora numerosi castelli e terre. Essi furono anche principi di Castelbuono,
signori di Cefalù, Polizzi, Termini, Alcamo ecc. . Pronunciare il nome dei
Ventimiglia, in Sicilia, fra il secondo duecento e tardo settecento significava
riferirsi a un grande dominio signorile esteso su vasta parte delle terre della
catena montuosa settentrionale dell’isola e sul suo fertile versante interno.
(fonte: Pietro Corrao docente di storia medioevale all’Università di Palermo, Rivista:
MEDIOEVO, De Agostini Rizzoli Periodici‑Milano n’1 gennaio 1999).
[24][23]
Lettera del dott. Bonaventura Natale al
sig.D. Tommaso Jannottà : NAPOLI MDCCXCV, Biblioteca del Museo Campano di
Capua.
[25][24]
Fonte: "Alcune famiglie nobili della
Città e Regno di Napoli per ricchezza e dignità ragguardevoli" scritte da
Fortudio Crodoto Montecco anno 1680; Biblioteca del Museo Campano di Capua.
[26][26] Già dominio della Real Corona di Alfonso I° d'Aragona,
come si legge nel Real diploma spedito dalla città di Gaeta nell'anno 1436,
dove tutti i cittadini di questa terra erano tenuti ad ubbidire solo a sua
Maestà. «Gli Apulii furono i primi coloni
di CASAPULLA come infatti questo casato si è inteso sino alla metà del secolo
XVIII, a tal proposito, ....ci somministra un bello argomento il vico detto
CASA‑NATALE in Casapulla stessa dal vedervisi in detto vico site tutte le case
dei NATALE….» (Fonte: Orazione funebre del Sacerdote Francesco NATALE di Casapulla a Bonaventura ecc ecc. Caserta
1830, Museo Campano di Capua)
[27][27]
Data alle stampe in Napoli nell’anno
MDCCXCV e conservata nel museo Campano di Capua, con timbro della Commissione
di Antichità e Belle Arti di Terra di Lavoro.
[28][28]
Il palazzo di Gennaro de NATALE nel 1600
inniziava dalla Casina, con ingresso sull’attuale Via vescovo NATALE,
costeggiava via vescovo NATALE sino alla piazza, percorreva l’attuale via
Giacomo Stroffolini sino in fondo e poi costeggiava gran parte dell’attuale via
Armando Diaz in direzione via Appia; da sei ingressi si accedeva all’interno
dei casamenti e del grande cortile in cui erano poste le scuderie e le
mangiatoie per i cavalli.
[30][30]
Ex Regio archivio di Napoli, sezione
diplomatica, sono conservati fatti ed avvenimenti riguardanti la famiglia de
Natale ai tempi di Re Roberto e documenti inerenti ad Antony de Natale
falangiorum (delle Falangi).
[31][31]
Giovan Geronimo fu decorato prima della
carica di avvocato fiscale del Real patrimonio di Napoli nell'anno 1610 ed indi
nel 1617 di Presidente del Tribunale della Sommaria.
[33][33]
Cesare divenne uno dei più eruditi ed
eccellenti avvocati di Napoli e nel 1689 fu decorato della carica di Presidente
della Regia Camera della Sommaria. La di lui figlia sposò Matteo Vernassa
Marchese della Terra d'Acaja. Informazioni tratte da: Alcune famiglie della
Città e Regno di Napoli per ricchezza e dignità ragguardevoli del Sig. Fortundio
Crodato Montecco anno 1680 Museo Campano di Capua.
[34][34]
Soprannominato: Mondillo. Egli sposò in
lecce donna nobile di casa Capace di nome D.Isabella. Fonte: Alcune famiglie
della Città ecc. ecc. di Fortundio Crodato Nobtecco anno 1680 Museo Campano di
Capua.
[35][35] don Felice Provvisto: in Beato Donato Giannotti 1824‑1914 Ediz. della Congregazione delle Ancelle dell’Immacolata di
S.M.Capua Vetere Stabil Tip. Torre del Greco NA, anno 1988. Oggi parte di
questa dimora è abitata dalla famiglia Santoro a cui era pervenuta per il
matrimonio con una "nennella" cresciuta dalla baronessa Petitti di Verrazzano moglie di seconde nozze
di Benedetto NATALE-GALIANI (1780/1851 Casapulla). Santoro era figlio di ricchi possidenti di San
Nicola la Strada (Caserta).
[36][38]
Nell'anno 1752, che vi legò un
beneficio di famiglia. Il dipinto su tela raffigurante un ovale con la Vergine
Addolorata sorretto da angeli è del secolo XVIII.
[38][40]
Del 1609, che vi legò un beneficio ecclesiastico. Il dipinto su tela
raffigurante la santissima Vergine titolare è del secolo XVII.
[39][41]
L'altare è del 1625. Costruito dagli eredi di Mattia Natale e dal notaio Giulio
Antonio Buonpane, passò alla famiglia de Simone Il dipinto su tela raffigurante
l'Annunciazione della Madonna e San Carlo Borromeo, coevo all'altare, fu
inaugurato nel XVIII secolo.
[42][42]
Don Francesco Antonio, don Giacomo e don
Erenio erano discendenti di Marco Aurelio. Don Francesco Antonio fu canonico
della Chiesa Metropolitana di Capua “….fù uomo di soda e benfondata
letteratura, e dalla natura stessa d’ottimi talenti fornito, il quale tra
l’altre sue opere si ricorda: “Lettera intorno ad una sacra colonna de’bassi
tempi eretta al presente dinanzi all’atrio del Duomo di Capua”, citazione posta
nella lettera del Dott. Bonaventura Natale al Sig. don Tommaso Jannotta parroco
della Chiesa di Casapulla Casale di Capua ecc. Napoli MDCCXCV. Altra opera
reperita dello stesso autore: “Considerazioni sopra gli atti di Santa Matrona
che si venera nel capuano contado”, Napoli MDCCLXXV; l’opera fu scritta in
Casapulla entro il 20 marzo 1775. Nella prefazione si legge:
S.R.M.
IN VIRI CLARISSIMI FRANCISCI
ANTONII NATALIS ANIMADVERSIONIBUS, QUIBUS B. MATRONAE VIRGINIS, AC MARTYRIS
APUD CAMPANOS CELEBRATISSIMAE ACTA ILLUSTRAT, NIHIL PRORFUS DEPREHENDI, QUOD
REGIA JURA VELLICET, AUT MORUM INNOCENTIAM OFFENDAT; PLURIMUM VERO, QUO
AUCTORIS ERUDIZIO, & DOCTRINA FEDE COMMENDAT. SEDULUS ENIM PER OFFUSAS
RETRO ACTI TEMPORIS CALIGINES CRITICAE ARTIS FACEM CIRCUMFERENS, NON PAUCA
PLANE NOVA RIMATUS EST, QUAE QUIDEM COGNOSCERE OPERAE PRATIUM REOR. HOC ITAQUE
CIMELIUM ECCLESIASTICAE REI STUDIOSIS DIUTIUS NON INVIDENDUM EXISTIMO. NEAP. III NON APRIL MDCCLXXV. MAIESTAT; TUAE
ADDICTISS. OBSEQUENTISS.
Benedictus Cervone
[47][47]
Sant'Antonio abate, era un Santo monaco il
cui culto era molto diffuso nella cultura contadina come testimoniano antiche
tradizioni e da riti che evocano il Santo a protettore degli animali e dei
campi.
[48][48]
Posto a sinistra entrando dall’ingresso
principale, antico parente dei de NATALE come già detto.
[49][49] Opera:Dissertazione
Istorica sull’antica esistenza di un Tempio di Apollo dell’abate Vincenzio Maria NATALI SIFOLA
(ossia de NATALE SIFOLA GALIANI), Napoli MDCCCII Dà torchi di
Vincenzo Manfredi: Biblioteca del Museo Campano di Capua e Storia Sacra
della Chiesa Metropolitana di Capua di monsignor Francesco Granata patrizio
capuano e vescovo di Sessa, NAPOLI MDCCLXVI, stamperia Simoniana: Biblioteca
del Museo Campano di Capua.
[61][61]
Come già detto,gli altri aventi diritto,
cioè i Fratelli di Alfonso: Luigi, Giulia, Vincenzo, Maria Grazia ed Adelina NATALE-GALIANI
della loro quota ne fecero pura donazione.
[68][68]
Erano scanni antichi in noce
caratteristici dell'epoca della fondazione della chiesetta, lavorati da esperti
artigiani.
[69][69]
Dagli atti di nascita parrocchiali risulta
il cognome de NATALE-SIFOLA(1738-1803) dei marchesi di questo
cognome, dottore di diritto ecclesiastico e civile, e regio predicatore
domenicale nella stessa chiesa parrocchiale di Casapulla.
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