venerdì 11 luglio 2014

2° IL REGIO CASALE DI CASAPULLA E LA FAMIGLIA "de Natale Sifola Galiani" LA PIU' ANTICA DI DETTO CASALE






Ma passiamo al

Capo V.

A quale giurisdizione sì Ecclesiastica,che civile
 il Villaggio di Casapullo
 Appartenne ne’tempi andated appartiene tuttavia.

Da tutto ciò, che si è narrato nel Capo IV. antecedente in rapporto alla Chiesa Parrocchiale di Casapullo, e dagli Ecclesiastici documenti ivi accennati, che la riguardano, ognuno può ricogliere di per se senza che io mi affanni di vantaggio a dimostrarlo, che il medesimo Villaggio fu sempre sottoposto alla spirituale giurisdizione del Vescovo dell’antica, e nuova Capua e poi del di lei Arcivescovo, e Metropolitano. Se non chè resta solo l’esaminare a quale de’due Vescovi, costituiti insieme nel non secolo della Chiesa nella stessa Diocesi Capuana, divisa temporaneamente in due, egli ubbidito avesse; il che tra poco io farò più giù. Intanto non è men manifesto per quel che si rileva dal primo, secondo, e terzo Capo, che il suddetto Villaggio fino da’suoi principj, fu sempre unito all’antica Capua, ed essendo egli egualmente, che questa, di Etrusca origine, come di sopra abbiam provato con sode, e ben fondate congetture, fu per conseguente ancor soggetto alla civile Etrusco Campana polizia, e poscia a quella stessa, che in Capua nelle varie di lei vicende si praticò. Venne poi alquanto disturbata una siffatta polizia ne’tempi de’Longobardi, e propriamente dappoichè incendiata nella maggior parte intorno all’anno 840. l’antica Capua da’Saracini, Ausiliarj de’Longobardi Beneventani, e fondatasi la nuova nell’anno 856. sulle rovine dell’antico Casilino alla sinistra riva del Volturno dai figli di Landolfo, detto il Matico, primo Conte di Capua indipendente, cioè dal Conte Landone, da Landonolfo, e dal Vescovo Landolfo, che poi fu Conte anch’esso in quinto luogo, morto che questi fu, si divisero i di lui nipoti egualmente fra loro nell’anno 879. la vasta Contea Capuana, la quale allora molte Città comprendea; siccome abbiamo da Erchemperto, num. XI. Laddove scrive: Videntes autem Nepotes illius (Landulfi) depositionem, in unum collati, diviserunt inter se sub jurejurando Capuam (i. e. Comitatum Capuanum) æqua distributione. Pandonulfus (che fu figlio di Pandone, altro fratello del suddetto Vescovo Landolfo) obtinuit Urbem Teanensem e Casamirtam; Lando Berealis,  e Suessam; alter Lando Calinium, e Cajaziam: Athenulfus cœpit ædificare Castrum in Calvo ec..
Avendo eglino frattanto lasciata fuori di divisione la nuova Città di Capua, perché servisse loro di comune abitazione, non altrimenti, che ai loro rispettivi Padri era servita la Città di Sicopoli prima che fosse stata anch’essa incendiata dopo lo spazio di anni 30. dalla sua fondazione. E qui debbesi avvertire, che il Mazzocchi nel suo coment. in mut. Camp. Amph. Tit. pag. 137. della prima ediz. Dice, che Landone, a cui spettò Berelai, o Berelasi, e Sessa, sia stato il figlio di Pandonolfo (dovea dir Landonolfo) il qual Landone  per la sua natural lentezza, ebbe il soprannome di Pigro, e fu Padre di Landolfo il giovane che poi nello Scisma Capuano, siccome appresso si vedrà, fu vescovo di Berelai, o Berelasi, come di un luogo, al dir di esso Mazzocchi, che al Padre si appartenea: ma il Pellegrino nella sua Face alla storia d’Erchemperto, ed il Rinaldi nelle sue memorie ist. di Capua tom. I. pag. 440. affermano, che Landone il Pigro, figlio di Landonolfo, sortì Carinola, e Cajazzo, e che quel Landone, a cui toccò Berelai, ossia Berelasi, e Sessa sia, stato il figlio di Landone il Vecchio, e nipote del detto Landonolfo, e cognominavasi il Cirruto dalla sua chioma crespa, e inanellata; come ben si rileva dal contesto del medesimo Erchemperto. E che sia così, è da por mente, che dopo fatta la cennata divisione, Atenolfo fratel germano di Landone il Pigro imprese a fabbricare un Castello nel luogo deserto, e solitario, appellato Calvo, ove sorgeva un tempo l’antica Cales, il qual luogo secondo le parole del Pellegrino nella detta sua Face, era allora per ventura compreso intra fine Calinii, cioè di Carinola; sed in confinio Capuæ; ma Pandonolfo , a cui toccata era Casairta, e Teano, che frattanto amministrava la comune Città di Capua, essendone stato intitolato il VI. Conte dopo la morte del Zio Vescovo, credendo che quel luogo, detto Calvo a lui si appartenesse, vi accorse con un esercito, e tentò impedirvi la fabbrica del Castello già incominciata, imprigionando il medesimo Atenolfo, e un altro di lui germano. A sì fatto attentato scossosi però Landone il Pigro dalla sua natural lentezza, e partito che si fu Pandonolfo, adunò un gran numero di Nobili, e di Plebei, e divisigli in due schiere, impiegò i Plebei nel costruir con gran sollecitudine il Castello, e nel ben munirlo di valli, e di muraglie, e mise i nobili coll’armi impugno a proteggerli, e far fronte al nemico, se mai tornato fosse a disturbarli, e così riuscigli di recare a compimento il medesimo Castello, il quale poi essendo stato quasi dopo due anni incendiato, egli lo ristorò, e fornillo di abitatori, come lo stesso Erchemperto riferisce nel num. 45.
Or non avrebbe certamente Landone il Pigro avuto il diritto di ciò fare, se egli co’suoi Germani sortito avesse il Gastaldato di Berelasi, come pretende il Mazzocchi, e non già quello di Carinola, tra cui limiti compreso era il luogo, appellato Calvo. Ma veggiamo un poco quali luoghi si comprendevano sotto il nome di Berelai, ossia Berelasi, che dinotava l’anfiteatro; imperciocchè nel suddetto parteggiamento sarebbe stata una ridicola porzione quella di Landone il Cirruto, se gli fosse toccato in sorte il solo anfiteatro. Adunque sotto quel nome, come osserva il Granata nella sua storia civile di Capua tom. I. pag. 364. e il Pratilli nell’annot. 163. alla cennata storia d’Erchemperto, s’intendevano gli avanzi dell’antica Capua, di cui l’Anfiteatro era la parte più cospicua, uniti a tutti questi Villaggi, che gli erano d’intorno: Collectio Veteris Capuæ circumjacentium Pagorum: sicchè Casapullo, Sanprisco, ed altri Villaggi, circonvicini insieme con quegli avanzi, consistenti ne’vichi di San Pietro in Corpo, di Santa Maria de’Surj, o de’Surichi, di Santerasmo, e di S. Stefano, ossia di Berelasi, così propriamente detto, vennero a costituire un particolare Gastaldato, che ubbidiva a Landone il Cirruto, figlio del Conte Landone il Vecchio; quindi è, che insorte poi delle guerre civili tra suddetti fratelli cugini, gli abitatori di questi luoghi, e de’vichi dell’antica Capua, per ben difendersi da’nemici, si ricoverarono nell’Anfiteatro, ridotto già in una vasta, e ben munita Cittadella, dove il nostro Landone co’suoi Germani si era fortificato, siccome avverte anche il Pratilli nell’annot. 180. al num. XLIV. D’Erchemperto, scrivendo così: Berelais nomen, quod a Longobardis solummodo usurpari cœpit, destructa jam a Saracenis veteri Capua, Arcem designabat, in quam, Urbe excisa, qui reliqui fuerunt in Pagis, Vicisque incolæ (qui peculiare Gastaldatum constituebant) se receperunt, ut ita repellendis hostibus satis essent.
Ma non durò lungo tempo sotto il dominio di Landone il Cirruto l’Anfiteatro; poiché Atanasio Vescovo, e duca di Napoli, nipote dell’altro Santissimo Vescovo di questo nome della medesima Città, ma da lui dissimilissimo ne’costumi, dappoichè recati ebbe in diverse fiate de’gravissimi danni a queste contrade co’suoi Napoletani, e spezialmente co’Saracini suoi confederati, fece sembiante di voler rappaciare i sopraddetti Cugini Fratelli, ma per coglierne soltanto fraudolentemente il suo vantaggio; e perciò nell’anno 882. indusse il Conte Pandonolfo, che nella nuova Capua dominava, ad ammettervi di nuovo gli esclusi cugini, cioè i due Landoni co’loro rispettivi germani, avendosi però egli fatto prima consegnare da Landone il Cirruto l’Anfiteatro, che poi mise nelle mani di un tal Guaiferio, diverso dal Principe di Salerno dello stesso nome, essendo questi già morto in abito claustrale due anni prima. Ma udiamo su questo fatto le parole d’Erchemperto al num. L. Tunc omnes Fratres in unum adunati, Capuam adierunt, dato prius Amphitheatro eidem Atanasio, et ille Guaiferio ad cohabitandum tradidit ad perpetuum capuanorum Jurgium. Il Mazzocchi nel cennato coment. in mut. Camp. Amph. Tit. Pag. 138. della prima ediz. È d’avviso, che non il solo Anfiteatro fu dato da Atanasio a Guaiferio ad cohabitandum, ma altresi tutti i vichi, che rimasi erano della vecchia Capua, e per conseguente anche questi villaggi, che con quelli, come di sopra è detto, componevano un solo Gastaldato; poiché presso gli scrittori di mezza età il dare ad alcun Magnate delle Città, o Castella ad cohabitandum, ad habitandum, ad convivendum, significa per lo meno il dargli l’amministrazione di quei luoghi; ond’è, che dal medesimo Erchemperto il detto Guaiferio viene appellato Præfectus Arenarum, i c. Amphitheatri, e Proconsul; perché Atanasio, di cui quegli tenea la vece, come Duca di Napoli, anche Console s’intitolava. Ma io non posso neppur qui acchetarmi intieramente a tutto ciò, che avverte il Mazzocchi, poiché comunque voglia intendersi quella dizione: ad cohabitandum tradidit, non mi pare, che Landone il Cirruto per rientrare insieme cogli altri Fratelli a dimorare in Capua, loro Città comune, fosse stato così balordo, e dappoco da farsi tor di mano da Atanasio l’intiero Gastaldato di Berelasi, ossia dell’Anfiteatro, o per lo meno la maggior parte di esso; ma che soltanto, come io m’avviso, si sarà fatto indurre da Atanasio a depositare in man di lui il solo Anfiteatro, già ridotto in fortezza, o Cittadella, che poscia questi consegnò a Guaiferio, perché in sua vece lo custodisse.
Restò poi sotto l’apparente deposito, e vero dominio di Atanasio, e per esso in mano di Guaiferio l’anfiteatro per lo spasio di anni 6. cioè dall’anno 882. fino all’anno 888. nel Novembre del qual anno 882. fu discacciato dalla nuova Capua dai fratelli cugini, già pacificamente colà rientrati, il Conte Pandonolfo, come appresso si vedrà, e ne fu riconosciuto per VII. Conte Landone il Pigro. Intanto nel mese di Settembre dell’anno 885. Landone il Cirruto sorpreso da un assalto di apoplessia se ne morì, e Landonolfo fratel germano del Conte Landone il Pigro, che ritirossi in Teano per cagione d’infermità, fece in Capua le veci di esso suo germano per lo spazio di un sol anno, e mesi quattro, cioè dal Settembre del suddetto anno 885. fino al 6. Gennajo dell’anno 887., e perciò si vuole, che ne fosse stato l’VIII Conte; a cui finalmente succedette Atenolfo, altro german fratello di Landone il Pigro, che di Capua appellar si fece il IX. Conte, e che nell’anno 888. dopo aver riportata nell’anno avanti una celebre vittoria dell’esercito da sé sconfitto del Vescovo Atanasio di là dal fiume Clanio nel luogo, detto S. Carsio, ritolse dalle granfie di lui, e del suo luogotenente Guaiferio l’Anfiteatro, e lo incorporò di nuovo alla Dinastia Capuana.
Ma prima di passar oltre è di mestiere l’osservare un poco qual sia l’origine più propria della voce Berelai, o Berolasi; giacchè d’intorno ad essa varie sono state le oppinioni degli Scrittori; fra le quali la più probabile mi sembra quella del dottissimo Giuseppe Simonio Assemanni, che nel tom. I. Italicæ Hist. Script. Cap. XII. pag. 348. deduce la parola Berolasis da due voci arabiche, o sieno saraceniche; cioè da Bir, seu Bera che significa Ædem rotundam, Amphitheatrum, e da Al-as, che vuol dir forte, munitum, onde Bir-al-as, seu Beralas (che con latina desinenza si pronunzia Biralasis, seu Beralasis) val lo stesso, che Amphitheatrum forte, cioè Arx rotunda, Castrum munitum, il qual nome composto ci rappresenta l’anfiteatro convertito in Rocca, o Cittadella, come di fatto avvenne. Indi poco appresso lo stesso Autore così soggiugne: Quod vero ab Arabico sermone id vocabulum arcessiverim, nemo miretur; nam tunc id nomen exortum tunc inaudiri coeptum, quum Radelchis una cum Saracenis totam devastavit Siconolfi regionem, Capuamque pimariam redegit in cinerem: E più sotto: Itaque cum Saraceni Campanas regiones ab anno 840. infestar cæperint, quumque ab anno 882 usque ad annum 888. iidem una cum Neapolitanis Athanasii copiis amphitheatrum ipsum insederint, mirum non est arabico illud nomine abiis Birolasim, seu Berolasim appellatum, patrio scilicet vocabulo; non secus atque iident Saraceni universis pene Siciliæ Oppidis nomina arabica indidere. Fù poi ne’secoli posteriori la voce Birolasi, o Berolassi pel facile scambiamento delle lettere B. e V. dal Volgo accorciata in quella di Virlassi, o di Verlassi, che poi corrottamente si pronunziò Verlasci.
Ma passiamo all’altro punto da noi di sopra proposto, cioè a quale de’due Vescovi, nel nono secolo contemporaneamente costituiti nella stessa Diocesi di Capua, questo Villaggio di Casapullo prestato avesse ubbidienza; per bene intendere la qual cosa è d’uopo che diamo de’passi indietro, risalendo al tempo della morte del Vescovo, e Conte di Capua Landolfo il vecchio. Noi già dicemmo, che i di lui nipoti Pandolfo, Landone il Cirruto, e Landone il Pigro, trapassato, ch’egli fu all’altra vita nell’anno 879. si divisero egualmente fra loro la Contea Capuana; ora dobbiamo aggiugnere, che in quel tempo stesso concordemente elessero Vescovo di Capua il giovinetto Landolfo, figlio di Landone il Pigro, come segue a narrare Erchemperto nel suddetto num. II. in questi termini: Landulfum autem adolescentulum Landonis filium alii sacramento, nonnulli assensa unanimiter Pontificem constituerunt; sed segnitie proprii Genitoris, qua naturaliter torpet, detentus, non est mox sacratus. Si noti qui di passaggio, che il cennato Scrittore estima, che l'eletto Vescovo Landolfo per pigrizia del Padre non fosse stato subitamente consegrato; ma io m’avviso, che ne fù differita la consegrazione, perché forse non avea età legittima, essendo questi ancor giovinetto, la qual età per decreto di Siricio Papa dovea essere di anni quarantacinque, per la Nov. CXXIII. Cap. XIII. dell’Imperator Giustiniano si volea di anni trentacinque; ma pel can. 17. del Sinodo Agatense, tenuto nell’anno 506. bastava che fosse di anni trenta, e quest’età, richiesta ancora dal Concilio III. Lateranense C. III. rimase poi invariabile ne’Vescovi; quindi è, che Rainaldo, eletto Arcivescovo di Capua par nel principio del secolo decimo; perché non costava se avesse, o nò, la detta età, dal Pontefice Innocenzo III. con una lettera, indiritta al Capitolo Capuano, e rapportata da Michel Monaco nel suo Sant. a pag. 241. fu dato in Procuratorem alla Chiesa di Capua, la qual parola comentando lo stesso Monaco a pag. 248. dice così: Rainaldus propter defectum ætatis datus est Ecclesiæ Procurator. Fuit ergo electus, e confirmatus, non consecratus; ideo in instrumentis anni 1204. e 1207. dicitur electus, sed in instrumento anni 1210. dicitur Archiepiscopus.
Quale però che fosse la cagione, per cui il suddetto giovinetto Landolfo non fù subito consegrato dopo la sua elezione, rottasi non molto stante la concordia tra Landone suo Padre, e Pandonolfo suo zio Cugino, che la nuova Capua amministrava, fu da costui discacciato dal Chiostro dell’Episcopio, che il Pellegrino nella sua Face alla storia d’Erchemperto num. 7. interpreta: Ex ædibus e domicilio Episcopo, e Canonicis communi, e fu rinchiuso nella Cella de’Ministerj, che era forse la Sagrestia, ma egli essendone scappato via, si ritirò in Capua Vecchia nell’antica sede Vescovile del Protomartire S. Stefano. Intanto l’ambizioso Pandonolfo dalla di lui assenza da Capua nuova colse l’opportunità di sustituirgli nel Vescovado Landonolfo suo Germano, tuttochè ammogliato, inducendo con accorte maniere il Pontefice Giovanni VIII. a consegrarlo Vescovo, onde poi scoppiar si vide un nuovo incendio di guerra civile in guisa che il medesimo Pontefice per procurare di smorzarlo si portò due volte in queste parti, e non trovando altro ripiego più opportuno, divise la Diocesi Capuana in due, lasciando Landonolfo nel possesso della Cattedra della nuova Capua, e costituendo Landolfo, eletto già prima di quello, Vescovo di Capua Vecchia, ossia del Gastaldato di Berolasi; pel quale effetto solennemente il consegrò nella Chiesa di S. Pietro Apostolo; ma di ciò non pago; anzi vieppiù irritato il feroce Pandonolfo, per mezzo di una masnada di Saracini, inviatagli dal buon Vescovo, e duca di Napoli Atanasio, mise a fiamme la cennata Chiesa, che restò incenerita per metà.
Credono il Pellegrino, il P. Pasquale, il Mazzocchi, il Pratilli, e il Rinaldi, che questa Chiesa, detta ora di S. Pietro in Corpo, sia stata la celebre Basilica, edificata nell’antica Capua da Costantino il Grande in onore de’ SS. Apostoli, che dal nome di lui fu appellata Costantiniana, e della quale adesso altro non rimane, che pochi avanzi maestosi, che ne additano l’antica magnificenza, essendosi nel dippiù ridotta ad una picciola Chiesa Parrocchiale. Per contrario il Monaco, il Vitale, il Granata, ed ultimamente il Marchese Mauri nelle sue notizie Istoriche e c, per lo patronato Regio della Chiesa di Capua son d’avviso, che la Chiesa Costantiniana era l’antica Cattedrale di S. Stefano non lontana dall’anfiteatro, la quale Chiesa edificata già da Costantino in onore de’ SS. Apstoli, avesse ritenuto questo titolo fino al sesto secolo; ma che allora le fosse stato cambiato in quello di S. Stefano, e di S. Agata in occasione, che essendo ito il Capuano Vescovo S. Germano in Constantinopoli, come accenna il Cardinal Baronio ne’suoi Annali tom. 6. pag. 395, qual Legato del Pontefice Ormisda all’Imperator Giustino Primo, affine di ristabilir la pace tra la Chiesa Orientale, e l’Occidentale, nell’accomiatarsi, ch’egli fece da questo Imperatore, ne avesse ottenute in dono le Reliquie del S. Protomartire Stefano, e della V. e M. S. Agata, le quali avendo egli trasportate nella sua Cattedrale, col nuovo, e solenne culto, che ivi riscossero, state fossero cagione del cambiamento del primo titolo della stessa Chiesa; pretendendo essi di provare questa loro oppinione con un passo della Cronaca dell’Antonino Salernitano nel Cap. XIX. ove leggesi così: Quadam die dum (Arichis) cum suo principe Liutprando in Ecclesia B. Protomartyris Stephani, quæ sita est in veterrima Urbe Capuæ ab Imperatore Helenæ Filio Constantino, eamque in honorem omnium Apostolorum dedicari decrevit, licet postea a Beatissimo Germano ejusdem Episcopo urbis collatas ab Imperatore reliquias B. Protomartyris Stephani, nec non e B. Agathæ Virginis, proinde eam in honorem Protomartyris Stephani vocari jussit e c.
Ma questo sconnesso luogo, secondochè l’interpreta il Pellegrino nelle sue annotazioni, altro non par che suoni, se non sè: Constantinum Magnum dicare voluisse omnibus Apostolis Basilicam a se Capuæ constructam, sed propositum non perfecisse suum: illam vero S. Germanum ejusdem Urbis Episcopum reliquiis consecrasse S. protomartyris Stephani conlatis sibi ab eodemmet Imperatore, Sembra dunque, che il suddetto Anonimo riflettendo all’antichissimo costume di dedicar le Chiese colle reliquie di quei Santi, de’cui nomi si doveano intitolare, le quali reliquie si procuravano dall’Autore stesso della nuova Chiesa, insieme con tutto ciò, che era necessario alla Solennità della di lei dedicazione; si fosse indotto falsamente a credere, che la Chiesa Costantiniana di Capua non avesse sortito il nome degli Apostoli, che Costantino da principio si era proposto di darle, perché questi non avesasi per ventura trovate pronte le reliquie di tutti gli Apostoli, e che perciò in vece di quelle consegnato avesse a S. Germano delle altre del S. Protomartire Stefano: Laonde eam (Ecclesiam) in honorem illius vocari jussit, Posta questa interpretazione, che è la più naturale di qualunque altra, che dar si possa ad un tal passo, ognun ben vede gli spropositi, e gli anacronismi, che racchiude; e di fatto dice in prima l’Anonimo, che Costantino determinò, che si dedicasse in Capua la sua Basilica ad onore di tutti gli Apostoli, quandochè Anastasio Bibliotecario nella vita di S. Silvestro I., attesta, che il medesimo Imperatore: Fecit intra Urbem Capuam Basilicam Apostolorum, e non già, omnium Apostolorum, essendovi ben differenza tra l’una, e l’altra espressione, poiché il nome indefinito Apostolorum non sempre dinota tutti e tredici gli Appostoli, ma alla volte soltanto i primi due, cioè Pietro, e Paolo. E che sia così, il Pratilli nel suo coment. al Cap. X. E XIX. della Cronaca del suddetto Anonimo cita una pergamena, che si serba nell’archivio nel Monistero di S. Giovanni di Donne Monache di Capua, dell’anno 1093. onde si rileva che la diruta e vecchia Chiesa di San Pietro in Corpo, che il Pellegrino, ed altri credono, come di sopra dicemmo, che fosse stata la Basilica Costantiniana, riteneva ancora nelle fine dell’undecimo secolo l’antico titolo degli Appostoli, che additar volea soltanto i primi due cioè Pietro, e Paolo, leggendosi così in quella pergamena: Finis (di un certo orto) murus veteris Ecclesiæ SS. Apostolorum, seu S. Petri ad Corpus. Indi par, che l’Anonimo segua a dire nella sua Cronaca, che Costantino volle poi, che dal Vescovo S. Germano colle reliquie di S. Stefano, e di S. Agata, dategli da esso Imperatore, si consegrasse la detta Chiesa in onore di S. Stefano, non intendendosi altrimenti, che in questo modo le di lui parole secondo il loro suono; poiché quell’Imperatore innominato non può ad altri riferirsi, che a Costantino dianzi accennato, a cui del pari si rapporta il dedicari decrevit in honorem omnium Apostolorum, ed il, vocari jussit in honorem Protomartyris Stephani. Or se è così, l’Anonimo fa consegnare da Costantino a S: Germano due secoli avanti, che questo Santo venisse al Mondo, le reliquie di S. Stefano, il cui Sacro Deposito non erasi a quel tempo per anche discoverto. Ma senza più innoltrarci inutilmente in questo gineprajo, conchiudiamo, che dal descritto passo l’Anonimo altro non si ricoglie, che la di lui grande imperizia de’veri fatti, ch’egli mesce, e confonde secondo le guaste, e mal intese tradizioni del Volgo, le di cui favolette, come osserva il suddetto Pellegrino, ei bene spesso adotta.
Il Marchese Mauri dopo il Vitale, ed il Granata per fortificare un così logoro, e rovinoso sostegno, che il citato Anonimo somministra alla loro oppinione, rapporta un luogo della Cronaca Volturnese presso il Muratori tom. I. Script. Ital. Part. II.  pag. 350. in questi termini: In Civitate Capuana Constantinus Augustus Ecclesiam in honorem Apotolorum encitavit, quæ dicitur Constantiniana, postea S. Stephani Protomartyris dicta fuit: ma qui egli ci dà piuttosto la sua interpetrazione, che le parole genuine di quella Cronaca; poiché ivi leggesi preciasamente, che Costantino edificò: In Civitate Capuana Ecclesiam in honorem Apostolorum, quæ dicitur Constantiniana, * Stephani Protomartyris; le quai parole il Mazzocchi nella sua diss. ist. de eccl. Neapol. Pag. 6. diversamente interpreta così: Extruxit Constantinus in Civitate Capuana Ecclesiam in honorem Apostolorum, quæ dicitur Constantiniana, * (alteram) Stephani Protomartyris, e poi soggiugne nella nota (7). At Capuani recentiore Scriptores Ecclesiam tantum Apostolorum a Costantino factam Scripserunt; alteram vero S. Stephani a S. Germano Episcopo ædificatam conjecerunt. Certe quod eos hujus Chronici locus, quem adscripsimus, fugerat. Crede dunque il Mazzocchi, che il Cronista Volturnese abbia voluto dire , che Costantino oltre alla Basilica principale in onore degli Apostoli, che dal suo nome si appellò Costantiniana, e che fu la prima pubblica Cattedrale della vecchia Capua, avesse ancora edificata un’altra Chiesa meno principale in onore del Protomartire Santo Stefano.
Io però con buona pace del Mazzocchi non meno, che del Marchese Mauri m’avviso che questa Chiesa di S. Stefano fosse stata in realtà nel sesto secolo edificata dal Vescovo S. Germano, e dedicata nel tempo stesso colle insigni reliquie del Lodato S. Protomartire, e della V. e M. S. Agata, che quegli riportò senza dubbio da Giustino Primo nella sua celebre legazione allo stesso Imperatore; e perché il cennato S. Vescovo trasferì nella medesima Chiesa eziandio la sua Cattedra dalla Basilica Costantiniana, ossia di S. Pietro Appostolo, senza però aver quest’ultima del tutto abbandonata; perciò l’uso scambievole, che poi si fece di queste due Chiese nell’esercizio delle sacre funzioni ad una stessa Cattedra appartenenti, siccome venne ad unirle insieme, ed in un certo modo a consolidarle in una, così dovette ancora dare occasione dopo più secoli di confonderne i titoli, e i Fondatori al suddetto Anonimo Salernitano, Scrittore del secol decimo, ed all’Autore del primo libro della Cronaca Volturnese, che scrisse nel nono; essendo facili a rinvenirsi presso gli Scrittori de’tempi barbari così fatte confusioni, come possono esserne d’esempio parecchi Atti di Santi raccolti, o piuttosto rifabbricati in quella età, ne quali diverse gesta di più Santi dello stesso nome vengono confusamente ad un sol di essi attribuite. Quindi finalmente è da conchiudere che sia molto più probabile essere stata la Chiesa di S. Pietro Apostolo la vera Basilica Costantiniana, dedicata in onore de’ SS. Apostoli, che la Chiesa di S. Stefano, che poi con quella fu confusa; non potendosi né dalla cronaca Volturnese, né da quella dell’Anonimo Salernitano, altro più sicuro nostro proposito arguire, se non chè la cennata Chiesa di S. Stefano fosse stata infatti, come testè dicemmo, da S. Germano edificata nel VI. Secolo, e dedicata colle reliquie dello stesso S. Protomartire, e di S. Agata, che dovett’egli ricevere nella suddetta sua legazione dall’Imperator Giustino I. poiché sebbene le Cronache de’tempi barbari scritte sieno per lo più senza critica, e senza discernimento, pur nondimeno vi si ritrova qualche fondo di verità; mal per altro divisata dagli imperiti loro Autori. Tanto che nel caso nostro vi son delle fortissime congetture, onde confermasi tutto ciò, che abbiamo detto intorno alla distinzione di quelle Chiese, tra le quali congetture la più gagliarda è, che non sembra affatto verisimile, che Costantino abbia voluto lasciare un sito così nobile, che non lungi era dal mezzo della florida antica Capua, ove ancor sono in piedi i magnifici avanzi della Basilica di S. Pietro Appostolo, per fabbricare la sua Chiesa in un luogo così infelice presso al muro settentrionale della Città trà l’anfiteatro, in cui fino allora eransi dati gl’infami spettacoli de’Gladiatori, e delle fiere, e ‘l Catabolo, ossia stalla delle fiere stesse a quegli spettacoli destinate; che se poi da S. Germano vi si edificò nel sesto secolo la sua Chiesa Stefaniana, della quale esiste ancora l’intiera apside, e l’antico muro di più palmi, che l’ampio piano ne racchiude, fu, perché di quei dì si erano dismessi affatto i detestabili spettacoli gladiatorj, né più nel Catabolo vi eran le fiere da custodirsi, e da nudrirsi. L’altra congettura non meno forte, che anche giova al nostro intento, è che nell’atrio della Basilica di S. Pietro Appostolo si rinvenne il deposito del Sacro Corpo del Capuano Vescovo S. Rufino, che lo stesso Michel Monaco nel suo Sant. Cap. a pag. 45. scrive di potersi ben giudicare essere stato ivi fatto prima dell’anno 440. cioè prima della venuta di S. Prisco il giovane dall’Affrica, il qual corpo discoverto poi da S. Decoroso ancor Vescovo dell’antica Capua nel settimo secolo, fu da lui solennemente trasferito nella Cattedrale di S. Stefano; dalla qual cosa si arguisce, che la basilica di S. Pietro Ap. sia stata Cattedrale prima di quella di S. Stefano, e per conseguente la Costantiniana.
Al che si aggiunga, che in detta Chiesa di S. Pietro Ap. Il Pontefice Giovanni VIII. Consecrò l’eletto Vescovo di Berolasi Landolfo il Giovane, non ostante che fosse in piedi la di lui Cattedrale Stefaniana, ove si era ricoverato. Né qui deesi tener conto della frivola congettura, che fa il Vitale nella sua Dissertazione sulla Basilica Costantiniana dell’antica Capua, cioè che Erchemperto nell’accennare, che Landolfo, eletto vescovo di Berolasi fu consecrato dal Pontefice Giovanni VIII. Nella Chiesa di S. Pietro Capuano, avesse forse piuttosto scritto in Ecclesia S. Petri Antiniani, poiché, dic’egli, nell’antica Tassa delle Decime dell’Arcivescovo Stefano si fa menzione d’una Chiesa di S. Pietro del distrutto Villaggio d’Antignano, dove si fermò il Pontefice quando venne in Capua a compor lo scisma. Ma appunto, noi rispondiamo, che per distinguere dalla Chiesa di S. Pietro di Antignano quella di S. Pietro della vecchia Capua dovette dir l’Erchemperto, come si è letto sempre nella sua storia, in Ecclesia S. Petri Capuani, e quantunque nella nuova Capua vi fossero delle altre Chiese di S. Pietro; nondimeno neppure per alcuna di quelle Chiese può intendersi la Chiesa di S. Petri Capuani, perché in Capua nuova avea già il Pontefice costituito Vescovo Landonolfo fratel germano del Conte Pandolfo fiero nemico di Landolfo eletto Vescovo di Berolasi, onde di certo Pandonolfo impedito avrebbe che Landolfo fosse ivi consegrato. Adunque resta fermo, che nella Chiesa di S. Pietro Appostolo, detta ora di S. Pietro in Corpo di Capua vecchia, seguì la mentovata consecrazione. Ma per non più dilungarci ommettendo a bella posta altri validi argomenti, torniam da questa disgressione in sul sentiero intralasciato.
Or vuole il Monaco, e con esso anche il Mazzocchi, che dopo l’incendio della Chiesa di S. Pietro Ap. recatole dal feroce Pandonolfo, come di sopra si è veduto, il novello Vescovo Landolfo avesse trasferita la sua Cattedra nella Chiesa di S. Maria delle Grazie, oggi Collegiata, detta de’Surj, o de’Surichi, che fu edificata dal Vescovo S. Simmaco intorno all’anno 430. in più angusta forma di quel che si vede di presente, sopra l’antica Cripta, ossia Catacomba, ove adunavansi i primitivi fedeli Capuani in tempo delle persecuzioni per esercitarvi il Divin Culto; e credono essi di provarlo col titolo dell’epistola del Pontefice Giovanni VIII. al detto Vescovo Landolfo: Reverendissimo, ac Sanctissimo Landulfo, Episcopo Suricorum; ma egli era da avvertirsi, che quell’Epistola fù data nella XIII. indizione, cioè nell’anno 880. che è quanto dire prima della consegrazione di Landolfo, e prima dell’incendio della Chiesa di S. Pietro Appostolo accaduto nell’anno 881. e per conseguente fu data un anno avanti che la supposta translazione fosse addivenuta; né quell’Episcopus Suricorum, vuol dire altro, se non Vescovo degli avanzi dell’antica Capua, tra quali eravi la contrada de’Surj, o de’Surichi, non molto lontana dalla prima, e più antica Cattedrale, che era la suddetta Chiesa di S. Pietro Ap: tanto più, che dopo quell’incendio il medesimo Landolfo vien appellato Vescovo di Berolasi dallo stesso Pontefice in un’altra epistola data nel mese di Aprile nella XIV. indizione, ed indiritta: Omnibus Episcopis Cajetam, Neapolim, Capuam, Berolasim, e Amalphim, Beneventum, e Salernum incolentibus. Adunque dobbiam dire che Landolfo non mai rimosse la sua fede dalla Chiesa di S.Stefano della stessa antica Capua, ove da principio si era ritirato, la quale non sappiamo, nè dobbiam presumere senza autorità, che sofferto avesse qualche sciagura, simigliante a quella della Chiesa di S. Pietro Ap., e se in questa egli fu consegrato, ciò non fu, perché quivi propriamente ei risiedesse; ma perché essendo stata la prima, e più antica Cattedrale di Capua vecchia, se ne volle così riconoscere la preeminenza, non altrimente, che suole anch’oggi costumarsi nelle antiche Cattedrali, che son rimase in piedi in Città dirute, e disabitate del nostro Regno, come quella di Anglona; nella quale ogni novello Vescovo di essa prende il possesso del suo Vescovado, tutto chè poi risegga in altra Chiesa, e di là governi la sua diocesi; non negando (per tornare al nostro intento) il medesimo Mazzocchi nel suo coment. ad mut. Camp. Amph. tit. pag. 138. della prima ediz., che la fede del Vescovo di Berolasi, cioè di Landolfo: in Ecclesia Stephani fuit, cujus etiam num baud procul Amphitheatro vestigia visuntur. Or premesso tutto ciò, che è detto, rimane al fine fuor di dubbio, che alla spirituale giurisdizione di Landolfo Vescovo di Berolasi cioè del Gastaldato di Berolasi, questo Villaggio di Casapullo fosse stato soggetto, poiché di esso, come di sopra si osservò, e degli avanzi della antica Capua, e degli altri Villaggi circonvicini componevasi il medesimo Gastaldato.
Non era però soltanto fra questi limiti ristretta la Vescovile potestà di Landolfo; ma molto ancora più oltre si estendeva; imperciocchè vastissima era di quei dì la Diocesi Capuana al dire del Pratilli nell’annot. (195.) al num. 47. d’Erchemperto, laddove scrive così: Capuana Diœcesis, quæ tunc temporis multo amplius protendebatur, totam fere Liburiam, Liternum, Vulturnum, ac Calinium, Sinuessamque, Theanum usque ab Aquilone, urbes continebat, unde conjici facile potest Landulfo Episcopo Berolasim, seu Veteris Capuæ agrum illum, totamque Regionem ab oriente Nolam versus, Acerrarum urbe inclusa, ad occasum Vulturnum inter e Clanium fluvios sitam: Landonulfo vero eam  Diœcesis partem obtigisse, quæ trans Vulturnum Boream, Occidentemque prospiciebat. Nè dee recar maraviglia, che si vasta fosse la Diocesi Capuana; poiché, come avverte il medesimo Pratilli, sotto il dominio de’Longobardi non tutte le Città Vescovili aveano, come prima, i loro Vescovi; conciossiachè parecchie di esse o erano state da Barbari devastate, o abbandonate da’loro Pastori per le incursioni de’Nemici. Al che si aggiunga, che siccome i Vescovi erano allora riputati altrettanti Signori anche temporali, così i Conti Longobardi per mantenerli a sé subbordinati, non permetteano, che se ne eleggessero in altri luoghi, fuorchè nelle Città principali, ov’essi Conti risedevano, come in Teano, in Aquino, in Cajazzo, e in Capua che di tutte le altre era stimata la Capitale. Ma finalmente questa vasta Diocesi, divisa in due nella forma sopraccennata, non molto stante si vide riunita; poiché ammessi di nuovo, come si disse addietro, dal Conte Pandonolfo nella nuova Capua i suoi cugini fratelli ad insinuazione del Duca, e Vescovo di Napoli Atanasio, costoro di concerto imprigionarono lo stesso Pandonolfo, e’l Vescovo Landonolfo di lui germano, e poscia in Napoli gli rilegarono; ond’è che ‘l Vescovo Landolfo s’impossessò di tutto il Capuano Vescovado; ignorandosi poi se il detto Landonolfo ne avesse più ricuperata la sua metà, o ne avesse soltanto ritenuto il titolo. In si fatta guisa questi Villaggi, e le reliquie della vecchia Capua insieme con Capua nuova riconobbero in avvenire uno stesso Vescovo, che in quella Città fissò per sempre la sua residenza; siccome anche dopo alcuni anni colla stessa nuova Capua furono essi sottoposti ad un medesimo sovrano, che fu il Conte Atenolfo, già di sopra memorato, sotto i cui successori la Capuana Diocesi divenne celebre, ed illustre principato, il titolo del quale servì poscia di caratteristica ai Serenissimi Principi del Sangue della Real Corona delle due Sicilie.
CAPO VI.
ed ultimo

Dal pregio, che ha Casapullo
 di costituir con tutti gli altri Villaggi Capuani
 un corpo solo insieme colla Città,
 e di esser quindi considerati come un sol Comune,
 godendo indistintamente da quella,
 degli stessi insigni, e numerosi privilegj, di cui va decorata:
 e de’pregi più particolari di questo medesimo Villaggio.

Ridotti al fine, come già osservammo, questi Villaggi Capuani insieme colla nuova Città di Capua sotto lo stesso Sovrano Dominio, vennero a formare colla medesima un sol corpo, e quindi a costituire anche in quanto all’Economia una sola Università, la qual perciò sin ne’secoli a noi vicini, siccome attesta Michel Monaco nelle Ricognizioni del suo Santuario, e propriamente nella ricogniz. 4. pag. 5. non solo era governata da uno stesso Politico Magistrato, come lo è tuttavia; ma altresì da un medesimo Magistrato Economico, composto di persone, che nel tempo stesso dalla Città, e da’Villaggi si eleggevano; per bene intendere la qual cosa è da premettersi, che la Diocesi, ossia Contado Capuano, da tempo antico si distingue in tre ampie Regioni, la prima delle quali appellasi Terra Lanei, ossia Terra dell’Agno, la seconda Terra Cancia, la terza Terra Capuana. Ciascuna di queste terre molti Villaggi abbraccia, e fra quelli della Terra Lanei si annovera spezialmente questo Villaggio di Casapullo. Or ciò posto; allorchè elegger si doveva il cennato Magistrato Economico, i Capi de’villaggi della Terra Lanei si adunavano secondo il Monaco nel Casale di S. Pietro in Corpo, e quivi eleggevano al reggimento della Città, e della Diocesi uno de’loro Concittadini; lo stesso si praticava da’Capi de’Villaggi della Terra Cancia, come altresì da quelli de’Villaggi della Terra Capuana, eleggeva parimente uno o più de’suoi individui la Città; e così di tutte queste persone per tal modo elette componeasi il riferito Magistrato, che indistintamente la Città, e la Diocesi governava. Un governo presso a poco simigliante osservasi tuttavia nel Reale stato di Caserta. Ma udiamo lo stesso Monaco nella citata Ricog. 4. pag. 5., egli adunque richiamando quivi ad esame l’etimologia del Casale di S. Pietro in Corpo, data da esso nella pag. 46. del suo Santuario, scrive così:
Lin. 4. vers. Ad corpus. Dicimus Ecclesiam Sancti Petri vocatam ad Corpus, quia erat in corpore, idest in meditullio Civitatis. Meditullium intelligimus non florentis, sed collabentis Capuæ. At vero, quia juxta vulgare nostrum idioma FARE CORPO est facere conventum, e ipse locus dicitur corpus, ut il CORPO DI GUARDIA, locus ubi sunt milites congregati custodiæ causa: ideo vicus, in quo est Ecclesiæ Sancti Petri, potuit dici corpus, quia cives eo loco ad colloquia publica congregarentur: id quod maxime convenit proxime elapsis seculis, quando HÆC EXTANS CAPUA UNAM CUM SUIS CASALIBUS UNIVERSITATEM CONSTITUEBAT: tunc enim Casalia Terræ Lanei erant Capuanæ Universitatis una Pars, quæ eligebat ad CONREGIMEN unum ex suis. Capita-vero Casalium oportuit fecisse corpus, idest conventum in Casali S. Petri, ut in Florentiore, cum Casale Sactæ Mariæ non esset, ut nunc est, ampliatum e c.
S’introdusse poi il costume che tanto la Città, che ciascun Villaggio eleggesse il suo proprio Magistrato economico, da cui particolarmente fosse governato, essendosi altresì fra l’una, e gli altri proporzionevolmente i pesi fiscali distribuiti, forse perché cresciute le Popolazioni, si rendeva incomodo quel governo generale, ne’ ciascun Luogo poteva esserne per ventura molto ben servito. Ma non per questo cessaron mai i Capuani Villaggi dall’essere considerati insieme colla Città come una sola e medesima Università; poiché oltre all’essere universalmente a quella dallo stesso Politico Magistrato anch’oggi governati, si è sempre in essi, e nella Città un sol comune riconosciuto da i Sovrani di questo Regno, dai quali e gli uni, e l’altra sono stati indistintamente decorati degli stessi insigni, e numerosi privilegi, onde han goduto sino ad ora, e godono tutta via. E per qui rapportarne alcuni de’principali, i di cui originali documenti si conservano nella Cancelleria della medesima Città, dico, che Alfonso I. d’Aragona Re di Napoli, ritrovandosi nella Città di Gaeta nell’anno 1436. spedì di quindi a 4. Aprile un Real Diploma in favor di Capua egualmente, che de’di lei Casali, in cui frà le altre molte grazie, che gli concede, vi sono le seguenti, cioè, che Capua, e i Casali di essa sieno del Demanio, e dominio della sua Real Corona, e che i loro Uomini a nessuno sieno tenuti ubbidire[1][1], fuorchè a sua Maestà: inoltre che gli uomini di Capua, e de’di lei Casali sieno Cittadini in tutto il Regno citra e ultra farum, e godano di tutte le immunità, esenzioni, e franchigie, di cui godono gli altri veri Cittadini, ed oriundi di ciascuna Città, Terra, e Castella del detto Regno. Ma veggiamo intorno a ciò le parole, espresse nel diploma; Item quod dignetur dicta Regia Majestas ex speciali privilegio suæ immensæ benignitatis, quod hominem e personæ dictæ Civitatis Capuæ, e sui Districtus , e Pertinentiarum sint Cives in toto Regno Siciliæ citra e ultra Farum, ita quod a die concessionis hujus modi dicti homines Civitatis Capuæ, e ejus Foriæ habeantur  e reputentur ut Cives in qualibet Civitate, Terra, Castro, vel Loco Regni Prædicti tam demaniali, quam ad quemcunque spectant: e quod dicti homines dictæ Civitatis, e ejus Foriæ illismet immunitatibus, exemptionibus, e franchitiis potiantur e gaudeant, quibus alii veri Cives e oriundi cujuscunque Civitatis, Terræ, Castri, e Loci dicti Regni potiri soliti sunt, e debent, ac potiuntur, e gaudent; al che segue la Regia decretazione: Placet Regiæ Maiestati. E appresso: Item quod dignetur dicta Regia Majestas graciose concedere hominibus dictæ Civitatis Capuæ, Casalium, Pertinentiarum, e Districtus ejusdem, quod homines ipsi extra dictam Civitatem Capuæ sint franchi e immunes a solutione omnium e quarumcunque gabellarum, Passagiorum, Scafarum, Dohanæ, Fravelli in toto Regno Siciliæ citra e ultra Farum, e in quacunque Civitate, Terra, Castro, e Loco Regni prædicti tam Demanii, quam quorumcumque aliorum Dominorum. Al che segue pur la Regia decretazione. Placet Regiæ Maiestati.
Il medesimo Re Alfonso I[2][2]. confermò in Capua di parola in parola alla stessa Città, ed agli uomini di essa, e de’di lei Casali, Perinenze, e distretto i suddetti due Capitoli di Cittadinanza, e di esenzione insieme colle altre grazie sotto il dì 8. Maggio dell’anno 1437. Una simile conferma ne fu fatta dal Re Ferdinando I. di lui figliuolo mediante lettera Regia, indiritta al Presidente della Regia Camera della Sommaria Cobello Barnaba, ed al Razionale della medesima Leonardo Campajuli, spedita il dì 12. di Novembre dell’anno 1454. la quale conferma fu poi reiterata dallo stesso Re nel Castello di Capua il dì 15. di Luglio dell’anno 1458. Similmente Carlo VIII. Re di Francia dopo di essersi impadronito di questo Regno confermò a Capua e a’di lei Casali mediante Real diploma, spedito dal Castello di Capuana di Napoli il dì 2. di Marzo dell’anno 1495. tutte le grazie, e i privilegi di qualsivoglia natura, che ad essi erano stati conceduti da’Re antecessori. Pel modo stesso Federico d’Aragona succeduto al Re Ferdinando II. suo nipote in questi Dominj con lettera Regia in forma di Privilegio, indiritta a Giovanni d’Andrea di Pozzuoli, Presidente della Regia Camera della Sommaria, ed al Notaio Marino Saffo di Nola, e spedita dal Castello Nuovo di Napoli il dì 7.di Decembre dell’anno 1500. oltre ad altre grazie confermò di parola in parola i sopraccennati due Capitoli di Cittadinanza, e di estensione a Capua e a’di lei Casali, e Distretto, e ne ordinò l’esatta osservanza juxta eorum tenorem, e consinentiam pleniorem, e saniorem. E Ferdinando il Cattolico, terzo di questo nome nella serie de’Re di Napoli, per mezzo del suo Vicerè Consalvo di Cordova nell’anno 1504. rinnovò fra gli altri il Privilegio: Che Capua, e i di lei Casali fossero nel Dominio, e nel primo e perpetuo Demanio della Real Corona; nè si potessero vendere, nè impegnare, nè commutare, nè donare, etiam pro statu Regni. E nel caso di qualche contraria concessione, questa s’intendesse nulla. Indi confermò tutti gli altri Privilegj concedutegli da’Re Aragonesi. Lo stesso fece l’Imperator Carlo V., il quale oltre ad aver confermato a Capua, ed a’Casali tutti gli antichi privilegj, gliene concedette ancor de’nuovi. Lo stesso ancora praticò Filippo II. di lui figliuolo, e lo stesso altri Re successori, frà quali spezialmente è da rammentarsi Carlo il Grande, Figliuolo del Re Cattolico Filippo V. ed Augusto Genitore del nostro amabilissimo attual Sovrano Ferdinando IV., il quale dopo aver gloriosamente conquistato questo Regno, entrato in Capua il dì 22. di Decembre dell’anno 1734 con dimostrazioni di non ordinaria benignità, e clemenza confermò alla Città, ed a’Casali tutte le grazie e i privilegi, onde i Re antecessori gli aveano ricolmati.
Intanto chi vago fosse di sapere oltre agli accennati, i moltri altri speciosi privilegj, che il Comune Capuano dalla munificenza de’i Re di Napoli meritò di ottenere mercè la sua fedeltà, attestava loro col proprio sangue, e con tanti devastamenti de’propri poderi, sofferti in tempo di guerra, gli potrà riscontrare nella Cancelleria della Città medesima, ove originalmente se ne conservano i documenti raccolti in un volume, volgarmente appellato il libro d’oro; come pure nel tomo 2. della storia Civile di Capua del chiarissimo Granata, che io qui per iscemar la noja a’miei Lettori di buon grado gli strasando; se non che a patto alcuno dispensarmi non posso dal far motto di un altro privilegio in materie ecclesiastiche, che la Città eziandio, e i dilei Casali egualmente risguarda; affinchè si scorga, che non solo nell’ordine civile; ma benanche nell’Ecclesiastico l’una, e gli altri una medesima, ed indistinta università costituiscano. Adunque è da sapersi, che il lodato Carlo il Grande allor che felicemente dominava in questo Regno, si compiacque di fare istanza per mezzo del suo Ministro di Roma il Duca di Cerisano al gran Pontefice Benedetto XIV., che tutti i beneficj Ecclesiastici Residenziali della Città e della Diocesi di Capua, e le pensioni, che potessero ad essi apporsi, si fossero in avvenire conferiti a’soli Cittadini nati, ed oriundi della Città, e della Diocesi medesima; e di fatto il cennato Pontefice accordò benignamente un tal privilegio con solenne Breve, che incomincia: Quo majores, spedito il dì 15. di Marzo dell’anno 1755., e poi bentosto esecutoriato dalla Real Camera di S. Chiara; nel qual Breve leggesi così….. Pro parte Carissimi in Christo filii nostri Caroli Utriusque Siciliæ, e Hierusalem Regis Illustrissimi nobis nuper fuit humiliter Supplicatum, ut infrascripta beneficia Ecclesiastica Capuanæ Civitatis e Diœcesis, nec non pensiones, quas super ipsis, e eorum fructibus ac proventibus imposterum reservari contigerit, solis Clericis, atque Præsbyteris ejusdem Capuanæ Civitatis, e Diœcesis, conferri, ac eorum dumtaxat favore reservari posse statuendo concedere, e indulgendo decernere dignaremur. Nos itaque caussas, quæ dicti Caroli Regis animum impulerunt, ut nostram super hac re auctoritatem imploraret, debita consideratione perpendentes, pensantesque eas æquitati e rationi consentaneas, illius Votis libenter annuendo ex certa scientia nostra, e Apostolicæ Potestatis plenitudine statuimus e decernimus, uc deinceps omnes e singulæ Dignitates, etiam post Pontificalem Major in Cathedrali, e Principales in Collegiatis, ac ipsius Cathedralis, e Collegiatarum Ecclesiarum Canonicatus, e Præbendæ, ac Mansionariæ, Cæteraque Beneficia Ecclesiastica in dicta Cathedrali, e Collegiatis, ac Receptitiis Ecclesiis in dicta Capuana Civitate, e Diœcesi consistentibus fundata e sita, quæ Chori servitium annexum habeant, e personarum residentiam requirant, nec non Parochiales Ecclesiæ in eadem Civitate, e Diœcesi existentes, quotiesque, e quandonque illa e illæ deinceps per cessum, vel decessum, seu liberam, seu conditionalem resignationem, aut privationem, seu quamvis aliam dimissionem, vel amissionem, e quovis  modo ex quorumvis Personis etiam nostrorum e successorum nostrorum Romanorum Pontificum pro tempore existentium, vel cujusvis S. Romanæ Ecclesiæ Cardinalis etiam tunc viventis Familiaribus, e continuis commensalibus, vel nostris, e Sedis Apostolicæ Notariis, Protonotariis nuncupatis, aut alias quovis modo qualificatis, e reservationem, aut affectionem Apostolicam inducentibus, e tam in mensibus Nobis, e Successoribus nostris prædictis reservatis, quam in aliis ordinariis nuncupatis, ac etiam apud Sanctam Sedem Apostolicam vacaverint, illorumque, ac illarum collatio, provisio, ac omnimoda dispositio sive ad nos, e prædictos nostros successores, sive ad Venerabilem Fratrem nostrum modernum, e pro tempore existentem Archiepiscopum Capuanum, aut alios Prælatos, e inferiores Collatores, seu præsentatio Personæ idoneæ, ac alias certis modo, e forma qualificatio ad aliquas personas Ecclesiasticas, etiam per modum Collegii, e per secreta suffragia, aut aliquam personam Ecclesiasticam singulariter, dictis reservationibus, e affectionibus Apostolicis cessantibus, respective spectat, e pertinet, nonnisi Clericis, seu Presbyteris in eadem Civitate, vel Diæcesi Capuana ortis, vel oriundis tam per nos e successores nostros Romanos Pontifices pro tempore existentes, quam per archiepiscopos, aliosque Prælatos e inferiores Collatores prædictos conferri, e ad illos, e illa per personas seu personam Ecclesiasticam hujusmodi nonnisi Clerici, seu Præsbyteri, ut præfertur, qualificati ejusdem Capuanæ Civitatis, seu Diœcesis eligi, nominari, seu præsentari possint, e valeant. Utque etiam pensiones annuæ super dictarum Dignitatum, Canonicatuum, e Præbendarum, Mansionariarum, aliorumque Beneficiorum, Chori servitium annexum habentium, ac personalem residentiam requirentium, nec non Parochialium Ecclesiarum hujusmodi fructibus, e proventibus quibuscumque Apostolica auctoritate reservandæ, nonnisi in favorem Clericorum, seu Præsbyterorum prædictæ Civitatis, vel Diœcesis eadem auctoritate reservari queant, ita ut ram dictæ Dignitates, * Canonicatus, ac Præbendæ, nec non Mansiorariæ, Cæteraque Beneficia prædicta servitium chori annoxum habentia, e personalem residentiam requirentia, dictæque Parochiales Ecclesiæ, quam pensiones super illorum e illarum fructibus, redditibus, e proventibus dicta Apostolica auctoritate, ac earumdem tenore præsentium concedimus, e indulgemus. Ac propterea dicto Moderna, ac pro tempore existenti Archiepiscopo Capuano, ac Ecclesiæ Capuanæ Præsulibus, seu Administratoribus pro tempore existentibus; nec non aliis Prælatis, e inferioribus Collatoribus, ad quos cujusvis ex Dignitatibus, Canonicatibus, e Præbendis Mansionariis, ac Baneficiis Choralibus e residentialibus, seu Parochialibus Ecclesiis prædictis Collatio, Provisio, e Dispositio præfata, nec non Personis Ecclesiasticis, ad quas seu communiter, sen particulariter electio, nominatio, seu præsentatio ad illas e illa, cessantibus reservationibus, e affectionibus prædictis, spectat, e pertinet, eisdem auctoritate e tenore districte inhibemus, ne de illis quandocumque ut præfertur, vacaverint, in favorem Clericorum, e Præsbyterorum qui prædictæ Civitatis, vel Diœcesis non sint, etiam sub Clypeo quorumcumque privilegiorum, e indultorum ipsis Præsulibus e Collatoribus ab Apostolica Sede Prædicta sub quibuscumque tenoribus e formis forsan concessorum providere aut alias de illis disponere, seu respective ad illa, e illas Clericos, seu Præsbyteros, qui præfatæ Civitatis, aut Diœcesis Capuanæ non sint, eligere, nominare, seu presentare audeant, vel præsumant; decernentes ex nunc omnes, e singulas collationes, provisiones, e quasvis alias dispositiones de prædictis Dignitatibus, Canonicatibus, e Præbendis, Mansionariis, aliisque Beneficiis Choralibus, e Residentialibus hujusmodi, dictisque Parochialibus Ecclesiis, nec non ad illa, e illas electiones, nominationes, e præsentationes, ac Pensionum quarumvis super eorum e earum fructibus, reditibus, e proventibus reservationes præter, e contra præsentium litteralem tenorem, eticam per Nos, e sedem prædictam, seu alios quaslibet faciendas, nullas, e invalidas, nulliusque roboris, e momenti fore, e esse, nullumque per eas cuique jus acquiri, vel etiam coloratum titulum possidendi, seu respective pensiones hujusmodi exigendi tribui posse; præsentes quoque Litteras semper e perpetuo validas e efficaces esse e fore e c. Datum Romæ apud Sanctam Mariam Majorem anno Incarnationis Dominicæ 1755. Idibus Martii, Pontificatus nostri anno XV.
Rimane omai per quel, che abbiamo divisato, fuori d’ogni controversia la generale egualità de’dritti, e delle prerogative, che competono ad un’ora tanto a Capua, che a’di lei Casali, come constituenti un sol comune; la quale egualità viemaggiormente si conferma dalla chiara, e incontrastabile dottrina del celebre Regente Sanfelice nella decis. 189. num. 6. in cui così si legge: Casalenses quamvis extra moenia, e suburbia Civitatis sint, tamen VERE CIVES ipsius Civitatis sunt, e gaudent omnibus honoribus, privilegiis, commoditatibus, quibus gaudent ipsimet Cives e c. Finalmente da i privilegj già rapportati, e più ancora dagli altri molti, che per amore della brevità ho lasciati nella penna, apparisce altresì, che la Diocesi, ossia il contado di Capua, fra tutti gli altri del Regno cotanto contraddistinto insieme colla Città da’Serenissimi Re di Napoli, si sia renduto per tal verso, piucchè qualunque altro, ragguardevole, e singolare; quindi è, che non dee recar maraviglia, se molte ricche e nobili Famiglie, che si veggono in esso dimorar tuttavia con fasto e splendidezza, non curino di trasferire il loro domicilio in Città laddove al pari di ogn’altra Famiglia Nobile far potrebbono la stessa luminosa figura; poiché mercè de’sopraddetti privilegj non van soggette a veruna taccia benchè frivola, ed apparente, che la Gente di corto pensare suol dare a quelli, che vivono ne’Villaggi; tanto più, che ci è tra loro l’antico, ed universal costume di educare i proprj Individui nella Capitale del Regno; ond’è, che poi si ammira in esse la stessa politezza di maniere, e lo stesso signoril trattamento, che in ogn’altra Nobile Famiglia delle Città più culte si osserva. Senzachè non v’ha chi possa a buona equità negare, che il vivere in qualunque Villaggio non reca punto di pregiudizio ai pregi di Nobiltà, acquistati dalle Famiglie; giacchè vivendo esse anche in Contado, non le si può contendere a patto alcuno il titolo di Nobili, siccome avverte Gio. Giacomo Dongone, de origine e jure Patriciorum lib. 3. Cap. III. ove scrive così: Accidit mos inveteratus, juxta quem ubique ferme Locorum obtinet distinctio, ut Nobiles Urbani dicantur Patricii;  Campestres vero, sive Ruri degentes Equitum, sive speciali NOBILIUM  nomine veniant, qui mos pro veritate habendus. Quindi è che nella Francia prima della sua rivoluzione i Signori più rispettabili non isdegnavano di vivere ne’Villaggi, ove possedessero de’poderi; anzi si pregiavano talora di aver sortito in quei Luoghi i lor natali.
Ma è tempo omai di metter fine a questa, quale che sia, dissertazione; il che faremo conchiudendola con una breve descrizione del sito di Casapullo, e degli altri pregi particolari, che gli conciliano un non picciolo riguardo in preferenza degli altri Luoghi. Giace adunque questo Villaggio di Casapullo nel più bel sito della nostra Felice Campania, che da Cosmo Anicio presso il Capaccio nel Lib. I. Hist. Neap. vien chiamata Orbis Sol, Ocellus, e nitor; in mezzo a una pianura più florida e ridente in tutte le stagioni, e la più feconda di ogni sorta di derrate, di cui Polibio così favella: Planities circa Capuam (cioè l’antica) pars est Italiæ totius nobilissima. Regio bonitate, atque amoenitate præstans; in una comoda lontananza dalle falde degli ameni Colli Tifatini, ingombri di sceltissimi oliveti, che a guisa di delizioso teatro gli fan corona; sotto il clima il più soave, e temperato, che mai vi sia; adorno non solamente d’una Chiesa Matrice, che ha sembianza di splendida Cattedrale, in cui si veggono fondate insigni, e decorose Confraternite, e più antichi Beneficj patronati, ma ben anche di altre esteriori, e nobili Cappelle; di magnifici Palagi; di fruttiferi, e vaghi giardini (adiacenti ai nobili palazzi); di acque limpide, e sincere, di strade spaziose, e lastricate di ben commesse selci; abitato da duemila, e più cantinaja di Cittadini culti, in industriosi, di vivace, e creativo ingegno, e dediti alle arti ed al commercio, ed oltre a questi da un Clero numeroso, ed erudito, che in varj tempi ha dati molti Canonici mitrati alla nostra Chiesa Metropolitana, e parecchi Parrochi alle Parrocchie sì della Città, che di altri Luoghi della Diocesi; e finalmente abitato da alcune antiche, e Nobili Famiglie; ragguardevoli e distinte e per gli antichi Giureconsulti, ed altri Valentuomini, che in esse son fioriti, e per quelli, che tuttavia vi fioriscono, e pel passesso di antiche Cappelle gentilizie[3][3], fregiate de’loro proprj stemmi, (di alcuna delle quali, cioè di quella dell’Immacolata Concezione di Nostra Donna, fondata da’miei maggiori nell’anno 1627. più celebri Canonisti de’secoli scorsi ne rapportano i privilegj); e per gli antichi, e moderni parentadi, contratti con famiglie illustri, ed anche originarie da cospicui sedili provinciali, come è quello di Cosenza, quel di S. Marco di Trani, quello di Capua, quel di Sessa, e quello dell’antichissima, e nobilissima Città di Messina (che contende il primato di tutto il Regno di Sicilia di là dal Faro alla Città di Palermo del pari Nobile, ed antica, intitolandosi la prima: Regni Siciliæ Caput[4][4]; e per lo splendido, e decoroso mantenimento, che mercè le loro antiche rendite patrimoniali han sempre usato di fare, lasciando io per non più dilungarmi, di far parola di altri loro pregi anche maggiori degli accennati; i quali in parte sono a tutti ben noti, e in parte possono rilevarsi da’documenti, che dalle medesime famiglie si conservano; e qui si noti da passaggio, che le suddette Famiglie Nobili fra le altre loro prerogative hanno il vanto di essersi sempre, e costantemente mantenute fedelissime ai lor Sovrani; ed alcuni individui di esse si sono anche segnalati in così bel pregio, come fu Giulio Antonio (de)Natale bisavolo del Canonico della nostra Cattedrale D. Francescantonio, e de’suoi fratelli, il quale Giulio Antonio essendo Alfiere di Cavalleria sotto il Re Cattolico Filippo IV. d’Austria, Padrone allora di questo Regno di Napoli, nel tempo dell’antica rivoluzione Popolare, detta volgarmente di Masaniello, mostrò il suo gran valore nel combattere in difesa del suo Sovrano contra i Ribelli Napoletani, ed i Francesi, siccome costa dagli onorifici attestati, che ne fecero più Supremi Officiali di quei tempi, cioè il General Luigi Poderico, il Capitan di Corrazza D. Pietro Vello-Molina, e ‘l Commissario Generale di nuova leva Cesare Zattara; e per qui rapportarne alcuno, piacemi di trascrivere l’attestato di Cesare Zattara, formato in lingua Italiana, essendo gli altri in idioma Spagnuolo

Cesare Zattara, Commissario Generale della Cavalleria della nuova leva di questo Regno di Napoli per S.M.
Fo fede di aver visto servire a S.M. Giulio Antonio di Natale[5][5], Alfiero della Compagnia di Cavalli del Capitano Paolo Murichio in tutte le occasioni, che sono occorse nel tempo della rebulutione di questo Regno, come fu nella intrata della Città di Aversa, nella scaramuzza di Marano, nella rotta, che si diede al Popolo di Napoli a Scaffare, nella presa di S. Anastasio, nella rotta, che se diede al Duca di Guisa en Aversa, in tutte le sortite, che se fecero in Aversa, e Capua, e mi costa marciò colla sua Compagnia a Orbitello in quelle Truppe, che andorno a soccorrere detta Piazza, quando stava sediata da Francesi, e colla sua Compagnia prese una Torre guarnita da Francesi, che fu di molta importantia. Fu impiegato molte volte a riconoscere lo Nemico, e sempre ha dato intiera soddisfazione di tutto quello li fu ordinato. Lo giudico meretevole di quella mercè, che Sua Maestà restarà servita farli. Ed in fede ho la presente firmata di mia mano, segilata con il segilo delle mie armi: data in Napoli a 28. di Ottobre 1648.: Cesaro Zattara” Indi si vede impresso il di lui sigillo.

Né poi (tornando al nostro intento) tutti gli odierni Individui delle suddette Nobili Famiglie hanno punto tralignato dai lor Maggiori; giacchè egualmente, che questi, han di presente lo stesso zelo, attaccamento, e fedeltà dimostrata alla Real Persona del nostro amabile Sovrano Ferdinando IV. nella guerra sostenuta contro dei Francesi nel 1799. e nelle turbolenze di questo Regno che l’hanno accompagnata, e l’han seguita, avendo gl’Individui sopraccennati ben volentieri somministrato non solo alle straniere Reali Truppe in massa, qua capitate, alloggi, viveri, e quanto loro bisognava, ma molto più avendo ciò praticato colla Truppa in massa di Casapullo, in ossequio, e servizio del nostro Re raccolta, e comandata dall’altro Casapullese, e coraggioso Alfiere di Cavalleria Niccolò Jannotta, che cinque, o sei anni addietro essendo marciato di real ordine con altra Cavalleria in ajuto dell’esercito Imperiale, in Lombardia, fece ivi insieme co’suoi commilitoni prodigi di Valore; il che lo stesso general nemico fu costretto mal suo grado a schiettamente confessare, e come poi universalmente lo attestarono i pubblici foglietti di là venuti. E a tal proposito, perché si vegga sempre più qual presenza di spirito, e coraggio nutriscano i guerrieri Casapullesi, io dirò un fatto veramente maraviglioso, ed è, che un giovinetto, chiamato Elpidio Musone, di questo luogo, Trombetta della Real Milizia, essendosi trovato a cavallo, solo in una strada, vide di lontano venir verso Casapullo una Colonna di Francesi, che sortiti erano da Capua col reo disegno di sorprendere, e di saccheggiare questo medesimo Villaggio; ond’egli lasciatigli avvicinare, e scorrendo sù e giù col suo cavallo quella strada, toccò colla sua tromba una strepitosa marcia militare. A quel suono bellicoso, ed improvviso credendo i Francesi, che venisse contro di loro una numerosa Cavalleria, voltate subito le spalle, disordinatamente si misero in fuga per rientrare in Capua, ed evitare il gran pericolo di essere da quella immaginaria Cavalleria circondati, e fatti in pezzi. E così il Musone venne in un certo modo a rinnovare fra noi l’antico esempio di valore di Orazio Coclite, che solo sul ponte Sublicio di Roma, al dir di Livio, di Dionigi Alicarnasso, di Plutarco, e di altri autori, fece fronte ad un intiero esercito di Toscani del Re Porsenna finchè alcuni suoi compagni non ebbero l’agio di rompere il detto ponte dietro alle sue spalle per impedirne il passaggio a quell’esercito, che assalir volea la stessa Roma, ed impadronirsene.

Ma lasciando ciò in disparte, non è egli da tacere, che oltre alle sovraccennate Famiglie Nobili qui esistenti, hanno fatto in questo Villaggio di tempo in tempo anche soggiorno diverse altre rispettabili Famiglie straniere, e fra queste la rinomata famiglia del Balso, che nelle età passate vi possedeva un comodo Casino nella strada detta della Arena di contro alle amene pendici de’colli Tifatini, e la nobilissima famiglia Molina de’Marchesi di Toccanisi, che venuta dalle Spagne in Regno da due secoli e mezzo addietro, o là intorno, fissò qui in Casapullo il suo perpetuo domicilio avendosi edificato un Magnifico Palagio nella stessa strada dell’Arena; ond’è che nelle antiche numerazioni delle Università del Regno ritrovasi connumerata tra le famiglie di questo luogo. Una tal famiglia frà gli altri gran Personaggi, che produsse, diede una Viceregina alla Sicilia; e ‘l Sommo Pontefice Benedetto XIII. Orsini con cui essa famiglia era in qualche grado di parentela, nell’andar che fece la seconda volta in Benevento nell’anno 1729[6][6]. passando per di quà, l’onorò de’suoi colloquj, essendosi fermato colla sua carrozza davanti al di lei Palagio. La medesima famiglia si estinse qui ultimamente in persona del Marchese D. Pietro Molina.

Dimorò inoltre in questo Villaggio per buona parte della sua vita il celebratissimo Camillo Pellegrino, da noi più volte citato addietro, il qual vi ebbe un nobile Casino, o per dir meglio, un famoso Museo, in cui oltre ad una gran quantità di antiche monete, d’idoli, di vasi etruschi, e di altri rari e pregievoli monumenti, vi raccolse quanto mai potè rinvenire nel Contado Capuano, e in altri luoghi di antiche iscrizioni, e specialmente sepolcrali, di teste di marmo antiche, e di bassi rilievi, altri rappresentanti varj giovinetti, ed altri alcuni artieri cogli strumenti dell’arte loro, le quali cose in buon ordine disposte, fece incastrare nelle pareti del medesimo Casino, e dalle quali dopo la di lui morte, quantunque in parte malmenate e distrutte ha ritratto un grato pascolo l’erudita curiosità di Nobili Viaggiatori, che son venuti a bel diletto ad osservarle. Egli adunque qui dimorando solea tenervi frequenti, ed erudite conversazioni con diversi Amici letterati, e fra gli altri con Erennio (de)NATALE il vecchio, rinomato Giureconsulto di questa età. Qui ancora compose i celebri suoi Discorsi della Campania Felice, e compilò la storia de’Principi Longobardi, che già diede alla luce; e qui la di lui serva credendolo in una grave infermità già presso a morte, eseguì l’incauto, e detestabile di lui comando di dare alle fiamme altre stimabilissime opere da lui composte, ma non ancora pubblicate, fra le quali eravi la storia di Capua in tre volumi distribuita, ed un trattato del Capuano anfiteatro. Il suddetto Casino era stato vagamente rimodernato dal di lui Pronipote D. Camillo Pellegrino, Patrizio Capuano, ma dipresente per una fatal disgrazia è quasi ricaduto nelle primiera squallidezza. Similmente è stata usa di far soggiorno in questo Villaggio la Famiglia Granata-Capua, Patrizia Capuana, che vi possiede tuttavia un Comodo Palagio, e fra gli altri di lei individui il fu Monsignor D. Francesco, Vescovo di Sessa, Autore della Storia Civile, e della storia Sacra di Capua, il quale ben volentieri veniva ogn’anno a respirare questo salubre aere per quel tempo, che il suo Sacro Pastoral Ministerio gliel permetteva; anzi la di lui pronipote D. Antonia Granata Capua, Dama di molto onesti, e virtuosi costumi, negli anni addietro qui s’impalmò con D. Erennio (de)NATALE, terzo di questo nome, nipote del Canonico D. Franescantonio, da noi di sopra mentovato. Potrei in ultimo soggiungere esser concorsi a rendere viepiù celebre questo luogo più Consiglieri Governatori di Capua, i quali successivamente per la maggior parte dell’anno qui risiedendo, vi han tenuta pubblica Ragione; ond’è che di continuo si è veduto questo Villaggio frequentato da ogni ceto di persone, che dalla Città non meno, che da tutto il resto della Diocesi qui convenivano pe’loro affari contenziosi. Ma quelche supera finalmente tutti gli altri pregi di questo medesimo Villaggio, è appunto l’essere stato, alcuni anni addietro, spesse volte illustrato dalla Real presenza, e dalla dimora di più ore del Serenissimo Real Principe delle due Sicilie Leopoldo, e delle Reali Principesse di lui Sorelle Maria Cristina, Maria Amalia, e Maria Antonia, le quali vennero mediante la gradevole, e benigna permissione de’loro Augusti Genitori a visitare in casa del Canonico della nostra Cattedrale D. Pietro Paolo di Stasio, e del di lui nipote D. Gianfelice la prima, e savia loro Camerista, volgarmente detta l’Asasatta. D. Maria Luisa Micherou,

che quivi da più tempo si tratteneva a respirare questo salubre aere; in memoria del quale onore ricevuto dalla casa del cennato Canonico, e di suo nipote l’altro eruditissimo Canonico di lui Collega D. Stefano Gaeta compose un elegante iscrizione da solpirsi in marmo, e situarsi in fronte alla scala del Palagio Stasiano, che qui reco per corona di questa mia Opericciuola:
FERDINANDO. IV. ET. MARIÆ. CAROLINÆ
DOMINIS. NOSTRIS. PIIS. FELICIBVS. AVGVSTIS
QVOD. IPSIS. ANNVENTIBUS
LEOPOLDVS. CHRISTINA. AMALIA. ANTONETTA
OPTIMÆ. SPEI. FILII
EX. CASERTANO. PRÆTORIO. ANIMI. GRATIA
DE. MORE. EGRESSI
IN HANC. STASIANAM. DOMUM. SÆPE. DIVERTERINT
VT. RARISSIMAM. FEMINAM. SALUTARENT
M. ALOYSIAM. MICHERVSIAM. SUAM. EDVCATRICEM
QUÆ. HEIC. E. CASAPULLENSIS. COELI. SALVBRITATE
RECIPERATÆ. VALETVDINIS. VTILITATEM. PERCEPIT
PETRVS. PAVLLVS. STASIVS. CANONICVS. CAMP
FELIX. ET. RELIQVA. STASIORUM. FAMILIA
TAM. INSIGNI. AVCTI. HONORE
REGIIS. PARENTIBUS. INDVLGENTISSIMIS
DEVOTI. NVMINI. MAIESTATISQVE. EORVM

GRATI. ANIMI. MONVMENTVM.

AN. CI)I)CCXCV

IL FINE






                                                                                                                                                               Cappella di Santa Croce
 in Casapulla,
La strada a sinistra era l'antica via Casa Natale 
chiamata dopo il 1627 Via Santissima Concezione dalla chiesa omonima;
oggi via Giacomo Stroffolini
il secondo palazzo a sinistra dopo la strada
è parte del complesso abitativo dei “de Natale”
discendenti da Gennaro de Natale (A.D.1550/1600)
nel quadro sono rappresentati tutti i ceti sociali
Il vescovo Michele Natale
 non parente dei “de Natale Sifola Galiani”
arringa la folla per sollevarla contro la famiglia di Borbone
anno 1799
 



                   
EMBLEMA
dei fratelli Gennaro ed Alicordio
" de Natale”
ANDATO PERDUTO NELLA CADUTA DEL SOFFITTO DELL'INGRESSO DEL PALAZZO

L'emblema dei patrizi de NATALE è algamonico, cioè parlante in quanto allude al nome della famiglia che lo spiega. Il campo si dice scudo piano e può essere a volte  rosso ed a volte azzurro indifferentemente. Giovan Battista Vico per quanto riguarda il colore azzurro in La Scienza nuova prima nel libro III capo XXX alla suddivisione 334 scrive: «...il più nobile di tutti i colori è l'azzurro, significante il colore dei cielo, dal quale furono appresi i primi auspici cò quali furono occupate le prime terre del mondo; onde vennero le insegne reali nè secoli barbari, quali si veggono ornate in capo con tre piume; talché il colore azzurro significa signoria sovrana ricevuta da Dio». Nel campo sono poste TRE CORONE D'ORO disposte 2 e 1, che significa la disposizione ordinaria di tre pezzi, due dei quali verso il capo dello scudo e uno verso la punta[8][8]. Le corone nell'arme furono introdotte come contrassegno di ricompensa al valore, o di vittorie riportate o di reale origine. Essendo d'oro le corone sono simbolo di forza, di fede, di ricchezza, di comando delle più elevate virtù. Sul punto d'onore è posta una COMETA al naturale, ad otto punte ondeggiante in palo. La cometa è una pezza di prim'ordine ed è una figura naturale di tipo araldico. Il numero delle punte della Cometa ha significato di fama; inoltre è simbolo di altezza, splendore, e gloria. La disposizione della stessa, nello stemma, si dice in Palo, in quanto disposta verticalmente ed occupa la terza parte di mezzo dello scudo. Si vuole che il palo rappresenti la lancia del cavaliere oppure il palo che i feudatari facevano piantare dinanzi al ponte levatoio in segno dì giurisdizione. Probabilmente la cometa significa che i de NATALE parteciparono alle Crociate. Tutte le pezze sono sormontate da una bandiera riportante il motto REGIBUS IPSE PAVOR. Lo scudo è a testa dì cavallo. Esso si presenta accartocciato, avendo i lembi accartocciati su loro stessi a guisa di cartoccio; è proprio degli uomini di toga e di lettere, volendo la sua forma ricordare i rotoli di manoscritti e di legge. Lo scudo è sormontato da una CORONA D’ORO PRINCIPESCA  ARCAICA a cinque punte di cui la punta centrale riporta un fiorone. Il tutto è posto al centro di un manto di ERMELLINO che è il più nobile delle pellicce araldiche; è indizio di alta nobiltà, perché serviva a foderare le vesti dei personaggi eminenti. L'uso dell'ermellino sulle armi risale al secolo XIII e non è molto frequente sulle armi italiane. Il Manto di Ermellino a tre acchiappature due laterali ed una centrale più grande legate ciascuna con un nastro svolazzante. Il lobo centrale è sormontato da tre grandi penne: le laterali pendenti verso l'esterno e la centrale ritta che significano autorità reale[9][9].
Stemma inquartato
dei marchesi
“de Natale”
Secolo XV/XVI
Esso è posto sulla volta di uno degli ingressi del complesso abitativo di detta famiglia. L'ingresso è il primo voltando a destra su Via Vetere (oggi via A.Diaz) superata la chiesa della Santissima Concezione provenendo dalla così detta piazza. (Fotografato A.D. 2010)
Descrizione Emblema
Inquartato al 1° di rosso, a tre corone d'oro poste due ed una, sormontate in capo da una cometa[10][10] ad otto raggi al naturale posta in palo. Al 2° d'azzurro con mezzaluna crescente d'oro rivolta a sinistra posta in capo al cantone sinistro accompagnata a destra da due stelle al naturale ad otto raggi. In basso il sole[11][11] di rosso figurato dal volto umano posizionato a mezzogiorno sorgente dal mare azzurro, contornato di 16 raggi d'oro, metà dei quali diritti e metà serpeggianti. Al 3° d'azzurro, alla banda d'oro[12][12].calante da sinistra a destra, sormontata da una cometa al naturale ondeggiante in palo, tra due stelle ad otto raggi sempre al naturale. Al 4° d'oro alla croce rossa[13][13] caricata da cinque bisanti[14][14].
Gli stemmi dei SIFOLA e dei GALIANI incorporati in quello dei "de NATALE" sono armi di sostituzione in quanto furono assunte per l'estinzione delle famiglie di cui si è assunto il cognome. La famiglia de NATALE SIFOLA GALIANI ebbe origine nella metà del 1700 nella persona del dott. di legge, cavaliere Gerosolimitano m.se Bernardo Maria. Detto don Bernardo nacque in Casapulla, diocesi di Capua, il 06/08/1775*[15][15]. Fu battezzato nella cattedrale del luogo dedicata al vescovo Sant'Elpidio, figlio del m.se Marco Marcello Maria de NATALE SIFOLA[16][16]e della m.sa Anna Maria GALIANI[17][17].. Il ramo maschile è "de NATALE", le cui più antiche origini risalirebbero a Lucera di Puglia, dove godette gli onori della più alta nobiltà. Dalla metà del XIII del secolo questa  famiglia la troviamo attestata in Casapulla[18], territorio capuano. Apparterrebbero[19][18] a questa famiglia personaggi illustri, quali: …Costantino NATALE sic dicencium quod excellens dominus Comes Sinopulis de facto et absque aliqua iusta… ecc; Datum in Terre Sancte Euphemie, Il iunii prime indictionis 1453[20][19], Alberto cardinale di S.R.C., Pietro vescovo di Aquileia, Gerardo generale dell'ordine domenicano, Protasio generale dell'ordine degli olivetani, Girolamo NATALE ossia Hieronymus Natalis spagnolizzato in NADAL nato a Palma di Maiorca (1507/1580) da famiglia benestante capuana di Casapulla fu teologo gesuita. Coadiuvò Sant'Ignazio di Loyola nella compilazione della costituzione della Compagnia di Gesù e ne curò la divulgazione. Fu teologo del Papa presso la dieta di Augusta e presso il Concilio di Trento, nonché rettore del Collegio Romano. Illustri personaggi nella dignità militare furono NATALE(de) JOVE signore in Calabria che entrò in conflitto col marchese di Crotone della potente famiglia CENTELLY[21][20] e lo sconfisse, Ferdinando signore di Palate e Tavenne nel contado del Molise, Raimondo che al tempo di Re Roberto e della Regina Sancia fu da questi mandato al Re di Cipro per negoziati[22][21], Antonio de NATALE delle falangi moderatore dello stesso Re Roberto[23][22], U.I.D. Giovan Geronimo applicato nella disciplina legale fu decorato prima della carica di Avvocato Fiscale del Real Patrimonio di Napoli nell'anno 1610 e poi nel 1617 di Presidente del Tribunale della Sommaria, sposò l'unica figlia del marchese D'Apice dell'illustre famiglia GALLUCCIO del Seggio dei Nido[24][23]. Altri avvocati fiscali della stessa famiglia furono altro Geronimo che si sposò in Veglio provincia di Lecce che fu fiscale dell’udienza di Lucera città principale di Capitanata. Questi generò Cesare e Raimondo soprannominato Mondillo, che sposò in Veglio provincia di Lecce con donna nobile di casa Capece chiamata donna Isabella, don Cesare divenne uno dei più eruditi ed eccellenti avvocati che si siano veduti nei tribunali di Napoli e nel 1689 fu decorato da S.M. della carica di Presidente della Regia Camera della Sommaria. La di lui figlia sposò Matteo Vernassa Marchese della Terra d'Acaja[25][24]. La famiglia de NATALE fu imparentata con le nobili famiglie CARAFA, d'ALESSANDRO, FREZZA e nel 1627 il giorno 17 del mese di novembre fu ascritta al Seggio di San Marco di Trani. Altro componente della famiglia fu don Orazio de NATALE Barone di FORCELLE. Per le disavventure che accadono ai regni, alle città ed alle famiglie i de NATALE passarono altrove, alcuni si trasferirono nella provincia di Lecce con Giovan Geronimo che godeva gli onori dei sedile di questa città e da cui discesero molti togati tra cui don Cesare Regio Consigliere; altri passarono nella stessa provincia di Bari. GENNARO con il fratello ALICORDIO Canonico della chiesa Metropolitana di Capua continuarono a risiedere nel territorio di CASAPULLA[26][26]. In una lettera[27][27] indirizzata al Sig. D. Tommaso Jannotta, parroco della venerabile chiesa di Sant’Elpidio in Casapulla, alla pagina 12 si legge ... veggo che nella nostra patria anch’in questo c’è l’ordine, cioè di star né quattro angoli d’essa quattro case della gente Natale[28][28]. Questa gente trae origine dalla città di Trani in Puglia, ove godeva gli onori del sedile, che s’appella San Marco, siccome riferisce il Pacichelli nel suo Prospetto del Regno».
1657, novembre 19 - indizione XI
(lbid. - Notaio Pompeo Sandoli, an. 1657, fol. 114)
AGGREGATIO DOMINORUM U. I. D. DON HYERONIMI, ABBATIS DON CAROLI, DON ORATIJ, DON CESARIS, ET DON RAYMUNDI de NATALE, ET EORUM SUCCESSORUM LEGITIME DESCENDENTIUM IN INFINITUM UT INFRA AD SEDILE SANCTI MARCI TRANEN.



Die decima nona mensis novembris undecime indictionis millesimo sexcentesimo quinquagesimo septimo in civitate Trani, et proprie in plathea sedilis nobilium S. Marci dicte Civitatis, Personaliter coram nobilis constìtuti dominus Jacobus Sifola, dominus Abbas Hyeronimus Campitelli, dominus Ottavius Fìlingerius, dominus Julius Campitelli, dominus Abbas Bernardinus Campitelli, dominus Franciscus Antonius Sifola, et dominus Julius Sifola Patritij, et nobiles complathearij eiusdem sedilis, agentes ad infrascripta omnia prose ipsis, et quolibet ipsorum eorumque heredum et succ. etc. et pro expedienti causa dicti sedilis, congregati in unum more et loco solitis, representantes maiorem partem, in vulgari eloquio pro facilliori intelligentia, videlìcet: Fu proposto dal detto Sig. Giacomo Sifola decano di detto Seggio, come li Signori dr. don Geronimo de NATALE, Regio Avocato Fiscale per sua Maestà della Provincia d'Abbruzzo Citra, al presente esercente detta carica in questa Regia Audienza provinciale di Bari, in questa città di Trani residente, l'Abbate don Carolo, et don Orazio de NATALE utile Signore di Furcella, fratelli utrinque congionti; Don Cesare, et Don Raymundo de NATALE similmente fratelli utrinque congionti, figli legitimí, et naturali di detto sig. Don Geronimo, et della Signora Silvia Frezza coniugi, sendosi dato intendere starno con desiderio d'esser aggregati et fra gl'altri gentil'homini connumerati in detto Seggio, delle buone qualità, andamenti, virtù et nobiltà dellì quali già notissime, et informati come meritevoli di questo et maggior honore, parse alle SS.VV. aggregarli in detto Seggio, mediante privato scritto, sottoscritto di nostre proprie mani, qual'è del tenor seguente, Videlicet: Noi ìnfrascripti nobiles Plathee nobilis Sedilis S.i Marci inclite et fidelissime civitatis Trani, congregati in loco solito nostre plathee, et Sedilis ubi omnes nobiles, et Patritij eiusdem nostri Sedilis convenerunt et convenire solent: Universis, et singulis presentes nostras licteras inspecturis notum facímus, et declaramus, qualiter nuper per dominos U.I.D. don Hyeronimum NATALE Regij fisci Patronum Aprutij citra, dominum D.Carolum NATALE, et dominum don Horatium NATALE Furcelle Baronem, fratres utrinque coniunctos; don Cesarem et don Raymundum NATALE fratres similiter utrinque coniunctos dicti Don Hyeronimi, et domine Silvie Frizzie coniungum filios legitimos et naturales, nobis expositum fuisse desiderare velle aggregari in predicto nostro nobili sedili S.ti Marci, et in eo vocem habere, sicut habent ceteri nobiles dicti nostri sedilis; Nos vero considerantes et agnoscentes eosdem dominos de NATALE nobiles esser viros, ac de genere nobilium procreatos, et habere notoriam originem ex Civitate Luceria, ubi primis gaudet nobilitatis honoribus; dum ex ìpsa preclares vìri orti sunt, non solum in eccle.ca dignitate ex qua fuit persona Cardinalis Alberti NATALE d'Aunia, Petri NATALE Aquile episcopi, e Guerardi NATALE III.me dominicane familie Generalis; Don Protasij NATALE Olivetanorum ordinis Generalis, et Patris Hyeronimi NATALE ex primis, et preclarissimis divi Jgnatij preclarissime societatis Jesu fundatoris et Vicarij Generalis eiusdem Societatis; Verum etiam in Militari dignitate per Illustres fuisse, et precipue in persona luce NATALE Jovie in Calabria domini, qui adfuit in conflictu Marchionis Cotroni ex Centella familia et propria persona inserviit suo Regi, Joannis Ferdinandi NATALE PALATE, et Tavenne in Molisij Contatu domini, Raymundi NATALI[29][29],qui tempore Regis Ruberti, et Regine Sancie triremibus Regem Cipri est appulsus missus a suo Rege ob eius negotia, et ibi Oratoris dignitate functus est, Antonij NATALE Falangiorum [30][30]moderator in eiusdem Regis Ruberti servitio ut manifestissime ex scripturis ex dicta familia de NATALE servatis, et ex Regio Archivio factis videtur; fratri Raymundi de NATALE, equitis Hyerosolimitani, Joannis Hyeronimi NATALE [31][31]modo Summarie Camere fisci patroni, modo etiam eiusdem Camere Presidentis, Cesaris NATALE per Cattolicam Maiestatem fisci patroni in provincijs Comit. Molisij, et Capitanate, Hyeronimi NATALE per dictam Cattolicam Maiestatem in Aprutij Citra provintia fisci patroni, et fratris Francisci NATALE equitis Hyerosolimitani, dicti Hyeronimi fratris, Inspeximus etiam preclara connubia que sepe sepius dicta familia de NATALE undique fecit, non solum eorurn maiora cum familia de duce Carafa, ceterisque nobilibus familiis ex sedilibus Neapolitanis, verum etiam eius attava fuit Laura Carafa, eius Ava Federica de Alessandro, Mater Silvia Frizzia, ac dederunt eorum sororem Annam Mariam NATALE don Vincentio Galluccio[32][32] Apicis Marchioni, alteramque sororem dederunt preclaro Consiliario Joanni Maria Campana ex Luceria civitate nobili, tandem ex histis generati fuere Cesar et don Raymundus NATALE, inspeximus etiam Hyeronimi, eiusque fratrum, natorumque desiderare, et sic in nostrum Santi Marci sedile eos dignissime admisimus, cum maximo nostrum sedile eos aggregandos afficitur honore, viva omnium voce, nemine contradicente, eosdem dominos de NATALE, eorumque filios in antea nascituros, et eorum successores ex illis, et eorum corporibus legitime descendentibus in infinitum in numero aliorum nobilium eiusdem nostri sedilis santi Marci unanimiter, et concorditer acceptamus, connumeramus, et aggregamus, et pro acceptatis, connumeratis, et aggregatis censeri volumus, et mandamus ab hodie in antea una cum eorum filiis heredibus et successoribus ut supra legitime ex eiusdem descendentibus, dando, et concedendo eiusdem, eorum filiis, et heredibus ac successoribus in infinitum in eodem nostro Sedili S. Marci voces activas, et passivas sicut nos, et ceteri nobiles, et patritij habent, tenent, et possident, et cum aliis prerogative ac preheminentiis, quibus nostri predecessores, nos, et ceteri nobiles dicti Sedilis gaudent gavisi sunt, et soliti sunt gaudere, et potiri; ltaquod de cetero dicti domini de NATALE, eorumque filij, et eorum heredes, et successores ex eorum corporibus legitime descendentes in infinitum ut supra, in dicto nostro sedili S.ti Marci sint, teneantur, et reputentur nobiles ab hodie in antea aggregati, et habeant voces activas et passivas, aliasque prerogativas, et preheminentias, prout nostri predecessores, ceteri nobiles eiusdem sedilis habuerunt, et nos etiam, habemus et tenemus; Inquorum fidem presentes nostras licteras exinde, fieri fecimus et nostris propriis manibus subscriptas; datas in Civitate Trani in eodem nostro sedili sancti Marci die 17 mensis novembris undecime indictionis 1657. Giacomo Sifola decano aggrega ut supra; ab.Geronimo Campitelli aggrega ut supra; Ottavio Filingieri aggrega ut supra; Giulio Campitelli aggrega ut supra; Berardino Campitelli aggrega ut supra; Francesco Antonio Sifola tanto nomine proprio come procuratorio nomine et per parte di don Marcantonio Sifola aggrega ut sopra; Giulio Sifola aggrega ut supra; Nr. Pompeus Sandoli secretarius: fidem facio ego n.r Pompeus Sandoli tranen. prescriptas subscriptiones fuisse factas propriis manibus dictorum nobilium S.ti Marci tranen. in mei presentiam, unde requisitus signavi: locus signi. Tenor procurattionis abbatis Don Marci Antonij Sifola nobilis dicti sedilis talis est videlicet.
(Segue la procura fatta a Bari nel 17 novembre 1657 da Marc'Antonio Sifola, canonico della Regal Chiesa di San Nicola di Bari, a suo nipote Francesco Antonio Sifola, per dare favorevole il voto nel l'aggregazione de NATALE).
Qual scritto, et procura ut supra preinserta a me prefato Regio N.° stipulante originalmente exhibita da detti signori don Geronimo, Abb. don Carolo, don Cesare, et don Raymundo, etiam in nome di detto signor Oratio, et a lor medesimi restituita; et acciò di detta aggregattione siano più cauti, a lor richiesta n'è parso proponerlo alle SS.VV. et insieme pregarle restino servite confirmarle detta aggregattione mediante pubblico scritto a futura cautela: Alla qual proposta et dimanda come giusta voluntariamente consentendono come benissimo impiegata in persona meritevole, unanimiter, et pari voto nemine discrepante ratificano, omologano, et accettano detta aggregattione ut supra fatta de verbo ad verbum et di nuovo a maggior cautela aggregandono, siccome con la presente aggregano al detto seggio li Signori detti de NATALE, loro figli nascituri, heredi, et successori legitime descendentino da loro corpi in infinitum et lo connumerano fra gli altri gentiluomini di quello; Ita che in virtù della presente duplicata aggregattione li detti sig.ri de NATALE , loro figli, heredi, et successori legitime descendentino in infinitum possano, et vogliano in ogni futuro tempo godere tutte le prerogative, preheminentie, honori, lucri, et privileggi in detto seggio concessi dalli serenissimi Re di questo Regno, con immemorabile consuetudine acquistati, nella antica possessione nella quale si ritrovano, et cossì come hanno sempre goduto, et al presente godono dette famiglie, et loro predecessori in detto seggio: Que omnia predicta et infrascripta solemni stipulatione promiserunt omni futuro tempore habere rata etc. et contra non facere etc. aliqua rattione etc. sub obligattione omnium eorum bonorurn etc. pena dupli etc. auctoritate etc. potestati capiendi etc. ubique promiscrunt et Juraverunt etc. Presentibus ibidem suprascrittis dominis don Hyeronimo, Abb. don Carolo, don Cesare[33][33], et don Raymundo [34][34]de NATALE, etiam nomine dicti domini don Horatij de NATALE, et acceptantibus aggregattionem prescrittam, imo de eha ingentes gratias dictis dominis de Sedile S.ti Marci presentibus, reddendo; ceperunt, et adepti fuerunt, in veram, realem, actualem, corporalem, et tenutam possessionem dicte aggregattionis pacificam et quietam nemine contradicente in eodem sedili sedendo, et deambulando, ac alios actus vere et realis possessionis predicte faciendo; et de his omnibus fuimus requisiti ut publicum conficere deberemus actum et instrumentum; nos enim etc. Unde etc.
Presentibus pro testibus:
Francisco Antonio Succhio tranen. Regio ad contractus ludice; Ill.mo domino fre don Petrantonio de Julijs equite Hyerosolimitano, prefecto militum, et Preside in hac provintia Bari; Domino U.I.D.don Lorenzo Binetti Regio Auditore provinciale, Domino U.I.D.don Antonio Ursino de Silva Regio Auditore Provinciali, domino U.I.D.don Michele de Paz Regio Auditore provinciali, d.no don Domenico Beltrano Secretario eiusdem Regie Audientie provinciali, domino don Josepho Alienza Proc.re fiscali eiusdem Reg. Audientie. Domino Joanne Bapta de Angelis, domino Marco Antonio de Angelis, domino Hyeronimo de Angelis, domino U.I.D. Andrea Mattheo Staffa, domino Francesco Acunio, domino Joanne Vincentio Staffa, domino Joanne Luca Staffa nobilibus de Sedili Campi longobardorum tranen. Domino Joanne Francesco Palagano nobile de Sedili Portenove Tranen. Domino Francesco Vischi, domino don Carolo Mondello, Reverendo domino Abbate Joanne de Torres, domino Ferdinando Mondello, domino U.I.D. Francesco Mondello, domino U.I.D. Nicolao Vischi, et domino Clerico Petro de Torres nobilibus de Sedili Archiepiscopatus Tranen. Domino U.I.D. Scipione Alessio; Domino U.I.D. Mario Lanza, domino U.I.D. Francesco Abreù, domino U.I.D. don Martino Cerdano, domino U.I.D. Hyeronimo Palumbo, domino D. Joanne Bapta Cannalonga, domino D. Joanne Luca Palumbo, domno Josepho Ungaro procuratore pauperum Regii Auditoris predicti Bari, domino Jacinto Brunetto, domino Francisco Chipparo, domino Hylarione Palumbo, et aliis quam plurimis et innumerabilibus. Tranen, et in ea commorantibus.

 

 

 

1657, Novembre 29 - Indizione XI.

(Ibid. ‑ N. Pompeo Sandoli, an. 1657, fol. 138 t. )


Procurattio ut infra.


Die ultimo mensis novembris dico mensis novembris (sic) undecime inditionis millesimo sexcentesimo quinquagesimo septimo extra porta civit. Trani sub titulo S.ti Nicolai Peregrini propter suspectum contaggij et cum debitis cautelis, et previa licentia oretenus mag.rum deputatorum salutis ac similiter habita previe licentia oretenus à Reverendo domino U.I.D. et Canonico don Donato dello Scalzo Vicario Tranen. Personaliter Constitutus dominus illmus et Abbas Vincentius Filingerius Nobilis de Sedili S.ti Marci Tranen. Licet oriundus eiusdem Civitatis, attamen degens de habitatione in Civitate Canusij et ad presens Trani et extra dictam portam, agens ad infrascritta omnia pro suis heredibus, et successoribus consentiens, in nos. qui sponte non vi dolo sed eius mera, pura, et spotanea voluntate, ac omni meliori modo ad infrascritta vacare, et personaliter interesse non posse, ob commercium sibi impeditum ingredi ad hanc Civitatem propter dictum contaggium, sed confisus plenarie ab experto de fide, prudentia, legalitate, et integritate R.di Domini Abbatis Hyeronimi Campitelli eius patrui, et nobilis eiusdem Sedilis S.ti Marci; ipsum quidem dominum abbatem Hyeronimum licet absentem, tamquam presentem omni meliori modo constituit suum procuratorem et infrascrittorum negotiorum gestorem ac specialem, et generalem Nuntìum, Itaquod specialitas generalitati non deroget, et sic e contra procuratorio nomine, et pro parte ipsius domini constituentis, ut possit, et valeat eius nomine concurrere, eliggere, ascribere, et aggregare in numero nobilium dicti Sedìlis S.ti Marci dominum U.I.D. Don Hyeronimum de NATALE Regii Fisci patronum Aprutij Citra, et de presenti dictum officium esercentem in hac Barensi provincia Trani residentem dominum abbatem D.Carolum NATALE, et dominum don Horatium NATALE Furcelle Baronem, fratres utrinque coniunctos, ac dominum don Cesarem, et dominum don Raymundum NATALE similiter fratres utrinque coniunctos, ac filios legitimos et natureles dicti domini don Hyeronimi, et domine Silvie Frizzie coniugum eorumque filios in antea nascituros, et eorum successores ex illis et eorum corporibus legitime descendentibus in infinitum, cum potestatem ut possint, et valeant ad presens, et inposterum gaudere, uti, et frui omnibus privilegiis, prerogativìs, honoribus, oneribus, gaggiis, et quibuscumque aliis dignitatibus, preheminentiis, et exemptionibus spectantibus, et pertinentibus cum voce activa, et passiva omnibus nobilibus dicti Sedilis, virtute privilegiorum concessorum a serenissimis Regibus huius Regni, et hoc tam per scriptum prìvatum, quam per publicum actum,et quatenus dictam aggregattionem fuisse factam, illam ratificare, omologare, acceptare, et confirmare, juxta illius seriem, continentiam, et tenorem, ac si et prout ipsimet comparens ratificat, confirmat, et acceptat, et quodcumque, votum prestare, in aggregattione et ratificattione predicta ac generali omnia et singula facere, et exercere, ac si, et prout ipsemet costituens facere posset, et valeat si prout et presens esset, et si talia foret, que magis speciale mandatum exigerent, ut supra est expressum, dans omnimodam potestatem etc.
Presentibus.
Bernardino Palumbo Tranen. Reg.io ad contractus Iudice. Clerico Thoma Caressa. Carolo Campiglia Tranen. Angelo Terlizzese de Terlitio, et Horatio Sterlich, de Aprutio Citra Trani commorantibus et habitatoribus.



















Cartina Topografica fine 1700 primi 1800
Base del 1815. Aggiornamento ferroviario del 1886. Autore F.G.M. Collocazione Biblioteca Campana, Capua Documenti anteriori al 1870.

Il gli avi di Gennaro ed Alicordio de NATALE, avevano fissato nel pago Casa Apollis corrottamente detto Casapulla la loro dimora, dandogli la fisionomia di una vera corte[35][35].
Di questo Villaggio molto celebre, la cui chiesa parrocchiale va sotto il titolo di S.Elpidio, si fa menzione anche nel privilegio di Alessandro III, che assegnò all’Arcivescovo Alfonso tutte le chiese della Capuana Diocesi: il nome del Santo Titolare corrottamente si legge, come segue: Ecclesia Sancti Arpii in loco Casapulli. Alla memoria della medesima ne abbiamo anche sotto gli antichi Principi di Capua Normanni in un diploma, in cui il Principe Roberto II dona al monastero
di S. Giovanni di Dame Monache la Starza di Majano, che ha per confine il Territorio di S. Elpidio in Casapulla.
              Nel 1789 veniva ampliata e restaurata la Chiesa Parrocchiale. All'interno furono istituiti il                                 semplice Benefizio che va sotto il titolo di S.Eufemiana, il Benefizio
 della Beata Vergine della Pietà[36][38], fondato dal Dottor di leggi Bernardo di Natale[37][39]
per li suoi Discendenti; il Padronato della Beata Vergine del Carmine della Famiglia Jannotta[38][40]; ed il Benefizio della Santissima Annunziata della Famiglia Simeone[39][41]; il più antico benefizio detto del Santissimo Presepio è il più antico e fu fondato da Marc'Aurelio de Natale (fratello di Marco Marcello antecessore dei m.si de Natale Sifola Galiani) che lo aveva istituito nel 1648[40][36] e vi legò un beneficio ecclesiastico con tre Cappellani che anche oggi ne usufruiscono[41] [37]; Varie Compagnie, o sia Confraternite assai divote, e ricche si veggono erette nella suddetta Chiesa Parrocchiale: cioè del Corpo di Cristo, del Rosario, delli Morti, e di S. Michele. I Confratelli hanno i loro decorosi Sacchi, ed esercitano molte opere di pietà: il Cimiterio è magnifico, e ben tenuto. Fuori della Chiesa Parrocchiale vi sono cinque cappelline ed una piccola Chiesa. Di quest’ultima (in realtà è una piccola chiesa) antichissima sotto il titolo dell’Immacolata Concezione di Nostra Donna, e ne sono compatroni i Dottori di legge Felice de Natale, e Bernardo de NATALE, e loro discendenti; costruita dal loro antenato Don Gennaro de NATALE col fratello canonico Alicordio nell’anno 1627. come scorgesi da altro marmo,



         D. O. M.
AC DEIPARÆ VIRGINIS CONCEPTIONI
SACRAM, QVAM CERNIS ÆDEM
D. ALICORDIVS NATALIS PIETATE MOTUS
CONTRAXIT, ATQVE DECORAVIT
ONVS EST REM SACRAM FACIENDI

SINGVLIS DE PRÆCEPTO DIEBVS

A.D. M. D. C. XXVII

          Altra lapide riporta:
QVAM AEDEM MATRI DEI A
PRIMA ORIGINE IMMACVLATE
ALICORDIVS NATALIS SIBI ET IANVARII FRATRIS
FILIIS IOSEPHO V.l.C. ET S METROP ECCL.
CAMPANAE CANONICO MAIORI POENITENTIARIO
MARCO AVRELIO[42][42] ET MARCO MARCELLO
POSTERISQVE EORVM A.D. MDCXXVII
CONSTITVTA DOTE EXSTRVXERAT
EADEM VETVSTATE SQVALENTEM
FRANCISCUS ANTONIVS NATALIS
EIVSD ECCL. METROP CANONICVS
ET IACOBVS GERMANI FRATRES
DEMORTISQVE FRATRIS FILIVS HERENNIVS
AB NEPOTES TRENEPOSQVE M. AVRELI TVM ET
VINCENTIVS MARIA NATALI SIFOLA V.I.C.
MARCELLVS MARCHIO ET CARMINIVS
IN NEAPOLIT FORO CAVSSARVM PATRONVS
FRATRES ITIDEM GERMANI SVPRASCRIPTI

M. MARCELLI ABNEPOTES

AERE CONLATO LAXATIS SPATIIS ELEGANTIVS
A FVNDAMENTIS RESTITVERVNT A.D. MDCCLXXXI

Questa Chiesa[43][43], nel primo suo nascere diede occasione al Parroco di Casapulla D. Antonio della Valle di promuovere varie pretenzioni, che riguardavano i suoi dritti Parrocchiali. Onde convenne al Fondatore ricorrere in Roma, ed ottenne dalla Sacra Congregazione de’Riti favorevole Decisione: Pretese quel Parroco impedire al Fondatore, e suoi successori il jus della Sepoltura nella Chiesa, sul pretesto, che ritrovavasi fuori della Chiesa Parrocchiale, al che la Sacra Congregazione de’Riti à 31 Marzo 1629. decise: Curatum Casalis Casapullæ Capuanæ Diocesis non posse prohibere Alicordio Natali ejusdem Terræ, jus sepulture pro se, e successoribus in Ecclesia per ipsum ædificata, reservata tamen quarta funerali proprio Parocho. Dopo di che si dubitò, se fosse lecito seppellire i Cadaveri nella detta Chiesa, qualora il Parroco invitato, non volesse intervenire, o pure ricusasse dar la licenza, e la stessa  Sacra Congregazione a dì 22. Dicembre 1629. rescrisse: Si Curatus requisitus interesse recuset, vel petitam licentiam deneget, posse in dicta Ecclesia tradi sepulturæ supradictorum corpora sine ipsius interventu, e licentia. Pretese di vantaggio il Parroco, appoggiando forse tal sua pretenzione all’antico costume, che in questa Chiesa non si dicesse la Messa ne’ dì festivi, se non dopo celebrata la Messa Parrocchiale nella sua Chiesa Matrice, secondo il Testo nel Capitolo in Dominicis 2. de Parochis, dove si legge: che nemo in Diebus Festivis, nisi in propria Paræcia, Missam audire poterat. Ma ciò non ostante la Sacra Congregazione de’Riti decise: Curatum Casalis Casapullæ non posse prohibere Alicordio Natali ejusdem Terræ, quod non celebretur Missa in dicta Ecclesia Alicordii Diebus Festivis ante Missam Parochialem. Finalmente pretese tal Parroco, che non potessero in questa Chiesa udir le confessioni de’Fedeli i Confessori approvati, e specialmente i Sacerdoti Secolari. Quindi è, che la stessa Sacra Congregazione rimise una tal’istanza a Monsignor Girolamo Costanzo [44][44]Arcivescovo di Capua, il quale dichiarò: licere approbatis ibi audire confessiones absque licentia Parochi. E perciò vedesi ora in questa Chiesa, il Confessionale sito dentro un muro incavato, che da cento, e più anni han goduto i Compadroni di essa Chiesa, e si amministra giornalmente il Sacramento della Penitenza.
Sulla lapide sepolcrale vi è la seguente Iscrizione:

IN LVCE TEMPLVM
IN VMBRA SEPVLCRVM
D. ALICORDIVS NATALIS
SIBI ET D.JOSEPHO V. J. D.
MAJORIS PÆNITENTIARIÆ

CANONICO COMPATRONO

M. AVRELIO M. MARCELLO
EX JANVARIO FRATRE  NEPOTIBVS
POSTERISQVE EORVM
VIX.ANN.LXXXV
OBIIT ID.IANUARII
AN. REP.SAL. 1628
ANN.INCARNAT.MDCXXXIV



In questa medesima Chiesa della Concezione si venera un insigne Reliquia di un bel pezzetto della Camicia della Santissima Vergine, che fu donato con Autentico Documento dalle Monache di S. Giovanni di Capua, dalle quali se ne conserva una maggiore quantità, al Canonico D. Gioseppe di Natale[45][45], che fu Maggior Penitenziere della Cattedrale di Capua. Su di questa insigne Reliquia stà ora scrivendo una dotta Dissertazione l’Avvocato de’Poveri di quella Curia Metropolitana D. Francesco Antonio di Natale, Figlio del Dottor D. Felice.
Dentro di essa Chiesa vi è anche l’Altare di Sant’Antonio Abbate[46][46],
appellato volgarmente da Vienna[47][47] Padronato di questa stessa Famiglia de Natale, e n’è ora il Benefiziato D. Vincenzo Maria (de)Natale, Figliuolo del Dottor D. Bernardo, Sacerdote di buona letteratura, e di esemplarissimo costume.





Sant’Antonio Abate
Detto da Vienna
Altare
Chiesa della SS.Concezione di Nostra Donna
(Casapulla  CE)

Significato della TAU nel quadro di Sant'Antonio Abate


L'Ordine di Sant'Antonio Abate fu fondato da Gaston de Vienne nel 1095 e approvato da papa Urbano II durante il Concilio di Clermont e successivamente confermato Ordine Ospitaliero da papa Onorio III.  Questo Ordine portò lo scudo d'oro alla croce a TAU cioè a tre sole braccia, d'azzurro; Il braccio inferiore più lungo; anche per tale croce si ebbe la consueta evoluzione da piana a patente; L'insegna nel secolo XVIII fu accollata all'aquila dell'Impero. Nella seconda metà del settecento papa Benedetto XIV da facoltà al re di Napoli di incorporare i beni antoniani nell'Ordine Costantiniano di San Giorgio. E questo valse anche per il beneficio posto nella chiesa della SS. Concezione in Casapulla 





L’altro altare dedicato a Santo Stefano Menicillo[48][48], secondo vescovo e patrono della città di Caiazzo (Caserta).

Santo Stefano Menicillo
Altare
Chiesa della SS. Concezione di Nostra Donna
detta anche
di Sant'Antuono
(Casapulla CE)

Ciascuno di questi due altari laterali possiede un dipinto raffigurante il Santo a cui l'altare stesso è dedicato[49][49]. Sopra l’altare di Sant’Antonio abbate in un ovale in marmo bianco vi è inciso in belle lettere il seguente scritto:

DIVO ANTONIO ABBATI

CARMINIVS NATALIS SENIOR
VT VOLVNTATI BEATRICIS de CAPRIO
VXORIS SANCTISSIMAE
ABSEQVERETVR

A.D. MDCLXXIX

L’altare fu fatto costruire da Carminio de NATALE[50][50] per volontà della prima moglie Beatrice di CAPRIO, dalla quale non ebbe figli, nel 1679.
Sopra l’altare di Santo Stefano Menicillo in altro ovale in marmo bianco vi è scritto:
DIVO STEFANO

EPISCOPO CAIANENSI

EX GENTE MENICILLA
COMPATRONI
MAIORVM SVORVM
COGNATO SANCTISSIMO

POSVERVNT A.D. MDCCLXXXIX

Da questa chiesa[51][51] molti celebri canonici dei secoli scorsi ne rapportarono i privilegi. Con verbale redatto il 30 maggio e 15 giugno 1883 nella cancelleria della Pretura di Santa Maria Capua Vetere, i fratelli: LUIGI, Vincenzo, Maria Grazia ed Adelina NATALE‑GALIANI[52][52] della linea di Marco Marcello rinunziarono alla loro quota di eredità a favore della Congregazione dell'Addolorata, mentre i Signori Alfonso NATALE GALIANI, ed Erenio, Francescantonio, Giuseppa e Giulia NATALE fratelli germani della linea di Marco Aurelio ricevettero dalla Congregazione dell'addolorata lire 300 di cui la metà andò ad Alfonso NATALE GALIANI. Il verbale in forma integrale recita:
COPIA No 996 CESSIONE DIRITTI
REGNANDO UMBERTO PRIMO, PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE, RE D'ITALIA. L'ANNO MILLEOTTOCENTONOVANTATRE IL GIORNO VENTISEI LUGLIO IN CASAPULLA, NELLA CASA EREDITARIA DI NICOLA CAPRIO, VIA VETERE N° 14. AVANTI DI NOI, ONOFRIO CAPRIO DEL FU NICOLA, NOTAIO RESIDENTE NEL COMUNE DI MACERATA MARCIANISE, DISTRETTO NOTARILE DI S.MARIA CAPUA VETERE, PRESSO IL CUI CONSIGLIO SONO ISCRITTO, ASSISTITO DA SOTTOSCRIVENTI TESTIMONI, SI SONO COSTITUITI 1 SIGNORI VINCENZO TREPICCIONE FU PAOLO, ALFONSO TREPICCIONE FU MICHELE, ELPIDIANTONIO BUONPANE FU ANGELO BERNARDINO, ANTONIO SORBO FU DOMENICO E PRISCO NATALE FU MASSIMILIANO, DA UNA PARTE E, DALL'ALTRA, I SIGNORI ALFONSO NATALE GALIANI (nato in Casapulla il 12 gennaio 1843) FU CARMINIO, ERENIO, FRANCESCANTONIO E LE NUBILI GIUSEPPA E GIULIA NATALE FU FERDINANDO (del ramo di Marc’Aurelio). TUTTI POSSIDENTI, NATI E DOMICILIATI IN CASAPULLA, PERSONE A NOI NOTAIO COGNITE E FORNITE DI PIENA CAPACITÀ GIURIDICA A CONTRATTARE. I COSTITUITI SIGNORI NATALE E NATALE-GALIANI DICHIARANO DI ESSERE ESCLUSIVI E ASSOLUTI PADRONI DELLA CAPPELLA GENTILIZIA DI LORO FAMIGLIA SOTTO IL TITOLO SANTISSIMA CONCEZIONE E SANT'ANTONIO ABATE, SITA IN CASAPULLA ALL'ANGOLO DELLE DUE STRADE CONCEZIONE E VETERE, CONFINANTE A ORIENTE CON LA STRADA VETERE, A OCCIDENTE CON BENI DI CAROLINA MONACO E ANDREA AMODIO, A MEZZOGIORNO CON STRADA CONCEZIONE E, A SETTENTRIONE, CON BENI EREDITARI DI NICOLA CAPRIO. SOGGIUNGE ESSO SIGNORE ALFONSO NATALE-GALIANI CHE, NELLA LINEA DELLA SUA FAMIGLIA, NESSUN ALTRO VI HA DIRITTO, PERCHÉ GLI ALTRI GERMANI LUIGI[53][53], GIULIA[54][54], VINCENZO[55][55], MARIA GRAZIA [56][56] E ADELINA NATALE-GALIANI[57][57], RINUNZIARONO ALL'EREDITÀ CON VERBALI REDATTI NELLA CANCELLERIA DELLA PRETURA DI S.MARIA C.V. DEL TRENTA MAGGIO E QUINDICI GIUGNO MILLEOTTOCENTOTTANTATRÈ. COSÌ DEL PARI DICHIARANO GLI ALTRI COSTITUITI ERENNIO, FRANCESCANTONIO, GIUSEPPE E GIULIA  NATALE, CHE NELLA LORO LINEA NESSUN ALTRO CI HA DIRITTO, PERCHÉ LE GERMANE GIUSEPPA E GIULIA NATALE E I GERMANI ERENNIO E FRACESCANTONIO RINUNZIARONO ALL'EREDITÀ PATERNA GIUSTA L'ISTRUMENTO PER NOTAIO FRANCESCANTONIO STROFFOLINI DEL VENTINOVE MARZO MILLEOTTOCENTONOVANTATRE, REGISTRATO IN MARCIANISE ADDÌ TRE SEGUENTE MESE DI APRILE, NUMERO 506, PER LIRE 44 E CENTESIMI 40. DI SANI, DICHIARANO ANCORA MEDESIMI ALFONSO NATALE-GALIANI[58][58], ERENIO, FRANCESCANTONIO, GIUSEPPA E GIULIA NATALE [59][59]CHE LA SU DESCRITTA CAPPELLA TROVASI IN STATO D'ABBANDONO, AVENDO BISOGNO D'URGENTI, GRAVI E DISPENDIOSE RIPARAZIONI, OLTRE LA MANUTENZIONE ANNUALE, CHE PER FUNZIONARVI ED ESERCITARVI GLI UFFIZI RELIGIOSI CI SAREBBE BISOGNO DI UNA ANNUALE SPESA. D'ALTRA PARTE, LA FRATELLANZA DELLA CONGREGAZIONE DELLA SANTISSIMA ADDOLORATA NON HA CAPPELLA PROPRIA PER RIUNIRSI ED ESERCITARVI 1 DIVINI UFFIZI E, QUANTUNQUE LA NOMINATA CONGREGA NON ABBIA BENI PROPRI E PATRIMONIALI, EPPURE, PER OFFERTA VOLONTARIA DEI CONFRATELLI, SI È FATTA PROPOSTA AI DETTI COMPATRONI DI CEDERE LA CAPPELLA STESSA, E 1 COMPATRONI, IN CONSIDERAZIONE CHE LA RICHIESTA DI CESSIONE AVREBBE, NON SOLO, MIGLIORATO LO STABILE, MA VERREBBERO ESERCITATI GLI UFFIZI RELIGIOSI, PER LA COMODITÀ E UTILITÀ DELLA POPOLAZIONE CON L'INSERIMENTO DEL CULTO RELIGIOSO, HANNO ACCETTATO LA CESSIONE IN PAROLA, LA QUALE VA REGOLATA DAI SEGUENTI FATTI E CONDIZIONI:
1 I NOMINATI COMPATRONI SIGNORI ALFONSO NATALE-GALIANI, ERENNIO, FRANCESCANTONIO, GIUSEPPA E GIULIA NATALE, VOLONTARIAMENTE, CEDONO ALLA FRATELLANZA DELLA CONGREGAZIONE DELLA SANTISSIMA ADDOLORATA LA DETTA LORO CAPPELLA GENTILIZIA SOTTO IL TITOLO DELLA SANTISSIMA CONCEZIONE E SANT'ANTONIO ABATE IN CASAPULLA, NELL'INTERO STATO: ACCESSORI, DIPENDENZE E DIRITTI ANNESSI, NIENTE ESCLUSO ED ACCETTATO, E GLI ALTRI CONSTITUITI SIGNORI VINCENZO TREPICCIONE, ALFONSO TREPICCIONE, ELPIDIANTONIO BUONPANE, ANTONIO SORBO, PRISCO NATALE, QUALI DELEGATI DELL'INTERA FRATELLANZA, ACCETTANO LA CESSIONE IN PAROLA.
2 TALE CESSIONE, ATTESE LE CONSIDERAZIONI DI SOPRA ESPRESSE, SI È CONSUMATA PER LA SOMMA DI LIRE TRECENTO, PER OFFERTA VOLONTARIA RACCOLTA FRA 1 CONFRATELLI DELLA CENNATA CONGREGAZIONE, E I SIGNORI ALFONSO NATALE-GALIANI, ERENNIO, FRANCESCANTONIO, GIUSEPPA E GIULIA NATALE, DICHIARANO DI AVERE, PRECEDENTEMENTE DI QUESTO ATTO, RICEVUTO DAI CONCESSIONARI IL DETTO PREZZO, CIOÈ UNA METÀ IL PRIMO E L'ALTRA METÀ GLI ALTRI QUATTRO, PERCHÈ, IN TALE PREROGAZIONE, SI VANTANO I DIRITTI DI PROPRIETÀ, E 1 MEDESIMI SIGNORI NATALE-GALIANI E NATALE, NELL'ACCUSARE DI AZIONE DI DETTE LIRE TRECENTO, NE FANNO AMPIA E FINALE QUIETANZA, SENZA AVERE ALTRO A PRETENDERE PER COMPENSO DELLA FATTA CESSIONE, RINUNZIANDO A OGNI ALTRA ACCESSIONE IN CONTRARIO E, IN CONSEGUENZA, LA PROPRIETÀ DELLA CAPPELLA MEDESIMA RESTA FIN DA ORA E IN PERPETUO DELLA FRATELLANZA DELLA CONGREGAZIONE SULLEVATA.
3 I PATRONI SIGNORI ALFONSO NATALE‑GALIANI, ERENNIO, FRANCESCANTONIO, GIUSEPPA E GIULIA NATALE SI RISERVANO, ESCLUSIVAMENTE PER LORO USO PERSONALE E PER 1 FIGLI NATI 0 NASCITURI SOLO IN PRIMA GENERAZIONE, E MISE DA PARTE, DI SERVIRSI E OCCUPARE IL CORETTO, DURANTE LA CELEBRAZIONE DELLA MESSA E ALTRI UFFIZI RELIGIOSI PUBBLICI, TENENDO ESSI SIGNORI NATALE UNA CHIAVE E UN'ALTRA LA FRATELLANZA, LA QUALE PUÒ SERVIRSI DEL CORETTO SOLO NEL CASO CHE APRISSERO L'ORGANO E DURANTE IL TEMPO CHE DOVESSERO FUNZIONARVI. ALLA MORTE POI DI DETTI USUARI, LA FRATELLANZA È LIBERA DI DISPORRE INTERAMENTE DEL CORETTO STESSO. COSÌ, DEL PARI, POSSONO ESSI CEDENTI E, SOTTO MEDESIME CONDIZIONI DI PERSONE E DI TEMPO, OCCUPARE LE SEDIE SITUATE AL LATO DESTRO, OSSIA AL LATO DELL'EVANGELO, DELL'ALTARE MAGGIORE, PER SOLO NUMERO PERSONALE LORO BISOGNEVOLE IN OGNI OCCASIONE: DIRITTO CHE NON PUÒ TRASMETTERSI DAI CEDENTI AD ALTRI, SOTTO PENA DELLA PERDITA DELLO STESSO, ESSENDO ESCLUSIVAMENTE, PERSONALE, SENZA PREGIUDIZIO PUÒ, SE ALTRI VI VANTASSERO POSSIBILI DIRITTI DI USO SU TALI SEDIE, NONCHÈ SI RISERVANO, ESSI CEDENTI, DI FARE CELEBRARE MESSA NELLA CHIESA STESSA, SEMPRE LIMITATAMENTE ALLA VITA DI ESSI COSTITUITI PATRONI E LORO FIGLI IN PRIMA GENERAZIONE, RESTA PERO’ LA FRATELLANZA STESSA LIBERA DI PORTARE QUALSIASI MODIFICAZIONE DEL DETTO CORETTO OVE SI TROVA L'ORGANO, SENZA CEDERE 1 DIRITTI DEGLI USUARI CON CHIARIMENTO CHE ESSI SIGNORI NATALE‑GALIANI E NATALE E LORO FIGLI NON HANNO DIRITTO DI OCCUPARE LE SEDIE LORO BISOGNEVOLI SITUATE AL LATO DESTRO DELL'ALTARE, QUALE LATO PERÒ DEVE RIMANERE SEMPRE APERTO, E SENZA CHE ESSI USUARI POSSANO OPPORVI SEGNI APPARENTI 0 CATENE PER RISERVARE TALI POSTI, ESSENDO ESSI LIMITATI ALLE SOLE PERSONE DI SOPRA INDICATE, NEL CASO CHE INTERVENGANO IN CHIESA; IN MANCANZA, POTRANNO ESSERE OCCUPATE DA ALTRE PERSONE DI CIVILI CONDIZIONI.
4 SI OBBLIGA LA FRATELLANZA DI DARE Al DETTI CINQUE COSTITUITI PATRONI NATALE E LORO FIGLI IN PRIMA GENERAZIONE, IN CASO DI MORTE, SEMPRE CHE AVVENGA IN QUESTO PAESE, L'ACCOMPAGNAMENTO CON GLI ARREDI OCCORRENTI DI PRIMORDINE, NONCHÉ LA NICCHIA NELLA CAPPELLA AL CIMITERO PER ANNI 100, IL TUTTO GRATUITAMENTE, NONCHÈ DI DARE GLI ALTRI SUFFRAGI CHE SI PRATICANO PER I FRATELLI DEFUNTI, DERIVANTI DALLE SACRE FUNZIONI CHE SI ESRCITANO IN QUESTA CAPPELLA. TALI DIRITTI VANNO ESCLUSIVAMENTE ALLA MOGLIE[60][60] DEL SIGNOR ALFONSO NATALE-GALIANI.
5 PER REGOLAMENTO DEL REGISTRO, SI DICHIARA CHE IL VALORE DI TALI DIRITTI CONCESSO È DI LIRE DUECENTO.
6 IL POSSESSO LEGALE E MATERIALE A FAVORE DELLA FRATELLANZA, COME 1 RELATIVI ASSERISCONO, DA QUESTO GIORNO IN AVANTI.
7 SI PATTUISCE E SI STIPULA ESPRESSAMENTE CHE, VENENDO IN OGNI FUTURO TEMPO (CHE IDDIO LIBERI), AL MIGLIORAMENTO DELLA FRATELLANZA, SIA PER LORO CONSENSO SIA PER ORDINE DELL'AUTORITÀ ECCLESIASTICA O CIVILE, O PER QUALSIASI ALTRA CAUSA, O LA SOPPRESSIONE, SICCOME LA CESSIONE DELLA CAPPELLA SI È FATTA A SCOPO PRINCIPALE DI TENERE IN FUNZIONE LA CHIESA PER COMODITÀ, 0 UTILITÀ DEL PUBBLICO RELIGIOSO, COSI’ TALE CAPPELLA NON POTRÀ MAI ESSERE SOGGETTA A UN MUTAMENTO, MA ANDRÀ IN BENEFICIO DELLA CONGREGAZIONE DI CARITÀ DI QUESTO COMUNE, SEMPRE PER LO SCOPO CUI È DESTINATA, E CON GLI ONERI ESISTENTI. RIPRISTINATASI POI LA FRATELLANZA DELLA CONGREGAZIONE, DOVRÀ RITORNARE AD ESSA LA CAPPELLA, SENZA CHE QUALSIASI INTERRUZIONE, O TEMPORANEA OCCUPAZIONE, 0 REPRESSIONE, POSSA FARE ACQUISTARE AD ALTRI QUALSIASI DIRITTO, DISPENSANDO IL CONSERVATORE DI PUBBLICARE ESENZIONE DI UFFICIO.
8 LE SPESE DI QUESTO ATTO E LE ANNESSE TUTTE RESTINO A CARICO DELLA FRATELLANZA. 1 CONTRAENTI ELEGGONO DOMICILIO NELLE LORO CASE DI ABITAZIONE PER L'ESECUZIONE DI QUESTO STIPULATO. RICEVUTO IL PRESENTE ISTRUMENTO DA INVENTARIO IN PRESENZA DELLE PARTI COSTITUITE E DEI TESTIMONI SIGNORI RAFFAELE ORSI FU GIOVANBATTISTA AVVOCATO NATO A CASAPULLA, DOMICILIATO A S.MARIA C.V., QUI DI PASSAGGIO, E ANDREA NATALE DI MICHELE, "MURATORE", NATO E DOMICILIATO QUI IN CASAPULLA, I QUALI FIRMANO QUESTO ATTO CON TUTTI I COSTITUITI E NOI NOTAIO, TRANNE LA SIGNORA GIUSEPPA NATALE, DELLA QUALE NON VENNE FIRMATO PERCHÈ DICHIARANTE DI NON SAPERE SCRIVERE. L'ATTO STESSO SI COMPONE DI FOGLI DI TRE DA NOI SCRITTO, E LO SCRITTO ASSEMBRA PAGINE OTTO, COMPRESA LA PRESENTE. DEFINIVANO PRESENTE ATTO: NOI NOTAIO ABBIAMO DATO LETTURA CHIARA ED INTELLIGIBILE IN PRESENZA DEI DETTI TESTIMONI ALLE PARTI COSTITUITE, LE QUALI, A SEGUITO DI NOSTRA RICHIESTA, INDICANDO CHE IL TENORE DI ESSO È CONFORME ALLE LORO VOLONTÀ, CON LETTURA DELLA POSTILLA VINCENZO TREPICCIONE; ALFONSO TREPICCIONE; ELPIDIANTONIO BUONPANE; ANTONIO SORBO; PRISCO NATALE. ALFONSO NATALE‑GALIANI, FRANCESCANTONIO NATALE, GIULIA NATALE. RAFFAELE ORSI, TESTIMONE; ANDREA NATALE, TESTIMONE.NOTAIO ONOFRIO CAPRIO DEL FU NICOLA, RESIDENTE A MACERATA-MARCIANISE. SPECIFICA IN LIRE, OLTRE LA COINTESA NOTAR CAPRIO NUMERO 65. REGISTRO A MARCIANISE IL 9 AGOSTO 1893, MAT. I^ VOL. 34. ESATTE LIRE 24. 11 RICEVITORE SARNO. VI È IL BOLLO DEL REGISTRO. LA PRESENTE COPIA, IN CONFORMITÀ DEL SUO ORIGINALE, PRESCRITTA DI PERSONA NOSTRA FIRMA PER CARTA VOLUTA DELLA LEGGE, È REGOLARMENTE FIRMATA E VIENE RELIQUATA A VINCENZO TREPICCIONE, ATTUALE PRIORE DELLA CONGREGA DELLA SS.ADDOLORATA. OGGI, TRENTA OTTOBRE MILLEOTTOCENTONOVANTATRÈ(1893), NOTAR ONOFRIO CAPRIO DEL FU NICOLA, RESIDENTE IN MACERATA-MARCIANISE.
Una lapide in marmo, posta all’interno della Chiesa, riporta l’avvenimento con le seguenti parole:
PEL TRIONFO DELLA RELIGIONE
PEL CULTO DEI FEDELI
LA FRATELLANZA DEL SODALIZIO
DELLA SS.MA ADDOLORATA
CON PRIVATE OBLAZIONI
QUEST’ANTICA CAPPELLA GENTILIZIA
ACQUISTAVA

CON ROGITO NOTAR ONOFRIO CAPRIO

DEL XXVI LUGLIO MDCCCXCIII

Il 26 luglio 1993 con una solenne cerimonia religiosa la comunità casapullese ha festeggiato i primi 100 anni dal giorno della stesura dell'atto da parte del notaio Onofrio di CAPRIO del rogito mediante il quale Alfonso NATALE GALIANI, ed i germani Erennio, Francescantonio, Giuseppa e Giulia NATALE trasferirono, per la somma di lire 300, la loro quota di eredità della cappella[61][61].
L'avvenimento fu riportato dal giornale locale IL PONTE nel numero 65 del dicembre 1993 appartenente agli Amici dei Ponte del Circolo Amici del Ponte Via Einaudi 23 81020 San Nicola La Strada (Caserta) Anno III n°8. L'articolo steso dal Sig. Pasquale BELGIORNO di Casapulla recita:
CASAPULLA
CENTO ANNI FA LA CONGREGA DELL'ADDOLORATA ACQUISIVA LA PROPRIETÀ DELLA CAPPELLA GENTILIZIA DELLA IMMACOLATA CONCEZIONE. IL 26 LUGLIO SCORSO I CONFRATELLI DELL'ADDOLORATA, CON UNA SUGGESTIVA CERIMONIA RELIGIOSA, SEGUITA DA UN SIMPATICO RINFRESCO, HANNO FESTEGGIATO IN UNO - CON UNA STRABOCCHEVOLE PARTECIPAZIONE DI FEDELI, CHE ANDAVA PARECCHIO DI LA' DA QUEL BUON CENTINAIO DI ANIME CHE LA PIA SEDE PUÒ AGEVOLMENTE OSPITARE - I PRIMI CENTO ANNI DAL GIORNO DELLA STESURA, DA PARTE DEL NOTAIO ONOFRIO DI CAPRIO, IL 26 LUGLIO DEL 1893, DEL ROGITO MEDIANTE IL QUALE LA FAMIGLIA NATALE-GALIANI[62][62] TRASFERIVA LA PROPRIETA' DELLA SECOLARE CAPPELLA - PER LA SOMMA DI LIRE 300 - ALLA CONFRATERNITA DELL'ADDOLORATA. IL SEGRETARIO DEL SODALIZIO, NICOLA BUONPANE, DOPO UN CENNO INTRODUTTIVO DEL MONS. PRISCO VOLPICELLI - CHE OFFICERA' LA S.MESSA - DAVA LETTURA DEL SUCCENNATO ATTO NOTARILE, DAL QUALE TRASPARIRANNO INTERESSANTI PARTICOLARI SULLE FORMALITA' E, SOPRATTUTTO, SUI PERSONAGGI CHE, IN QUALCHE MODO, VI AVEVANO ATTINENZA. NON SI REPUTA SUPERFLUO RAMMENTARE AGLI ULTRASESSANTENNI (FRA I QUALI FIGURA PURE LO SCRIVENTE) E DI RENDERE NOTO AI PIÙ GIOVANI, CHE IL SIGNOR ALFONSO NATALE-GALIANI FU CARMINIO, CIOÈ IL PIÙ AUTOREVOLE COMPATRONO DELLA CAPPELLA, NON POTEVA CHE ESSERE IL FRATELLO DEL SIGNOR LUIGI[63][63], PADRE DI QUEL SIG.CARMINIO[64][64], DAL TRATTO ALQUANTO ARISTOCRATICO, CHE CONDUCEVA CON AFFABILE DIGNITA' LA SUA AUSTERA ANZIANITA' VERSO GLI SCORCI DELLA PRIMA META' DI QUESTO SECOLO. IL NOTAIO ONOFRIO DI CAPRIO ERA VIRTUALMENTE IL BISAVOLO DEL NOTAIO VINCENZO DI CAPRIO[65][65], IL QUALE È FIGLIO DI UN ALTRO "NOTAR ONOFRIO". A SUA VOLTA, IL NOTAIO FRANCESCANTONIO STROFFOLINI - CHE AVEVA FORMALIZZATO LA RINUNCIA DI UNA PARTE DEI GERMANI NATALE-GALIANI ALLA RISPETTIVA QUOTA DI ASSE EREDITARIO SULLA CAPPELLA - ERA CERTAMENTE IL PADRE DELL'INGEGNERE GIACOMO E, MOLTO PROBABILMENTE FRATELLO DEL CELEBRE CANONICO - FILOSOFO - LETTERATO GIACOMO (CUI SI ISPIRAVA EVIDENTEMENTE IL NOME DELL'INGEGNERE, NATO POCO DOPO LA SCOMPARSA DELLO ZIO), MAGISTRALMENTE ILLUSTRATO NELL'APPASSIONATO, FASCINOSO OPUSCOLO GLI UOMINI ILLUSTRI DI CASAPULLA SCRITTO NEL 1930 DALL'AVV. RAFFAELE ORSI, SUO DEVOTO DISCEPOLO LICEALE. QUESTI ERA NONNO DELL'ATTUALE, OMONIMO NOTARO, CON LO STUDIO A SANTA MARIA CAPUA VETERE. ERA CERTAMENTE NATO IN FONDO AL VICOLO DELLA LUPA, DI FRONTE ALLA CAPPELLA DELL'IMMACOLATA. FIGURA IN CALCE AL ROGITO, INSIEME COL «MURATORE» ANDREA NATALE DI MICHELE[66][66], ENTRAMBI TESTIMONI, BENCHÈ L'AVVOCATO SI FOSSE DA TEMPO  TRASFERITO A S.MARIA C. VETERE. SI È POTUTO PURE APPRENDERE CHE LA TOPONOMASTICA DELL'EPOCA DENOMINAVA VIA VETERE L'ATTUALE VIA A. DIAZ, E VIA CONCEZIONE, CON RIFERIMENTO ALLA CAPPELLA "CONCEZIONE", L'ATTUALE VIA  STROFFOLINI. MONSIGNOR VOLPICELLI, NELLA SUA OMELIA, SEMPRE NITIDA, STRINGATA, PROFONDA, COME NEL SUO PECULIARE STILE, FORBITO E SEMPLICE A UN TEMPO, DAGLI ACCENTI MODERATAMENTE, DELICATAMENTE IERATICI, POSE IN RISALTO L'OPERA OLTREMODO BENEMERITA DELLA "FRATELLANZA" DELL'ADDOLORATA, CHE  PUR PRIVA DI BENI PATRIMONIALI, COL SOLO VOLONTARIO SOCCORSO DEI SOCI,  L'ONERE DI "TRECENTO LIRE", PIÙ LE SPESE DI REGISTRAZIONE A MARCIANISE - IL 9 AGOSTO 1893 ‑ AMMONTANTI A BEN VENTIQUATTRO LIRE. ANCHE GLI ATTUALI EPIGONI DELLA FRATELLANZA, SULLE ORME DEI PREDECESSORI, HANNO FATTO RECENTEMENTE ESEGUIRE LAVORI DI RINNOVAMENTO, INCOMINCIANDO CON LA  SOSTITUZIONE DEI VECCHI, LOGORI CAVI DELL'ILLUMINAZIONE - RUDIMENTALMENTE  APPOSTI ALLA RINFUSA SULLE PARETI - CON ALTRI PIÙ MODERNI, COLLOCATI IN APPOSITI  CONDOTTI, OPPORTUNAMANTE MURATI. HANNO, POI, DATO CORSO ALL'ASPORTAZIONE DEL VECCHIO, PLURISECOLARE PAVIMENTO[67][67], CON LA POSA IN OPERA DI UN FINE  MONOCOTTO GRIGIO PERLA, 40X40, OFFERTO DAL CITTADINO ELPIDIO SANTILLO, CONCESSIONARIO DELLA "MARAZZI". SUCCESSIVAMENTE, HANNO PROVVEDUTO PURE ALLA RIMOZIONE DEI FATISCENTI SEDILI[68][68], SOSTITUENDOLI CON DEI NUOVI, LINDI, SOLIDI  E COMODI, FORNITI ‑ A PREZZI DI LIQUIDAZIONE, SE NON PROPRIO GRATUITAMENTE - DAI FRATELLI TREPICCIONE, UNITAMENTE AGLI ARMADI E Al TAVOLI, CON LE RISPETTIVE  SEDIE, DELLA SAGRESTIA. IN ULTIMO, CIRCA UN PAIO DI ANNI FA, È STATA FATTA FINEMENTE RITOCCARE L'INTERA DECORAZIONE DELLA CAPPELLA, DAL CITTADINO LUIGI TECCHIA, IL QUALE AVEVA GIÀ COMPIUTO UN'OPERA SIMILARE - NELLE DOVUTE PROPORZIONI, S'INTENDE - NELLA CHIESA PARROCCHIALE DI SANT'ELPIDIO. IN DEFINITIVA LA CAPPELLA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE NOTA ANCHE CON IL NOME DI SANT'ANTUONO - DA UN SECOLO APPARTENENTE A QUELLA DELL'ADDOLORATA, È L'UNICA, FRA LE TANTE CAPPELLE GENTILIZIE, DOVE SI CELEBRI ANCORA - DOMENICALMENTE E NELLE ALTRE FESTIVITA' RELIGIOSE - LA S.MESSA, OFFICIATA DAL SOLERTE, BRAVISSIMO, PAZIENTE, DISCRETO MONS.VOLPICELLI, COL CONCORSO DI UN GIOVANISSIMO CORO "STABILE", CHE CONFERISCE UNA NOTA DI INTIMO APPAGAMENTO SPIRITUALE, DI TENERA, RACCOLTA SERENITA": AUGURALE "VEICOLO" DI BUONA, FELICE, GIOCONDA DOMENICA, PARTICOLARMENTE PER QUANTO AFFERISCE I PIÙ ANZIANI.
La cappella della Santissima Immacolata Concezione di Nostra Signora, viene ricordata dal Vescovo GRANATA nella Storia Sacra della Chiesa Metropolitana di Capua Napoli MDCCLXVI presso la stamperia Simoniana:
«In Casapulla fuori della chiesa parrocchiale vi è la cappella antichissima sotto il titolo dell'Immacolata Concezione di Nostra Signora e ne sono compatroni li dottori di legge Felice e Bernardo de NATALE e loro discendenti, fondata da Alicordio Natalis  nell'anno 1627” come scorgesi nel marmo che nel frontespizio dei medesimo si legge»:
D. O. M.
AC DEIPARAE VIRGINIS CONCEPTIONI

SACRAM, QUAM CERNIS AEDEM

D. ALICORDIUS NATALIS PIETATE MOTU
CONTRAXIT, ATQUE DECORAVIT
ONUS EST REM SACRAM FACIENDI
SINGULIS DE PRAECEPTO DIEBUS

A.D. MDCXXVII

Nel 1789 veniva sontuosamente restaurata dal Comune di Casapulla e con grosse elargizioni delle più nobili famiglie e del popolo l'antichissima Chiesa Parrocchiale dedicata al glorioso Sant'Elpidio. Nel l'occasione, all'Abate Vincenzo Maria NATALI SIFOLA[69][69], si richiese da chi per pubblico decreto all'opera era stato incaricato, di comporre una iscrizione che ricordasse l’origine del Comune, i lavori eseguiti e ricordasse la provenienza ed il nome del Santo Titolare. La lapide incisa su marmo fu posta sulla porta centrale della stessa chiesa parrocchiale con l’ iscrizione citata nella parte iniziale della presente opera.
Ancora, nella Storia Sacra della Chiesa Metropolitana di Capua del Vescovo Francesco Granata si legge:
dentro la chiesa parrocchiale[70][70] vi è il beneficio del Santissimo Presepio Jus Patronato della famiglia di Marcantonio de NATALE e lo posseggono tre cappellani, ed il beneficio della Beata Vergine della Pietà, fondato dal dott. di leggi Bernardo de NATALE[71][71] per li suoi discendenti[72][72]".
Nella chiesa della SS.Concezione di Nostra Donna il patronato di Sant’Antonio Abate fu conteso tra l’Arcidiosici di Capua ed Il Sacro Reale e Militare Ordine Costantiniano il quale ebbe parere favorevole il15 aprile 1847

La famiglia de NATALE SIFOLA GALIANI contrasse cospicui matrimoni con famiglie illustri facenti parte di importanti sedili provinciali come quello di Cosenza, San Marco di Trani, di Capua, di Sessa Aurunca e quello di Messina come appresso riportato.
In Casapulla, l’altra picciola Cappellina è sotto il titolo di S.Giuseppe, padronato del Dottor di Legge D. Giacomo Buonpane. Ed in questa vi è il Coretto corrispondente alla Casa di essi Buonpane, dimodochè dalla Galleria si va comodamente ad udir la Santa Messa ed assistere all’opere pie, che nella chiesa si fanno. Qual privilegio è stato alla Famiglia Buonpane concesso con ampio, e speciale Breve dal Sommo Pontefice Clemente XII.
Allo stesso Altare vi sono addette le Sante Indulgenze; e nel medesimo si leggono le seguenti iscrizioni:
HOSPES
MATTHIÆ V.J.D. THOMÆ CLEMENTIS
EX BONPANORVM FAMILIA
ROMANI PONTIFICIS AVTHORITATE
HIC CONDITA SVNT OSSA

NE QVORVM ANIMAS SANGVINIS

NECESSITVDO CONJVNXIT

DIVERSA RELIQVIAS SEPVLCHRA
DIVIDERENT CVRANTE
V. J. D. JVLIO ANTONIO BONPANIO
FILIO, NEPOTE, AC FRATRE
ÆDICVLA DE INTEGRO CONSTRVCTA
AN. CHRISTI  1704

CONCORDIÆ POSTERIS MONVMENTVM

L’altra è del tenore che segue, posta da Giacomo Buonpane in memoria del Privilegio, concesso dal Pontefice Clemente XII. dell’ Altare Privilegiato.

CLEMENTI XII. P. M.QVI RELIGIONEM, ET PIETATEMJACOBI BUONPANE SINGVLARI BENEVOLENTIA PROSECVTVS
IV. IDVS JVNIAS ANNO MDCCXXXIII. INDULSIT
VT SI QVÆ PRO IPSIVS JACOBI EXPIATIONECVM JAM TERRENI CORPORIS LABEFVERIT EXEMPTVSAVT PRO GENTILIUM EJVS MACVLISELEVANDISIN ARA S.JOSEPHO A MAJORIBUS POSITAPROPITIATIONIS HOSTIÆ FIERENTTOTIDEM CŒLO, ET BEATORVM SEDIBVSANIMÆ REDDERENTVR OB MERITA HÆC ERGA SE
ET FAMILIAM VNIVERSAMNVMQVAM INTERITVRAH. M. P,LITERASQVE PONT. MAX AVTHOGRAPHASIN THECA PLVMBEA AD TERGVMHVJVS LAPIDIS CONDITASVERÆ POSTERITATI COMMENDAVIT

La terza cappellina è sotto il titolo della Beata Vergine di Costantinopoli, della Famiglia Stellato, eretta nell’ anno 1696. dal Dottor Alessandro, e Francesco Stellato, con Padronato Ecclesiastico della loro Famiglia.
La quarta sotto il titolo della Santa Croce, Padronato del Dottor Domenico,    e Canonico Ottavio Giannotta.
La quinta della SS. Vergine Addolorata eretta da Giovanni d’Amico.
La sesta sotto il titolo di S. Niccolò de’ Principi con un semplice Benefizio sotto lo stesso titolo, a Noi conferito dall’insigne nostro Benefattore Benedetto XIV.
Un’altra cappella, o Chiesa di S. Niccolò de’Principi era nella Città di Capua, e nel distretto della Parrocchia di S.Martino ad Judaicam; ma fu secolarizzata con Decreto di Monsignor Cesare Costa nel dì primo Luglio 1594., ed ora non apparisce della medesima alcun vestigio.
Presso il Casal di Casapulla verso quell’amena, ed a noi tanto gradita montagna, eravi un Convento con Chiesa sotto il titolo di S. Giovanni a Gajano de’Frati, appellati Gesuati, e per le medesime cagioni, mentovate nella notizia di S. Maria delle Grazie in Bellona, fu soppresso nello stesso tempo, ed in virtù del medesimo Decreto, ivi accennato. Al presente restano in piedi le Mura della Chiesa, e del Convento, mezzo dirute. Delle sue rendite se ne fondò una Cappellania Curata per la cura della Villa, denominata Coccagna, o Santoria. E tali fabbriche sono costrutte nel terreno, che si appartiene al Capitolo Capuano.
Il parroco di questo Casale di Casapulla porta la cura di mille novecento trentadue Anime.
A pagina 12 si legge


[1][1] A seguito di questo privilegio i de NATALE, come prima famiglia di Casapulla introdussero nel loro stemma, per concessione reale, il motto: REGIBUS IPSE PAVOR.
[2][2] Periodo Aragonese 1442-1501
[3][3] Cappella di Santa Croce,fu costruita tra il 1739ed il 1740 su disegno del sanmaritano Giuseppe Aulicino su commissione di Natale GIANNOTTI 1673-1758, proprietario dell’attiguo palazzo. Papa Benedetto XIV 1740-1758 ne dichiarò privilegiato l’altare, dedicato alla S. Croce di Gesù Cristo. Nel 1755 il fondatore l’arricchi di forti rendite, riservandosi per se  e per i suoi l’esercizio del culto, diritto di sepoltura e gli atti di pietà in suffraggio dei defunti di famiglia. Dal 1858 al 1876 ospitò la confraternita dell’Addolorata. I Giannotti avanzarono su di essa diritti di patrimoni. Oggi appartiene alla Confraternita di Sant’Elpidio.
[4][4] I de NATALE discendenti da Gennaro fratello di Alicordio, canonico metropolitano della Cattedrale di Capua, discendevano anche per linea femminile dai Patrizi Sifola signori di Trani, dai conti di Caserta de Racta (ossia della Ratta) e Marzano per il matrimonio di Berardo GALIANI con Agnese MERCADANTE di Sessa, inoltre dai feudatari Romano-Colonna di Sicilia e Calabria e da tante altre illustri famiglie nobili.
[5][5] de NATALE.
[6][6] 4 Aprile 1729 riportato anche nella pubblicazione: BENEDETTO XIII A CAPUA da un documento inedito, Estratto da “CAPYS” n°.31 – 1998 autore: sacerdote don Felice Provvisto di Casapulla, parroco della parrocchia di San Tammaro (San Tammaro diocesi di Capua), dove si legge a pag. 23: Il Papa ave fatta la solita strada per mezzo delli casali di Capoa S.Pietro in Corpo, Casapulla, dove si è fermato avanti il palaggio delli sig.ri di Molina, con quali ave parlato da circa un quarto d’ora, e poi si è posto in cammino per mezzo il casale di Casanova, e per mezzo la Torre di Caserta, da dove si è portato in Maddaloni, ed ivi si è fermato.
[7][7] posto sopra l’ingresso secondario della chiesa della
"Santissima Concezione di Nostra Donna"da loro edificata nel 1627 in Casapulla diocesi di Capua. Tra il 1788 ed 1798 fu ampliata a spese dei “de NATALE SIFOLA GALIANI” e dei Natale discendenti di Marco Aurelio, su disegno del regio architetto:
[8][8] Come i tre gigli di Francia.
[9][9] Commento secondo il vocabolario ARALDICO UFFICIALE approvato dal Consiglio dei Ministri Italiano il 06/02/1906.
[10][10] Significa virtù superiori, perché oltre all'emblema della stella c'è la luce perenne. Virtù e potenza eterna. Augurio ai discendenti. Rapida ascensione delle fortune familiari
[11][11] Dal momento che è posto al centro si dice nel mezzo meriggio, meridiano o mezzogiorno. Quantunque il suo smalto particolae sia l'oro, è pure raffigurato con altri colori. E' emblema di eternità, grandezza, potenza, provvidenza, illustre nobiltà, chiarezza di nome, magnificenza ecc.
[12][12] Pezza onorevole posta diagonalmente dal cantone superiore sinistro dello scudo al cantone inferiore destro occupandone quasi la terza parte. Simbolo delle antiche famiglie guelfe, rappresenta alti gradi delle antiche milizie.
[13][13] La croce fu il primo stemma che i combattenti in Terra Santa disegnavano sullo scudo e sull'armatura e variava secondo le nazioni: azzurra per gli italiani, bianca per i francesi, rossa per gli spagnoli aranciata o nera per i tedeschi, gialla e rossa per gli inglesi, verde per i sassoni.
[14][14] Si chiamano bisanti quelle figure tonde somiglianti a monete d'oro o d'argento quantunque non abbiano alcuna impronta. I bisanti furono per la prima volta coniati a Bisanzio, e secondo il Cibario, il bisante valeva £.10,46 circa. Si crede fossero introdotti in Europa dopo la presa di Costantinopoli fatta dai crociati. Stanno nell'arme ad indicare la funzione di tesoriere o maggiordomo di corte, o il diritto di batter moneta. Indicano la ricchezza e si adottano pure come contrassegno di brisura. Sembra che i brisanti apparissero nell'armi non prima del secolo XIII°
[15][15] Deceduto l’11/11/1827.
[16][16] Casapulla 18/8/1740-7/3/1819
[17][17] Figlia del fu m.se Berardo.
[18] Pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana 1259/1265.
[19][18] Io Ferdinando de NATALE SIFOLA GALIANI di Giovanni e di Durantini Caterina, nato a Roma il 09/03/1940, ne parlo al condizionale perché è uno studio da me ancora non appurato e ne riporto l’informazione così come alcuni storici asseriscono.
[20][19] Fonti Aragonesi vol.II Cancelleria di Calabria - Grande Archivio di Napoli.
[21][20] Antonio Ventimiglia-Centelles figlio di un’erede femmina dei conti di Ventimiglia di Collesano sposata con un cavaliere iberico Centelles, induceva il discendente di questa ad assumere il cognome materno. Creato marchese di Crotone da Alfonso V, Antonio Ventimiglia‑Centelles fu uno dei maggiori protagonisti del colossale sforzo militare per la conquista del Regno napoletano, ma divenne anche un elemento di forte instabilità quando si schierò contro il sovrano per la caratterizzazione antiangioina della famiglia, facendo ribellare gran parte della Calabria appena conquistata. La repressione della rivolta segnò la definitiva scomparsa dei Ventimiglia dalla parte più occidentale dei domini montani siciliani. I Ventimiglia per linea femminile risalivano alla dinastia normanna degli Altavilla e per via maschile alla famiglia di Re Manfredi. I Ventimiglia avevano origine fuori del Regno di Napoli e nella Riviera Ligure alla metà del 1300 i conti di Geraci conservavano ancora numerosi castelli e terre. Essi furono anche principi di Castelbuono, signori di Cefalù, Polizzi, Termini, Alcamo ecc. . Pronunciare il nome dei Ventimiglia, in Sicilia, fra il secondo duecento e tardo settecento significava riferirsi a un grande dominio signorile esteso su vasta parte delle terre della catena montuosa settentrionale dell’isola e sul suo fertile versante interno. (fonte: Pietro Corrao docente di storia medioevale all’Università di Palermo, Rivista: MEDIOEVO, De Agostini Rizzoli Periodici‑Milano n’1 gennaio 1999).
[22][21] Documenti conservati nel Regio archivio di Napoli.
[23][22] I fatti sono conservati nel Regio Archivio di Napoli.
[24][23] Lettera del dott. Bonaventura Natale al sig.D. Tommaso Jannottà : NAPOLI MDCCXCV, Biblioteca del Museo Campano di Capua.
[25][24] Fonte: "Alcune famiglie nobili della Città e Regno di Napoli per ricchezza e dignità ragguardevoli" scritte da Fortudio Crodoto Montecco anno 1680; Biblioteca del Museo Campano di Capua.
[26][26] Già dominio della Real Corona di Alfonso I° d'Aragona, come si legge nel Real diploma spedito dalla città di Gaeta nell'anno 1436, dove tutti i cittadini di questa terra erano tenuti ad ubbidire solo a sua Maestà. «Gli Apulii furono i primi coloni di CASAPULLA come infatti questo casato si è inteso sino alla metà del secolo XVIII, a tal proposito, ....ci somministra un bello argomento il vico detto CASA‑NATALE in Casapulla stessa dal vedervisi in detto vico site tutte le case dei NATALE….» (Fonte: Orazione funebre del Sacerdote Francesco NATALE  di Casapulla a Bonaventura ecc ecc. Caserta 1830, Museo Campano di Capua)
[27][27] Data alle stampe in Napoli nell’anno MDCCXCV e conservata nel museo Campano di Capua, con timbro della Commissione di Antichità e Belle Arti di Terra di Lavoro.
[28][28] Il palazzo di Gennaro de NATALE nel 1600 inniziava dalla Casina, con ingresso sull’attuale Via vescovo NATALE, costeggiava via vescovo NATALE sino alla piazza, percorreva l’attuale via Giacomo Stroffolini sino in fondo e poi costeggiava gran parte dell’attuale via Armando Diaz in direzione via Appia; da sei ingressi si accedeva all’interno dei casamenti e del grande cortile in cui erano poste le scuderie e le mangiatoie per i cavalli.
[29][29] de NATALE.
[30][30] Ex Regio archivio di Napoli, sezione diplomatica, sono conservati fatti ed avvenimenti riguardanti la famiglia de Natale ai tempi di Re Roberto e documenti inerenti ad Antony de Natale falangiorum (delle Falangi).
[31][31] Giovan Geronimo fu decorato prima della carica di avvocato fiscale del Real patrimonio di Napoli nell'anno 1610 ed indi nel 1617 di Presidente del Tribunale della Sommaria.
[32][32] Del Seggio del Nido in Napoli.
[33][33] Cesare divenne uno dei più eruditi ed eccellenti avvocati di Napoli e nel 1689 fu decorato della carica di Presidente della Regia Camera della Sommaria. La di lui figlia sposò Matteo Vernassa Marchese della Terra d'Acaja. Informazioni tratte da: Alcune famiglie della Città e Regno di Napoli per ricchezza e dignità ragguardevoli del Sig. Fortundio Crodato Montecco anno 1680 Museo Campano di Capua.
[34][34] Soprannominato: Mondillo. Egli sposò in lecce donna nobile di casa Capace di nome D.Isabella. Fonte: Alcune famiglie della Città ecc. ecc. di Fortundio Crodato Nobtecco anno 1680 Museo Campano di Capua.
[35][35] don Felice Provvisto: in Beato Donato Giannotti 1824‑1914 Ediz. della Congregazione delle Ancelle dell’Immacolata di S.M.Capua Vetere Stabil Tip. Torre del Greco NA, anno 1988. Oggi parte di questa dimora è abitata dalla famiglia Santoro a cui era pervenuta per il matrimonio con una "nennella" cresciuta dalla baronessa  Petitti di Verrazzano moglie di seconde nozze di Benedetto NATALE-GALIANI (1780/1851 Casapulla).  Santoro era figlio di ricchi possidenti di San Nicola la Strada (Caserta).
[36][38] Nell'anno 1752, che vi legò un beneficio di famiglia. Il dipinto su tela raffigurante un ovale con la Vergine Addolorata sorretto da angeli è del secolo XVIII.
[37][39] leggesi: de Natale
[38][40] Del 1609, che vi legò un beneficio ecclesiastico. Il dipinto su tela raffigurante la santissima Vergine titolare è del secolo XVII.
[39][41] L'altare è del 1625. Costruito dagli eredi di Mattia Natale e dal notaio Giulio Antonio Buonpane, passò alla famiglia de Simone Il dipinto su tela raffigurante l'Annunciazione della Madonna e San Carlo Borromeo, coevo all'altare, fu inaugurato nel XVIII secolo.
[40][36] Coevo è il sovrastante presepe con pastori di terracotta
[41][37] Anno 1766.
[42][42] Don Francesco Antonio, don Giacomo e don Erenio erano discendenti di Marco Aurelio. Don Francesco Antonio fu canonico della Chiesa Metropolitana di Capua “….fù uomo di soda e benfondata letteratura, e dalla natura stessa d’ottimi talenti fornito, il quale tra l’altre sue opere si ricorda: “Lettera intorno ad una sacra colonna de’bassi tempi eretta al presente dinanzi all’atrio del Duomo di Capua”, citazione posta nella lettera del Dott. Bonaventura Natale al Sig. don Tommaso Jannotta parroco della Chiesa di Casapulla Casale di Capua ecc. Napoli MDCCXCV. Altra opera reperita dello stesso autore: “Considerazioni sopra gli atti di Santa Matrona che si venera nel capuano contado”, Napoli MDCCLXXV; l’opera fu scritta in Casapulla entro il 20 marzo 1775. Nella prefazione si legge:
S.R.M.
IN VIRI CLARISSIMI FRANCISCI ANTONII NATALIS ANIMADVERSIONIBUS, QUIBUS B. MATRONAE VIRGINIS, AC MARTYRIS APUD CAMPANOS CELEBRATISSIMAE ACTA ILLUSTRAT, NIHIL PRORFUS DEPREHENDI, QUOD REGIA JURA VELLICET, AUT MORUM INNOCENTIAM OFFENDAT; PLURIMUM VERO, QUO AUCTORIS ERUDIZIO, & DOCTRINA FEDE COMMENDAT. SEDULUS ENIM PER OFFUSAS RETRO ACTI TEMPORIS CALIGINES CRITICAE ARTIS FACEM CIRCUMFERENS, NON PAUCA PLANE NOVA RIMATUS EST, QUAE QUIDEM COGNOSCERE OPERAE PRATIUM REOR. HOC ITAQUE CIMELIUM ECCLESIASTICAE REI STUDIOSIS DIUTIUS NON INVIDENDUM EXISTIMO. NEAP. III NON APRIL MDCCLXXV.  MAIESTAT; TUAE
ADDICTISS. OBSEQUENTISS.
Benedictus Cervone
[43][43] Della Santissima Concezione di Nostra Signora.
[44][44] 1627-1635.
[45][45] de NATALE
[46][46] Posto a destra entrando dall’ingresso principale.
[47][47] Sant'Antonio abate, era un Santo monaco il cui culto era molto diffuso nella cultura contadina come testimoniano antiche tradizioni e da riti che evocano il Santo a protettore degli animali e dei campi.
[48][48] Posto a sinistra entrando dall’ingresso principale, antico parente dei de NATALE come già detto.
[49][49] Opera:Dissertazione Istorica sull’antica esistenza di un Tempio di Apollo dell’abate Vincenzio Maria NATALI SIFOLA (ossia de NATALE SIFOLA GALIANI), Napoli MDCCCII Dà torchi di Vincenzo Manfredi: Biblioteca del Museo Campano di Capua e Storia Sacra della Chiesa Metropolitana di Capua di monsignor Francesco Granata patrizio capuano e vescovo di Sessa, NAPOLI MDCCLXVI, stamperia Simoniana: Biblioteca del Museo Campano di Capua.
[50][50] Nato in Casapulla il 16 Luglio 1623 nell'avito palazzo.
[51][51] "Santissima Concezione di nostra Donna"
[52][52] Ossia de NATALE SIFOLA GALIANI.
[53][53] Nato il 13 ottobre 1838.
[54][54] Nata il 2 ottobre 1847.
[55][55] Nato in Casapulla il 13 Dicembre 1845.
[56][56] Nata in Casapulla il 27 Luglio 1837.
[57][57] Nata in Casapulla il 1 Aprile 1855 ed ivi deceduta il 2 gennaio 1911.
[58][58] Nato il 21 gennaio 1940 in Casapulla.
[59][59] Discendenti di Marco Aurelio.
[60][60] Teresa Pica deceduta in Casapulla il 16 gennaio 1908.
[61][61] Come già detto,gli altri aventi diritto, cioè i Fratelli di Alfonso: Luigi, Giulia, Vincenzo, Maria Grazia ed Adelina NATALE-GALIANI della loro quota ne fecero pura donazione.
[62][62] Vedere nota 53.
[63][63] 14/10/1838-19/10/1913.
[64][64] 13/03/1877-22/07/1950, mio nonno.
[65][65] Che ha lo studio a Caserta.
[66][66] Mastro Andrea per antonomasia.
[67][67] Degradando l'antica bellezza del Sacro luogo
[68][68] Erano scanni antichi in noce caratteristici dell'epoca della fondazione della chiesetta, lavorati da esperti artigiani.
[69][69] Dagli atti di nascita parrocchiali risulta il cognome de NATALE-SIFOLA(1738-1803) dei marchesi di questo cognome, dottore di diritto ecclesiastico e civile, e regio predicatore domenicale nella stessa chiesa parrocchiale di Casapulla.
[70][70] Sant'Elpidio di Casapulla.
[71][71] Discendente da Marco Marcello che era fratello di Marcantonio.
[72][72] Che prenderanno nella metà del 1700 il cognome: de NATALE SIFOLA GALIANI.

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